Siria: il mercato dei reperti antichi rubati dall’Isis e venduti a Londra

di Jane Calvary, giornalista investigativo

La “Mesopotamia” o “terra tra i fiumi” è considerata la culla della civiltà, perché è qui che gli archeologi hanno trovato le origini dell’agricoltura, della lingua scritta, della religione,  del sistema amministrativo e delle prime città.

Nell’Età del Bronzo la Mesopotamia includeva la Sumeria, Babilonia e l’Assiria, nelle attuali Iraq, Siria settentrionale e piccole parti di Iran, Kuwait e Turchia. Il patrimonio storico di grande valore di questa terra corre il pericolo di un annientamento totale.

Negli ultimi mesi, l’opinione pubblica mondiale è stata testimone di video agghiaccianti sulla distruzione di massa e il saccheggio del patrimonio culturale di questa antica civiltà. I terroristi dell’Isis(Daesh in arabo) hanno distrutto con mazze, martelli, fuoco, asce e granate quasi tutti gli oggetti troppo grandi e pesanti per essere spostati.

Tuttavia, in realtà, tale distruzione non è nulla rispetto alle più significativo pericolo che corrono questi oggetti di inestimabile valore. I reperti archeologici che sono abbastanza piccoli per essere spostati (e nella maggior parte dei casi, sono più preziosi) vengono rubati e incanalati attraverso un enorme e redditizio mercato nero europeo delle antichità per finire nei negozi di antiquariato di Londra.

Il mercato dell’antiquariato Portobello a Londra è più che fiorente in questi giorni. Gli antiquari si fregano le mani, mentre interi lotti di oggetti antichi rubati vengono consegnati ogni giorno alle loro porte.

Una breve passeggiata lungo il mercato di Portobello, a Londra, basta fare un po’di attenzione e subito si può vedere come la capitale dell’Inghilterra sia ormai diventata un luogo privilegiato dei pezzi storici siriani e iracheni saccheggiato che arrivano di contrabbando nel Regno Unito. I collezionisti possono trovare tutto ciò che si possa immaginare: mosaici romani, vetri, ceramica, oro, monete e antiche tavolette cuneiformi babilonesi, un luogo ideale per un collezionista.

L’itinerario del contrabbando parte dalle zone archeologicamente importanti, soprattutto in Iraq Mossul e Aleppo in Siria. Mosul è molto vicina alla città antica assira di Nimrud e Aleppo è ben nota per essere la città più antica del mondo ancora abitata. Entrambe le città sono attualmente nei territori occupati dai terroristi dell’Isis.

Dal primo giorno, l’Isis ha cominciato a creare i collegamenti all’estero per mantenere l’attività sotto il loro controllo. Gli oggetti rubati sono contrabbandati attraverso il Libano e la Turchia, che vengono utilizzate come stazioni di transito.

Quindi, gli antiquari spostano gli oggetti rubati verso l’Europa dell’Est. I contrabbandieri europei, che amano il loro commercio illecito, con i loro biglietti da visita e uffici negli Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Paesi Bassi.

Il Regno Unito è il secondo più grande mercato dell’arte e dell’antiquariato nel mondo, e si stima che oltre il 60% di antichità saccheggiate dalla Siria sono a Londra. Questo è successo anche durante le guerre contro l’Afghanistan e l’Iraq.

Mentre quasi tutti gli antiquari di Londra negano categoricamente qualsiasi coinvolgimento nel commercio e affermano di non avere alcun rapporto con i contrabbandieri e trafficanti, il loro rapporto con i contrabbandieri di reperti archeologici è innegabile. I fornitori di questi oggetti (in questo caso l’Isis) richiedono acquirenti e commercianti (in questo caso i mercanti d’arte britannici) ed hanno bisogno di un flusso costante di rifornimenti.

Anche la polizia britannica ammette che molte case d’asta in tutto il Regno Unito sono attivamente coinvolti in questo commercio illegittimo e vietato. In molti casi, gli oggetti storici sono presentati dalle case d’asta provenienti da collezioni private. Sorprendentemente (o forse no) hanno ancora sui reperti ci sono ancora pezzi di fango e sabbia attaccati. Ciò dimostra chiaramente che questi oggetti sono stati recentemente scavati e rimossi da predoni di tesori antichi.

Il modo in cui il mercato dell’arte britannico tratta  l’antico patrimonio culturale è uno spettacolo vergognoso. I paesi di provenienza di questi oggetti non sono ben attrezzati per proteggere il loro patrimonio culturale contro il saccheggio e il mercato nero, che sfrutta la situazione. La politica neocolonialista insieme all’avventurismo terroristico hanno fornito un’eccellente opportunità per il mercato nero britannico delle antichità. E il sistema britannico, facendo finta di non vedere il traffico di antichi artefatti, apre la strada per un ulteriore saccheggio. Le cifre annunciate ufficiosamente mostrano che finora questo mercato sotterraneo ha prodotto guadagni illeciti che hanno superato i 3 miliardi di sterline.

Le principali case d’asta britanniche e persino i musei, sono coinvolti in questo commercio. Deliberatamente ignorano l’”origine” di questi oggetti storici per facilitare il processo per i contrabbandieri per inserirli nel mercato legale dove possono essere venduti ad un prezzo molto più elevato. In molti casi, le reti dei trafficanti usano la casa d’aste Sotheby per mettere i loro prodotti in vendita. Sotheby ‘s è la più grande casa d’aste al mondo e non è l’unica che fa questo tipo di traffici.

Centinaia di cause sono già state depositate contro musei britannici da parte di diverse autorità estere. I musei di Londra sono accusati di possesso illegale di pezzi storici saccheggiati da altri paesi.

Questo mercato sporco è l’eredità del periodo coloniale britannico. Durante questo periodo, le antichità saccheggiate di un paese è stato libero e aperto, un atteggiamento impertinente e predatorio che gli imperialisti di oggi lo hanno trasformato in una normale consuetudine.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

La liberazione di Tikrit è una “vittoria strategica dell’Iran”

da hispantv

Secondo il quotidiano britannico The Guardian, la liberazione della città irachena di Tikrit, capoluogo della provincia centrale di Salah al-Din, è una “vittoria strategica” per la Repubblica islamica dell’Iran.

«Gli Stati Uniti e il Regno Unito, mancano di una politica coerente e globale verso l’ Iran e l’ Iraq, ed ora sono ridotti a semplici spettatori, incrociamo le dita e speriamo per il meglio», riporta The Guardian.

Il quotidiano britannico, in un’analisi sul ruolo dell’Iran nelle operazioni per liberare Tikrit con l’espulsione del gruppo terroristico Isis (Daesh, in arabo), afferma che nella situazione attuale in Iraq, gli Stati Uniti e il Regno Unito sono diventati semplici “spettatori”.

Inoltre, cita il rapporto del capo di Stato Maggiore USA, il generale Martin Dempsey, che martedì scorso ha descritto come “positivo” il coinvolgimento dell’Iran nelle operazioni anti-Daesh. Le operazioni che, di fatto, aprono la strada per diventare, secondo Dempsey, una “vittoria strategica dell’Iran” in Iraq

Le osservazioni di The Guardian confermano le principali autorità politiche e religiose irachene sul ruolo cruciale della Repubblica islamica dell’Iran nella lotta anti-Daesh, al punto che «il sostegno dell’Iran ha impedito la caduta della capitale irachena, Baghdad».

Inoltre, Torhan Mazhar al-Mufti, consigliere del presidente iracheno Fuad Masum, ha sottolineato, oggi, che i successi e le vittorie ottenute finora dalle forze irachene nella lotta anti-Daesh sono il prodotto di un forte sostegno della Repubblica islamica dell’ Iran.

«Se vogliamo parlare onestamente del sostegno della Repubblica islamica dell’Iran all’ Iraq, soprattutto dopo gli attentati dell’Isis, dobbiamo ammettere che senza il suo aiuto l’ attuale situazione irachena sarebbe più grave», ha precisato Al-Mufti, in un’intervista al agenzia di stampa iraniana Irna.

Le operazioni per la liberazione di Tikrit e la pulizia totale di Salah al-Din dai terroristi sono state avviate la scorsa settimana per ordine del primo ministro iracheno, Haidar al-Abadi.

Nell’ambito di queste operazioni, le forze irachene, insieme con le forze di difesa popolare, sono riuscite a liberare molte città vicine  all’ area strategica di Tikrit e ora sono alle porte di questa città, considerata un ponte per la liberazione di Mosul, capoluogo della provincia nord-occidentale di Ninive che, per ora, è la roccaforte dei terroristi dell’Isis in Iraq.

Tuttavia, questi progressi non sono limitati aall’ offensiva in Salah al-Din, nelle ultime settimane sia l’esercito iracheno che le forze di difesa popolare hanno costretto Daesh a ritirarsi da varie parti dell’Iraq.

L’Isis aveva preso il controllo di vaste aree dell’Iraq, il 10 giugno scorso, portando l’attacco dalla Siria.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

L’UE vuole riprendere i contatti con Siria e Hezbollah

da al manar

Alti rappresentanti, tra cui il presidente del dipartimento del Parlamento europeo, Elmar Brok, hanno sottolineato che l’Unione europea sta ora discutendo un cambiamento nella sua politica nei confronti del governo di Bashar al Assad in Siria.

 Brok, che recentemente ha fatto una visita in Libano, non ha dato molti dettagli, ma ha annunciato che l’Unione europea è pronta a combattere l’Isis e si sta muovendo nella direzione della ricerca di una collaborazione con Assad in questo campo.

 All’inizio della guerra, l’Unione europea ha tagliato le sue relazioni con il governo di Assad e fermato le importazioni di petrolio siriano.

 Ora, però, molti nell’Unione europea, in particolare l’Italia, temono l’ascesa di gruppi terroristici in Medio Oriente e Nord Africa. Recentemente ci sono state segnalazioni che l’Isis cerchi di invadere l’Europa dalla Libia e Nord Africa.

«Siamo in una nuova battaglia mondiale», ha affermato Brok ed ha spiegato che l’Europa è stata profondamente colpita dal terrorismo takfiro. Recentemente, individui legati agli estremisti attuali hanno compiuto attacchi in Francia e Danimarca.

Il dibattito, però, non è finito, perché gli Stati Uniti e la Turchia e alcuni paesi dell’UE, come la Francia e il Regno Unito, hanno sollevato obiezioni al riguardo.

 Nel frattempo, la Reuters ha citato diplomatici di diversi paesi europei che, in privato, affermano che la chiusura delle ambasciate a Damasco è stato un errore e che è giunto il momento di ristabilire le relazioni con la Siria.

 Tra i paesi, oltre l’Italia, a difendere questa nuova posizione, ci sarà la Svezia, la Danimarca, la Romania, la Bulgaria, l’Austria, la Spagna e la Repubblica Ceca, che non hanno chiuso le loro ambasciate in Siria. Norvegia e Svizzera, al di fuori dell’UE, figurano fra quei paesi che sono d’accordo nel seguire questa direzione

 Secondo questi diplomatici, «il presidente Bashar al-Assad è una realtà e dobbiamo tenerne conto quando si parla di minacce contro l’Europa, in relazione ai terroristi europei di ritorno dalla Siria».

 Anche in Francia sono in crescita le voci che si oppongono alla posizione del governo anti-siriano Hollande. Un diplomatico francese ha dichiarato a Reuters di essere a favore del dialogo con la Siria e il suo alleato l’Iran. «La chiusura dell’ambasciata (francese) a Damasco è stato un errore», ha detto aggiungendo che «il desiderio di dialogo è presente nell’ambiente dell’ intelligence».

Rapporti con Hezbollah

Brok ha anche invitato Hezbollah, uno stretto alleato del governo di Assad, a «favorire un clima di unità politica» in Libano e ha ipotizzato che l’ala militare del partito potrebbe essere rimossa dalla lista delle organizzazioni terroristiche nel prossimo futuro, nel caso in cui ci fosse una «prova di responsabilità» per allentare le tensioni in Libano.

Inoltre, ha precisato che se è ancora prematuro per dire che se l’UE faccia questo passaggio, ha comunque, tenuto colloqui con il gruppo.

Brok ha anche espresso sostegno al dialogo tra Hezbollah e il Movimento del Futuro e ha sottolineato quanto sia necessario per la stabilità. Egli ha osservato che tali conversazioni sono anche fondamentali per condurre le elezioni parlamentari e le elezioni presidenziali in Libano.

Il rappresentante della UE ha ribadito che la situazione regionale è fragile, in particolare, anche se la minaccia dell’Isis e di altri gruppi terroristici potrebbero servire a unire le diverse fazioni libanesi.

Brok, infine, ha spiegato che la sua visita in Libano mira «a mostrare e fornire sostegno al paese nelle attuali circostanze, in particolare, per quanto riguarda la questione dei profughi».

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Quando il Mossad uccise un vignettista palestinese a Londra

da al manar

Il vignettista e disegnatore palestinese Naji al Ali, celebre in Medio Oriente per la creazione del personaggio di Handala, fu assassinato a Londra il 22 luglio 1987 nei pressi del giornale kuwaitiano Al Qabas, dove lavorava. Era irriverente verso i potentati arabi, denunciava il Sionismo e la corruzione di alcuni dirigenti palestinesi. Un killer professionista gli sparò un proiettile alla testa e continuò il suo cammino indisturbato.

La stampa occidentale all’epoca non gridò all’attentato contro la libertà di espressione, come è avvenuto per il recente attacco a Charlie Hebdo. Un doppio standard?

Dieci mesi dopo, Scotland Yard arrestò un certo Ismail Suwan, uno studente palestinese coinvolto nell’organizzazione dell’omicidio. Nel suo interrogatorio, dichiarò di essere stato reclutato dal Mossad e che i suoi superiori avevano commissionato la preparazione dell’omicidio.

Dato il rifiuto di Israele di dare una spiegazione per quel crimine, l’allora primo ministro britannico Margaret Thatcher, ordinò la chiusura dell’antenna del Mossad a Londra e l’espulsione di due diplomatici israeliani. Tuttavia, anche se il servizio di intelligence britannico MI5 conosceva l’identità dell’assassino, appartenente a Kidon, il servizio di azione del Mossad non lo ha mai rivelato.

Come previsto, la stampa occidentale non chiese che l’assassino e i suoi complici fossero arrestati e processati.

Il Mossad ha poi proseguito le sue attività nel Regno Unito, ma non con uno status ufficiale.

Nel 1998, Ephraim Halevy, divenuto capo del Mossad, ottenne il permesso dal primo Ministro Tony Blair di riaprire la sede del Mossad a Londra.

[Trad. dal francese per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

The Guardian: «Isis creato in un campo di detenzione degli Usa»

da hispantv

Un membro del gruppo terroristico Isis (Daesh, in arabo), in un’intervista al quotidiano britannico, “The Guardian”, ha rivelato che questo gruppo armato è stato creato a Camp Bucca, centro di detenzione statunitense nel sud dell’Iraq.

«Per noi [Bucca] era come un’accademia e per i leader era una scuola di comando (…) L’Isis non sarebbe mai nato, se non ci fosse stato Camp Bucca», ha affermato il terrorista durante l’intervista.

Questo elemento dell’Isis, identificato con il nome di Abu Ahmad, ha aggiunto che gli statunitensi avevano molto rispetto per l’attuale leader del Daesh, Ibrahim al-Samarrai, noto come Abu Bakr al-Baqdadi.

«Gli americani lo hanno visto come una figura di conciliazione, in grado di fermare gli scontri che avrebbero potuto verificarsi nel centro di detenzione. Gli hanno anche permesso di visitare i detenuti in altre carceri, qualcosa fuori dal comune», ha raccontato.

Abu Ahmad, ha dichiarato che il leader Al-Samarrai stava nascondendo qualcosa che non voleva che gli altri detenuti sapessero, ha tenuto incontri con altre perosne rinchiuse nel campo che avevano visoni molto distorte e estremiste. Tutto questo «sotto il naso degli americani», ha aggiunto.

Gli Stati Uniti hanno chiuso Camp Bucca nel 2009. Molti di coloro che sono stati imprigionati in questo centro di detenzione hanno evidenziato il ruolo svolto da questa prigione nella creazione di diversi gruppi terroristici, in particolare, del Daesh.

L’ex Segretario di Stato Hillary Clinton, ha confessato nel suo libro di memorie ” Hard Choices” (Decisioni difficili) che l’Isis è stato creato dagli Stati Uniti per provocare il caos in Medio Oriente e legittimare i futuri interventi degli Stati Uniti nella regione.

Inoltre, l’ex analista della National Security Agency, NSA, Edward Snowden ha portato alla luce, di recente, che i servizi di intelligence degli Stati Uniti, Gran Bretagna e israele hanno lavorato insieme per creare l’Isis.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Yemeniti del Sud chiedono il ritorno della Repubblica Popolare dello Yemen

da hispan.tv

Centinaia di migliaia di yemeniti sono scesi in piazza a Aden, a sud della capitale Sanaa per chiedere l’indipendenza per il sud del paese arabo e la creazione di uno stato indipendente.

I manifestanti hanno girato le principali vie della città durante una protesta per ricordare il 51° anniversario della rivolta del Sud contro il governo coloniale britannico.

I partecipanti alla massiccia mobilitazione hanno sventolato le bandiere della ex Repubblica Democratica Popolare dello Yemen, mentre trasportavano le fotografie dell’ex leader dello Yemen del Sud, Ali Salim al-Beidh.

L’atto pro-indipendenza è stato realizzato in risposta ad un invito da parte dei leader separatisti del Sud che hanno chiesto il proseguimento della marcia in Aden, ex capitale dello Yemen del Sud, così come nella città di Mukalla.

«La comunità internazionale non ha altra scelta, se non sostenere l’indipendenza del Sud», «Chiediamo uno stato nel Sud», sono stati alcuni degli slogan che sono stati scanditi dai manifestanti.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Daily Star: 600 soldati britannici addestrano i terroristi del Daech

 da algeriepatriotique.com

È una vera bomba quella ha gettato il quotidiano britannico The Daily Star sul coinvolgimento dei servizi segreti occidentali nel supporto logistico al terrorismo islamico, che attualmente devasta il mondo musulmano. Sulla base di una propria indagine e citando fonti di intelligence britanniche, il giornale riporta che i terroristi islamici responsabili delle atrocità in Iraq sono formati da ex membri dell’esercito britannico.

Le fonti invocate dal quotidiano hanno affermato di aver individuato le “similitudini” tra gli estremisti islamici e l’esercito britannico nella loro modalità operative e di organizzazione. Il Daily Star riferisce, infatti, che 600 terroristi britannici che lottano per il gruppo terroristico Daech-Isis sono controllati e formati da musulmani con un background militare in Gran Bretagna.

La fonte citata dal giornale ha aggiunto che il Servizio segreto britannico (MI6) e statunitense(CIA) hanno intercettato conversazioni telefoniche e scambi di e-mail, il cui contenuto suggerisce che molti ex membri dell’esercito britannico combattono in Iraq. Formatori di gruppi islamisti armati, hanno, secondo il giornale, servito in unità dell’esercito regolare o in quella Territoriale britannica. La stessa fonte assicura che le persone che parlano “con un accento inglese” e “utilizzando il gergo militare”, sono responsabili della formazione di base dei gruppi islamici in Iraq e in Siria. «Usano le stesse tecniche e gli esercizi – in particolare la gestione delle armi e tattiche – dell’esercito britannico». E aggiunge. «Abbiamo ricevuto informazioni da cui risulta che molti giovani uomini britannici che sono andati a combattere in Siria e Iraq ricevono una formazione militare da altri cittadini britannici». Questa stessa fonte rileva che le reclute che hanno aderito al Daech devono avere un livello di addestramento “abbastanza decente”, prima di essere autorizzati a prendere parte a una battaglia. Viene loro insegnato, per esempio, come conservare munizioni e a non colpire obiettivi fuori portata.

 Il giornale ha rivelato, inoltre,che le reclute hanno ricevuto istruzioni su come progettare e realizzare imboscate alle pattuglie di giorno e di notte. Questi fatti dimostrano ancora una volta il coinvolgimento diretto delle agenzie di intelligence occidentali per incoraggiare il terrorismo islamico in tutto il mondo. Il tempo, in ogni caso, comincia a dar ragione a tutti coloro che hanno espresso delle supposizioni circa il coinvolgimento dei servizi segreti americani, britannici, francesi e persino israeliani nel sostenere e incoraggiare la creazione di cellule presunte islamiste, ma che sono lì per indebolire gli stati della regione e, quindi, consentire all’Occidente di prosperare, mettendole mani sulla ricchezze dei paesi: petrolio e gas.

 [Traduzione dal francese per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

 

Lettera a Renzi e Mogherini: riaprire subito l’ambasciata siriana in Italia

da spondasud.it

«A seguito dell’evolversi del quadro internazionale e delle possibili alleanze contro il terrorismo dello Stato Islamico, chiediamo al Governo italiano di riaprire immediatamente i canali diplomatici con le autorità siriane e di intraprendere ogni azione affinché l’ambasciata siriana in Italia, con il rientro del suo delegato, venga riaperta al più presto”. È quanto chiede il Centro Italo Arabo Assadakah al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al ministro degli Affari esteri, Federica Mogherini, in una lettera nella quale invitano l’esecutivo italiano “ad attivarsi presso l’Unione Europea e le Nazioni Unite affinché cessino immediatamente le sanzioni nei confronti della Siria in modo da garantire a Damasco di riallacciare normali relazioni diplomatiche per fronteggiare la minaccia del fondamentalismo islamico, riconoscendo a quel governo un ruolo essenziale nella lotta contro il terrorismo dello Stato Islamico e di al Qaeda».

«Il Centro Italo Arabo – scrive il segretario generale Raimondo Schiavone – esprime profonda preoccupazione per l’aggravarsi della situazione in Siria e Iraq, con il rafforzamento dei gruppi jihadisti che oramai controllano vaste porzioni di territorio nei due paesi. Sin dall’inizio della crisi, abbiamo evidenziato il pericolo rappresentato dal terrorismo internazionale di matrice islamica e, attraverso una capillare opera di informazione condotta dai nostri giornalisti sul campo, abbiamo denunciato le violenze commesse dai combattenti, irresponsabilmente definiti ribelli o rivoluzionari, nei confronti della popolazione siriana e, in particolare, nei confronti delle minoranze religiose che da millenni fanno parte del tessuto sociale e culturale della regione».

«Molte delle atrocità e crimini che in un primo momento, senza alcuna prova, sono stati attribuiti al governo di Damasco, – sottolinea nella lettera inviata a Renzi e Mogherini – sono stati commessi dall’opposizione armata, nelle cui file spadroneggiano i terroristi dello Stato Islamico e di al Qaeda. Oggi sappiamo, con certezza, che la strage di Hula del maggio del 2012, la cosiddetta strage del pane del dicembre del 2012 e l’attacco chimico di Ghouta nell’agosto del 2013, falsamente attribuite dai ribelli e dalle organizzazioni a loro vicine al “regime”, non portano la firma del presidente siriano Bashar al Assad, che fin dall’inizio, come dimostrano le numerose lettere inviate all’Unione Europea e alle Nazioni Unite, ha denunciato l’avanzare del terrorismo nel paese».

Il Centro Italo Arabo sottolinea come persino gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, che soltanto un anno fa erano pronti a condurre un’azione militare contro Damasco, si sono convinti della necessità di fermare ad ogni costo i terroristi in Siria e in Iraq, anche attraverso un coordinamento con il presidente Assad. «La Siria – è scritto nella nota – ha rispettato l’impegno di smantellare il suo arsenale chimico, dimostrando rispetto per gli impegni presi a livello internazionale. Lo ha fatto nei tempi e con le modalità decise dalle Nazioni Unite. Al governo legittimo di Damasco bisogna dunque riconoscere il merito di aver intrapreso la strada verso la pace e la volontà di trovare una soluzione diplomatica a quel conflitto».

Schiavone non ha dubbi: «Il Presidente Bashar al Assad è stato l’unico ad aver difeso, protetto e garantito le comunità cristiane, letteralmente massacrate dei combattenti dello Stato Islamico e del Fronte al Nusra. L’opposizione armata e le bande criminali che imperversano nel paese, in aggiunta ai terroristi jihadisti, sono oggi l’unico grande pericolo per la Siria e la stabilità dell’intera regione».

Il Centro Italo Arabo  ricorda come l’Italia, a seguito della strage di Hula del 2012, nella quale sono stati massacrati 110 civili, abbia dichiarato indesiderata la delegazione diplomatica siriana nel nostro paese, comportando così la chiusura dell’ambasciata della Repubblica Siriana in Italia.

«Quella strage, – evidenzia Schiavone nella lettera a Renzi e Mogherini – come è stato dimostrato dall’inchiesta condotta dall’unico giornalista presente sul posto in quel momento, il tedesco Rainer Hermann del Frankfurter Allgemeine Zeitung, è stata compiuta dai militanti sunniti anti-Assad. Le vittime, infatti, erano prevalentemente alawiti e sciiti.  Per questa ragione – conclude il segretario di Assadakah – bisogna riaprire immediatamente i canali diplomatici con le autorità siriane e intraprendere ogni azione affinché l’ambasciata siriana in Italia, con il rientro del suo delegato, venga riaperta al più presto».

 

Il 18% dei mercenari in Siria sono cittadini del Regno Unito

Tramite ICSR

I cittadini del Regno Unito costituiscono la percentuale più elevata di mercenari stranieri in Siria.

Lo Rivela un nuovo rapporto pubblicato dal Centro Internazionale per lo Studio della radicalizzazione della violenza politica.

L’ ICSR ha dichiarato che il 17,9 % degli uomini armati in Siria provengono dal Regno Unito, identificati in base ai dati provenienti dai loro social network.

L’ ICSR che ha sede nel Regno Unito è un think-tank non governativo la cui missione è quella di analizzare e promuovere la comprensione della violenza politica e della radicalizzazione.
Il rapporto ha indicato che i terroristi in Siria provenienti dall’Occidente utilizzano i social media per interagire con i loro sostenitori e documentare il loro coinvolgimento nel conflitto.

«I social media rappresentano una fonte essenziale di informazioni e di ispirazione per loro. Nelle loro menti, i social media non sono virtuali…Sono diventati un aspetto essenziale di ciò che accade sul terreno», si legge nella relazione intitolata, “Misurazione, importanza, e l’influenza dei Networks fra i combattenti stranieri in Siria”.

L’inchiesta riferisce che è stato creato un database dei profili dei social media di 190 uomini armati stranieri, occidentali ed europei. Più di due terzi di questi militanti sono affiliati con il Fronte al- Nusra o con lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante ( ISIL ), secondo il rapporto.

«Un gran numero di combattenti stranieri ricevono le loro informazioni sul conflitto, non dai canali ufficiali forniti dai loro gruppi di combattimento, ma attraverso “divulgatori” – individui, non affiliati, ma in linea di massima simpatizzanti, che sembrano a volte offrire sostegno morale e intellettuale ai gruppi di opposizione jihadisti» si sottolinea nello studio.

Ciò vuol dire che le persone in Occidente, che non stanno combattendo direttamente nel conflitto, hanno una notevole influenza su come viene percepito da coloro che vi stanno partecipando.

I ricercatori hanno detto che quasi il 55% di quei mercenari presi dal campione di popolazione social media, sono stati identificati come membri ISIL, mentre poco meno del 14%, si presume che appartengano ad al- Nusra. Il cosiddetto Esercito Siriano Libero, Tawhid Brigata, sono quelli meno rappresentati sui social media e comprendono poco più del 2% del campione totale valutato.

Gli “sconosciuti”, descritti come uomini armati che non possono essere codificati con certezza come appartenenti ad alcun gruppo, costituiscono il 29% del campione rilevato.

Anche se la parte del leone fra gli uomini armati stranieri in Siria si pensa che la faccia il Regno Unito, i numeri sono i seguenti: Francia 11,6%, Germania 11,1%, Svezia il 10% , Belgio 8,9%, e Paesi Bassi 6,3%.

I Paesi dell’Europa orientale ( tra cui Albania, Bosnia, Bulgaria, Kosovo, Macedonia e Serbia) rappresentano il 9,6% del campione, mentre tra quelli non europei, ovvero: australiani, canadesi e statunitensi, rappresentano il 5,3%. Quasi il 19% della popolazione campione è stata codificata come di origine sconosciuta.

Il Regno Unito ha messo in guardia i cittadini britannici che intendono andare a combattere in Siria, aggiungendo che quelli già individuati potrebbero essere privati della loro nazionalità.

[Trad. dall’inglese per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Assad all’AFP: la Conferenza di Ginevra deve portare a evidenti risultati nella lotta contro il terrorismo

SAFP: Signor Presidente, L’Agence France Presse vi ringrazia molto per questa intervista, di certo molto importante perché avviene prima della conferenza di Ginevra. – Cosa si aspetta da questa conferenza?

Tramite Sana.Sy

Assad: “La cosa più ovvia è che continuiamo a parlare della Conferenza di Ginevra che dovrebbe portare a evidenti risultati nella lotta contro il terrorismo in Siria e l’invio di terroristi, così come quello di denaro e le armi alle organizzazioni terroristiche, notoriamente dall’Arabia Saudita e la Turchia, e naturalmente dai paesi occidentali che forniscono copertura politica per queste organizzazioni. Questa sarebbe la decisione o il risultato più importante della conferenza di Ginevra. Qualsiasi risultato politico, senza la lotta contro il terrorismo non avrà alcun valore. Non è possibile avere una azione politica con il terrorismo che si diffonde ovunque, non solo in Siria, ma nei paesi vicini. Sul fronte politico, la Conferenza potrebbe essere un catalizzatore per il processo di dialogo tra gli stessi siriani. Se ci deve essere un intervento siriano si deve verificare all’interno della Siria, e Ginevra potrebbe essere un catalizzatore, ma non alternativo all’azione politica che si verifica tra i siriani all’interno Siria.

AFP: Signor Presidente, dopo tre anni di guerra distruttiva in Siria e la sfida della ricostruzione del paese, sarebbe possibile che nessun si candidi alle prossime elezioni presidenziali?

ASSAD: Dipende da due cose: la mia volontà o la mia decisione personale e l’opinione pubblica in Siria. Nel mio caso, credo che niente impedisca che mi possa candidare, quanto all’opinione pubblica in Siria, abbiamo ancora circa 4 mesi prima dell’annuncio della data delle elezioni . Nel frattempo, se c’è una volontà popolare, se il popolo mi vuole come candidato, non esiterei un secondo per farlo. In breve, possiamo dire che c’è una buona probabilità che mi possa candidare.

AFP:Ha pensato, anche per un momento negli ultimi anni, di perdere la battaglia? Ha preso in considerazione uno scenario alternativo per lei e per la tua famiglia?

ASSAD: In ogni battaglia, le possibilità di vittoria e la perdita sono sempre presenti, ma quando difendiamo il nostro paese, c’era una sola alternativa, quella di vincere. Perché se la Siria s perde la battaglia, significherà il caos per tutto il Medio Oriente. Non è solo la Siria . Non è una rivolta popolare contro un regime che opprime il suo popolo, o una rivoluzione per la democrazia e la libertà, come è stata presentata dai media occidentali. Tutte queste bugie sono ormai chiare a tutti . Una rivoluzione popolare non dura 3 anni e poi fallisce. Una rivoluzione non risponde alle agende esterne. Per quanto riguarda gli scenari ho messo in questo tipo di battaglia ci sono ovviamente molti, e si può andare da uno scenario a dieci. Ma tutti questi scenari sono per difendere la patria e non fuggire. La fuga non è un’opzione in questo caso. Devo essere in prima linea come difensore della patria. Questi sono gli unici scenari dal primo giorno della crisi finora.

AFP: Signor Presidente pensi di aver vinto la guerra?

ASSAD: Questa guerra non è mia, perché ho vinto. Questa è la nostra guerra a tutti i siriani . Penso che ci fossero due fasi di questa guerra che erano previsto all’inizio, cioè sovvertire lo stato siriano in poche settimane o mesi , e ora, dopo tre anni, possiamo dire che questo passo è destinato al fallimento, vale a dire che il popolo siriano ha vinto questa fase attraverso la quale alcuni paesi volevano attaccare lo Stato per raggiungere la divisione della Siria in piccoli mini-stati. Questa strategia è fallita e il popolo siriano ha vinto. Ma c’è un’altra fase della battaglia, ossia la lotta contro il terrorismo, che viviamo quotidianamente. E’ ancora in corso, e non si può parlare di vittoria in questo momento, senza aver eliminato definitivamente i terroristi. Possiamo dire che stiamo facendo progressi in questa direzione. Stiamo andando dritti al nostro obiettivo, ma non significa che la vittoria è imminente. Questo tipo di battaglia è complicata. Non è facile e richiede tempo. Ma ho detto e lo ripeto che stiamo facendo progressi, senza poter dire ora che abbiamo vinto.

AFP: Signor Presidente, tornando a Ginevra, voi supporterete un appello dalla conferenza affinché tutti i combattenti stranieri lascino la Siria, comprese quelli di Hezbollah?

ASSAD: E’ ovvio che la missione della difesa della Siria incombe sui siriani stessi, le loro istituzioni, tra cui l’esercito siriano. Nessun combattente non siriana sarebbe venuto se non ci fossero combattenti di decine di nazionalità dall’estero che hanno attaccato Hezbollah e i civili in Libano al confine siriano: quando parliamo di partenza di combattenti, è imperativo che questa sia una parte di un pacchetto per garantire che tutti i combattenti siano fuori e consegnino le armi al governo siriano, compresi i siriani . Occorre pertanto permettere la stabilità. La mia risposta ovvia sarebbe: Sì, non voglio dire che la partenza di una persona siriano non sia un obiettivo, ma è una parte della soluzione in Siria.

AFP: Signor Presidente, sullo scambio di prigionieri e il cessate il fuoco ad Aleppo, quali sono le iniziative che si è disposti a presentare a Ginevra 2?

ASSAD: L’iniziativa siriana è stata lanciata lì solo un anno fa, nel gennaio dello scorso anno. È un’iniziativa integrata da un punto di vista politico e della sicurezza con tutti i punti che conducono alla stabilità. Tutti questi dettagli fanno parte dell’iniziativa già avviata dalla Siria. Ma qualsiasi iniziativa, se questo o un’altra deve assolutamente essere il risultato di un dialogo tra siriani stessi. Tutto ciò che proponiamo richiede uno sfondo siriano a valle, a partire dalla questione della soluzione della crisi e la lotta contro il terrorismo e per completare la visione del siriano futuro politico della Siria e del sistema politico Siria. Inoltre, la nostra iniziativa è stata un facilitatore del dialogo e non un punto di vista del governo siriano. La nostra visione è sempre stata che qualsiasi iniziativa deve essere collettiva e provenire da tutte le forze politiche presenti in Siria e il popolo siriano in generale.

AFP : L’opposizione è divisa sulla partecipazione a Ginevra. Diverse fazioni sul terreno affermano che lei non rappresenti. Se entrambe le parti raggiungono un accordo, come potrebbe essere applicato sul terreno?

ASSAD: E’ proprio questa la domanda che ci poniamo come governo. Quando negozio con chi lo faccio! A Ginevra, ci dovrebbe essere più parti. Non sappiamo chi verrà. Ci dovrebbe essere più parti oltre il governo siriano. Tutti sanno ormai che alcuni dei soggetti con i quali si potrebbe negoziare erano inesistenti e che è apparso durante la crisi attraverso i servizi di intelligence stranieri, sia in Qatar, Arabia Saudita, Francia, Stati Uniti o in altri paesi. Quando mi siedo con la gente, vuol dire che negoziare con questi paesi. E’ logico che la Francia è parte della soluzione in Siria così come Qatar, Stati Uniti, Arabia Saudita e Turchia, per esempio? Questa è una follia. Quando negoziamo con queste forze , stiamo negoziando con i paesi che sostengono il terrorismo, e che lo supportano in Siria. Ma ci sono altre forze di opposizione siriane, con un ordine del giorno nazionale. È possibile negoziare con loro, come ho detto, sulla visione del futuro della Siria. Essi possono aiutarci a gestire lo stato siriano, nel governo e nelle varie istituzioni. Ma qualsiasi accordo con qualsiasi parte, sia a Ginevra o in Siria, deve assolutamente ottenere l’approvazione del popolo e attraverso un referendum generale al quale partecipa il cittadino siriano.

AFP: In questo contesto, gli accordi sul cessate il fuoco a Barza Mouaddamieh possono essere un’alternativa a Ginevra?

ASSAD: In realtà, questo potrebbe essere più importante di Ginevra. Questo è vero. Poiché la maggior parte delle forze ribelli che commettono atti terroristici non hanno alcuna agenda politica. Alcuni di loro sono bande di briganti, altri – come sapete sono organizzazioni takfiriste che mirano a stabilire Emirati estremisti islamici o qualcosa del genere. Tutte queste forze non sono in alcun modo limitate da Ginevra. Ecco perché lavorando a stretto contatto con queste forze è stato realizzata questa tregua a Mouaddamiyeh, Barza e in altre parti della Siria e si è dimostrata utile in quelle regioni. Ma è diverso dal punto di vista politico per quanto riguarda il futuro politico della Siria. Queste riconciliazioni contribuiscono a ripristinare la stabilità e ridurre lo spargimento di sangue in Siria. Ma questo è l’inizio di un dialogo politico che ho appena citato.

AFP: Signor Presidente, siete pronti ad un futuro governo di transizione con un premier dell’opposizione?

ASSAD: Dipende da cosa sia questa opposizione. Quando si rappresenta la maggioranza, dire una maggioranza parlamentare per esempio, è opportuno che presieda il governo. Tuttavia, avendo un primo ministro dell’opposizione che non ha la maggioranza, sarebbe contrario alla logica della politica in tutti i paesi del mondo. Nel vostro paese o in paesi come il Regno Unito, il primo ministro non può appartenere a una minoranza parlamentare. Quindi dipende dalle prossime elezioni siriane che determineranno il vero volume delle varie forze di opposizione. Per quanto riguarda la sua partecipazione, noi siamo per ciò che è nuovo.

AFP: Per esempio si è pronti ad avere come primo ministro Ahmad Al- Jarbe o Mouaz El- Khatib?

ASSAD: Si torna alla domanda precedente. Rappresentano il popolo siriano o anche una parte del popolo siriano? Hanno rappresentano la propria opinione, o meglio lo Stato che li hanno prodotti? Se partecipano, vuol dire che questi Stati partecipano al governo siriano! Delle due una: Supponiamo che accettassimo che queste persone partecipino al Governo. Sappiate che non osano farlo. L’anno scorso, hanno sostenuto di avere in pugno il 70% della Siria. Ma essi non osano venire con il 70% del terreno presumibilmente conquistato. Sono arrivati alla frontiera per una mezz’ora e poi sono fuggiti. Come possono diventare membri del governo? È un ministro può esercitare le sue funzioni al di fuori? Tali idee sono del tutto irrealistiche. Esse possono essere considerate come uno scherzo.

AFP: Signor Presidente, lei dice che dipende dalle elezioni. Ma come si possono svolgere le elezioni, mentre una parte del paese è nelle mani dei ribelli?

ASSAD: Durante questa crisi, dopo lo scoppio di disordini nella sicurezza in Siria, abbiamo condotto le elezioni due volte: prime elezioni comunali, e le seconde elezioni parlamentari. Ovviamente le elezioni non possono essere simili a quelli che si verificano in condizioni normali. Ma le strade sono percorribili in entrata da diverse regioni della Siria, tutti possono spostarsi da una regione all’altra. Pertanto, le persone che si trovano nelle regioni di tensione possono provenire da regioni limitrofe per partecipare alle elezioni. Ci saranno sfide, naturalmente, ma non sarà impossibile. Non c’è davvero nessun problema a riguardo.

AFP: Dal momento che ora i ribelli che combattono i jihadisti come si fa a distinguere tra i due?

ASSAD: Ho potuto dare una risposta nei primi eventi o anche prima della crisi. Ma oggi posso dire che la risposta a questa domanda è totalmente diverso perché non è presente in entrambi i gruppi. Tutti sanno che fino a pochi mesi fa, le organizzazioni terroristiche estremiste in Siria hanno preso il sopravvento sulle forze del passato che l’Occidente ha voluto presentare come moderata, o chiamandole “forze moderate” o “laico” o il cosiddetto “esercito libero”. Non esistono queste forze. Ora siamo in un partito, vale a dire le forze estremiste che sono gruppi diversi. Per quanto riguarda i combattenti che erano sul lato delle cosiddette forze “moderati”, secondo la logica occidentale, la maggior parte di loro sono stati costretti ad aderire alle organizzazioni estremiste, o per paura o per soldi. Dato che queste organizzazioni hanno enormi risorse finanziarie. In breve, ora combattiamo una parte, vale a dire gli estremisti indipendentemente dai nomi che i media occidentali danno a queste organizzazioni terroristiche.

AFP: E’ impossibile che l’esercito e i ribelli combattano contro i jihadisti?

ASSAD: Lavoriamo con chiunque voglia entrare nell’esercito per combattere i terroristi. Questo si è già verificato, come molte persone armate hanno lasciato queste organizzazioni e si sono unite all’esercito. E’ possibile, ma questi sono casi individuali e non possiamo dire che l’esercito è alleato con le forze moderate contro le forze terroristiche. Questa immagine è irreale. E’ illusoria. L’Occidente attualmente utilizza solo per giustificare il suo appoggio al terrorismo in Siria. Vuole sostenere un terrorista travestito da moderato per combattere il terrorismo estremista. E’ completamente illogico e falso.

AFP: I ribelli vi accusano di usare i civili come scudi umani in alcune zone che controllano. Ma non pensate che quando l’esercito ha bombardato queste aree poteva uccidere persone innocenti?

ASSAD: L’esercito non bombardare regioni colpisce i luoghi dove ci sono terroristi. In generale e nella maggior parte dei casi, quando i terroristi entrano in una regione, i civili vanno via. Altrimenti perché ci siamo spostati? La maggior parte degli sfollati in Siria, si contano a milioni, hanno lasciato le loro regioni quando i terroristi sono entrati. E’ quindi impossibile che ci siano civili dove ci sono gruppi armati. Altrimenti non sarebbe stato così spostato. L’esercito sta combattendo terroristi armati. Ci sono stati casi in cui i terroristi hanno usato i civili come scudi umani. Per quanto riguarda le vittime civili, purtroppo questo accade in tutte le guerre. Non esistono guerre pulite che non fanno vittime tra i civili. È nella natura della guerra. La soluzione è quella di fermare la guerra, nessun altra.

ASSAD: Signor Presidente, ci sono organizzazioni internazionali che hanno accusato sia i ribelli e l’esercito di abusi. Alla fine della guerra accetterete che si indaghi sulle violazioni in Siria?

ASSAD: Con quale logica si può immaginare che il governo siriano stia uccidendo la sua gente, come dicono queste organizzazioni, mentre decine di paesi tramano contro la Siria e nonostante tutto questo lo Stato ha resistito per tre anni. E’ totalmente illogico. Se uccidi il tuo popolo, il popolo si solleverà contro di te e lo Stato non può sopportarlo che per pochi mesi. Cadrà per forza. Se si resiste per tre anni è grazie al sostegno del popolo.

E’ possibile che il popolo sta al nostro fianco quando lo uccidiamo? Non solo è illogico, ma è anche contro natura. Ciò che queste organizzazioni dicono riflette la loro ignoranza di ciò che sta accadendo in Siria, o almeno per alcuni di loro, è un discorso che serve all’agenda politica dei loro paesi che gli chiedono di parlare così. Tuttavia, il governo siriano difende sempre i civili. I clip video e le foto confermano che si tratta di terroristi che commettono massacri, uccidendo tutti i civili. Abbiamo documenti che confermano, anche se queste organizzazioni non hanno alcun documento che provi che il governo siriano ha commesso un massacro contro i civili ovunque, dall’inizio della crisi fino ad ora.

AFP: Signor Presidente sappiamo che ci sono giornalisti stranieri che si trovano nelle mani di organizzazioni ribelli o di organizzazioni terroristiche. Ci sono giornalisti stranieri nelle carceri statali?

ASSAD: E’ meglio chiedere agli organismi interessati e specializzati. Vi daranno la risposta.

AFP: La riconciliazione è possibile un giorno tra la Siria da un lato, l’Arabia Saudita, il Qatar e la Turchia dall’altro?

ASSAD: La politica è sempre in evoluzione, ma cambia a seconda di due cose: i principi e gli interessi. Noi non condividiamo gli stessi principi con tali paesi. Essi sostengono il terrorismo ed hanno contribuito allo spargimento di sangue siriano. Sugli interessi c’è un’altra domanda: il popolo siriano è d’accordo con questi paesi sul condividere gli stessi interessi, dopo tutto quello che è successo… dopo tutto il sangue che è scorso in Siria? Io non risponderò per il popolo siriano. Se la gente crede di avere interessi con questi paesi, se cambiano le loro politiche e smettono di sostenere il terrorismo, il popolo siriano potrebbe quindi accettare di ripristinare i suoi rapporti con loro. Ma non posso da solo, e come presidente, rispondere a questa domanda. E’ il popolo a decidere.

AFP: Signor Presidente, lei è stato accolto in Francia, ricevuto all’Eliseo e presentato come la nuova speranza araba. Come vi ha sorpreso la posizione della Francia e pensa che la Francia possa tornare un giorno in Siria?

ASSAD: No, io non sono né deluso né sorpreso, perché questo passaggio tra il 2008 e l’inizio del 2011 è stato un tentativo di assimilare e disegnare il ruolo della Siria e la sua politica. La Francia è stato accusato dagli Stati Uniti di svolgere questo ruolo, quando Sarkozy è venuto alla presidenza della repubblica. C’è stato un accordo tra la Francia e l’amministrazione Bush su questo tema, dato che la Francia è un vecchio amico di arabo e la Siria e più adatto per questo ruolo in questo momento, volevano utilizzare la Siria contro l’Iran e Hezbollah e tenerla lontana dall’idea di sostenere le organizzazioni della resistenza nella nostra regione. La politica francese però non si era ancora svelata. Poi si è verificato la cosiddetta primavera araba e la Francia si è rivolta contro la Siria dopo che non è riuscito a mantenere le sue promesse verso gli Stati Uniti. Ecco perché l’atteggiamento della Francia, al momento, e il suo sconvolgimento nel 2011. Informazioni sul ruolo futuro della Francia… parlo con franchezza. Almeno dal 2001, non c’è stata una politica europea, come prima a partire dagli anni ’90. Ma dopo il 2001 e gli attacchi terroristici dell’11 settembre a New York, non esiste una politica europea, c’è solo una politica degli Stati Uniti in Occidente, e alcuni paesi europei agiscono in questa funzione. Questo è stato il caso durante l’ultimo decennio nei confronti di tutte le questioni riguardanti la nostra regione. Ora vediamo la stessa cosa: i Paesi europei prendono ordini dagli Stati Uniti, o quando gli Stati Uniti appoggiano i paesi europei ad attuare le loro politiche. Non credo che l’Europa, specialmente in Francia, che una volta ha guidato l’Unione europea, sia in grado di svolgere un ruolo in Siria nella politica futura. E forse anche nei paesi limitrofi. Inoltre, i funzionari occidentali hanno perso la loro credibilità. Sono incaricati di seguire una politica non solo con un doppio standard, ma direi triplo se non quadruplo… hanno tutti i tipi di soluzioni che variano a seconda dei casi. Hanno perso ogni credibilità e rinunciato ai principi contro gli interessi. Quindi è impossibile costruire con loro una politica coerente. Ora sono l’opposto di quello di quello che potrebbero fare domani. Quindi non credo che la Francia avrà un ruolo da svolgere nel prossimo futuro, a meno che non cambi completamente e fondamentalmente politica e diviene uno stato indipendente nelle sue posizioni, come è stato in passato.

AFP: Signor Presidente la Siria libera dalle armi chimiche, quanto tempo ci vuole per questo?

ASSAD: Dipende dalla capacità dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche di fornire l’attrezzatura necessaria alla Siria per farlo. Da un lato, questo processo è lento. D’altra parte, lo smantellamento delle armi chimiche non avviene in Siria, come sapete, né da parte dello Stato siriano. Ma ci sono paesi in diverse regioni del mondo che volontariamente eseguiranno l’operazione. Alcuni paesi accettano di procedere con i prodotti a basso rischio, altri si rifiutano di farlo completamente. Così la tempistica dipende da questi due fattori: il primo dipende dal’organizzazione, la seconda dal paese che è disposto a smantellare tali prodotti nei loro territori. La Siria non può quindi fissare scadenze in questo senso. Ha completato il suo dovere nella preparazione dei dati e gli ispettori hanno controllato i dati e recensito i prodotti chimici nei depositi. Il resto, come ho detto, non dipende dalla Siria, ma da altri paesi.

AFP: Signor Presidente, che cosa è cambiato nella sua vita per voi e la vostra famiglia. I vostri bambino capiscono che cosa sta succedendo? Ne parlate in famiglia?

ASSAD: Alcune cose non sono cambiate. Vado a lavorare come al solito e viviano a casa nostra come prima. I bambini vanno a scuola. Queste cose non sono cambiate. In aggiunta, ci sono cose che hanno raggiunto ogni casa siriano, compreso la nostra. La tristezza che noi viviamo nella nostra vita ogni ora del giorno, a causa di ciò che vediamo e troviamo, attraverso la sofferenza, le vittime che cadono ovunque e angosciano ogni famiglia, la distruzione delle infrastrutture, degli interessi e dell’economia. Tutto questo ci ha colpito. E’ovvio che in tali circostanze, i bambini sono più colpiti rispetto agli adulti. Ci può essere una maturità precoce di questa generazione la cui coscienza è cresciuta durante la crisi. I bambini fanno domande che non si sentono in circostanze normali. Compresi: perché noi vediamo queste cose? Perché ci sono persone cattive? Perché ci sono morti? Non è facile spiegare queste cose ai bambini. Tuttavia, questi sono i problemi di tutti i giorni, affrontati nelle conversazioni quotidiane tra genitori e figli. Siamo parte di queste famiglie che discutono di questi problemi.

AFP: Qual è stata la situazione più difficile che ha conosciuto in questi anni?

ASSAD: Potrebbe non essere necessariamente una situazione, ma un dato di fatto. Ci sono molti che erano e sono sempre difficile da capire. In primo luogo, penso che sia il terrorismo. Il livello di barbarie raggiunto dai terroristi e che ci ricorda di storie sul Medioevo dell’ Europa del V secolo. Nei tempi moderni, si ricordano i massacri commessi dagli Ottomani che hanno ucciso un milione e mezzo di armeni e mezzo milione siro-ortodossi in Siria e Turchia. Un’altra cosa che è difficile da capire è la superficialità che abbiamo trovato tra i leader occidentali che non capiscono quello che è successo nella regione, e che quindi non sono in grado di vedere il presente e il futuro. Hanno sempre visto cose molto tardi rispetto agli eventi e, quindi, sono stati sempre superati dal tempo. In terzo luogo, è difficile capire l’influenza dei petrodollari sul cambiamento dei ruoli sulla scena internazionale. Ad esempio, il Qatar Stato marginale, si trasforma in una grande potenza. Francia, diventa uno stato che segue il Qatar ed esegue la sua politica, ma è anche ciò che vediamo tra Francia e Arabia Saudita Come possono i petrodollari trasformare alcuni funzionari occidentali, soprattutto in Francia e portarli a vendere i principi della rivoluzione francese, in cambio di un paio di miliardi di dollari. Sono un paio di esempi, ci sono molti altri simili è difficile da capire e da accettare.

AFP: Il processo per l’assassinio dell’ex primo ministro libanese Rafik Hariri è iniziato. Pensa che sarà giusto?

ASSAD: Stiamo parlando di un Tribunale datato di 9 anni. Sarà giusto? Ogni volta, hanno accusato una parte per ragioni politiche. Anche durante gli ultimi giorni, abbiamo visto alcun progresso per le parti coinvolte in questo caso per trovare prove tangibili. Un’altra domanda rimane: perché questa tempistica? Penso che tutto quello che accade è correlato e mira a mettere pressione su Hezbollah in Libano, come la Siria in passato, subito dopo l’assassinio di Hariri.

ASSAD: Lei ha detto che la guerra finirà quando sarà eliminato il terrorismo. Ma i siriani, tutti, vogliono sapere quando la guerra finirà, in un mese, in un anno, in pochi anni?

ASSAD: Speriamo che la conferenza di Ginevra fornisca una risposta a una parte della questione, mettendo pressioni su questi paesi. Questa parte non dipende dalla Siria, altrimenti avremmo messo dal primo giorno pressione su questi paesi e avrebbero impedito l’infiltrazione di terroristi. Nel nostro caso, quando il terrorismo continua a infiltrarsi, ci vorrà qualche mese in più.

AFP: Sembra che i servizi di intelligence occidentali vogliano ripristinare i canali di comunicazione con Damasco e chiedere il vostro aiuto nella lotta contro il terrorismo. Siete pronti per questo?

ASSAD: Diversi incontri si sono svolti con più di un servizio di intelligence in più di un paese. La nostra risposta è stata che la collaborazione nel campo della sicurezza è indissolubilmente legata alla cooperazione politica e questo può avvenire solo quando i paesi non adottano politiche ostili alle posizioni Siria. Questo è stata la nostra chiara e precisa risposta.

AFP: Lei ha detto in passato che lo Stato aveva commesso alcuni errori. Quali avrebbero potuto essere evitati secondo lei?

ASSAd: mi ha detto che ci potrebbero essere degli errori di qualsiasi azione, ma non mi ha specificato quali tali errori. Essi non possono essere valutati obiettivamente se non quando si supererà la crisi e si rivaluterà tutto ciò che abbiamo fatto passato. Solo allora possiamo vedere obiettivamente. Ma quando sei nel cuore della crisi, la nostra valutazione è incompleta.

AFP: Signor Presidente senza l’aiuto della Russia, Iran e Cina, si potrebbe resistere ad una così forte pressione internazionale?

ASSAD: E’ una questione virtuale non possiamo rispondere perché non abbiamo la controprova. Secondo le evidenze attuali gli aiuti russi, cinesi e iraniani sono stati importanti e hanno contribuito a resistere in questo periodo. Senza questo aiuto, le cose avrebbero potuto essere molto più difficili. Ma come sempre… è difficile immaginare ora qualcosa di virtuale.

AFP: Dopo tutto quello che è successo si può immaginare un altro presidente a guidare il processo di ricostruzione del paese?

ASSAD: Quando il popolo siriano vuole una cosa del genere, non ci sarà alcun problema. Io non sono il tipo che si aggrappa al potere. In ogni caso, se il popolo siriano non vuole che io rimanga Presidente è chiaro che ci sarà un altro presidente. Non ho alcun problema psicologico in questo senso.

[Trad. dal francese per ALBAinformazione a cura di Francesco Guadagni]

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