Rand Corporation: La vittoria di Assad è lo scenario più probabile

da al manar

Per la seconda volta, la Fondazione della Difesa degli Stati Uniti “Rand”, un’influente agenzia che si occupa dei problemi di sicurezza e di politica estera, ha pubblicato una relazione in cui sostiene che lo Stato siriano e il suo esercito sono le migliori garanzie per la lotta contro il terrorismo.

Un recente rapporto nel mese di agosto di quest’anno e recentemente aggiornato sostiene che il governo siriano ha compiuto progressi più velocemente di quanto avesse previsto nei suoi studi, effettuati a dicembre dello scorso anno.

Il rapporto osserva che:

– Il mantenimento del progresso delle forze armate e le rivalità dei gruppi armati dei gruppi di opposizione e il trasferimento di priorità dell’Isis dalla Siria all’Iraq ha permesso al governo siriano di compiere progressi contro l’opposizione più veloci di quelli che gli esperti Rand avevano previsto.

– La vittoria del governo siriano ora sembra essere la più probabile nel medio termine a causa della confluenza di fattori politici e militari che favoriscono le forze pro-Assad.

– Mentre alcuni a Washington vedono la Siria come un nemico a causa della sua alleanza con l’Iran e la Russia, e la sua ostilità nei confronti di Israele, la verità è che una caduta del governo siriano è percepita da molti esperti americani come il peggior risultato possibile per gli interessi strategici americani in quanto porterebbe al controllo di gran parte dei gruppi terroristici in Medio Oriente e il caos.

– Un fattore da considerare, tuttavia, è lo sviluppo dell’Isis che ha guadagnato forza, nonostante i bombardamenti degli Stati Uniti. Se l’Isis riesce ad eseguire la manutenzione delle armi catturate può diventare un serio concorrente delle armate siriane e irachene.

[Trad. dal francese per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Roma: Evo Morales e il futuro del mondo

di Manlio Di Stefano*

«Nella cultura occidentale, chi viene eletto pensa immediatamente a come guadagnare denaro. A quale impresa esigere il 10%, il 15%, in cambio del privatizzare questo o quello; sono quelle che chiamate tangenti. Ma se guardiamo alla nazione come una famiglia, e la famiglia per noi è molto importante, questo tipo di autorità non risponde alle esigenze della famiglia, di quella famiglia che è la Bolivia. La nostra cultura, le comunità indigene, si muovono su altre basi. I nostri principi si basano sul ‘ama sua, ama llulla, ama qh’ella‘, che in lingua aymara significa non rubare, non mentire e non battere la fiacca. […] Le nostre politiche oggi sono orientate contro quel modello economico, a recuperare la dignità della Patria, a favorire l’uguaglianza tra i boliviani. E poi c’è un altro tema di fondo, quello della madre terra, della Pachamama. Noi popoli indigeni crediamo di dover vivere in armonia e difendere la madre terra. Risorse naturali come l’acqua, che il capitalismo considera una merce, noi invece le consideriamo un diritto umano.»

Avete mai sentito queste parole? Sono di quella persona in foto tra me e Alessandro Di Battista ovvero Evo Morales, Presidente della Bolivia dal 2006, appena rieletto col 61% dei voti.

Oggi abbiamo avuto il piacere di incontrarlo in seduta privata su sua personale richiesta.


Il Presidente, infatti, ha chiesto di vederci come primo (e forse unico) gruppo politico della sua visita in Italia perché riconosce, nel
‪#‎M5S‬, le stesse finalità del suo partito, il MAS.

Una su tutte la necessità di contrastare l’imperialismo che schiaccia i popoli per riappropriarsi della sovranità monetaria, alimentare ed energetica.


Dall’ambasciatore ha conosciuto anche il nostro interessamento alle nuove realtà sudamericane come l’accordo di collaborazione “ALBA”, tra i Paesi dell’America meridionale, che noi vediamo come modello per un’eventuale alleanza tra i paesi del Sud Europa.


La prima cosa che ha fatto Morales è stata nazionalizzare il settore energetico (petrolio e gas) e allontanare dal paese le grandi multinazionali nordamericane che sfruttavano il territorio.


Un flusso di denaro che ha consentito al governo di investire più risorse in programmi sociali e infrastrutture pubbliche. Nello stesso periodo, il pil del Paese è triplicato, il pil pro capite è più che raddoppiato e il salario minimo è triplicato.


La politica statalista di Morales non ha però scoraggiato gli investimenti stranieri che sono aumentati.


Ma la rivoluzione vera è quella sociale, la rivoluzione della normalità come la chiamiamo noi. Niente formalità, niente apparenza, tutta spontaneità e programmazione per il futuro.


Gli abbiamo raccontato la storia del MoVimento 5 Stelle, ovviamente non sapeva tutto ed è rimasto estremamente colpito dal percorso comune che abbiamo fatto fondato su partecipazione diretta, rifiuto dei privilegi, dei soldi e delle strutture verticistiche.

Ah dimenticavo, ci accomuna un’altra cosa, anche a lui lo chiamano populista, fascista, comunista, terrorista ecc ecc… anche per questo ci ha detto di esserne certo, prima o poi vinceremo noi e, come lui in Bolivia, libereremo l’Italia.

A riveder le stelle *****

* portavoce in parlamento del M5S

La Siria evidenzia l’isolamento degli Usa sull’embargo a Cuba

da al manar

La stampa siriana ha sottolineato oggi il rifiuto dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per il blocco degli Stati Uniti a Cuba e la solidarietà della comunità internazionale all’isola.

Insieme a Washington, Israele è stato l’unico paese che ha sostenuto la continuazione di questa politica punitiva in una votazione tenutasi ieri.

Durante l’incontro, i vari interventi hanno sostenuti il popolo cubano e sollecitato l’attuazione delle risoluzioni dell’Assemblea Generale per sollevare il blocco ingiusto, si legge sui media siriani.

A questo proposito, sono state sottolineate le parole del rappresentante della Siria alle Nazioni Unite, Bashar Jaafari, che ha condannato le misure coercitive unilaterali perché costituiscono una flagrante violazione dei principi del diritto internazionale.

Inoltre, Jaafari, ha dichiarato che il «voto contrario di Israele, evidenzia il suo disprezzo del diritto intenazionale», ribadendo la solidarietà della Siria al popolo cubano e al suo Governo.

Il sostegno di 188 paesi al progetto di risoluzione è una conferma, ancora una volta, all’illegittimità del blocco contro Cuba e la necessità di porre fine a tutto questo, ha spiegato il diplomatico siriano.

Nel frattempo, la televisione siriana ha trasmesso integralmente l’intervento del ministro degli Esteri cubano Bruno Rodriguez, che ha denunciato che le sanzioni degli Stati Uniti sono state un danno pari a 112.534.000 miliardi di dollari.

I media siriani, tra l’altro, hanno evidenziato come diversi orgaiismi regionali quali il gruppo africano, la Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi, la Comunità dei Caraibi e del Mercato Comune del Sud abbiano aderito al rifiuto dell’embargo a Cuba attuato da 10 Presidenti degli Stati Uniti.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

«Le previsioni di Assad sulla Turchia si avverano»

 da hispan.tv

L’agenzia di stampa britannica Reuters ha riferito che gli avvertimenti e le previsioni fatte più di tre anni fa dal presidente siriano Bashar al-Assad, sul sostegno della Turchia ai gruppi terroristici, stanno diventando realtà.

In un articolo scritto da Samia Nakhoul e pubblicato dalla Reuters si affronta il tema del terrorismo in Medio Oriente, ricordando gli avvertimenti di al-Assad, secondo il quale, tale flagello si sarebbe diffuso in altre parti della regione.

Secondo Nakhoul, quando i gruppi armati hanno iniziato la loro attività in Siria nel 2011, la Turchia sperva di rovesciare il governo di Damasco in pochi mesi, come in Egitto, Libia, Tunisia e Yemenm sull’onda della “Primavera Araba”.

«Tuttavia, Al-Assad, che ha avuto il sostegno di Iran, Russia e Hezbollah ha avvertito che i fuochi della guerra settaria in Siria si sarebbero materializzati anche su i suoi vicini di casa», ha ricordato.

L’articolo prosegue sottolineando che politica estera della Turchia è “rovinata” e l’immagine del paese come potenza regionale, membro della NATO, prossimo ad entrare nell’Unione europea, è stata “offuscata”.

Inoltre, Nakhoul ha aggiunto che Erdogan ha fatto infuriare i curdi in Turchia, circa un quinto della popolazione e la metà di tutti i curdi nella regione dopo il suo rifiuto di aiutarli a difendere la città siriana di Kobani degli attacchi terroristici dell’Isis.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Evo Morales, el miércoles y jueves en Roma

ROMA, 27 (ANSA)

El presidente boliviano, Evo Morales, volverá a Italia para una visita este miércoles y jueves, anunció la embajada de Bolivia en Roma.

Morales, reelecto para un tercer mandato, hablará el miércoles al mediodía en la Universidad de La Sapienza sobre la “Autodeterminación de los pueblos” y el jueves intervendrá en su “Diálogo sobre nutrición” en la Organización de las Naciones Unidas para la Agricultura y la Alimentación (FAO).


Además, tendrá una rueda de prensa en La Sapienza. Morales jugará un partido de fútbol durante su estadía entre “el equipo del presidente” y el del “director general de la FAO”.

    Morales había estado en Italia en septiembre del año pasado.
    CAL/ACZ

MST a Roma: la lunga marcia dei senza terra dal Brasile al mondo

La lunga marcia dei senza terra. Dal Brasile al mondoROMA – Giovedi 30 ottobre, Libreria Feltrinelli via V.E. Orlando, 78/81, ore 18:00
 
Presentazione del libro:
“La lunga marcia dei senza terra,
dal Brasile al mondo” di Claudia Fanti,
Serena Romagnoli, Marinella Correggia
(Emi editore)
 
La prima storia del Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra, nato 30 anni fa in Brasile per coordinare le lotte dei contadini schiacciati dai latifondisti. Oggi il Movimento è in rete con l’organizzazione internazionale Via Campesina. Il Movimento ha creato una vera e propria nuova cultura popolare, grazie anche all’alleanza con la “Pastorale della terra” della chiesa brasiliana, con le comunità di base, i vescovi e i teologi della liberazione. Di particolare rilievo è la figura di João Pedro Stédile, leader storico del Movimento.
 
Interverranno:
Joao Pedro Stedile,
fondatore e leader
storico del Movimento dei
Senza Terra del Brasile.
Padre Alex Zanotelli,
comboniano, attivista nei
movimenti sociali italiani
Saranno presenti le
autrici
____

In occasione della presenza a Roma di João Pedro Stédile del Movimento sem Terra del Brasile, che partecipa all’Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari che avrà luogo il 27, 28 e 29 ottobre, tra differenti movimenti popolari dell’intero pianeta, insieme al Consiglio Pontificio Giustizia e Pace e all’Accademia Pontificia delle Scienze Sociali con l’appoggio esplicito di Papa Francesco si terrà la seguente iniziativa:

GIOVEDI 30 OTTOBRE, dalle ore  9:00 – 14:00  sala della Mercede della Camera dei deputati (Palazzo Marini), via della Mercede 55
NUTRIRE IL PIANETA CON CIBO DI QUALITA’:
l’agricoltura italiana incontra 


il Movimento Sem Terra e Via Campesina  internazionale

 

iniziativa promossa da Amig@s MST-Italia con Adriano Zaccagnini vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera.
 
Parteciperanno:
João Pedro Stédile (MST) e altri esponenti di Via Campesina Internazionale
Pietro Bevilacqua (storico)
Dino Scanavino (presidente CIA)
Stefano Masini (responsabile ambiente Coldiretti)
Giovanni Mininni (segreteria FLAI)
Domenico Finiguerra (Salviamo il paesaggio)
Vincenzo Vizioli (Aiab)
Coordinano Riccardo Rifici (esperto di sostenibilità, funzionario Ministero Ambiente) e Adriano Zaccagnini.Comunicare la propria partecipazione a
[email protected]
(gli uomini devono indossare la giacca)

 

Cooperativa Sociale Assalto al Cielo
Via delle ciliegie, 42
00172 Roma

 

Incontro mondiale dei movimenti popolari a Roma

di Geraldina Colotti – il manifesto

25ott2014.- Un’alternativa dal basso alla «glo­ba­liz­za­zione dell’indifferenza». Que­sto il senso dell’Incontro mon­diale delle orga­niz­za­zioni popo­lari che si svolge a Roma da domani al 29 e che acco­glie dele­gati pro­ve­nienti dai cin­que con­ti­nenti. La con­fe­renza di pre­sen­ta­zione, che si è tenuta nella sala stampa del Vati­cano, ha messo in luce la par­ti­co­la­rità dell’evento, signi­fi­cata dalla pre­senza al tavolo di due car­di­nali – Peter Kodwo Appiah Turk­son, pre­si­dente del Pon­ti­fi­cio Con­si­glio della Giu­sti­zia e della Pace, e Mar­celo San­chez Sorondo, Can­cel­liere della Pon­ti­fi­cia Acca­de­mia delle Scienze sociali – e di un atti­vi­sta argen­tino, Juan Gra­bois, della Con­fe­de­ra­cion de Tra­ba­ja­do­res de la Eco­no­mia Popu­lar (Ctep), una delle strut­ture che ha orga­niz­zato l’incontro internazionale.

Un con­sesso degli esclusi for­te­mente appog­giato da papa Ber­go­glio – ha spie­gato padre Fede­rico Lom­bardi, gesuita come il pon­te­fice argen­tino. E così, a fianco del Movi­miento mun­dial de Tra­ba­ja­do­res Cri­stia­nos tro­viamo i Movi­menti delle fab­bri­che recu­pe­rate in Argen­tina (ci sono anche l’italiana Rima­flow, Com­mu­nia Net­work e Genuino clan­de­stino), cen­tri sociali come il Leon­ca­vallo, la Banca etica, e orga­niz­za­zioni popo­lari mar­xi­ste e lai­che, dall’Asia all’Africa, agli Stati uniti e all’America latina: a par­tire dal Movi­mento dei Sem Terra, uno dei prin­ci­pali organizzatori.

L’egemonia? Se ne è discusso per qual­che mese, non senza defe­zioni e malu­mori, ma alla fine ha pre­valso la parola «incon­tro», nel «cam­mino aperto da papa Fran­ce­sco, che sostiene di avere molti amici tro­tski­sti e che ci ha aiu­tato a situare il tema dell’ingiustizia e dell’esclusione», ha detto Mon­si­gnor Sorondo, e ha pre­ci­sato: «D’altronde, Gesù è arri­vato prima del mar­xi­smo, e poi dopo la caduta del socia­li­smo i mar­xi­sti non sono più un pericolo».

E comun­que, la chiesa di Ber­go­glio è tor­nata a «vedere» quei preti che incro­ciano il con­flitto sociale, e a misu­rarsi per­sino coi momenti e coi luo­ghi in cui è neces­sa­rio disob­be­dire. Per l’Incontro mon­diale arri­verà anche il pre­si­dente della Boli­via, Evo Mora­les, appena rie­letto a grande mag­gio­ranza: però non come capo di stato, ma come ex sin­da­ca­li­sta indi­geno e «cocalero».

Dopo la con­fe­renza stampa, Juan Gra­bois ha spie­gato al mani­fe­sto che «per supe­rare osta­coli e dif­fe­renze e affron­tare insieme un capi­ta­li­smo sel­vag­gio che distrugge la natura e con­danna i gio­vani a non avere futuro», si è pre­fe­rito rac­chiu­dere il senso dell’Incontro intorno alle «3 T, Tierra, Techo e Tra­bajo», terra, casa, e lavoro, «diritti ele­men­tari che tutti desi­de­riamo, ma che neces­si­tano di una forte e tenace orga­niz­za­zione popo­lare: per spin­gere i governi pro­gres­si­sti ad appro­fon­dirli e com­bat­tere quelli che pro­gres­si­sti non sono».

Obiet­tivi prio­ri­tari per i set­tori sociali mag­gior­mente esclusi: «i lavo­ra­tori pre­cari, i migranti, i disoc­cu­pati e chi par­te­cipa al set­tore dell’economia infor­male e auto­ge­stito, senza pro­te­zione legale, rico­no­sci­mento sin­da­cale o coper­ture sociali. E poi i con­ta­dini, i senza terra, i popoli ori­gi­nari e le per­sone che rischiano di essere espulse dalle cam­pa­gne a causa della spe­cu­la­zione agri­cola e della violenza;le per­sone che vivono ai mar­gini delle metro­poli, dimen­ti­cati da una strut­tura urbana ina­de­guata». Tra gli obiet­tivi, c’è dun­que «la riforma agra­ria, quella del lavoro e la costi­tu­zione di Con­si­glio dei movi­menti popo­lari, arti­co­lato a livello globale».

In Argen­tina, il Ctep rac­chiude oltre 500 orga­niz­za­zioni, come il Movi­mento delle fab­bri­che recu­pe­rate, e quello dei Car­to­ne­ros, «com­po­sto da oltre 5.000 lavo­ra­tori che gesti­scono il rici­clag­gio a Bue­nos Aires e che ten­gono alle pro­prie con­qui­ste aperte dalle lotte dei pique­te­ros nel 2001. Da noi, gli infor­mali sono il 30% della classe lavo­ra­trice, un set­tore che dev’essere rico­no­sciuto in un nuovo sindacato».

Nes­sun dub­bio, per Gra­bois, che i movi­menti argen­tini deb­bano lot­tare per la sovra­nità del paese e con­tro i fondi avvol­toi per riba­dire ai poteri forti inter­na­zio­nali «che c’è un limite da non vali­care». L’attivista ha al collo un faz­zo­letto kurdo, e il movi­mento fede­ra­li­sta è pre­sente all’incontro «Lo porto appo­sta — dice — per appog­giare la loro resi­stenza con­tro una banda di mer­ce­nari che mas­sa­cra la popo­la­zione con le armi della Nato. Nella fede­ra­zione kurda si pra­tica la demo­cra­zia diretta e la parità di genere, un esem­pio che disturba».

E i movi­menti in Europa?«Qui la situa­zione dei migranti è ben peg­giore che da noi, dove almeno pos­sono orga­niz­zarsi e lot­tare. Ne ho visti lavo­rare in ogni strada di Roma, e come me li vedono tutti, ma restano invi­si­bili e senza diritti. Il cuore di chi ha tutto è chiuso, ma noi dovremmo costruire un’alleanza glo­bale tra gio­vani pre­cari e migranti e farne la linea prin­ci­pale della bat­ta­glia con­tro l’ingiustizia».

Jóvenes de Venezuela a las calles de Caracas para repudiar al terrorismo fascista

por AVN/Prensa Presidencial

Miles de jóvenes abarrotaron las calles caraqueñas este sábado en rechazo al terrorismo y la incursión paramilitar que asesinó al diputado Robert Serra y a María Herrera. El presidente Nicolás Maduro acompañó a la juventud venezolana y señaló que es la Generación de Chávez es la que se forma para preservar la Patria de Bolívar. Ni siquiera la lluvia acompañada de fuertes truenos pudo aminorar el colorido de este evento. “La obra más grande de Hugo Chávez, no es el puente sobre el Orinoco, no son las 60.000 viviendas entregadas. Es haber formado la generación de oro que hoy dirige esta Patria”, expresó el mandatario bolivariano.

El presidente de la República, Nicolás Maduro, manifestó este sábado que la obra más grande realizada por el líder de la Revolución Bolivariana, Hugo Chávez, fue haber formado, durante todos sus años de Gobierno, a la generación de oro encarnada en la juventud revolucionaria venezolana.

“La obra más grande de Hugo Chávez, no es el puente sobre el Orinoco, no son las 60.000 viviendas entregadas. Es haber formado la generación de oro que hoy dirige esta Patria”, expresó el mandatario bolivariano durante la marcha de la juventud revolucionaria a favor de la paz, en contra del terrorismo y en honor al diputado socialista Robert Serra, que se realizó en Caracas.

Desde la avenida Universidad de la ciudad capital, Maduro les dijo a los jóvenes: “Ustedes son la generación Chávez, que hará la revolución el resto del siglo XXI en Venezuela”. El mandatario resaltó la conciencia nacional y patriótica promovida en el país por el líder de la Revolución Bolivariana, y resaltó cómo los jóvenes pudieron enfrentar el asesinato de Serra con conciencia, paz, dignidad, valentía y coraje.

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Declaracion oficial de los países del ALBA contra el ébola

por Aporrea
 
La Alianza Bolivariana para los pueblos de Nuestra América-Tratado de Comercio de los Pueblos (Alba-TCP) acordó este lunes en la Cumbre extraordinaria contra el ébola, que se realizó en La Habana, Cuba, reforzar medidas de vigilancia y planes preventivos contra este virus para evitar y combatir su propagación en el mundo.A continuación texto íntegro de la declaración final que contiene de 23 puntos aprobados por unanimidad por los países miembros:
 
La Habana, 20 de octubre de 2014
Los países miembros de la Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América – Tratado de Comercio de los Pueblos (Alba-TCP), reunidos en La Habana, el 20 de octubre de 2014, en ocasión de la Cumbre Extraordinaria para enfrentar la epidemia del ébola. Profundamente preocupados por la catástrofe humanitaria en África Occidental causada por el ébola, que ha sido considerada por la Organización Mundial de la Salud (OMS) como “emergencia de salud pública” de preocupación internacional en relación con la amenaza que representa la propagación a otros países y regiones del mundo.Conscientes de la urgencia de que la comunidad internacional en su conjunto, en plena cooperación con la Organización Mundial de la Salud, la Organización Panamericana de la Salud (OPS) y la Misión de las Naciones Unidas para el Enfrentamiento de Emergencia al Ébola (UNMEER), acometan acciones para enfrentar este flagelo con todos los recursos necesarios.

Constatando con preocupación que los recursos internacionales requeridos para acometer acciones rápidas y eficaces para enfrentar la epidemia del ébola continúan siendo insuficientes para enfrentar lo que puede convertirse en una de las pandemias más graves en la historia de la humanidad.

Reafirmando que el Alba-TCP se sustenta en principios de solidaridad, cooperación genuina y complementariedad entre nuestros países, y el compromiso con los pueblos más vulnerables y con la preservación de la vida en el planeta.

Convencidos de que es imprescindible la adopción de medidas de cooperación eficaces y urgentes que, a través de acciones coordinadas del sector de la salud y otros sectores, contribuyan a impedir que la epidemia del ébola se extienda a los países de nuestro hemisferio.

Recordando lo establecido en el Reglamento Sanitario Internacional (2005) y la Hoja de Ruta de Respuesta al Ébola de la OMS, del 28 de agosto de 2014, que tiene por objeto detener la transmisión de la enfermedad del ébola a escala global, y encarar las consecuencias de cualquier nueva propagación internacional.

Tomando nota de los protocolos de la OMS para prevenir la transmisión de la enfermedad del ébola entre personas, organizaciones y grupos de población.

Subrayando que es posible contener el brote del ébola, en particular mediante la aplicación de las acciones establecidas en materia de seguridad y salud, y otras medidas preventivas que han demostrado su eficacia, Acordamos:

1. Coordinar nuestros esfuerzos para prevenir y enfrentar la epidemia del ébola, incluida la rápida prestación y utilización de la asistencia entre nuestros países, con trabajadores sanitarios y los suministros y materiales pertinentes.

2. Atender con prioridad las necesidades especiales de los hermanos países del Caribe, que les permitiría beneficiarse de la cooperación para prevenir y enfrentar el ébola que acuerden los países del Alba-TCP.

3. Activar la Red de Vigilancia epidemiológica del Alba-TCP, cuya creación fue acordada en la I Reunión de Ministros de Salud de la Alianza, que tuvo lugar el pasado 25 de febrero de 2014, en Caracas.

4. Apoyar decididamente a las brigadas médicas voluntarias especializadas en el enfrentamiento a desastres y grandes
epidemias, del Contingente “Henry Reeve” de la República de Cuba, que laboran en países de África.

En este sentido, expresamos nuestra disposición como Alianza Bolivariana a contribuir con personal de salud altamente calificado para que se sumen a los esfuerzos de este Contingente en tareas que sean requeridas en la región latinoamericana y caribeña.

5. Establecer mecanismos nacionales para diagnosticar y aislar rápidamente los presuntos casos de infección, teniendo en cuenta las manifestaciones clínicas iniciales de la enfermedad, la historia de viaje y/o la historia de exposición reportada por el paciente u obtenida en la investigación epidemiológica.

6. Compartir y generar capacidades para el diagnóstico de enfermedades que requieran laboratorios con un nivel adecuado de bioseguridad.

7. Diseñar y ejecutar campañas de educación pública sobre la prevención y la respuesta al ébola, dirigidas a aumentar la preparación de la población y fomentar su confianza.

8. Proporcionar y reforzar las medidas preventivas para la detección y mitigación de la exposición a la infección del ébola y proporcionar tratamiento y servicios médicos eficaces para el personal de respuesta.

9. Reforzar las medidas de vigilancia y control epidemiológico en las fronteras, en particular en puertos y aeropuertos.

10. Contribuir a la formación de personal de salud especializado en la prevención y enfrentamiento al ébola en los países del Alba-TCP y del Caribe, a partir de la experiencia acumulada.

11. Crear un grupo de profesionales de diferentes especialidades para la capacitación del personal de salud en los temas de bioseguridad, incluido el uso de equipos de protección personal ante casos sospechosos o confirmados de ébola, la atención a las enfermedades hemorrágicas y al paciente en estado crítico, que puedan convertirse en facilitadores y asesores en sus respectivos países.

12. Asegurar, en la mayor cantidad posible de instalaciones del sistema de salud, equipos médicos de reserva e insumos vitales para el manejo de la enfermedad.

13. Fomentar las investigaciones científicas, epidemiológicas y biológicas sobre el ébola en el marco del Alba-TCP, y propiciar la cooperación en esta esfera con otros países, como contribución a los esfuerzos internacionales dirigidos a enfrentar la epidemia y con el objetivo de consolidar la independencia científica, médica y sanitaria de los países de la Alianza.

14. Perfeccionar los mecanismos de información entre nuestros países, de tal forma que se mantenga actualizada la situación epidemiológica en los países del Alba-TCP y se diseminen con mayor facilidad las experiencias adquiridas.

15. Apoyar decididamente las iniciativas de las Naciones Unidas, en particular de la OMS/OPS y de la UNMEER, encaminadas a implementar las recomendaciones del Comité Internacional de Emergencia del Reglamento Sanitario.

16. Fomentar la cooperación en la esfera del enfrentamiento y prevención del ébola con otros países del hemisferio y emprender aquellos programas conjuntos que contribuyan a lograr ese fin.

17. Convocar los días 29 y 30 de octubre, en La Habana, Cuba, una reunión técnica de especialistas y directivos de los países del Alba-TCP para intercambiar experiencias y conocimientos, así como concertar estrategias de prevención y enfrentamiento a la amenaza de la epidemia del ébola.

18. Encargar a los Ministros de Salud de los países del Alba-TCP la elaboración de un Plan de Acción a la luz de las propuestas de la reunión técnica de especialistas y directivos, y su aplicación inmediata, en coordinación con la OPS/OMS.

Dicho Plan deberá ser presentado a la consideración de los Jefes de Estado y Gobierno del Alba-TCP, a más tardar el día 5 de noviembre de 2014.

19. Utilizar todos los recursos a disposición de la Secretaría Ejecutiva del Alba-TCP para apoyar las iniciativas acordadas.

20. Felicitar a la República Bolivariana de Venezuela por la donación de cinco millones de dólares para combatir el ébola, y que fueron entregados al Secretario General de la ONU, Ban Ki Moon, el pasado 16 de octubre de 2014.

21. Felicitar a la República de Cuba y su pueblo por la demostración de solidaridad con los hermanos países de África Occidental a través del envío de personal médico cubano.

22. Proponer que la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños (Celac) promueva esfuerzos regionales encaminados a prevenir y enfrentar la amenaza de la epidemia del Ébola.

23. Continuar colaborando con los países de África afectados por la epidemia, mantener la cooperación existente con los no afectados e incorporar las experiencias de las brigadas especializadas en el enfrentamiento a desastres y grandes epidemias, que allí laboran.

La Habana, 20 de octubre de 2014


 

Nuove Conferme: La Siria aiuta i curdo siriani di Ain al-Arab, Kobané

da allainjules.com

Il governo siriano, quello del presidente Bashar al-Assad e non quello che si suppone rappresenti la Siria negli hotel di Ankara, aiuta i combattenti curdi a Kobané. In che modo? Ha fornito le armi ai combattenti curdi di Kobané. Lo ha riferito il ministro siriano dell’Informazione, citato dall’agenzia di stampa ufficiale SANA.

La città curda assediata dalle truppe dello Stato islamico ha ricevuto il sostegno militare e logistico di Damasco. Fonti kurde non negano né confermano le informazioni. Una specie di silenzio-assenso. La realtà fa male alla cosiddetta coalizione internazionale soprattutto a questi vecchi amici dell’Occidente che giorno dopo giorno si ritirano da Kobané.

Le armi in questione sono state calate da un aereo e Damasco non ha avuto il bisogno di nessuno per farlo. «Ain al-Arab è una regione siriana. La gente di Ain al-Arab è la nostra gente», ha dichiarato il ministro dell’informazione siriano, riferendosi a Kobané, il cui nome arabo è Ain al-Arab.

[Trad. dal francese per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Roma: a difesa dell’integrazione della Patria Grande latinoamericana

da granma.cu

A favore dell’esempio di Cuba e di altre nazioni dell’America Latina come il Venezuela si sono riuniti italiani disposti a continuare la battaglia per diffondere la costruzione del progetto politico continentale che l’imperialismo intenta distruggere.

Nel CSOA romano Spartaco si è alzata la voce sulla necessaria unità di tutti gli amanti della pace e il benessere dei popoli nell’uguaglianza dei diritti sociali per i quali lottano i governi di Cuba, Venezuela, Bolivia, Nicaragua, Ecuador.

Davanti a un centinaio di persone, giovani partecipanti alla conferenza “America Latina oggi, obiettivi e sfide” hanno denunciato la costante ingerenza del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti con l’USAID, con la NED o la DEA che non si ferma nell’attaccare il processo progressista in tutta Latinoamerica.

Una delle strategie più crudeli utilizzata dagli Stati Uniti durante più di mezzo secolo è stata il blocco economico, commerciale e finanziario imposto all’Isola caraibica per prenderla per fame, ha commentato Marco Papacci, vicepresidente della Segretaria Nazionale dell’Associazione di Amicizia Italia Cuba e presidente del Circolo Roma, che ha organizzato l’incontro con personalità del mondo della politica e del giornalismo.

Su questo argomento il Consigliere Politico dell’Ambasciata di Cuba Roger López ha ringraziato gli amici del popolo cubano per questo ritrovo, preludio alla presentazione il prossimo martedì 28 ottobre della risoluzione sulla “Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba”, che nel 2013 è stata sostenuta da 188 dei 193 stati membri delle Nazioni Unite.

Roger López si è anche riferito agli tre dei Cinque eroi cubani impegnati contro il terrorismo Gerardo Hérnandez, Antonio Guerrero e Ramón Labañino, detenuti nelle carceri nordamericane in violazione anche delle stesse leggi degli Stati Uniti d’America.

Dopo aver parlato dell’altra ingiustizia riferita al portoricano Oscar López Rivera, il più vecchio prigioniero politico latinoamericano da 33 anni dietro le dure sbarre nelle prigioni degli Stati Uniti, Alfredo Viloria dell’Ambasciata Bolivariana del Venezuela ha sottolineato le azioni della destra venezuelana assieme alle organizzazioni nordamericane per far cadere il governo di Maduro, il primo presidente Chavista.

Viloria ha denunciato il feroce attacco fascista della destra negli Stati Uniti e ha chiesto l’unità e la continuità delle azioni di solidarietà per le nazioni dell’ALBA per controbattere le bugie mediatiche in questa guerra di quarta generazione con la verità dei popoli che lottano per i loro diritti sociali.

Geraldina Colotti (Rete di Solidarietà con la Rivoluzione bolivariana), giornalista di Il Manifesto, come simbolo dell’affermazione dell’America Latina che non molla nel suo percorso di ricostruzione sociale, ha ricordato la frase del leader aymara Tupac Catari, “Tra poco mi uccideranno, ma, a breve, migliaia di migliaia verranno” che riconferma il forte messaggio di questa regione con la vittoria di Evo Morales lo scorso 12 ottobre.

Parole di ringraziamento per la energica presenza e dimostrazione di sostegno per le giuste cause hanno rivolto Mario Cecchetti della Rete di Amici della Rivoluzione Cittadina dell’Ecuador e Massimo Angelilli della Italia-Nicaragua “Leonel Rugama” Roma, che ha invitato a partecipare al prossimo Incontro Europeo di Solidarietà con il Nicaragua Sandinista con sede nella Città Eterna.

Prima dell’Inaugurazione della Mostra Fotografica “Cuba que linda es Cuba” della giovane Angelica Morini e del concerto del Trio cubano Jelengue, i partecipanti hanno ricevuto una lettera dell’Ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela, intitolata “Bella Ciao” e il guerrillero eroico Ernesto Che Guevara.

Il testo del diplomatico Julián Isaías Rodríguez Díaz che rende omaggio all’anima del Nuovo Cristo che tanto ha tormentato agli imperialisti e che è concepito come una conversazione tra lui e il Che finisce con un messaggio di unità agli italiani:

“Tu che ogni giorno sopravvivi, insegna a questa brava Italia il cammino unitario per inventare altri “Quaderni dal Carcere”, per fare nuove barricate a Torino, Bologna e Livorno. Insegna loro a serrare le mani, che sappiano gli operai che le dita sono deboli ma che unite diventano un pugno. E premono i grilletti delle rose e cantano Bella Ciao, la più bella e conosciuta canzone partigiana dei gruppi di resistenza contro il fascismo”.

A Cuba vertice dell’ALBA sull’ebola: e le stelle stanno a guardare

cumbre

di Marco Nieli

Mentre il Primo Ministro Italiano Renzi taglia, con la Legge di Stabilità (???), quattro miliardi alle Regioni (con ricadute a pioggia sul Sistema Sanitario Nazionale) e il Movimento 5 Stelle fa notare che l’Italia rimane, al di là delle chiacchiere, molto indietro nel livello di allerta e preparazione per affrontare gli eventuali casi di Ebola, i paesi dell’ALBA, riuniti lo scorso Lunedì a L’Havana, fanno sforzi concreti e massicci – a livello statale e non solo di Ongs -, per combattere l’allargamento del contagio nei paesi africani dove esistono i focolai più consistenti: Sierra Leone, Guinea, Liberia.

Il Presidente Raúl Castro ha annunciato l’invio di nuove missioni di dottori in Guinea e Liberia, dopo la prima già operativa in Sierra Leone. Si conta che in vari paesi africani siano presenti a titolo volontario ben 4000 dottori – circa 23.000 su scala planetaria -, con un alto livello di preparazione scientifica e una forte vocazione umanitaria a soccorrere i contagiati, a prescindere dalla loro condizione socio-economica e anche ad istruire i loro colleghi locali.

Castro si è detto preoccupato, non solo per la popolazione cubana, caraibica e latino-americana, ma per l’intera umanità, dal momento che siamo di fronte a una “crisi umanitaria dalle conseguenze imprevedibili”. Il rischio concreto di una trasformazione dell’epidemia in pandemia va scongiurato con degli sforzi concreti e congiunti, delle nazioni sviluppate come di quelle in via di sviluppo. ebola

Da parte sua, il Presidente Maduro del Venezuela ha messo sul tappeto un contributo di 5 milioni di dollari e il Presidente Daniel Ortega del Nicaragua ha preso l’impegno di inviare in Africa un certo numero di dottori formati dai Cubani.

I Presidenti dei paesi dell’ALBA hanno, inoltre, firmato una Dichiarazione di Intenti e di Azioni concrete da intraprendere, fatta di ben 23 punti.

Emerge, comunque, evidente, da questo Vertice d’Emergenza dell’ALBA, la mancanza di coordinamento a livello internazionale e, soprattutto, l’atteggiamento egoisticamente e miopemente difensivo dei paesi Occidentali- U.S.A. e U.E. in primis. La priorità per i paesi del mondo cosiddetto “sviluppato” appare, infatti, costituita –al di là della retorica del caso – dai casi di propri cittadini contagiati e dal diffondersi della malattia sui propri territori. Manca ancora la coscienza diffusa dell’interdipendenza tra i destini delle nazioni arretrate e quelli delle nazioni economicamente avanzate, tanto più che l’esplosione degli attuali focolai in Africa occidentale è da ricondursi allo smantellamento di quel poco di strutture sanitarie pubbliche pre-esistenti alle devastanti politiche neo-liberiste imposte dall’FMI e dal Banco Mondiale.

La giusta indignazione di Ortega, a questo proposito, è stata quanto mai esplicita: “Dove sono loro, su questa questione? È vero che si fanno dichiarazioni contro l’Ebola, ma non vediamo una Grande Alleanza Mondiale contro l’Ebola, in cui le nazioni sviluppate mettano le risorse, che attualmente spendono per la guerra, a disposizione della causa della salute della popolazione mondiale”.

E mentre la Ong italiana di Gino Strada, Emergency, ancora attende in Sierra Leone il promesso invio di personale specializzato da parte del Ministero Italiano, i dottori cubani, convinti che “sangue africano scorra nelle vene della Nostra America”, sono già operativi sul territorio, pronti a donare le proprie vite e la propria professionalità per il progresso non solo degli Africani, dei Cubani, degli Americani ma di tutta l’umanità.

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