di Partito dei CARC – Federazione Campania
Un’iniziativa che non è né vuol essere celebrazione o sostegno acritico, da “tifosi” del Venezuela bolivariano. Un’iniziativa che legge nella situazione venezuelana di oggi, negli attacchi imperialisti interni ed esterni cui è esposta fin da principio, nell’attuale situazione politica provvisoria e aperta a rapide trasformazioni del nostro stesso Paese una guida alla pratica rivoluzionaria, alle prospettive di sviluppo e al da farsi. In Italia così come al di la dell’Oceano.
Riconoscere le differenze è la condizione portante per costruire l’unità. Il movimento comunista ha dato un contributo universale alla scienza della trasformazione dell’ordine sociale, ma comprendere, oggi, oltre ogni sterile celebrazione, la concretezza della concezione comunista del mondo significa comprendere che essa ha un’applicazione particolare a seconda delle condizioni particolari della lotta di classe, delle sue forme, dei suoi risultati. In primo luogo per le condizioni particolari dei paesi imperialisti come il nostro rispetto a quelle dei paesi oppressi o semi-coloniali come il Venezuela. Rendere efficace e utile la nostra solidarietà internazionalista, di comunisti in un paese imperialista, ai popoli in lotta per la propria autodeterminazione e indipendenza significa conoscere, riconoscere e partire dalle diversità di azione e di contesto. In questo senso la rivoluzione non è sempre al di la dell’oceano o da qualche altra parte, ovunque tranne che “a casa nostra”. È nostro preciso dovere, da comunisti in un paese imperialista, indebolire il quadro dei paesi imperialisti, svilupparne le contraddizioni tanto da spezzarne le compatibilità, costruire la rivoluzione socialista nelle nostre condizioni specifiche (quelle oggettive della crisi generale del sistema capitalista e quelle soggettive di scienza, coscienza e organizzazione della lotta rivoluzionaria).
Che il movimento comunista abbia saputo imporsi, in varie forme, tempi, modi e contraddizioni nei paesi oppressi o semi-coloniali è una realtà. Come è una realtà che non abbia saputo fare altrettanto nei paesi imperialisti come l’Italia, seppur abbia svolto, nel nostro Paese specificatamente, un ruolo determinante nella lotta antifascista, nella vittoria della Resistenza e nella guerra di Liberazione, nella “democratizzazione” della società. A dire che le leggi particolari necessarie alla costruzione della rivoluzione socialista, nel primo caso rispetto al secondo, sono differenti, giacché differenti sono storie e percorsi. Ne consegue che i processi rivoluzionari non possono essere “copiati”, né importati o esportati. Vanno, invece, dialettizzati tra loro, rafforzati a vicenda, sostenuti. Ovvero compresi, confrontati e agiti affinché se ne possa trarre bilancio utile per avanzare insieme, perché, invece, unica è la prospettiva e l’orizzonte: il socialismo.
Proprio perché, oggi, il contributo teorico-pratico del movimento comunista si dia effettivamente alla base della costruzione del “poder popular” sul quale si fonda la costituzione della Repubblica bolivariana del Venezuela, così come, d’altro canto, effettivamente in esso si racchiuda la partitura strategica della costruzione della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti, il confronto tra le esperienze del “nuovo potere”, in Italia come in Venezuela, è la misura con la quale rafforzare il processo di costruzione di quell’egemonia ideologica, politica e culturale quale capacità di direzione morale ed intellettuale delle masse popolari. Egemonia alternativa alla concezione borghese del mondo e al suo dominio oggi senza più consenso.
Italia e Venezuela a confronto, dunque. Italia antimperialista e Venezuela bolivariano insieme in piazza, oggi. Gli insegnamenti, le prospettive politico-pratiche della lotta per la costruzione di un’alternativa di sistema e società, un’assunzione di responsabilità sul da farsi e come farlo. Qui ed ora. Per contendere alla classe dominante e suoi agenti la mobilitazione, morale e materiale, delle masse popolari, i centri della sua produzione culturale, l’esercizio stesso del potere, in definitiva. E dare corpo teorico e misura pratica, in strategia e tattica, alla conquista del potere politico da parte della masse popolari organizzate.
In questa prospettiva, fare dell’Italia un nuovo paese socialista è il migliore contributo di solidarietà attiva ed operante che il movimento progressista italiano e, in esso, quello comunista potranno dare al Venezuela bolivariano.
Il Venezuela bolivariano ha bisogno oggi della nostra rivoluzione per difendere la sua. Noi abbiamo bisogno della nostra rivoluzione per sostenere il Venezuela bolivariano e tutti i Popoli che, sotto ogni cielo, in qualsiasi angolo del mondo, lottano contro l’imperialismo e per la propria sovranità, la propria autodeterminazione, la propria indipendenza.
«Che cosa occorre perché i proletari vincano in Occidente? Innanzitutto la fiducia nelle proprie forze, la coscienza che la classe operaia è capace di fare a meno della borghesia, che la classe operaia è non solo capace di demolire ciò che è vecchio, ma anche di edificare il nuovo, di edificare il socialismo. Tutta l’attività della socialdemocrazia [sinistra borghese, ndr] consiste nell’istillare negli operai lo scetticismo, la sfiducia nelle proprie forze, la sfiducia nella possibilità di conseguire con la forza la vittoria sulla borghesia. Tutto il nostro lavoro, la nostra edificazione hanno questo significato: convincono la classe operaia dei paesi capitalisti che la classe operaia è capace di fare a meno della borghesia e di costruire una nuova società con le proprie forze».
(Stalin)
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