Gruppo terrorista legato ad Israele si unisce all’Isis

da al manar

Le “Brigate dei Martiri di Yarmouk” sono una formazione terrorista wahhabita che opera in Siria, al confine con Israele.

Inizialmente, questa organizzazione è stata considerata tra i cosiddetti “moderati” del Free Syrian Army, sostenuta dagli Stati Uniti e altri paesi occidentali per rovesciare il presidente siriano Bashar al Assad.

Sono stati proprio loro, i membri della Brigata dei Martiri di Yarmouk  a rapire, i 21 caschi blu dell’Onu filippini che pattugliano il confine delle Alture del Golan.

Nei giorni scorsi, questi terroristi hanno diffuso le immagini che mostrano l’indottrinamento dei bambini nelle zone da loro occupate. Ora, la brigata ha giurato fedeltà all’Isis e ha come vessillo la sua bandiera.

Il 1 Luglio 2013, un certo Laeth Horan, portavoce della Brigata, ha rilasciato un’intervista al giornale israeliano “The Times of Israel”. Nell’intervista, ha elogiato Israele e dichiarato che il suo gruppo non nutriva alcuna avversione verso lo Stato sionista.

«Siamo qui per combattere contro Assad. Non vogliamo fare alcun male a Israele ed è giusto che Israele lo sappia», dichiarò Horan, nell’intervista rilasciata il 1 luglio 2013, elogiando, tra l’altro, Israele per l’aiuto medico fornito ai suoi combattenti.

Da parte sua, sul quotidiano israeliano Haaretz, il professor Moshe Maoz (Università Ebraica di Gerusalemme) ex ufficiale dei servizi speciali israeliani, ha sostenuto che Israele avrebbe dovuto aiutare i gruppi terroristici per formare una partnership con loro.

Moaz ritiene, inoltre, che Israele dovrebbe sostenere i Fratelli Musulmani, nel quadro di un’alleanza strategica per indebolire l’Iran.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

ICJ potrebbe indagare sui crimini di guerra della Turchia in Siria

da hispantv

Un Partito politico turco ha chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia di considerare come “crimine di guerra” la spedizione di armi da parte del governo turco ai terroristi in Siria.

Come riportato dai media locali, il partito HKP in una email ha chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia, con sede all’Aia, di indagare sul caso dei camion dei servizi segreti turchi, MIT, che trasportano armi ai terroristi attivi in Siria.

I firmatari di questa nota sono stati elencati come “crimine di guerra”, l’invio di armi a una nazione devastata dal conflitto armato per oltre quattro anni.

Credono anche che l’operazione del MIT, eseguito con il supporto del governo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in violazione delle norme internazionali e la Costituzione di questo paese euroasiatico.

Il controverso caso di transito di armi verso la Siria MIT è stato scoperto nel primi mesi del 2014 da un gruppo di procuratori, in provincia di Adana, che si trova nel sud della Turchia.

La Corte Internazionale di Giustizia in una email inviata all’avvocato HKP, Doğan Erkan ha ammesso che l’Ufficio del Procuratore (OTP, per il suo acronimo in inglese) ha ricevuto la richiesta e ha detto che il corpo valuterà se il contenuto è concomitante con lo Statuto Roma della Corte penale internazionale (CPI).

Tuttavia, è stato chiarito che il ricevimento di tale richiesta non implica che una vera e propria indagine è stata aperta, non significa che l’ OTP lo faccia.

Occorre ricordare che lo stesso partito politico, lo scorso maggio, in merito, aveva fatto una denuncia penale contro Erdogan; il Primo Ministro Ahmet Davutoglu; l’ex ministro degli Interni Efkan Ala, e il vice direttore del MIT, Hakan Fidan.

«Qualunque sia il loro posto (nel governo), gli imputati devono comparire in tribunale per rispondere dei crimini di guerra che hanno commesso», ha ribadito il HKP nella denuncia  in cui si chiede l’applicazione della giustizia.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Strategia della tensione in Ecuador: bomba contro ‘El Telegrafo’

5284-bomba-diario-telegrafo-ecuadordi Fabrizio Verde

Dopo le violenze in piazza, arrivano le bombe. La scorsa notte un’ordigno esplosivo è deflagrato all’esterno della sede del quotidiano di proprietà pubblica

Dopo le violenze in strada, le bombe. Continua l’attacco all’Ecuador. Intorno alle 23 di ieri una ordigno esplosivo è deflagrato all’esterno della sede del quotidiano ‘El Telegrafo’ nella città di Guayaquil. L’attentato è stato rivendicato da un fantomatico ‘Frente de Liberación Nacional’ che accusa di opportunismo la Revolución Ciudadana. «Il primo colpo è stato sparato – si legge nel documento di rivendicazione – continueremo rafforzando i quadri con giovani frustrati che vogliono lottare per un Ecuador migliore».

Il gruppo ha inoltre rivendicato l’attentato che ha colpito la sede del partito di governo Alianza Pais, sempre nella città di Guayaquil.

Documento di rivendicazione dell'attentato

Documento di rivendicazione dell’attentato

Il bersaglio dell’attacco esplosivo non è casuale: ‘El Telegrafo’ è infatti il più antico quotidiano ecuadoriano, nonché il primo quotidiano pubblico dell’Ecuador. Nel marzo del 2008, la testata informativa, dopo essere stata utilizzata a fini personali dalla vecchia proprietà solo per difendersi da accuse di peculato, fu rilevata e rilanciata dallo stato. Da quel momento il quotidiano è divenuto un esempio di buona informazione, vincendo il premio WAN IFRA 2012 (World Asssociation of Newspaper and News Publishers), e attestandosi tra i primi 8 organi d’informazione in America Latina nell’ambito della carta stampata.

Per il direttore, Orlando Pérez, ‘El Telegrafo’ viene colpito per «intimidire il lavoro responsabile ed etico dei media pubblici».

Attraverso il proprio account Twitter, il Vicepresidente della Repubblica Jorge Glas, ha immediatamente condannato l’atto di violenza: «Dobbiamo respingere la violenza! Il passato non tornerà».

Un passato fatto di povertà, violenza, instabilità. Dove l’Ecuador si trovava in una condizione semi-coloniale, costretto a subire i diktat di Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale. Un Ecuador dove gli Stati uniti d’America potevano disporre liberamente di basi militari sul territorio dello stato andino. Questo è il vero obiettivo della campagna di destabilizzazione iniziata con le proteste contro un progetto di legge sulla tassazione progressiva delle ricchezze, che avrebbe colpito solo il 2% della popolazione, ma in realtà volta a provocare il rovesciamento del governo Correa, che gode del sostegno pieno della maggioranza degli ecuadoriani che sono coscienti delle conquiste ottenute grazie a quel processo di trasformazione sociale chiamato Revolución Ciudadana.

Venezuela e Grecia rafforzano legami e cooperazione

072815RLgrecia07da mre.gov.ve

Il Segretario Generale per le Relazioni Economiche e la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri greco, Yiorgos Tsipras, si trova in visita a Caracas, per rafforzare i legami di cooperazione che uniscono i popoli della Repubblica Ellenica e della Repubblica Bolivariana del Venezuela.

A tal proposito, Tsipras ha tenuto una riunione di lavoro con il suo omologo venezuelano, il Viceministro per la Cooperazione Economica del Ministero degli Esteri del Venezuela, Calixto Ortega, e il Viceministro del ‘Despacho’ per l’Europa, Ramón Gordils, nella quale si sono discussi temi di interesse per le due nazioni. Riunione volta a stabilire uno scambio nel settore economico ed energetico, per appronfondire le relazioni di cooperazione e solidarietà tra le due nazioni.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Fabrizio Verde]

(VIDEO) Castro su Chávez: «Vero rivoluzionario Latinoamericano»

1363014821_0di Fabrizio Verde

Nel dicembre del 1994, il tenete colonnello e leader della ribellione militare del febbraio 1992 contro il governo neoliberista guidato da Carlos Andrés Pérez, Hugo Chávez, si recò in visita a L’Avana dove incontrò Fidel Castro. Fu allora che ebbe iniziò una nuova storia per l’intera America Latina. 

Nel 61° anniversario della nascita del Comandante Chávez, vogliamo ricordarlo con le parole di ammirazione ed elogio che il capo della Rivoluzione Cubana utilizzò per descrivere il futuro leader della Rivoluzione Bolivariana al quotidiano cubano Juventus Rebelde: «Chávez è un soldato pronto a dare la sua vita, in ogni momento, per la causa dei popoli dell’America Latina. Un vero rivoluzionario. Bolivariano. Latinoamericano».  

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Alerta que camina… la Misión Milagro por Africa

unknown1Por Alessandro Pagani (ANROS Italia)

“Hace 60 años, por estos mismos días, a esta misma hora ocurrió el acto terrorista màs grande que recuerde la historia, un verdadero genocidio cometido por el imperialismo norteamericano; hace 60 años explotaron las bombas atómicas, como sabemos, en Hiroshima y en Nagasaki. Recordamos con pesar aquellos días, y rendimos tributo a las víctimas de aquellos actos terroristas genocidas, rendimos tributo al dolor y condenamos aquellos actos; los señalamos como uno de los actos de terrorismo más grande que recuerde la historia. Hoy 60 años después, así como en aquellos pueblos explotaron aquellas bombas atómicas para la muerte, hoy, aquí, en el valle de Caracas está explotando una bomba atómica para la vida: la juventud del mundo està aquí!”.

Estas son las palabras del comandante Hugo Chávez en la inauguración del 16° Festival Mundial de la Juventud y los Estudiantes, desde el Patio de Honor de la Academia Militar, Fuerte Tiuna, el 8 de agosto del 2005.

Hoy, hace 70 años de aquel acto de terrorismo genocida que mencionaba hace 10 años el Comandante Chávez, en estos mismos días, otra “bomba atómica para la vida” está explotando: la Misión “Milagro Negro”, legado politico y revolucionario que Chávez dejò en las manos de todos los auténticos revolucionarios de cada rincón y esquina revolucionaria del planeta. El legado es muy claro: salvar a la humanidad y el mundo de las guerras y el hambre, de las enfermedades y la pobreza; a través de proyectos médico-sociales como la Misión Milagro. Ahora bien, intentamos analizar e investigar bien dicha misión, que fue creada por la obra genial del Fidel Castro y Hugo Chávez en el 2004.

La Misiòn Milagro: moral y luces hacia el derecho pleno y absoluto al “Buen Vivir”

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La Misiòn Milagro es un programa médico que nació por iniciativa de los gobiernos revolucionarios de la Republica de Cuba y de la Republica Bolivariana de Venezuela. El proyecto se destaca por su grande e importante contenido social y humanitario, en el cual no hay ninguna distinción social, de raza, religiòn, politica o de edad entres los pacientes. Las operaciones se realizan en las condiciones objetivas que se encuentran en el país donde los médicos trabajan, siempre en forma gratuita, están curando muchas enfermedades oftalmológicas presentes en aquellos ciudadanos del “sur” del mundo.

Desde el 11 agosto del 2004, dìa en el cual se brindò atención médica a las primeras cincuenta personas en América Latina, Cuba ha declarado una verdadera batalla para sembrar la vida y sus médicos desde aquel entonces están trabajando duro para curar las enfermedades visuales de más de seis millones de ciudadanos latinoamericanos que hasta aquella fecha nunca fueron atendidos en las clínicas médicas de América Latina y el Caribe, en la mayoría casi todas privadas, , en las cuales los pueblos humildes de “Nuestra América” ni siquiera pueden acceder. Dicha Misión médica cubana, se recuerda como el Conveño de Sandino, donde los médicos y los trabajadores de la salud cubanos, a través del utilizo de la tecnologia y los instrumentos oftalmológicos más modernos, crearon las condiciones para poder atender cada año a más de un millón de pacientes. Hay que subrayar que todo esto se realizó también con el auspicio de la Alternativa Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América (ALBA-TCP).

Hoy, hace 10 años, según dijo la periodista italiana Marinella Correggia: “En la Operación Milagro participan 165 instituciones cubanas. Dispone ya, de una red de 49 centros oftalmológicos con 82 puestos para cirugía en 14 países de la America Latina y Caribe. Hay Misiones de la Operación Milagro en Venezuela, Bolivia, Costa Rica, Ecuador, Haití, Honduras, Panamà, Guatemala, Saint Vincent y Granadina, Guyana, Paraguay, Granada, Nicaragua y Uruguay”.

El primer paciente operado en la Misión Milagro es Samuel, un niño venezolano que fue operado en Cuba de una catarata congénita y que “desde hace diez años nublaba su frágil mundo infantil”. El vivía con sus padres y sus hermanos y según la maravillosa interpretación narrativa de Katiuska Blanco, Alina Perera y Alberto Nuñez en su proprio libro “Voces del milagro” que se publicò en el 2004 por la Casa Editorial Abril de la ciudad de La Habana: “El, no podía montar bicicleta ni mirar largo rato la televisión, tampoco hacer lecturas prolongadas, escribir, dibujar, o colorear con soltura; no le permitían jugar metra, ni pelota, ni estar mucho tiempo fuera de la casa, ni alejarse solo. Nunca había podido definir con nitidez los rostros de su mamá, sus cincos hermanos y su papà, quien también fue atendido en Cuba luego de más de 30 años de sombras. Cuando les retiraron las vendas, fue la primera vez que se vieron y se conocieron en su vida.

Su mamá vivia antes en Tacagua, un lugar más difícil que este de Antìmano 2, el cerro que recuerda a una reina, a una diosa Aragua, y es de los más excluidos de la ciudad de Caracas. Tras complicarse una intervención quirúrgica anterior, realizada con ayuda económica de unas religiosas del Hogar del Junquillo, Eucaris no había podido soñar con el intento de volver a operar a su hijo Samuel González. El médico cubano de la Misión Barrio Adentro les abrió el camino para el viaje a la luz”.

Cabe destacar que, finalmente, Samuel, después de la atención médica que le brindaron en forma gratuita en Cuba, puede ver “a los lejos, los àrboles y las casitas del cerro cercano”, puede acariciar “sus dos perros” y conversar con los demás sobre la “pelota, sobre sus deseos de aprender, de estudiar, que ahora podrán cumplirse por la vista recuperada y las oportunidades de las misiones”.

Su mamá quiere agradecerle a Chávez y a Fidel:

“Cuando nos dijeron que íbamos para Cuba me emocioné, yo no hallaba qué hacer, porque dejar cuatro niños para curar uno, es una decisión difícil, fue una decisión muy fuerte para mí. Como soy una persona de tan bajos recursos, le doy gracias a Fidel y a Chávez por la oportunidad de operar e mi hijo Samuel, y a Chávez le digo: que Dios te bendiga, que Dios te multiplique por todo el bien que le estàs haciendo a los pobres, porque es el primer Presidente que se preocupa en verdad por los pobres (…)”.

Una Misión Milagro Negro en Africa es un deber moral para todos los revolucionarios.

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La Organización Mundial por la Salud (OMS, por su sigla en inglés), recientemente ha destacado que en el medio de la población total que vive en Africa, el 15% son ciegos, el 8,3% son ipovedentes. Estos datos nos obligan a hacer algunas reflexiones y consideraciones sobre las misiones que los países a capitalismo más avanzado, como es la Italia, deberían desarrollar en su propria agenda politica. Sin embargo, lo que se plantea por parte de los países o instituciones como Italia, EE.UU y la Union Europea es la más completa indiferencia e incapacidad en el querer resolver de verdad dichos problemas. Lo que vemos es que a pesar de los recursos económicos que tienen dichos países e instituciones, se prefiere utilizar sus propias finanzas en proyectos tecnológico-militares, con el intento de implementar la injerencia y el saqueo de las tierras y los pueblos de nuestra Madre Africa, cuando estos recursos podrían ser invertidos en proyectos médicos para sembrar la luz a los millones de “Samuel” en Africa.

Finalmente, no es el caso de los Gobiernos revolucionarios de los países miembros del’ALBA-TCP y en lo especifico del gobierno cubano y venezolano, faros en la lucha por la vida en América Latina y en Africa. Cuba y Venezuela, a través del proyecto “Misión Milagro”, están brindando atención médica y bienestar a millones de personas en toda América Latina, en el Caribe y también en otros rincones del planeta. Hoy en dia, vemos como centenares de Brigadas Médicas Cubanas están brindando la màs alta y auténtica atención medica en muchas regiones de Africa. Así es el caso de las Brigadas Médicas Cubanas que batallaron en la Sierra Leon contra el Ebola, derrocándolo definitivamente, a pesar del silencio “asordante” de la mayoría de los medios de información mundial, subalternos a la guerra mediàtica y psicològica llevada adelante por parte de EE.UU y con la intención de manipular y avellanes la opinión publica internacional contra los Países miembros del’ALBA-TCP y en lo especìfico contra Cuba Venezuela, Ecuador y Bolivia.

Ahora bien, el trabajo heròico de los médicos y los trabajadores de la salud cubanos en Sierra Leon no es algo de nuevo; pues, nace por medio de una politica desarrollada hace mucho tiempo y que a pesar del sabotaje mediàtico, ningún periodista al servicio del imperio puede ocultar. Estas misiones médicas que estan presentes en muchos países y regiones de todo nuestro planeta deberían recibir el Premio Nobel por la Paz.

“En octubre 2006, el gobierno de la Habana envió 2000 profesionales sanitarios en Pakistán, instalando 30 hospitales de campo que asistieron a màs de 1,5 millones de personas, luego del terremoto ocurrido en el país asiático. Luego del terremoto en Indonesia del 27 de mayo 2006, Cuba envió 135 médicos y una delegación que ayudó a 1000 pacientes al día en la Isla de Java, quedándose por un total de ocho meses. En diciembre 2007, Cuba celebró el alcanzar un millón de pacientes de la América Latina, Caribe y África que han recuperado o mejorado la vista gracias a la Operación Milagro, constituyendo un hecho único en la historia de la humanidad, gracias a la colaboración de los gobiernos revolucionarios de Cuba y Venezuela. El 20 de noviembre 2008, Cuba y Angola hicieron un acuerdo para la formación de oftalmólogos del país Africano bajo la instrucción de especialistas cubanos en el ámbito de la Operación Milagro”, según escribió Marinella Correggia.

La Misiòn Milagro, tiene como objetivo prestar atención médica a más de 50 millones de personas en todo el continente africano. Esta misión es un deber histórico y moral que todos los verdaderos revolucionarios que luchan por un mundo de paz con justicia social y que deben cumplir para sanar la deuda histórica debido a la acumulación originaria que el capitalismo europeo ha implementado a través de la explotación de los recursos naturales y humanos en Africa.

Por eso la necesidad urgente de activar un proyecto politico, médico y social, en el marco de las nuevas triangulaciones y de la cooperación y amistad entres los pueblos de los países miembros del ALBA-TCP, de los movimientos sociales en Italia y los pueblos trabajadores de nuestra Madre Africa, y con el objetivo de que estos últimos sean los que màs se puedan beneficiar de dicho proyecto. Así que, enhorabuena, el deber principal que nos espera como pueblo trabajador italiano, como movimientos sociales, es de ponernos “rodilla en tierra”, como diría nuestro Comandante Eterno Hugo Chavez, al servicio de estas misiones, que van hacia la construcción de un nuevo òrden mundial en el cual la paz, la justicia y la igualdad social sean las leyes de nuestro futuro, y donde la explotación del hombre sobre el hombre y la naturaleza sean borradas completamente de las relaciones sociales, políticas, económicas y financiaras del mundo.

Por eso, finalmente, ANROS Italia, a través de su presidente, Emilio Lambiase; con el auspicio politico y moral de la Embajada de la Republica Boivariana del Venezuela, y de su Embajador, el Dr. Julian Isaias Rodriguez Diaz y su Consejero Politico, el Dr. Alfredo Viloria; a través del auspicio del Consulado General de la Republica Bolivariana del Venezuela en Napoles y su Cònsul General, la Dra. Amarilys Gutierrez Graffe, han entregado al Primer Presidente Obrero de Nuestra América, el compañero Nicolas Maduro, el proyecto sobre la Misiòn “Milagro Negro”.

Cabe destacar, sin duda alguna, que dicho proyecto tiene su proprio antecedente en la visita que el compañero Presidente Nicolas Maduro diò en la Santa Sede, cuando en el pasado 17 de junio del 2013 fue recibido por el Papa Francisco y allá propuso a Bergoglio de hacerse parte de dicha misión.

Desde aquel entonces el proyecto se ha desarrollado a través del trabajo de muchas compañeras y compañeros del movimiento de solidaridad italiano que respalda con mucho esmero a la Revolución Bolivariana del Venezuela y el proyecto bolivariano y martiano de una Patria Grande latinoamericana. Todo esto también gracias, al buen trabajo presente en el centro y sur de Italia, gracias a la unidad dialéctica que se puso en marcha entre dichos movimientos populares y la diplomacia del pueblo llevada adelante por los dignos representantes de las instituciones diplomáticas presentes en Roma y en Nápoles, y que fueron capaces de construir un fuerte y heterogéneo bloque de fuerzas progresistas y revolucionarias, que por medio de proyectos de cooperación y de amistad entres los pueblos están dando una lección histórica y politica sobre lo que debería ser el internacionalismo; según como lo explican también Fidel, el Che y Chávez.

62769-logonuevoanros 08.45.49Objetivo común, a través de la proyección de la Misión Milagro en Africa es intentar acelerar las fuerzas progresivas hacia la construcción de un Nuevo Orden Mundial, multipolar, multicultural, multicéntrico y multilateral, basado sobre el socialismo del siglo XXI, del que el comandante Chávez habló y que los pueblos de Nuestra América definen como “nuestros socialismos”, destacando, así, la importancia de construir un nuevo orden mundial fuera de cada forma de dogmatismo.

Entres los propulsores de dicho proyecto en Italia, cabe mencionar la figura del Prof. Francesco Scelzo, Presidente del Movimento Apostòlico Ciegos (M.A.C.), que ha aceptado de partecipar en forma orgànica a este proyecto y de llevarle toda la experiencia desarrollada en Africa, en más de 40 años de trabajo social y asistencial entre las poblaciones africanas.

Allerta che cammina… la Missione Miracolo in Africa

 Unknowndi Alessandro Pagani (ANROS Italia)

“Sessant’anni fa, proprio in questi stessi giorni, in queste stesse ore, si consumò l’atto terrorista più grande della storia. Un vero e proprio genocidio commesso dall’imperialismo nordamericano; Sessant’anni fa esplodevano le bombe atomiche nelle città di Hiroshima e Nagasaki. Rammentiamo con tristezza siffatti eventi e rendiamo tributo alle vittime di quegli atti terroristi di carattere squisitamente genocida; rendiamo omaggio al dolore, e segnaliamoli come le azioni terroristiche più grandi che ricordi la storia. Oggi, a distanza di Sessant’anni, come allora in mezzo a quei popoli quivi summenzionati furono fatte esplodere quelle bombe atomiche per seminare la morte; Oggi, dove siamo riuniti, nella Valle di Caracas, sta esplodendo una bomba atomica per la vita: la Gioventù del mondo è qui presente!”

Queste sono le parole del comandante Hugo Chávez  durante la cerimonia di apertura del Sedicesimo Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti che si svolse a Caracas dal 8 al 12 agosto del 2005.

Oggi a distanza di Settant’anni anni da quell’atto terrorista che ricordava solo dieci anni fa il comandante Chavez, un’altra “bomba per la vita” è in procinto di esplodere: la Missione “Milagro Negro”, testamento politico e rivoluzionario che Chávez ha lasciato nelle mani di tutti i sinceri rivoluzionari di tutto il pianeta. Il testamento è chiaro: salvare i’umanità dalle guerre e dalla fame, dalle malattie e dalla miseria, attraverso progetti medico-sociali come la Misiòn Milagro. Ma andiamo per ordine e cerchiamo di comprendere con più precisione di cosa tratta questa missione, nata nel 2004 dall’idea di Fidel Castro e Hugo Chávez.

La Missione Miracolo: morale e luce verso il pieno diritto a vivere dignitosamente

 

 MisiónMilagroLa “Missione Miracolo”, è un’iniziativa congiunta dei governi rivoluzionari della Repubblica di Cuba e della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Trattasi di una campagna con un grande contenuto sociale e umanitario, che non fa nessuna discriminazione di carattere sociale, razziale, religioso, politico o di età tra i pazienti. Le operazioni che sono effettuate nelle condizioni oggettive presenti nei paesi dove si agisce – tutte realizzate in forma gratuita – stanno curando non poche malattie oftalmologhe presenti in quei cittadini del “sud” del mondo.

Dal 11 agosto del 2004, giorno nel quale ebbero inizio le prime cinquanta operazioni, Cuba ha lanciato una vera è propria battaglia per la vita per salvaguardare e far tornare la vista in Dieci anni a non meno di Sei milioni di malati latinoamericani che non potevano essere curati nelle cliniche mediche – quasi tutte private – che popolano l’America Latina e i Caraibi, e che sono considerate “zona rossa” per gli umili e i dannati della terra. Siffatta operazione medica cubana, è ricordata come il Convegno di Sandino, là dove medici e lavoratori della salute cubani, attraverso l’utilizzo della tecnologia e dei più avanzati e moderni strumenti oftalmologici, sono riusciti a creare le condizioni per operare ogni anno a circa 1 milione di pazienti. Tutto questo all’interno dell’Alternativa Bolivariana per i popoli di Nostra America (ALBA-TCP).

Oggi, a distanza di oltre Dieci anni, come afferma la giornalista italiana Marinella Correggia: “Nella Missione Miracolo partecipano 165 istituzioni cubane”. Inoltre, la Missione Milagro, “dispone di una rete di 49 centri oftalmologici con 82 postazioni chirurgiche in 14 paesi dell’America Latina e dei Caraibi. Ci sono missioni miracolo in Venezuela, Bolivia, Costa Rica, Ecuador, Haiti, Honduras, Panama, Guatemala, Saint Vincent e Granadine; Guyana, Paraguay, Granada, Nicaragua e Uruguay”.

Il primo paziente della Missione Milagro, un giovane adolescente venezuelano di nome Samuel, fu operato l’11 agosto del 2004. Samuel viveva nel Cerro Antimano, nel municipio Libertador a Caracas assieme a sua madre, suo padre e ai suoi quattro fratelli. Non c’è narrazione migliore di quella di Katiuska Blanco, Alina Perera e Alberto Nuñez nel loro libro “Voces del Milagro”, pubblicato dalla casa editrice Abril dell’Avana nel 2004 per descrivere la poesia e l’amore alla vita che si evince da tali politiche medico-sociali portate avanti dai governi rivoluzionari di Cuba e Venezuela.

“La vita nel Cerro trascorre come quella di una lumaca, che entra ed esce lentamente dal proprio guscio, trascinandosi su e giù per quelle vecchie e squattrinate scalinate di quell’umile vicinato. Il viale principale si congiunge con una stradina e l’altra. Infondo a questo labirinto di strade e vicoli arriviamo davanti alla casa di Samuel, il primo bimbo venezuelano operato a Cuba di cataratta congenita e che da oltre dieci anni gli offuscava il suo fragile mondo infantile. Non poteva andare in bicicletta, ne guardare la televisione; non poteva leggere, scrivere o disegnare; non poteva giocare a baseball, a calcio e nemmeno restare per un tempo prolungato fuori di casa; non poteva andarsene in giro per conto proprio. In vita sua, non era mai riuscito a vedere con nitidezza il viso di sua madre, dei suoi fratelli e di suo padre, che fu anch’esso curato a Cuba dopo trent’anni di cecità. Una volta portate a termine le operazioni, fu la prima volta che questi riuscirono vedersi in faccia.

Sua madre viveva in Tacagua, un quartiere assai più complicato di Antimano 2 nel quale ora vivono. Il Cerro, che ricorda a una dea Aragua, è uno dei quartieri più difficili presenti nella città di Caracas. In seguito alla complicazione di un’operazione chirurgica precedente, realizzata con l’aiuto economico di una religiosa del Hogar del Junquito, Eucaris, la madre di Samuel, non aveva rinunciato al sogno di operare di nuovo a suo figlio Samuel Gonzalez. Fu proprio, il medico cubano della Missione Barrio Adentro presente in quel quartiere che gli aprì la strada per il viaggio verso la luce (…).

Oggi, in seguito all’operazione, Samuel può finalmente entrare e uscire di casa senza l’aiuto di nessuno. Può apprezzare la bellezza di un albero o di un animale. Può accarezzare ai suoi due cagnolini. Può giocare come tutti gli altri bambini a baseball o a calcio. Non esistono più ostacoli tra lui e i suoi sogni di studiare, che ora potranno realizzarsi senza nessun problema(…).

Sua madre vuole ringraziare a Chávez e a Fidel: “Quando ci dissero che saremmo partiti per Cuba non riuscii a trattenere la mia emozione da quanto ero contenta. Nel contempo, ero assai preoccupata di dover lasciare soli gli altri miei quattro figli per poterne curare uno. Si trattò di una decisione assai difficile. Dato che sono una persona umile e con poche risorse, devo ringraziare a Fidel e a Chávez per avermi concesso l’opportunità di operare a mio figlio Samuel e a Chávez gli dico: che dio ti benedica, che Dio ti moltiplichi per tutto il bene che stai facendo ai poveri, perché sei il primo Presidente che si preoccupa davvero per i poveri”

 

Una Missione Milagro Negro in Africa è un dovere morale

 

 145427311-1e1dd3e4-3b3b-4160-9039-736e11b51962L’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS), ha riconosciuto recentemente che in Africa su una popolazione totale di 805 milioni di abitanti il 15% sono ciechi, l’8,3% sono Ipovedenti. Questi dati obbligano tutti noi a riflettere su quello che dovrebbe essere la missione di non pochi paesi a capitalismo avanzato come l’Italia in Africa. Invece ciò che abbiamo davanti ai nostri occhi è la più completa ottusità e indifferenza da parte del nostro paese che, evidentemente, preferisce spendere i propri soldi in tecnologia militare e in politiche d’ingerenza, atte allo sfruttamento del continente africano, piuttosto che attivarsi in politiche sociali e in missioni mediche per seminare la luce e l’amore alla vita a milioni di “Samuel” in tutta l’Africa.

Questo non è, però, il caso dei governi rivoluzionari dei paesi membri dell’ALBA-TCP e nella fattispecie del governo cubano e venezuelano, vere e proprie avanguardie nella lotta per la vita; non solo in America Latina ma anche nella nostra Madre Africa. Cuba e Venezuela con il progetto “Missione Miracolo”, stanno dando attenzione medica e benessere a milioni di persone in tutta l’America Latina, nei Caraibi e non solo. Oggi vediamo come non poche centinaia di Brigate Mediche cubane stanno distribuendo attenzione medica in molte regioni del continente africano. Questo è il caso delle brigate mediche cubane presenti in Sierra Leone e che hanno sconfitto l’ebola nel silenzio “assordante” di quei mezzi di comunicazione allineati alla guerra mediatica e psicologica portata avanti dagli Stati Uniti contro i paesi membri dell’ALBA-TCP e nella fattispecie contro Cuba, Venezuela, Ecuador e Bolivia.

Ora, l’eroica attività dei medici e lavoratori della salute cubani in Sierra Leone non è un caso isolato, giacché nasce da una politica che viene da lontano e che nessun mezzo di comunicazione può nascondere. Missioni mediche che sono presenti in moltissime regioni del pianeta e che dovrebbero ricevere il premio nobel per la pace

Nell’ottobre 2005, il governo dell’Avana inviò 2000 professionisti sanitari in Pakistan, installando Trenta ospedali da campo che assistettero più di 1,5 milioni di persone, in seguito al terremoto avvenuto nel paese asiatico. In seguito al terremoto in Indonesia del 27 maggio 2006, Cuba inviò 135 medici e una delegazione che assistette 1000 pazienti al giorni nell’isola di java, fermandosi per un totale di otto mesi. Nel dicembre 2007, Cuba celebrò il raggiungimento di un milione di pazienti dall’America Latina, Caribe e Africa che hanno recuperato o migliorato la vista grazie all’ Operazione Milagro, essendo un fatto unico nella storia dell’umanità, grazie alla collaborazione dei governi rivoluzionari di Cuba e Venezuela. Il 20 novembre 2008, Cuba e Angola si accordarono per la formazione di oftalmologi del paese africano sotto l’istruzione di specialisti cubani nel segno dell’ Operazione Milagro”, scrive Marinella Correggia.

La Missione Milagro Negro, ha come obiettivo di prestare attenzione medica a quegli oltre cinquanta milioni di persone che in tutto il continente sono considerati disabili visivi. Un dovere storico e morale per tutti i sinceri rivoluzionari che lottano per un mondo basato sulla pace con giustizia sociale e che patiscono ancora oggi l’accumulazione originale del capitale e lo sfruttamento realizzato dall’Europa in tutto il continente africano in questi ultimi Cinquecento anni.

Per questo la necessità urgente che si metta in piedi un progetto politico di carattere medico-sociale  che ponga in essere nuove triangolazioni nell’ambito della cooperazione e amicizia tra i popoli dell’ALBA-TCP, dell’Italia e dell’Africa; là dove questi ultimi devono essere quelli che devono ottenere il maggior beneficio dalla missione. Nostro compito come popolo lavoratore italiano, come attivisti sociali e sinceri rivoluzionari e quello di metterci al servizio di questa missione, che va verso la costruzione di un mondo dove la giustizia sociale sia la legge del futuro e dove lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla natura sia solo un brutto retaggio del passato.

Per questo che ANROS Italia, attraverso il presidente Emilio Lambiase; attraverso il patrocinio politico e morale dell’Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela, nella persona del proprio Ambasciatore, il dott. Julian Isaias Rodriguez Diaz e del proprio Consigliere Politico, il dott. Alfredo Viloria; del Consolato Generale della Repubblica Bolivariana del Venezuela a Napoli, nella persona della Console Generale, la dott.ssa Amarilys Gutierrez Graffe, hanno consegnato al Primo Presidente operaio di Nostra America, il compagno Nicolas Maduro, la bozza del progetto della Missione “Milagro Negro”. Trattasi di un progetto che in realtà ha avuto già un precedente, se pensiamo al primo incontro che avvenne il 17 giugno del 2013 tra Maduro e il Papa Francesco, nel quale il governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela aveva proposto alla Santa Sede, di unirsi ai popoli della Patria Grande in siffatta Missione.

Il progetto da allora ha preso forma, attraverso il lavoro di non poche compagne e compagni del movimento di solidarietà e di appoggio alla Rivoluzione Bolivariana del Venezuela e che nel progetto bolivariano e martiano di una Patria Grande latinoamericana, vedono il cammino luminoso verso la costruzione di un nuovo ordine mondiale multipolare, multilaterale, multiculturale e multicentrico basato sul socialismo del XXI secolo, quello stesso socialismo che ebbe a definire il Comandante Eterno Hugo Chávez e che i popoli di Nostra America chiamano “nuestro socialismos” sottolineando come la costruzione di un mondo migliore deve essere libero da ogni dogma.

Una nota speciale va fatta anche al lavoro che in questi anni è stato realizzato nel Centro e nel Sud della penisola italiana, là dove l’unità dialettica tra movimenti, forze popolari e la Diplomazia del Popolo realizzata dai degni rappresentanti delle istituzioni diplomatiche e del popolo venezuelano presenti a Roma e a Napoli hanno reso possibile la costruzione di un forte blocco di forze progressiste che attraverso progetti di cooperazione e di amicizia tra i popoli stanno dando una lezione storica e politica su quello che dovrebbe essere l’internazionalismo; secondo le stesse parole di Fidel, il Che e Chavez.

A questi si è aggiunto il piacevole e importante contributo del M.A.C., Movimento Apostolico Ciechi che nella persone del proprio presidente, il prof. Francesco Scelzo, si sono impegnati a collaborare organicamente nel progetto, investendoci tutta la loro esperienza sviluppata in oltre 40 anni di lavoro sociale e assistenza in Africa.

Hezbollah: Orgogliosi di essere sanzionati dagli USA

da hispantv

Il movimento di resistenza islamica in Libano, Hezbollah, considera un “orgoglio” essere sanzionato dagli Stati Uniti. Lo ha affermato il suo leader Seyed Hasan Nasrolá.

«Siamo orgogliosi che gli Stati Uniti ci puniscano (…) La resistenza difende il suo territorio, e questo include una resistenza al progetto sionista e a quello takfiro», ha spiegato, sabato scorso, il segretario generale di Hezbollah, in merito alle recenti sanzioni imposte da Washington contro diversi membri del movimento.

In un discorso in videoconferenza durante una cerimonia, Nasrallah ha sottolineato che la resistenza continuerà il suo cammino per raggiungere la vittoria finale.

Stati Uniti e il regime israeliano, tradizionali nemici di Hezbollah

Dopo aver ringraziato per il sostegno la Repubblica islamica dell’Iran, il leader di Hezbollah ha affermato che dall’inizio della Resistenza, gli Stati Uniti d’America, il regime israeliano e i suoi alleati arabi del Medio Oriente hanno cercato di porre fine questo movimento, definendolo come un’organizzazione terroristica. Questa «non è una novità» ha ribadito.

Dopo aver denunciato gli sforzi falliti dai nemici per danneggiare l’immagine di Hezbollah nel mondo, ha evidenziato i successi di questo movimento, fra i quali quelli raccolti insieme all’esercito siriano contro i terroristi al confine siro-libanese.

Secondo Nasrallah, i nemici di Hezbollah diffondono menzogne ​​sul movimento e cercano di influenzare il morale dei loro combattenti che, nonostante tutto, resta forte e costante.

«Abbiamo sempre creduto che né l’Iran né Siria rinunceranno alla resistenza, e hanno già dimostrato questa virtù e voi sapete chi dice la verità e chi diffonde menzogne», ha ribadito, precisando, tra l’altro che, dopo l’uccisione dei leader, comandanti e civili  non cambieranno per nulla la posizione della Resistenza e i mezzi che adotterà Hezbollah, se non la pazienza.

Riferendosi alla presenza del gruppo terrorista Isis (Daesh, in arabo) in Medio Oriente, Nasrallah  ha affermato che «senza dubbio, la Turchia è seconda solo a Daesh, fornendo equipaggiamento militare, e apertura delle frontiere. Ma ora il primo ministro della Turchia (Ahmet Davutoglu) sostiene che Daesh minacca la sicurezza nazionale di questo Paese».

Gli Stati Uniti rimangono il  “grande satana” di sempre

Per quanto riguarda la conclusione dei colloqui sul nucleare tra Iran e Gruppo 5+1 (Stati Uniti d’America, Il Regno Unito, Francia, Russia e Cina più la Germania), il leader di Hezbollah ha sottolineato che gli USA saranno sempre il “Grande Satana”, sia prima che dopo il conseguimento di tale risultato.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Verso la Missione “Milagro Negro”

dsas

da ANROS – Italia

Africa: Un medico oculista per ogni milione e mezzo di abitanti.
Abbiamo evidentemente un debito morale ed eticamente inaccettabile.

Patrocinio Morale e Politico del Consolato della Repubblica Bolivariana del Venezuela a Napoli

Progetto proposto dall’Associazione delle Reti e le Organizzazioni Sociali (ANROS – Italia)
Associazione di supporto Movimento Apostolico Ciechi

Proposta di Emilio Lambiase e Alessandro Pagani (ANROS Italia) e Francesco Scelzo (M.A.C.)

Si chiede il Patrocinio morale e politico del Venezuela, di Cuba e del Vaticano.

(da un articolo di Marinella Correggia)

“La Carta a Africa” è un testamento.

Il Comandante Eterno Hugo Chávez sta già molto male quando, nel febbraio del 2013, dispiaciuto di non poter partecipare al Terzo vertice dei capi di stato e di governo dell’ASA (America del Sud e Africa), nella Guinea equatoriale, manda ai partecipanti questa lettera, il suo ultimo grande documento di politica internazionale.
Egli auspica che l’ASA diventi un “foro della cooperazione solidale e complementare” fra i due continenti.
La lettera si conclude con questa frase: “Vivremo e vinceremo!”.

Ma il nostro “presidente infinito” muore a Caracas il 5 marzo 2013.

L’8 marzo, molto lontano, nella capitale del Burkina Faso, una donna e il suo bambino vanno a deporre la bandiera venezuelana sulla tomba dell’ex presidente Thomas Sankara, ucciso nel 1987, mentre alcuni artisti suonano in onore dei due rivoluzionari, mai conosciutisi ma così affini.

Nel suo testamento africano, il presidente del Venezuela parla di due continenti “più che fratelli, uniti da indivisibili legami storici e destinati a procedere insieme verso il pieno riscatto”. “(…) America del Sud e Africa sono uno stesso popolo. (…) Gli imperi del passato, colpevoli del sequestro e dell’assassinio di milioni di figli e figlie di madre Africa, col fine di alimentare un sistema di sfruttamento schiavista nelle sue colonie, seminarono nella nostra America sangue africano guerriero e combattivo, arso dal fuoco che produce il desiderio di libertà”.

Viene poi il secolo XX, e “le lotte di liberazione in Africa. Processi di indipendenza, nuove minacce neo-coloniali, eroi e martiri: Patrice Lumumba, Amilcar Cabral (…)”.

Il presidente venezuelano indica i temi e le caratteristiche della solidarietà afro-latinoamericana della quale auspica una grande crescita: “Nei nostri continenti si trovano sufficienti risorse naturali, politiche e storiche, che servono per salvare il pianeta dal caos in cui è stato condotto. (…)”.

daserDa sottolineare come Hugo Chávez per l’ennesima volta condanni la guerra della Nato in Libia nel 2011 e il suo obiettivo di frenare il consolidamento di un’unione fra popoli non occidentali, all’insegna dell’autodeterminazione e della ricerca della giustizia economica e sociale affinché, contando gli uni sugli altri, si raggiunga l’indipendenza e la maggiore felicità possibile”.

Dalla Carta all’Africa di Hugo Chávez all’incontro in Vaticano con Papa Francesco, di Nicolás Maduro, il 17 giugno 2013.
In quella occasione il presidente Maduro ha spinto per la canonizzazione del medico José Gregorio Hernández, conosciuto in Venezuela come il “medico del popolo”, venerato come un santo in Venezuela per il suo impegno in favore degli umili e dei poveri, che curava gratis.

Poi Maduro si è soffermato a illustrare al Papa il “debito sociale delle Missioni”, con particolare riguardo a la Misión Milagro.
Oggi vorremmo ripartire da quel discorso che ha affascinato i due capi di Stato e proporre di estendere al continente africano quel debito sociale, proponendo in questa occasione la MISION MILAGRO NEGRO, considerando, poi, che alcuni Paesi di quel continente, possiedono un medico oculista per ogni milione e mezzo di abitanti (sic!).

Questo progetto dovrà coinvolgere necessariamente il governo del Venezuela, quello di Cuba e lo Stato del Vaticano.

Cos’è la Misiòn Milagro?

La Misión Milagro, o Operazione Milagro, è un progetto umanitario che ebbe inizio l’8 luglio 2004 con l’impulso dei governi di Cuba e Venezuela. Ha lo scopo di aiutare quelle persone con scarse risorse affinché possano essere operate per vari problemi oculari. È un piano sanitario che fa capo in forma congiunta ai governi di Cuba e Venezuela e che cerca di dare soluzione a determinate patologie oculari della popolazione. È parte del piano di integrazione dell’America Latina, e si integra nei programmi per ottenere l’unità tra i popoli dell’Alleanza Bolivariana per le Americhe (ALBA).

Dalla sua creazione sono state operate, grazie all’avanzato sviluppo della medicina cubana, migliaia di latinoamericani di paesi come El Salvador, Guatemala, Ecuador, Colombia, Costa Rica, Venezuela, Bolivia, Argentina e Repubblica Dominicana, e si prevede la sua applicazione in altri paesi. Come parte del suo sviluppo sono sorti centri di Oftalmologia in Venezuela e Bolivia con personale, equipaggiamento e risorse cubane.

Nei centri dove vengono alloggiati i pazienti a Cuba sono assistiti da medici, operatori sociali e studenti universitari che dedicano parte delle loro vacanze a questo lavoro di solidarietà.

Parte di questa opera è raccontata da coloro che l’hanno vissuta nel libro di Katiuska Blanco, Alina Perera e Alberto Núñez, Voces del Milagro.

Obiettivi

Il piano prevede che, in un periodo di 10 anni, si presti attenzione chirurgica a circa sei milioni di persone affette da problemi oftalmologici.

Il piano, che ebbe inizio in Venezuela, si applica già in 31 paesi dell’America Latina, Caribe, Asia e Africa.[1] Come estensione di questo programma sono state create, con l’aiuto del personale medico cubano, cliniche in Venezuela e Bolivia che contribuiranno al trattamento gratuito di queste infermità, permettendo così maggior controllo e prevenzione.

Sviluppo

Nell’ottobre 2005, il governo dell’Avana inviò 2000 professionisti sanitari in Pakistan, installando 30 ospedali da campo che assistettero più di 1,5 milioni di persone, in seguito al terremoto avvenuto nel paese asiatico.[2]

In seguito al terremoto in Indonesia del 27 maggio 2006, Cuba inviò 135 medici e una delegazione che assistette 1000 pazienti al giorni nell’isola di java, fermandosi per un totale di otto mesi.[3]

Nel dicembre 2007, Cuba celebrò il raggiungimento di un milione di pazienti dall’America Latina, Caribe e Africa che hanno recuperato o migliorato la vista grazie all’ Operazione Milagro, essendo un fatto unico nella storia dell’umanità, grazie alla collaborazione dei governi rivoluzionari di Cuba e Venezuela.

Il 20 novembre 2008, Cuba e Angola si accordarono per la formazione di oftalmologi del paese africano sotto l’istruzione di specialisti cubani nel segno dell’ Operazione Milagro.

Copertura attuale

Nell’Operazione Milagro partecipano 165 istituzioni cubane. Dispone già di una rete di 49 centri oftalmologici con 82 postazioni chirurgiche in 14 paesi dell’America Latina e Caribe. Ci sono missioni dell’ Operazione Milagro in Venezuela, Bolivia, Costa Rica, Ecuador, Haiti, Honduras, Panama, Guatemala, Saint Vincent e Granadine, Guyana, Paraguay, Granada, Nicaragua e Uruguay. Nonostante l’importanza di portare assistenza medica a persone di scarse risorse, Stati come quello peruviano hanno visto in questa iniziativa un mezzo d’infiltrazione e propaganda. Dopo queste accuse, l’Operazione Milagro ha cessato le sue attività nel paese andino.

TABELLE ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’ SULLA DISABILITA’ VISIVA


Numero totale delle persone con disabilità visiva suddivise per macroaree (dati 2010)

Ciechi Ipovedenti Totale disabili visivi

Area Geografica Popolazione totale Numero e percentuale sul totale Numero e percentuale sul totale Numero e percentuale sul totale

Africa 805 milioni 5.888.000 (15) 20.407.000 (8,3) 26.295.000 (9.2)
Americhe 915 milioni 3.211.000 (8) 23.401.000 (9,5) 26.612.000 (9,3)
Medio-Oriente 580 milioni 4.918.000 (12,5) 18.581.000 (7,6) 23.499.000 (8,2)
Europa 890 milioni 2.713.000 (7) 25.502.000 (10,4) 28.215.000 (9,9)
Sud-Est Asiatico (esclusa India) 580 milioni 3.974.000 (10,1) 23.938.000 (9,7) 27.913.000 (9.8)
Asia Centrale/ Occidentale e Regioni del Pacifico (esclusa Cina) 442 milioni 2.338.000 (6) 12.386.000 (5) 14.724.000 (5,2)
India 1.182 milioni 8.075.000 (20,5) 54.544.000 (22,2) 62.619.000 (21,9)
Cina 1.345 milioni 8.248.000 (20,9) 67.264.000 (27,3) 75.512.000 (26,5)
Totale Mondo 6.739 milioni 39.365.000 (100) 246.024.000 (100) 285.389.000 (100)
Numero totale delle persone con disabilità visiva suddivise per età (dati 2010)
Età (in anni) Popolazione totale Ciechi Ipovedenti Totale disabili visivi
0-14 1.848 milioni 1.421.000 17.518.000 18.939.000
15-49 3.549 milioni 5.784.000 74.463.000 80.248.000
50 e oltre 1.342 milioni 32.160.000 154.043.000 186.203.000
Totale 6.739 milioni 39.365.000 246.024.000 285.389.000

CECITÀ IN AFRICA

Cataratta


In Africa, la cataratta è responsabile di quasi il 40% dei casi di cecità. Consiste nell’opacizzazione del cristallino, che è una lente naturale situata internamente all’occhio. In condizioni normali questa lente è trasparente, ma in conseguenza di alterazioni dovute ad invecchiamento, traumi, infezioni, raggi UV, disidratazione, malnutrizione, ecc., può diventare opaca. La cataratta ostacola la penetrazione di luce nell’occhio, riducendo l’acuità visiva fino alla sola percezione della luce o alla cecità totale. La terapia della cataratta è chirurgica mediante la sua estrazione e la sostituzione del cristallino naturale con una lente artificiale. Questo intervento, che ridona la vista, costa circa 30 euro per un adulto, e 130 euro per un bambino.

Tracoma

Le numerose iniziative di questi ultimi anni hanno ridotto la percentuale del tracoma nel mondo al 3%, ma questo non basta perché in molte zone dell’Africa questa patologia è ancora endemica. Il tracoma è una malattia infettiva cronica della congiuntiva e della cornea, causato da un micro-batterio chiamato Clamydia Trachomatis. Le prime manifestazioni consistono in arrossamento e bruciori oculare, lacrimazione e gonfiore delle palpebre; quando la malattia è evoluta le ciglia si rivoltano verso l’interno (trichiasi), così da creare graffi e ferite all’occhio ad ogni battito palpebrale; questa situazione è notevolmente dolorosa e progressivamente conduce ad una opacizzazione corneale e quindi a una cecità totale. La malattia viene trasmessa da un individuo all’altro per contatto diretto o anche indiretto, quindi le condizioni igieniche precarie e l’abbondanza di mosche facilitano la diffusione dell’infezione e della malattia. Il tracoma può essere curato prima che porti alla cecità, utilizzando una pomata oftalmica a base di tetraciclina e seguendo una serie di norme igieniche. Allo stadio più avanzato solo un’operazione chirurgica può salvare da una cecità definitiva. Per questi motivi, la strategia utilizzata per combattere la cecità da tracoma viene chiamata con l’acronimo inglese SAFE, che indica le quattro azioni necessarie nella lotta contro la malattia: Surgery (Chirurgia): operazione chirurgica di correzione di trichiasi, per rivoltare nuovamente la palpebra verso l’esterno quando la malattia è già evoluta. Quest’operazione può essere effettuata anche da infermieri qualificati direttamente nei villaggi o nei dispensari di zona. Antibiotics (Antibiotici): applicazione di una pomata antibiotica quando la malattia è allo stadio iniziale, per arrestare il processo infettivo e le sue conseguenze sulla palpebra. La pomata antibiotica (tetraciclina) sufficiente ad arrestare la malattia nelle fasi iniziali costa 1 euro Facial cleanliness (Igiene del viso): educazione alla corretta igiene/pulizia del viso che può ridurre i livelli di trasmissione dell’infezione e la diffusione della malattia Environmental Improvement (Sviluppo ambientale): miglioramento delle condizioni igienico-ambientali, contributo essenziale per sconfiggere l’infezione.


Glaucoma

Il glaucoma è una tra le principali cause di cecità/ipovisione per malattie oculari dopo la cataratta: diversi studi gliene attribuiscono la responsabilità del 10 % dei casi. Il glaucoma è una malattia caratterizzata dalla progressiva distruzione delle fibre del nervo ottico, causata da una eccessiva pressione interna all’occhio, che porta a una riduzione graduale, ed irreversibile, del campo visivo, fino alla cecità totale e permanente. Nella maggior parte dei casi l’ipertensione oculare non provoca dolore per cui è necessario uno strumento o una visita. Le conseguenze più devastanti del glaucoma possono essere prevenute con la riduzione, in tempo utile, della pressione intraoculare, che a sua volta può essere ottenuta mediante l’instillazione cronica di colliri o mediante un intervento chirurgico. La terapia medica (colliri) del glaucoma costa 12 euro all’anno, mentre la chirurgica 35 euro.

Oncocercosi o Cecità Fluviale

Attualmente 0,7% E’ una malattia infettiva causata dal parassita Onchocercas Volvulus, trasmesso con la puntura della mosca Simulium nera. Questi insetti si riproducono nella savana, nelle zone pluviali e nei fiumi a scorrimento veloce, da cui il nome “cecità fluviale”. Dopo circa un anno, le larve depositate nella pelle si trasformano in vermi adulti, che si riproducono a milioni e migrano attraverso il tessuto sottocutaneo fino a raggiungere gli occhi e a danneggiare irrimediabilmente la vista. Se diagnosticata in tempo, la cecità fluviale è curabile grazie all’assunzione di un farmaco a base di Ivermectina, che uccide le larve, mentre non riesce ad eliminare il verme adulto, per cui l’individuo infettato deve assumere il pillole per 20 anni (durata della vita media dei vermi), una volta all’anno, per eliminare le nuove larve prodotte dagli adulti e ridurre il rischio di diffusione dell’infezione. La società farmaceutica Merck & Co produce e regala questo farmaco (nome commerciale Mectizan®) che quindi non è in vendita. Sono sufficienti 20 centesimi per la distribuzione del farmaco ad ogni individuo che verrà così protetto per un anno.

Cecità Infantile

Nel mondo 1 milione e mezzo di bambini sono ciechi e ogni anno circa 400.000 bambini perdono la vista; più della metà di loro muoiono nell’arco di un paio di anni, in conseguenza o delle malattie che hanno portato alla cecità, o al modo in cui vengono trascurati una volta diventati ciechi (dati OMS, 2002).

Per i bambini perdere la vista equivale all’impossibilità di andare a scuola e di integrarsi nella propria comunità. In Africa la xeroftalmia, dovuta alla carenza di vitamina A, è la causa principale di cecità; altre cause importanti sono la cataratta, il tracoma, il glaucoma, l’oncocercosi, ecc. altrove descritti. Un apporto insufficiente di vitamina A secca le mucose, anche dell’occhio, ed infine porta ad un’opacizzazione corneale che causa una cecità irreversibile. Il primo strumento per sconfiggere la xeroftalmia è l’informazione. E’ necessario che le madri siano coscienti della necessità di somministrare ai propri bambini un’alimentazione corretta, integrata con frutta e verdura, e della opportunità di allattare al seno se possibile.

Nei casi più gravi, in cui la carenza di vitamina A nell’organismo ha già manifestato i suoi segni evidenti, diventa indispensabile somministrare tre capsule di vitamina A per bloccare gli effetti sulla vista, il cui costo è di soli 3 Euro. In generale, per ridurre drasticamente la cecità infantile e le sue conseguenze sarebbero necessarie: Visite oculistiche presso le scuole per identificazione dei bambini che hanno necessità di cure. Formazione delle ostetriche e del personale che insegnano alle partorienti come pulire gli occhi dei neonati per evitare infezioni. Informazioni relative all’alimentazione e distribuzione di Vitamina A ai bambini che ne mostrano segni di carenza. Distribuzione di Mectizan ai bambini di età superiore a cinque anni nelle zone endemiche di oncocercosi. Per bambini affetti da cecità irreversibile, programmi atti a promuoverne l’integrazione nelle scuole.

Questa situazione ci fa ancora più riflettere se si considera che in Africa, come in tutti i paesi in via di sviluppo le cause di cecità e/o ipovisione si potrebbero eliminare o prevenire in circa il 75%.

CECITÀ IN ETIOPIA

L’Etiopia è uno dei Paesi al mondo con la più alta incidenza di malattie visive, a causa soprattutto di infezioni, carenza di vitamina A e cattive condizioni igienico-sanitarie. Le patologie maggiormente diffuse sono la cataratta e il tracoma. Si stima che vi siano più di 1 milione di persone cieche, delle quali un terzo bambini.

I dati sulla cecità e l’ipovisione in Etiopia sono i seguenti: su circa 90 milioni di abitanti i non vedenti sono indicativamente l’1,6% della popolazione (un milione e duecentomila), mentre gli ipovedenti sono il 3,7% (due milioni e ottocentomila); infine sono circa 9 milioni i bambini affetti da tracoma, pari al 40% della fascia d’età fino ai 9 anni.

L’impossibilità di curare infezioni, la carenza di vitamina A e le cattive condizioni igienico-sanitarie sono le principali responsabili delle centinaia di migliaia di persone che ogni anno si ammalano di malattie oftalmologiche; spesso i nuovi malati vivono nelle zone rurali e più periferiche del paese e, oltre a non avere facilmente a disposizione un medico, sono anche privi della necessaria educazione sanitaria di base. Le principali malattie di cui soffrono gli etiopi, che poi degenerano in cecità, secondo ‘Orbis’ sono la cataratta, il glaucoma e il tracoma, oltre a una serie di altre patologie legate alla cornea.

CECITÀ IN BURKINA FASO

Secondo le stime più recenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le persone non vedenti in Burkina Faso sono circa 250.000, cioè l’1,6 % della popolazione.

Le principali cause di cecità sono: cataratta, tracoma, emorragie retiniche causate da drepanocitosi, oncocercosi, infezioni e congiuntiviti non curate, dovute a scarsa igiene e mancanza di acqua pulita, glaucoma, carenza di vitamina A dovuta a malnutrizione Il numero di oculisti e specialisti in oftalmologia è estremamente basso: non più di 40 per una popolazione di oltre 16.000.000 di abitanti.

CECITÀ IN UGANDA

Le fonti ufficiali stimano che vi siano non meno di 500.000 ciechi in Uganda su una popolazione di circa 35 milioni di persone e che la maggioranza di questi lo sarebbero per cause facilmente prevenibili. Un migliore accesso alle cure e alla prevenzione delle affezioni oculari e una migliore qualità dei servizi ridurrebbe grandemente il numero di persone che ogni anno perdono la vista.

Il ministero della Sanità, proprio in questa prospettiva, ha lanciato una campagna per l’eradicazione del tracoma attraverso interventi di trattamento di massa nelle scuole e nei villaggi assieme a una serie di interventi per sostenere le cure oftalmiche primarie per cercare di ridurre dall’1 allo 0.8% la prevalenza degli invalidi da disturbi visivi.

CECITÀ IN KENYA

Si stima che in Kenya vi siano circa 400.000 persone cieche assolute e oltre 2 milioni di disabili visivi su una popolazione totale di 44 milioni. Le principali cause di cecità sono la cataratta, il tracoma e il glaucoma. In oltre il 75% dei casi, la cecità potrebbe essere evitata con cure e trattamenti adeguati. Allo stato attuale non vi sono più di 70 oftalmologi in Kenya e oltre la metà di essa opera nella capitale Nairobi. Il che significa che vi è la media di un oculista per 1 milione di persone nelle aree urbane e 1 ogni 2 milioni nelle aree rurali.

Il 43% dei casi di cecità in Kenya è causato dalla cataratta; vi sono circa 15.000 nuovi casi ogni anno che si aggiungono agli oltre 150.000 che già ne soffrono. Si stima inoltre che oltre 6 milioni di persone siano a rischio tracoma che è endemico in 18 degli 80 distretti amministrativi dello Stato. Nelle zone rurali l’accesso all’acqua potabile è limitato a solo il 49% della popolazione.

CECITÀ NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

Nella R.D. Congo si stima che vi siano 5 milioni di disabili visivi (su una popolazione totale di circa 67 milioni) di cui 800.000 ciechi assoluti. Ogni anno 13.000 persone diventano cieche a causa del glaucoma, malattia che si potrebbe curare se trattata in tempo. Se non si interviene questo numero potrebbe triplicare nel giro di 15 anni.

Enti socio-assistenziali di ispirazione cattolica

Scheda per i media CEI

L’organizzazione

Nome organizzazione: Movimento Apostolico Ciechi (in sigla M.A.C.)

Anno di fondazione: 15 novembre 1951

Breve storia dell’organizzazione: Il M.A.C. nasce nel 1928 come Crociata Apostolica dei Ciechi, per iniziativa di Maria Motta, che riceve l’incarico dal Gesuita P.de Ivo Mollat, fondatore della Croisade des Aveugles in Francia. Dopo gli anni difficili della guerra, l’apostolato riprende nella Diocesi di Lodi e nel 1951 la Crociata ottiene il riconoscimento giuridico diocesano. Nel 1960 la Santa Sede ne approva lo Statuto e, su indicazione di Papa Giovanni XXIII, la denominazione cambia in Movimento Apostolico Ciechi. Nel 1963 anche lo Stato Italiano riconosce giuridicamente il M.A.C. Dopo il Concilio Vaticano II, il Movimento dà particolare impulso all’azione sociale avviando l’opera in favore dei ciechi anziani e attivando la cooperazione con il Sud del Mondo. Negli anni ’70 si sviluppa l’azione per l’integrazione scolastica e per i pluriminorati. Negli anni ’80 avvia l’azione per la catechesi e la pastorale dei disabili e l’attenzione alla famiglia. Negli anni ’90 il Movimento riorganizza la propria azione sociale in tre aree: inclusione ecclesiale, promozione sociale, cooperazione tra i popoli.

Breve descrizione dell’organizzazione (finalità principali e modo con cui vengono perseguite): Il Movimento Apostolico Ciechi è un’associazione riconosciuta dalla Conferenza Episcopale Italiana e dallo Stato; è riconosciuta idonea come ONG ed è iscritta nel Registro della Associazioni di Promozione Sociale. È diretta da un Consiglio Nazionale di tredici membri eletto dall’Assemblea e la sua gestione è affidata alla Presidenza di tre membri. È articolata in Gruppi Diocesani collegati in Consulte Regionali ecclesiastiche. Per ciascuno dei tre livelli viene nominato un presbitero come assistente dalla competente autorità ecclesiastica. La missione del Movimento si realizza nella formazione e nella promozione di persone, famiglie e comunità in presenza della disabilità visiva e, più in generale, di ogni altra disabilità. Il carattere identificativo della nostra visione è la condivisione di luoghi e percorsi comuni tra persone vedenti e non vedenti, tra persone disabili e non, chiamate a vivere insieme il frutto maturo della solidarietà nella reciprocità. I valori fondativi della nostra azione sono la dignità, la responsabilità, la dimensione spirituale e storica, l’apertura comunitaria, l’accoglienza, la prossimità, la solidarietà, l’attenzione all’altro e la sussidiarietà. I nostri progetti e le nostre strategie operative hanno l’obiettivo di attivare la comunicazione, costruire relazioni di reciprocità, avviare processi di inclusione, individuare soluzioni personalizzate.
Numero e caratteristiche dei soci/aderenti: circa 2.000 soci – persone non vedenti e vedenti.

Regioni e/o città in cui l’organizzazione è presente: Piemonte, Lombardia, Triveneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Basilicata, Campania, Puglia, Sicilia – 57 gruppi diocesani

Principali beneficiari delle attività: persone con disabilità visive e persone vedenti alle quali viene offerto un percorso formativo per un’attiva partecipazione alla vita della Chiesa e all’impegno sociale e civile conseguente al conseguimento di un responsabile rapporto con la disabilità visiva.

I principali servizi offerti: sono destinati alle persone con disabilità visive (stampa Braille, registrazioni audio) e alle persone con disabilità complessa o pluriminorazione psicosensoriale, ai ragazzi che frequentano le scuole e alle famiglie in cui vivono persone in situazione di svantaggio nonché alle comunità parrocchiali e civili.

Ricerche/rapporti (co-)promossi recentemente

Iniziative con cadenze annuali: Premio “Don Giovani Brugnani” (Parrocchie inclusive, destinato alle parrocchie che si attivano con progetti a favore di persone con disabilità visiva o complessa), Premio “Diana Lorenzani” (Destinato ad iniziative e progetti per percorsi educativi ed inclusivi a favore di persone con disabilità grave o complessa e con pluriminorazione psicosensoriale e loro famiglie), Premio “Antonio Muñoz”(Destinato agli allievi della scuola primaria e secondaria allo scopo di realizzare la migliore qualità dell’inclusione scolastica di allievi con disabilità visiva), “Appello di Natale e di Pentecoste” (Campagne di sensibilizzazione e di raccolta fondi per richiamare l’attenzione delle comunità sulle condizioni di vita, sulla scolarizzazione e sulle emergenze sanitarie delle persone non vedenti che vivono nei Paesi più poveri del Sud del Mondo), “Giornate della Condivisione” (Raduno nazionale di incontro e confronto dei Gruppi M.A.C), Servizi stabili – Fornitura di opere a contenuto spirituale trascritti in Braille o registrati su supporto audio; Organizzazione di soggiorni per persone non vedenti in situazione di svantaggio presso Casa “Fusetti” (Corbiolo di Bosco Chiesanuova – VR),

Centro di formazione ed incontri del M.A.C.

Campagne promosse dall’organizzazione, o co-promosse con altri a cui si partecipa attivamente: ============================================================

Suggerimenti su temi/questioni/fatti che meriterebbero un approfondimento giornalistico:
1. La presenza e la partecipazione alla vita delle Parrocchie delle persone con disabilità grave;
2. Persone con disabilità e welfare con particolare attenzione alle famiglie che lo suppliscono e che sono oberate da situazioni di persone con disabilità complessa grave;
3. Divulgazione della necessità della prevenzione della cecità nel Mondo, in particolare nei Paesi poveri

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Caracas, 26 de julio de 2015.- El presidente de la República, Nicolás Maduro, ratificó este domingo su propuesta al Papa Francisco de expandir la Misión Milagro en países de América Latina y el Caribe, con el apoyo del Vaticano, la Iglesia Católica y la Alianza Bolivariana para los pueblos de Nuestra América (Alba).

A partir de esta propuesta, dijo el Mandatario Nacional, “podremos expandir la Misión Milagro, no sólo para mejorar la vista de las personas sino también para mejorar la salud de los pueblos del mundo. Esa es una causa noble, cristiana y justa”.

Durante un acto en el Cuartel de la Montaña, espacio ubicado en la parroquia 23 de Enero, en Caracas, el Jefe de Estado informó al país que desde la activación de este programa social, ideado por los gobiernos de Cuba y de Venezuela, un total de 4 millones de personas ha recuperado la vista en el mundo.

“Esta es una misión tan poderosa que se ha extendido tanto por todo el continente y más allá -inclusive en el continente africano- que la meta que nos fijaron Fidel y Chávez de 6 millones de pacientes atendidos es una meta que estamos cerca de cumplir cada vez más. Apenas en 10 años de esta misión, más de 4 millones de latinoamericanos y caribeños han sido atendidos”, manifestó el Jefe de Estado, al tiempo que ratificó que hasta ahora no existe en el mundo una misión humanitaria que haya atendido a 4 millones de personas.

“No existe en la tierra un proyecto que haya atendido a 4 millones de personas en el mundo, que les haya devuelto la visión”, agregó.

Este domingo, 14 ciudadanos de San Vicente y las Granadinas que recuperaron su visión con apoyo de la Misión Milagro asisten a un acto en el Cuartel de La Montaña, en el que también participa el vicepresidente de la República, Jorge Arreaza, y el primer ministro de San Vicente y las Granadinas, Ralph Gonsalves. / CLAA.

VTV con información de AVN

Assad denuncia l’ipocrisia occidentale nella lotta al terrorismo

da hispantv

Il presidente siriano Bashar al-Assad, oggi, ha denunciato le menzogne ​​e l’ipocrisia dell’Occidente, affermando che le superpotenze stanno combattendo un “mostro” creato da loro stessi.

Nel suo discorso ai funzionari siriani provenienti da diversi settori, ha sottolineato come l’Occidente sia diventato lo sponsor principale ed esportatore di terrorismo nel mondo, per imporre i suoi disegni ai popoli e servire i propri interessi.

Dopo aver denunciato il sostegno multilaterale dei paesi occidentali al terrorismo, ha aggiunto che questo fenomeno non ha limiti e ha ricordato che il governo di Damasco aveva ripetutamente messo in guardia contro i pericoli che comporterebbe una sua crescita nel Medio Oriente.

A questo proposito, Assad ha osservato che la lotta al terrorismo sarà fruttuosa solo se le richieste delle nazioni e i loro diritti siano rispettati.

Evidenziando che il governo siriano “sostiene una soluzione politica” per risolvere la crisi nel paese, Al Asad ha ricordato la presenza al tavolo del dialogo con i cosiddetti gruppi di opposizione siriana, precisando che « il sangue del popolo siriano è ancora più importante, la Siria è disposta a porre fine alla crisi nel più breve tempo possibile».

Il presidente ha ribadito che la guerra che affligge la Siria da più di 4 anni, è una “guerra imposta” contro il paese; La Siria non ha mai voluto la guerra, ma «se ce l’hanno imposta, l’esercito siriano resisterà su tutti i fronti».

«La nostra lotta ha due schieramenti, da un lato c’è il popolo siriano e dall’altro i terroristi provenienti da diversi paesi del mondo», ha dichiarato, per  poi parlare della guerra mediatica imposta contro il paese arabo per diffondere menzogne ​​sulla “divisione della Siria”‘.

Dopo aver affermato che non vi può essere alcun collegamento tra terrorismo e una soluzione politica, al-Asad ha affermato che «dobbiamo sconfiggere il terrorismo, se vogliamo iniziare un dialogo in Siria (…) Non c’è altra scelta che combattere e vincere».

La priorità del governo di Damasco, ha precisato, è quella di raggiungere la liberazione totale di tutte le regioni controllate dai gruppi terroristici, e l’esercito siriano ha la capacità per farlo.

Egli ha sottolineato che il ritiro e il fallimento non hanno posto nella logica dell’esercito siriano, e le forze militari del paese in lotta per l’unità della nazione.

Assad ha ringraziato l’Iran e Hezbollah per essere accanto al popolo siriano nella lotta contro i gruppi terroristici (…). «Il paese fratello Iran ci ha fornito esperienze militari e i nostri fratelli della resistenza hanno combattuto con noi».

Egli ha sottolineato che l’Iran e il Movimento di Resistenza Islamica in Libano (Hezbollah) hanno fornito alla Siria di quanto necessario per combattere il terrorismo; mentre ha preso atto delle iniziative proposte dalla Russia per porre fine alla violenza nel loro paese e anche il sostegno della Cina in questo senso.

Per quanto riguarda la conclusione dei colloqui sul nucleare Teheran-Gruppo 5 + 1, ha spiegato che «l’Iran ha ottenuto un grande successo (…) grazie all’unità e alla solidarietà del suo popolo».

Secondo Al-Asad, anche se l’Iran ha subito per tre decenni diversi tipi di sanzioni e otto anni di guerra che ha distrutto le sue infrastrutture, è al primo posto nella produzione industriale tra i paesi islamici.

«Siamo in una fase decisiva e mai faremo passi indietro sui nostri diritti. Vencereremo e difenderemo i nostri diritti. Oggi il mondo sta cambiando e qualsiasi paese che riesce a difendere i suoi diritti sarà il vincitore. I paesi che lottano per i loro diritti sono rispettati, e senza dubbio raccoglieranno la vittoria, e l’Iran è il migliore esempio in questo senso», ha concluso.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

L’Assalto alla Caserma Moncada

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Il 26 di Luglio del 1953 fu la risposta del popolo cubano alla situazione creata da Fulgencio Batista con il colpo di Stato, il 10 marzo del 1952, e la ricerca di un cammino con una Rivoluzione che permettesse di sradicare i gravi danni economici e sociali provocati dal controllo nordamericano.

Il 26 di Luglio del 1953 fu la risposta del popolo cubano alla situazione creata da Fulgencio Batista con il colpo di Stato, il 10 marzo del 1952, e la ricerca di un cammino con una Rivoluzione che permettesse di sradicare i gravi danni economici e sociali provocati dal controllo nordamericano.

In quei giorni a Santiago di Cuba si realizzava il carnevale, una diversione, quando un gruppo di uomini guidati dal giovane rivoluzionario Fidel Castro attaccò la Caserma Moncada, la seconda fortezza dell’esercito batistiano.

Fu evidente che il fatto marcò un avvenimento storico, generazionale e rivoluzionario e la sua vigenza, dopo lo sbarco dello yacht Granma, è sempre assoluta tra gli eventi storici cubani e nello sviluppo politico successivo dell’America Latina.

Nessuno può negare che quando avvenne, l’Assalto alla Caserma Moncada fu un fatto slegato dalle politiche tradizionali esistenti in quell’epoca e con una visione distinta, che fece entrare in scena per lungo tempo la generazione del 1953, chiamata del Centenario per l’anniversario dell’Eroe Nazionale José Martí.

Dal principio proclamò la necessità d’effettuare cambi sociali nel paese, senza vincoli con nessuno dei partiti tradizionali, cercando l’autenticità di una Rivoluzione con tutti e per il bene di tutti, come proclamò José Martí, l’ispiratore intellettuale dell’azione.

Fidel Castro, in una conversazione sostenuta nel 1978 con dei giornalisti svedesi che lo accompagnarono e percorsero con lui gli scenari dei fatti del 26 di luglio, ricorda come pensava d’impadronirsi delle armi della caserma, chiamare ad uno sciopero generale e utilizzare le stazioni radio per convocare alla mobilitazione, partendo dalla situazione di scontento e odio verso Batista.

La piccola fattoria Siboney servì  per concentrare le armi e i partecipanti.

Tatticamente era il luogo migliore per quell’operazione, perchè lì passava una strada che giungeva vicino alla Moncada.

Il luogo aveva il pretesto d’essere un allevamento di pollame alla periferia di Santiago di Cuba.

I giovani in quella fattoria non si esercitarono assolutamente, perchè sarebbe stato molto rischioso, ma lo avevano a L’Avana, dove si erano addestrati a sparare più di mille uomini, in diversi luoghi.

Centotrentacinque giovani si riunirono all’alba del 26 di luglio, mentre un altro gruppo si trovava nella zona di Bayamo, per prendere la Caserma Carlos Manuel de Céspedes, con l’obiettivo d’avere un’avanguardia organizzata nella direzione principale di un possibile contrattacco di Batista.

L’elemento sorpresa era il fattore decisivo dell’operazione nella quale era in gioco l’occupazione della seconda fortezza militare del paese, con più di mille uomini, e si poteva realizzare.

«Ancora oggi penso che il piano non era un cattivo piano: era un buon piano», precisò Fidel Castro.

«L’azione fu pianificata durante il Carnevale di Santiago per poter mobilitare le forze precisamente in quei gironi in cui i militari raddoppiavano la guardia attorno al reggimento», osservò.

«Questo complicò la situazione decisamente. Fu lo scontro attorno alla caserma e per la strada principale che originò il combattimento al di fuori. Al contrario avremmo sicuramente occupato la caserma», spiegò ancora.

Alla domanda di quante macchine erano in tutto, rispose che: “Prima partirono le tre macchine che andavano a occupare l’ospedale civile, poi le due verso l’udienza con trentacinque uomini. Con me c’erano quattordici macchine e novanta uomini”.

Fidel e i giornalisti arrivarono alla Caserma Moncada, dove continuò la testimonianza.

«La crisi si produsse perché le guardie venivano in questa direzione, verso di noi. Una macchina era passata prima di noi – quella che doveva disarmare le guardie – e si trovava cento metri davanti a noi.

Le disarmò ma le altre guardie che avevano visto passare la prima macchina restarono a guardare e quando videro che l’automobile disarmava quella pattuglia, si posero in guardia e all’erta.

Come risultato, il combattimento cominciò fuori dalla Moncada mentre lo si doveva realizzare dentro la caserma.

Si mobilitò il Reggimento e si mobilitò la difesa.

Realmente la sorveglianza esterna con le guardie era una novità, organizzata per via del carnevale.

Il piano doveva cominciare quando la guardia terminava perché allora avrebbero camminato senza fare caso alla truppa disarmata, alle altre macchine e noi avremmo occupato il luogo», indicò.

«Se non fosse avvenuto quell’incidente noi prendevamo la caserma, perché la sorpresa era totale. Era un buon piano. E se fosse necessario pianificare oggi un altro assalto con l’esperienza che abbiamo, disegneremmo un piano più o meno uguale. Il piano era buono!», affermò ancora Fidel Castro.

Rigoberta Menchú esorta a difendere la democrazia in Ecuador

menchx-andes.jpg_1718483346da Telesur

L’attivista indigena ha chiamato gli ecuadoriani a fronteggiare le élites imperialiste e difendere lo spirito della Costituzione

Il premio Nobel per la Pace, Rigoberta Menchú, ha chiesto ai cittadini ecuadoriani di difendere le istituzioni democratiche dell’Ecuador, di fronte all’offensiva delle éelites imperialiste che cercano di sovvertire l’ordine costituzionale del paese.

Riguardo gli atti di violenza denunciati dal governo ecuadoriano, l’attivista indigena guatemalteca ha esortato a difendere lo spirito della Costituzione e appoggiare il presidente Rafael Correa, per «rafforzare e approfondire» le conquiste della Revolución Ciudadana.

Menchú ha chiesto anche che siano promossi il dialogo e la «non violenza». Azioni che ritiene rappresentino la strada giusta per proseguire nel consenso e mantenere un «ambiente di pace».

A tal proposito, ha condannato gli schemi di «intervento e i tentativi di indebolimento della democrazia», così come la volontà di «destabilizzazione» che mette a repentaglio le conquiste politiche ed economiche ottenute sino a questo momento.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Fabrizio Verde]

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