Un articolo utile per fare chiarezza sulla lotta in corso in Venezuela

da (n)Pci

In Venezuela è in corso un tentativo di colpo di Stato contro il presidente Maduro e il governo bolivariano ad opera degli imperialisti USA e dei loro complici interni ed esterni al paese.

Il (nuovo)Partito comunista italiano è solidale (www.nuovopci.it/comrapid/2019/03/Rapid_03.html) con il presidente Maduro, con il PSUV, con il governo bolivariano, con la Forza Armata Nazionale Bolivariana e con le masse popolari venezuelane che con eroismo lottano per la sovranità nazionale, per il progresso, per la trasformazione economica, politica e sociale della società venezuelana contro le manovre eversive e controrivoluzionarie condotte dagli imperialisti USA e della borghesia venezuelana.

Queste manovre sono accompagnate da una sistematica campagna di denigrazione e diffamazione nei confronti del governo bolivariano condotta dai media di regime di tutti i paesi imperialisti, anche del nostro paese. La disinformazione e l’intossicazione delle coscienze è parte della lotta che la borghesia imperialista conduce contro il movimento comunista internazionale, per cercare di “soffocare nella culla” la sua rinascita in corso, di stroncarlo ora che è ancora piccolo.

La propaganda contro il governo bolivariano è parte di questa azione controrivoluzionaria e ha l’obiettivo di creare tra le masse popolari dei paesi imperialisti un consenso per il tentativo di golpe in atto. Nella società attuale le forze produttive hanno raggiunto, infatti, un carattere talmente collettivo che la borghesia riesce a mantenere la direzione della società solo se il malessere e il malcontento delle masse popolari non si esprimono al di sopra di un certo livello. Il movimento dei “Gilet gialli” in Francia lo conferma: di questo fatto noi comunisti ci avvaliamo per far avanzare la rivoluzione socialista, cioè il potere delle masse popolari organizzate.

Per contribuire a fare chiarezza su quanto sta avvenendo in Venezuela, diffondiamo l’articolo di Sandro Pescopagano “Il racconto di Sandro, ospite in Venezuela della comunità italiana. Pasta, olio e mandolino… contro diritti, salario e patria libera e grande”. Il fatto che gli avvenimenti descritti da Pescopagano risalgono al 2017 (l’articolo attuale integra quello pubblicato in https://albainformazione.com/2017/05/26/17648) rende ancora più probanti le conclusioni che ne derivano per l’oggi.

L’articolo è utile e istruttivo in particolare perché mette bene in luce il contenuto di classe della lotta in corso attorno al governo bolivariano, contenuto che unisce la lotta in Venezuela con la nostra per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Lo scontro di classe in Venezuela ha portato anche Pescopagano a rivedere di fatto una serie di aspetti della sua concezione del mondo che nello scritto emergono ancora (noi nell’articolo abbiamo corretto solo errori di lingua).

Far avanzare la rivoluzione socialista fino a instaurare il socialismo nel nostro paese, uno dei principali paesi imperialisti e inoltre sede del Vaticano che con i suoi tentacoli manovra in tutti i paesi del mondo contro le masse popolari e le Autorità non asservite alla Comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti, è il contributo migliore che possiamo dare a quelli che nei quattro angoli del pianeta lottano contro l’imperialismo.

Questo è l’impegno che il (nuovo)Partito comunista italiano si è assunto.

Questa è la lotta che conduciamo. A questa guerra chiamiamo a dare da subito il proprio contributo ogni persona che vuole mettere fine al marasma in cui la borghesia imperialista ha trascinato il mondo dopo l’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976).

  

Osare lottare, osare vincere!

Viva la rinascita del movimento comunista internazionale!

Con il governo bolivariano che resiste, facciamo dell’Italia un nuovo paese socialista!

  

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Il racconto di Sandro, ospite in Venezuela della comunità italiana.

“Pasta, olio e mandolino… contro diritti, salario e patria libera e grande”.

  

Non si tratta di un servizio giornalistico strutturato ma forse proprio per questo offre una prospettiva che sarebbe da approfondire, sulle caratteristiche di parte della collettività italiana presente in Venezuela.

Sovranità, patria, popolo.

Premetto che nei confronti del Venezuela non avevo alcun preconcetto ideologico e neppure ero faziosamente a favore per presunte affinità ideologiche. Ci sono semplicemente andato per trovare parenti, per staccare dalla società in cui vivo e per toccare con mano la realtà… senza filtri di giornalisti o presunti tali che seduti al caldo, magari da New York, con i loro occhi prezzolati sputtanano o pontificano “a favore o contro” chi è in Siria, Iran, Argentina, Bolivia, Nuova Delhi o qualsiasi altra parte del mondo.

Il viaggio, anzi i due viaggi con residenza di svariati mesi (non il mordi e fuggi di 10 giorni), l’ho fatto invece insieme a chi, al contrario, si professava dichiaratamente ideologizzato.

VENEZUELA: si entra con il visto (gratuito) che ricevi automaticamente all’arrivo doganale dove dichiari cosa fai, dove alloggi e se hai sufficiente sussistenza economica (qui dichiari quanti soldi porti con te, pena il sequestro/ammenda). Domande a cui rispondi con un modulario che viene distribuito già in aereo (sia Alitalia che Lufthansa). Già i miei compagni di viaggio iniziarono a storcere il naso… perché secondo loro era una violazione della privacy. Non è così…

La realtà venezuelana non può certamente esser paragonata a quella europea ma semmai a quelle degli altri paesi sudamericani. E allora ripercorriamo le tappe…

Prima dell’avvento di Chavez e della fondazione del MVR (Movimento V Repubblica), un movimento trasversale e non ideologico perché voleva esser il riscatto di tutto un popolo che si sbarazzava di una minoranza di approfittatori amici degli Usa a cui il petrolio venezuelano veniva concesso a costo quasi zero e che fu avversato trasversalmente da sinistra a destra (l’oligarchia mercantilista, la borghesia amarilla venezuelana, i settori comunisti – tranne il PCDV – da subito nemici del nuovo corso popolare)… ecco prima di tutto ciò, un 30% della popolazione (quasi tutti coloni provenienti da Spagna, Italia, Germania, Francia, ecc.) viveva realmente nel lusso sfrenato grazie alla manovalanza di fatto gratuita o quasi.

Non vi erano salari minimi e leggi sul lavoro, quindi si era pagati e anche licenziati singolarmente e licenziati in maniera del tutto arbitraria.

  Non vi erano di fatto spese statali in quanto era tutto privato, dentro la logica del mercato libero e delle sue leggi “chi ha soldi, avanti, chi non ce li ha, crepi”… quindi acqua, luce, ecc. erano per metà popolazione una cosa proibitiva. Non vi era illuminazione pubblica se non nelle zone dei ricchi, la rete fognaria era inesistente. La sanità e la scuola erano private e quindi a pagamento. Buona parte dei venezuelani allogeni (emigranti interni, ndr) viveva in baracche, in grotte all’aperto e in quartieri improvvisati. Ti ammalavi? Pregavi il Dio… unica consolazione; per questo il popolo è molto molto religioso (e qui i miei compagni di viaggio storcevano di nuovo il naso “ma come… dovrebbero quantomeno esser atei se buoni compagni”). E invece, che ognuno sia libero di avere le sue tradizioni… contano i fatti.

Nell’ebbrezza di volerci rifare una vita rivoluzionaria, andammo alla delegazione del Ministero del Poder Popular per chiedere chiarimenti circa l’ottenimento della residenza stabile in Venezuela, anche perché esistono in Italia speculatori e affaristi che raccontano frottole per invogliare investimenti, ma che sono solo atti di mero ESPROPRIO (NON) proletario di questi pescecani, spesso italiani rifugiati in Venezuela dai tempi prima di Chavez o da canaglie in fuga per crimini.

E al Ministero del Poder Popular altra sorpresa… tutti i turisti sono ben accetti, tutti con rinnovo di 6 mesi in 6 mesi fino a 3 anni consecutivi (dimostrando di esser economicamente sufficienti come già detto), ma di avere la residenza stabile con permesso di lavoro, no… fatta eccezione per imprenditori che daranno lavoro garantito ai cittadini venezuelani (non ad amici anch’essi migranti dall’estero). Questo per il concetto di DOVERE della patria in primis verso i suoi cittadini compatrioti, per il diritto di cittadinanza che il bolivarismo difende e per il rilancio di una società produttiva; non accettano quindi avventurieri o disperati che vanno a fare import-export dall’Italia, ecc. (peraltro sono già pieni di questi soggetti).

E sgombriamo definitivamente le “palle galattiche” che girano nei media occidentali: qui iniziano le vere differenze tra le fiabe che girano di un paese sotto dittatura, di un regime comunista. La proprietà privata è garantita e tutelata, gli unici espropri sono quelli della catena Hotel Hilton, che si rifiutò di ospitare gli alluvionati per un periodo di emergenza.

La repubblica bolivariana del Venezuela accoglie migliaia, anzi milioni, di rifugiati in fuga in primis dalla Colombia filo USA e liberista e, come ho constatato di persona, anche una folta comunità di libanesi e siriani (in fuga dalle rispettive guerre).

Personalmente ho frequentato la comunità cristiano maronita, ma ci sono pure musulmani a cui Chavez ha dato massimo appoggio ma nel rispetto della terra che li accoglie, ovviamente chiarendo da subito che la terra dove arrivavano era di tradizione cristiana e accogliente al massimo; infatti, personalmente, di burqa non ne ho mai visti, non ho mai sentito lamentele contro il rispetto di festività cattoliche e nessuno almeno ha mai lamentato il fatto che ogni due per due ci fossero santini e madonnine da ogni parte, fin sul cruscotto del pittoresco classico autobus tipico del Sudamerica.

La vita nelle strade è quella classica sudamericana, tanti minibus che collegano le città… tanti taxi per stranieri e ricchi (io l’ho usato personalmente solo la prima volta dall’aeroporto), mercatini rionali (ci sono quelli sotto l’egida del governo bolivariano con prezzi calmierati, dove gli alimenti basici come la farina, lo zucchero, il latte, ecc. sono a regalo, a prezzo popolare).

La vita in Venezuela è dura, come in tutta l’America Latina, ma lo è per via dell’embargo fatto dagli Usa e dal circuito atlantista e per via dell’accaparramento illegale dei prodotti da parte di speculatori della guerra economica (carenze di prodotti quasi sempre create ad arte dagli stessi distributori di merce), commercianti privati senza scrupoli che stivano la merce per rivenderla a prezzi maggiorati ai colombiani e al mercato nero.

Il Venezuela, un paese di bellezze naturali fantastiche: spiagge bellissime, boschi, natura incontaminata, montagne e isole caraibiche.

  Un popolo che con il chavismo ha alzato la testa, degno e di patrioti che hanno deciso di uscire dal dominio delle multinazionali Usa che pompavano benzina senza pagare royalty al popolo, ma solo alla corrottissima e multicolorata classe politica del vecchio regime liberista venezuelano. Certo… fa paura vedere quei palazzoni delle classi agiate che hanno piscine vuote, fontane desolatamente asciutte e manutenzione stile case popolari italiane, ma ciò dimostra che ora i lavori si pagano e se non li vuoi pagare, lo sfarzo non te lo permetti… e le piscine e le fontane ad ogni piano di un palazzo sono sfarzo inutile e ostentazione.

  

Altro che dittatura in Venezuela. Altro che regime.

L’opposizione comanda interi stati e municipi e ha uomini inseriti nei corpi dello Stato, come ad es. nella Polizia Municipale (avversa al popolo), da non confondere con la Guardia Nazionale e l’Esercito Bolivariano… fedeli alla causa della pace e del progetto di inclusione sociale contro decenni di miseria e di abbandono.

La comunità libanese e siriana che ho frequentato mi spiegava come gli autoctoni venezuelani e indios, prima dell’esperienza socialista bolivariana erano carne da macello… senza un minimo salariale, senza tutele, senza acqua potabile, senza possibilità di una casa dignitosa, abbandonati selvaggiamente alle regole dello schiavismo dei ricchi possidenti e dei neoimmigrati senza scrupoli alla ricerca di facili guadagni sulla pelle dei più poveri.

I miei parenti, che sono venuto a trovare, mi hanno tolto il saluto, avevo “sgarrato” parteggiando apertamente per gli sfruttati, per le leggi di minima tutela sociale, per l’appoggio alla medicina gratuita e all’istruzione bolivariana… loro vanno dai privati, non si mischiano con chi come me stava col popolo rozzo, gretto, povero che grazie a Chavez e Maduro aveva osato alzare la testa chiedendo dignità.

Per gli italiani e la borghesia, nel quartiere dove vivevo accanto al noto Hotel Hilton espropriato da Hugo Chavez ai tempi dell’alluvione, ero un traditore, un autentico nemico dei loro interessi di coloni, padroni, abbienti conquistatori del suolo venezuelano.

Ho chiesto come mai questo odio feroce verso Chavez… tutti o quasi gli italiani benestanti hanno risposto con questa frase: “da quando è iniziato il potere bolivariano gli indigeni hanno alzato la testa e parlano di salario, di diritti… prima li pagavamo come decidevamo noi. Odiamo Chavez e Maduro perché sono dei poveracci, dei nessuno che sono arrivati al potere. Che paese schifoso è un Venezuela dove dei poveri, un autista senza lauree addirittura, possono comandare!“. Invece che grande orgoglio mi fa un paese dove il presidente è un operaio, autista, autodidatta, che conosce poeti e autori di tutto il mondo, che rispetta e cita Gramsci e non a vanvera.

E poi arriva il classico: “io ho fatto la mia fortuna facendo arrivare pasta, olio, vino e mozzarelle dall’Italia… poi arrivano ‘sti socialisti sporchi e selvaggi, indigeni a comandare”. Io, lo ridico, trovo fantastico che finalmente si sono messe leggi di dignità e rispetto… e vedo razzismo becero e classismo nei discorsi di questi italonegrieri espatriati e andati a comandare in casa altrui.

Avrei molte altre cose da raccontare dei mesi che ho passato lì, ma per ora mi fermo.

Lunga vita alla Patria Bolivariana (anche questo termine, patria, che in Venezuela si scandisce ogni 15 parole inizialmente aveva stizzito i miei compagni di viaggio) e massimo rispetto al popolo che è in marcia verso la costruzione di un nuovo modello sociale, il socialismo del XXI secolo!

Siamo noi dell’occidente atlantista con l’ embargo, a boicottare e sabotare questo progetto di inclusione sociale.

Vamos Pa’lante, Venezuela patria di pace ed esperimento sociale di nuovo socialismo del XXI secolo.

Sandro Pescopagano

  

  PS: si sono certo compiuti errori, ma sono infinitamente insignificanti di fronte alla gigantesca stazza dei meriti compiuti: SOVRANITA’ REALE (non le pagliacciate), LIBERAZIONE, INDIPENDENZA NAZIONALE, con visione geopolitica che affratella i popoli antimperialisti.

  

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Leggi, diffondi e contribuisci ai “Comunicati rapidi” del (nuovo)Partito comunista italiano!

Il (nuovo)Partito comunista italiano diffonde “Comunicati rapidi” su Facebook per intervenire tempestivamente e fornire un orientamento materialista dialettico su avvenimenti di particolare importanza e urgenza inerenti la lotta di classe nel nostro paese e nel mondo. I “Comunicati rapidi” vengono diffusi attraverso le pagine Facebook del Partito (https://www.facebook.com/nuovo.pci.5https://www.facebook.com/nuovo.pci/) e sono disponibili sul nostro sito (http://www.nuovopci.it/comrapid/index.html).

Lanciamo l’appello a contribuire alla loro diffusione e anche alla loro realizzazione, segnalando alla casella mail del Partito ([email protected]) proposte di argomenti e temi su cui intervenire, fornendo materiale informativo da cui attingere (articoli, comunicati, prese di posizione di forze politiche, ecc.), avanzando proposte di “Comunicati rapidi” da diffondere.

Leggi gli ultimi “Comunicati rapidi”

– 13 gennaio 2019 – L’arresto di Cesare Battisti e la lotta di classe in corso in Italia

– 19 gennaio 2019 – “Prima gli italiani!”

– 26 gennaio 2019 – Solidarietà al governo bolivariano del Venezuela!

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Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere individuati e messi sotto controllo dalle Forze dell’Ordine borghese, una via consiste nell’usare TOR [vedere http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica del Partito [vedere http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html].

Huelva 2feb2019: Venezuela Libre y Soberana

Caccia al chavista in Italia: venezuelano minacciato di morte da gruppi anti-Maduro

di Clara Statello

Marcelo è un venezuelano residente da anni in Italia, ma è anche un appassionato militante bolivariano.

Esattamente come tanti italiani, dopo aver perso il lavoro, si divide tra precarietà e colloqui. Dice scherzando “E’ più facile lavorare in Venezuela che non qui in Italia, ma qui ho i miei figli”.

Torna almeno una volta l’anno al suo paese per lavorare a progetti sociali di pesca e coltivazione dei campi. Vende pesce e granturco ai prezzi calmierati dallo stato, non al prezzo imposto dal mercato nero, dieci, cento volte più caro. Così aiuta a combattere la speculazione sui prezzi, una formidabile arma della guerra economica. Marcelo vuole porre il suo granello di sabbia nella costruzione della Patria Bolivariana, vuole dare il suo contributo per la lotta di liberazione dei popoli latino americani. Per questa ragione ha girato il mondo ed è stato a fianco del popolo popolo Wayuu, che resiste alle multinazionali e al governo colombiano, per questa ragione adesso è minacciato di morte da gruppi dell’opposizione venezuelana, residenti in Italia.

“Una faccenda inquietante” racconta. Qualcuno lo ha preso di mira, ha prelevato alcune foto dal suo profilo facebook e le ha diffuse a sua insaputa in gruppi e chat di venezuelani residenti in Italia. Foto che lo ritraevano assieme ad alcuni chavisti a Caracas, alle celebrazioni del 23 gennaio dello scorso anno per la caduta del dittatore Jimenez. Questo è bastato a scatenare l’odio sui social. Per essere chavista è stato minacciato di morte, è stata messa una taglia sulla sua testa e diffuse informazioni personali per poterlo rintracciare, come ad esempio l’indirizzo di casa in Venezuela.

Tutto questo è successo a sua insaputa. Marcelo è stato messo al corrente di quanto stava succedendo da un contatto che dal Venezuela lo ha informato di essere vittima di questa situazione, che va ben oltre il linciaggio mediatico. Ma non finisce qui. Dopo il presidio in ambasciata a Roma, lo scorso sabato 26 gennaio, a sostegno del governo Maduro, è stato minacciato direttamente sul suo profilo facebook. Da uno sconosciuto che aveva letto alcuni suoi post sulla pagina dell’evento. Una vera e propria persecuzione politica, da parte di personaggi che “fanno parte di una rete collaudata di oppositori venezuelani, che ha ramificazioni in tutto il mondo – dice – Non so se chi mi sta minacciando si trova qui in Italia o mi sta aspettando in Venezuela. Adesso devo guardarmi attorno appena metto il piede fuori di casa”.

“L’estrema destra venezuelana oggi presente in Italia, organizzata in reti sociali, mi vuole morto per la mia appartenenza politica. E’ una rete del terrore, perché queste persone che oggi risiedono in Italia, hanno ammazzato brutalmente tantissime persone in Venezuela. La gravità di questo atto sul suolo italiano e l’insicurezza non mi piace, mi dà rabbia”.

La destra venezuelana, negli ultimi anni, precisamente durante gli scontri del 2014 e del 2017, conosciuti in Venezuela come le Guarimbas – le barricate – ha compiuto gravi atti di sabotaggio e terrorismo sia contro normali cittadini che contro personaggi politici e militanti socialisti. Blocchi stradali, assalti a supermercati, cliniche, sedi istituzionali, scuole e persino asili, presi di mira in quanto simboli dello stato che vogliono rovesciare. Veri e propri atti terroristici come le corde tese da un capo all’altro delle strade pubbliche per decapitare i motociclisti, imboscate contro auto privati, ambulanze, furgoni che trasportavano medicinali, macchinari ospedalieri, generi alimentari, che venivano bloccati con i “miguelitos”, chiodi a tre punte che bucano i copertoni, poi assaltati con armi da fuoco e bombe. E poi assassini mirati, una vera e propria caccia al chavista, come quello di Roberto Serra, dirigente del PSUV o di Orlando Figueroa, arso vivo da un gruppo di manifestanti antichavisti durante la guarimba del 2017. Una operazione di guerra a bassa intensità, un colpo di stato continuato, mirata a dividere il popolo e creare le condizioni per una guerra civile.

Questo infelice episodio dimostra come anche in Italia esista il rischio di una degenerazione violenta, con la riproposizione delle stesse logiche di caccia all’uomo. L’opposizione venezuelana, attraversando l’oceano, non ha abbandonato il disprezzo per il confronto democratico, la reiterazione degli stessi schemi di violenza nei confronti degli avversari politici.

(VIDEO) Il messaggio del Presidente Maduro al popolo statunitense

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Sono Nicolás Maduro, Presidente costituzionale della Repubblica Bolivariana del Venezuela, voglio inviare un messaggio al popolo statunitense per allertarlo sulla campagna della guerra mediatica, comunicativa e psicologica che si sta sviluppando sui media internazionali e, soprattutto, sui media USA contro il Venezuela. È stata preparata una campagna per giustificare un colpo di Stato in Venezuela, preparato, finanziato e sostenuto attivamente dall’amministrazione Trump, proprio come già noto a tutta l’opinione pubblica.

È stata avanzata una campagna brutale di immagini false, di immagini truccate e montate: non credete a tutto quello che affermano i media degli Stati Uniti, ve lo dico con il cuore. Poiché non possono inventare che possediamo armi di distruzione di massa per invaderci, ora s’inventano ogni giorno qualche immagine, qualche notizia per giustificare un intervento in Venezuela, come un branco contro il nostro paese.

Mi appello alla tua coscienza, alla solidarietà, al risveglio della verità: evitiamo un nuovo Vietnam in America Latina. Se gli Stati Uniti intendono invaderci, troveranno un Vietnam peggiore di quanto abbiano mai immaginato.

Evitiamo la violenza, siamo un popolo di pace, orgogliosi della nostra storia e di Simón Bolívar e Hugo Chávez, siamo un popolo che ha una democrazia forte, un popolo che sta occupandosi dei problemi che sorgono ogni giorno come in qualsiasi società, un popolo che merita rispetto. Nel nostro paese ci sono le più grandi riserve certificate di petrolio al mondo e anche gli occhi di coloro che gestiscono l’Impero USA. Vogliono mettere le mani sul nostro petrolio come hanno fatto in Iraq e in Libia: il petrolio appartiene a noi. Stiamo certificando la prima riserva di oro al mondo, la quarta più grande riserva di gas al mondo: siamo un paese di grandi risorse energetiche, di grandi risorse naturali. È la pura verità sul perché dell’attacco incessante sul Venezuela.

Faccio appello quindi al risveglio della coscienza, della solidarietà negli Stati Uniti, a non consentire al presidente Donald Trump e al gruppo di estremisti che lo circonda, a John Bolton, Mike Pompeo, CIA e Mike Pence, a non permettere a questo gruppo di estremisti di imporre le loro menzogne contro il Venezuela, a non permettere il colpo di Stato che sostengono e vi chiedo di appoggiare il popolo venezuelano nella sua lotta per la democrazia.

Mi aspetto molto da te, cittadina e cittadino degli Stati Uniti: qui in Venezuela avete un fratello.

Sono un ammiratore della storia degli USA e, inoltre, ne so molto. Ho guidato personalmente per le strade di Boston, Philadelphia, Baltimora, New York e Washington; conosco profondamente e dal basso gli Stati Uniti e voglio avere rapporti di rispetto, di vicinanza, di stretta cooperazione con gli Stati Uniti.

Gli USA sono molto più grandi di Donald Trump, molto più grandi.

Desidero avere buoni rapporti e risolvere i nostri problemi. Serviamoci della via della diplomazia, della pace: esigo rispetto per il Venezuela e chiedo il sostegno del popolo degli Stati Uniti affinché si eviti un nuovo Vietnam e soprattutto qui in America latina.

Chiedo la pace e chiedo rispetto, sono sicuro che percorreremo questo storico cammino, perché siamo sulla strada giusta della Storia, perché ci troviamo sul lato corretto nella Storia.

Grazie mille!

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Antonio Cipolletta]

La ragione di fronte all’insulto

di Atilio A. Borón

Il dibattito di questo sabato 27 gennaio 2019 nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sarà sicuramente ricordato negli annali che registrano alcuni dei più grandi scontri politici svoltisi in questa sede. Vi si rifletteva chiaramente la brutalità e l’insolenza dell’impero, quando il Segretario di Stato Michael Pompeo ha caratterizzato lo Stato Bolivariano come “mafioso e illegittimo”, per poi rilanciare, come da copione, che “molti venezuelani stanno morendo di fame” a causa di “esperimento socialista che ha causato il collasso dell’economia”; Che Pompeo accusi una qualsiasi persona, organizzazione o governo di questo pianeta in quanto “mafioso”, oltre a essere un gesto tipico da bullo di quartiere, che disprezza non solo le tradizioni diplomatiche ma anche le buone maniere è, per giunta, un monumentale controsenso per colui che per quasi un anno e mezzo è stato a capo della più grande organizzazione criminale e mafiosa del pianeta: la CIA. Uomo dall’eloquio contorto e laborioso, è riuscito solo a insultare e rigurgitare gli slogan consumati dell’era della Guerra Fredda contro la Russia, la Cina e Cuba. Queste oscenità sono state approvate dai rappresentanti del vassallaggio regionale e, in particolare, dall’impresentabile cancelliere della Colombia, Carlos Holmes Trujillo, un raro fossile del Pleistocene, il cui discorso pieno di menzogne ​​e insulti è stato un oltraggio alla dolce parlata dei Colombiani e un’ennesima dimostrazione dell’enorme danno che l’Uribismo ha prodotto – e continua a produrre – all’amata Colombia. Preferisco non parlare di quella che è stata la dichiarazione del rappresentante del Canada, una volta un grande paese e ora soggetto all’arbitrio di un governo, che sembra avere per sola missione quella di diventare la 51ma stella sulla bandiera degli Stati Uniti. Passo egualmente sotto silenzio, per ragioni di profilassi mentale, gli interventi di alcuni dei membri di spicco del Cartello di Lima.

Di fronte a questi spropositi, ha brillato, con accecante luce, l’intervento di Jorge Arreaza, che ha offerto una superba lezione su cosa dovrebbe essere un diplomatico. Il Bolivariano ha demolito una dopo l’altra le accuse – non si può parlare di argomenti – di Pompeo e della sua banda. Senza cadere nelle provocazioni e con freddezza ammirevole, mentre a noi che seguivamo la trasmissione del dibattito sentivamo che ci ribolliva il sangue, Arreaza ha fornito un’analisi dettagliata della situazione nel suo paese, identificando l’origine della crisi attuale nella campagna perversa di attacchi e vessazioni di ogni genere messi in campo dalla Casa Bianca, che hanno inflitto danni dell’ordine di 23.000 milioni di euro alla Repubblica Bolivariana del Venezuela, peggiorando notevolmente la situazione economica del paese. Le sue parole sono in linea con un recente rapporto del Servizio Ricerca del Congresso dell’Unione Americana del novembre 2018, che ha detto che “anche se le più pesanti sanzioni economiche potrebbero influenzare il comportamento del governo venezuelano, potrebbero anche avere effetti negativi e conseguenze indesiderate. Gli analisti temono che le sanzioni più severe possano esacerbare la difficile situazione umanitaria del Venezuela, che è stata caratterizzata da carenza di cibo e medicinali, aumento della povertà e massicce migrazioni. Molti gruppi della società civile venezuelana si oppongono a sanzioni che potrebbero peggiorare le condizioni umanitarie”.

E questo non è tutto. In più, Arreaza ha dimostrato che, a differenza del tentativo di colpo di stato dell’11 aprile 2002, quando il governo degli Stati Uniti (George W. Bush) era “dietro il golpe”, nel caso attuale la Casa Bianca sta “alla testa del colpo di stato, è la sua vera avanguardia”, ribadendo per l’ennesima volta una vocazione insopprimibile di dominio e di espropriazione che la Roma americana, nelle parole di José Martí, ha cominciato a manifestare già a partire dal 1823, data di nascita della Dottrina Monroe. La conclusione inequivocabile cui è giunto Arreaza è che Washington ratifica ormai da quasi due secoli la sua arroganza imperiale, il suo totale disprezzo per i valori che sostiene di difendere: la libertà, i diritti umani, la democrazia, meri schermi che male travestono la sua pretesa di appropriarsi dell’enorme ricchezza di un paese, in questo caso il Venezuela, il cui petrolio, oro, coltan e altri minerali strategici suscitano l’appetito sfrenato delle classi dirigenti degli Stati Uniti.

Dal dibattito è emersa l’inconsistenza e la debolezza argomentativa dei critici della Rivoluzione Bolivariana e degli ardenti difensori dell’auto-proclamato presidente del Venezuela, un uomo che in qualsiasi momento potrebbe essere “liquidato” dalla Casa Bianca, se per far avanzare il loro piano di seminare il caos in Venezuela dovessero ricorrere a un auto-attentato, allo scopo di giustificare e portare all’estremo le loro azioni criminali. Questa è una vecchia tradizione americana, le cui pietre miliari sono l’esplosione della corazzata Maine nel porto dell’Avana nel 1898, l’attacco a Pearl Harbour nel 1941 e, secondo alcuni studiosi americani, gli attentati dell’11 settembre 2001. Non c’è alcuna ragione di supporre che la Casa Bianca abbia abbandonato il vizio e che non sia disposta a ricadervi nuovamente nella situazione attuale in Venezuela.

Per concludere: il discorso di Arreaza è stato eccezionale nel contenuto e anche nella forma, dimensione niente affatto secondaria nelle relazioni internazionali. Notevole anche per la perizia e il complesso sviluppo del ragionamento, che, in contrasto con gli scatti dei suoi contendenti, filava via con eleganza e naturalezza, nell’intento di difendere la legittimità e la costituzionalità del solo presidente del Venezuela, che non è altro che Nicolas Maduro. Perciò, chi ricorda i grandi discorsi in seno alle Nazioni Unite di Raul Roa, il grande ministro degli Esteri di Fidel tra il 1959 e il 1976, conosciuto come il “Ministro degli Esteri della Dignità” per la sua difesa eloquente e inconfutabile della Rivoluzione Cubana, si rallegra di vedere che la tradizione inaugurata dal Cubano ha trovato in Jorge Arreaza il suo vero erede. Congratulazioni, Cancelliere Arreaza e viva la Rivoluzione Bolivariana!

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Marco Nieli]

Il V Congresso P-CARC ribadisce la solidarietà al Venezuela Bolivariano

La mozione nazionale di solidarietà al Governo bolivariano del Venezuela approvata dal V Congresso del P.CARC – dibattito pubblico.

Il tentativo di golpe in questi giorni in Venezuela è solo l’ultima fiammata, in ordine di tempo, con la quale la comunità internazionale dei gruppi imperialisti americani, europei e sionisti cerca di affossare il governo Maduro e il movimento bolivariano: sabotaggi, campagne diffamatorie, attività eversive, disordine sociale. L’obiettivo di imperialisti e controrivoluzionari è quello di eliminare il Presidente Maduro e il suo governo, soffocare le organizzazioni popolari chaviste e installare un governo sottomesso alla comunità internazionale. Provano a creare il clima adatto a un intervento militare, sia dall’interno che dall’esterno del paese. In questo clima la cacciata dei corpi diplomatici statunitensi è un passo importante sulla strada della sovranità del popolo venezuelano e di contrasto alle scorrerie e alle intimidazioni che i gruppi imperialisti portano avanti in tutto il mondo.

Il V Congresso nazionale del Partito dei CARC esprime la sua solidarietà al governo Maduro e sostiene i compagni venezuelani nel loro processo rivoluzionario per trasformare il loro Paese e guidare le masse popolari venezuelane a prendere il potere, sconfiggere definitivamente le vecchie classi dominanti e la comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, avanzare verso il socialismo: non un ideale cui conformarsi o un’aspirazione astratta, ma una società fondata sulla dittatura del proletariato, sulla trasformazione delle aziende capitaliste in aziende pubbliche gestite dai lavoratori secondo un piano democraticamente deciso, sulla partecipazione crescente delle masse popolari alle attività propriamente umane, in primo luogo alla gestione della società.

Esprimiamo la nostra solidarietà nel modo più alto che esiste per farlo: costruire, giorno dopo giorno, la rivoluzione socialista nel nostro paese. È questo il maggiore contributo che diamo alla lotta delle masse popolari venezuelane e alla rinascita del movimento comunista nel mondo.

Firenze, 26 gennaio 2019

 — presso Arci Circolo Le Panche – il Campino.

Piena solidarietà al governo bolivariano del Venezuela!

di P-Carc

Nelle prime ore del 21 gennaio un piccolo gruppo di assalitori, legato a un comando di zona della Guardia Nazionale Bolivariana, ha preso d’assalto una sede del distaccamento per la sicurezza urbana nel Municipio Sucre. In quell’occasione gli assalitori hanno sottratto armi da guerra e sequestrato quattro ufficiali di quel distaccamento. Gli attentatori sono stati catturati poi in una sede dell’unità speciale di sicurezza a Cotiza, dove si sono diretti per un’altra azione ma hanno trovato una ferma resistenza da parte di ufficiali e soldati che lì erano alloggiati. A seguito dell’arresto sono state recuperate le armi rubate e gli assalitori saranno processati e condannati secondo la legge venezuelana.

A seguito del tentativo di aggressione alle istituzioni bolivariane, la Forza Armata Nazionale Bolivariana (FANB) ha diffuso un comunicato in cui ha indicato l’azione come frutto di una manovra di gruppi di destra tesi a destabilizzare il paese e affermato con forza che tutte le unità operative delle FANB, i suoi uffici e le istituzioni educative, operano sotto il pieno controllo e la fedeltà alla Costituzione e alla Repubblica.

Nel frattempo, il 23 gennaio, il leader dell’opposizione Juan Guaidò si è autoproclamato presidente del Venezuela, in un tentativo di delegittimazione del governo bolivariano guidato dal presidente Maduro. Questa vile provocazione è stata contrastata dal Tribunale supremo e dallo stesso presidente Maduro, il quale in un suo discorso davanti a centinaia di migliaia di venezuelani ha annunciato di aver rotto le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti dando 72 ore di tempo al personale diplomatico per abbandonare il paese, quali mandanti delle provocazioni e dei tentativi di destabilizzazione interni del paese.

Sono anni che la comunità internazionale dei gruppi imperialisti americani, europei e sionisti cerca di affossare il governo Maduro e il movimento bolivariano: sabotaggi, campagne diffamatorie, attività eversive, disordine sociale, un colpo di Stato strisciante, ma sempre più aperto. L’obiettivo di imperialisti e controrivoluzionari è quello di eliminare il Presidente Nicolas Maduro e il suo governo, soffocare le organizzazioni popolari chaviste e installare un governo sottomesso alla comunità internazionale. L’obiettivo è quello di creare nel Paese un clima di caos, di insicurezza, di paura rendendo precari il rifornimento di beni e la prestazione di servizi essenziali, diffondendo nel Paese attività violente e criminali, ampliando la corruzione, alimentando in ogni modo la sfiducia nella capacità del governo di venire a capo dei problemi della popolazione e di difendere le conquiste realizzate.

È questo il modo con il quale controrivoluzionari e imperialisti provano a destabilizzare il Paese. Provano a creare il clima adatto a un intervento militare, sia dall’interno che dall’esterno del paese. In questo clima la cacciata dei corpi diplomatici statunitensi è un passo importante sulla strada della sovranità del popolo venezuelano e di contrasto alle scorrerie e alle intimidazioni che i gruppi imperialisti portano avanti in tutto il mondo.

Noi comunisti italiani, il Partito dei CARC, organizzazione che aderisce alla Carovana del (nuovo) Partito comunista Italiano, esprimiamo la nostra massima solidarietà al governo Maduro, con il quale lavoriamo da anni, in particolare tramite il Consolato Generale de la Repubblica Bolivariana del Venezuela a Napoli, e sosteniamo i compagni venezuelani nel loro processo rivoluzionario per trasformare il loro Paese e guidare le masse popolari venezuelane a prendere il potere e sconfiggere definitivamente le vecchie classi dominanti e la comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti.

Esprimiamo la nostra solidarietà nel modo più alto che esiste per farlo: costruire giorno dopo giorno la rivoluzione socialista nel nostro paese. È questo il maggiore contributo che possiamo dare alla lotta delle masse popolari venezuelane e alla rinascita del movimento comunista in Venezuela e nel mondo.

Las fortalezas del chavismo

por Marco Teruggi

Convencerse de su propia mentira puede ser un error fatal. No sería la primera vez para la derecha venezolana. Repiten, desde que ha comenzado el intento de conformar un gobierno paralelo, que el chavismo ya no es más que Nicolás Maduro encerrado en el Palacio de Miraflores rodeado de una cúpula militar amarrada por la corrupción. Solo sería cuestión de empujar lo que ya no existe, el árbol muerto.

En el 2017 afirmaban lo mismo: sobrestimaron su fuerza, subestimaron al chavismo. Esa lectura los condujo a un asalto violento seguido de una sucesión de derrotas políticas que los trajo hasta este escenario en el cual afirman que derrocarán a Maduro, otra vez por la fuerza.

La realidad del chavismo es otra. En primer lugar, no se ha desmovilizado. Quedó expresado no solamente en la marcha del 23 de enero -invisibilizada por la derecha y los grandes medios- sino también en las movilizaciones que siguieron los dos días siguientes, como la del viernes en Vargas, localidad cercana a Caracas.

Sobre este punto conviene desarmar dos mitos de la derecha. En primer lugar, que el apoyo se debe a una red clientelar, y, en segundo lugar, que quienes se movilizan lo hacen por obligación. Existe entre 37 y 41% de personas que se autodefinen chavistas, según los números de la encuestadora Hinterlaces. Sus relaciones respecto al actual proceso político son varias, con combinaciones complejas como de distanciamientos/desgaste debido a las profundidades de las dificultades económicas, y de filas cerradas ante un cuadro donde queda evidenciado que se está ante un Golpe de Estado direccionado desde los Estados Unidos.

Ese chavismo tiene además otra característica: sus niveles de organización y politización. Existe un tejido organizativo en las barriadas populares, zonas rurales. Se trata de consejos comunales, comunas, comités locales de abastecimiento y producción, mercados comunales, consejos campesinos, emprendimientos productivos, milicias bolivarianas, entre otras experiencias. El chavismo tiene una dimensión identitaria y territorial. La derecha no tiene presencia organizada allí, por eso recurre a grupos armados y pagados para crear focos que logren sumar apoyo popular.

Además de ese entramado se encuentra el Partido Socialista Unido de Venezuela, principal instrumento político del chavismo, el partido más grande del país, que no ha mostrado rupturas. El reflejo de la unidad ante la agresión es poderoso. La derecha busca quebrarlo, generar deserciones, arrepentidos que luego son presentados como héroes.

Esa fortaleza política se une a la falta de respuesta que ha tenido el llamado al Golpe de Estado sobre la Fuerza Armada Nacional Bolivariana (Fanb) y sobre los diferentes poderes del Estado. En el 2017 la derecha había logrado que la Fiscal General diera un giro total a su posición respecto al gobierno, esta vez no, solo un magistrado del Tribunal Supremo de Justicia que abandonó su cargo y pidió ser acogido en los Estados Unidos. Es poco para una acción de fuerza como la que está sobre la mesa.

La situación de debilidad absoluta del chavismo presentada por la derecha es entonces una construcción que no se sustenta en lo que ocurre en barrios o altas esferas. ¿Creen lo que afirman?

No significa que no existan fragilidades, producto de los ataques, errores propios, equilibrios internos inestables. El cuadro económico prolongado es el factor que más corroe. Por eso una de las estrategias anunciadas por los Estados Unidos reside en profundizar los frentes del bloqueo sobre la economía para secar una economía dependiente del petróleo y las importaciones. Por eso también resulta claro que la fuerza del plan del gobierno paralelo no reside en el plano interno sino internacional.

El destiempo entre ambas variables es prístino visto desde Venezuela. El sábado lo evidenció: mientras el día transcurría con tranquilidad en Caracas y el país, la reunión extraordinaria del Consejo de Seguridad de Naciones Unidas era territorio de enfrentamientos entre el bloque liderado por Estados Unidos y los países opuestos al avance de la injerencia. Es allí donde se juegan los movimientos principales hoy.

La derecha en Venezuela parece a la espera de recibir instrucciones desde afuera según la evolución de las diferentes acciones emprendidas. Ha quedado evidenciada una partición de posturas internacionales, con claros apoyo a Maduro como el de Rusia, a la vez que la consolidación de la alianza autodenominada como “comunidad internacional”: Estados Unidos, Francia y Alemania -la dirección real de la Unión Europea-, España -quien marca la agenda hacia América Latina por razones neocoloniales-, Gran Bretaña, Canadá, y el Grupo de Lima sin México.

Resulta demasiado arriesgados pronosticar la evolución de las variables, aunque el desarrollo hasta ahora dado parece evidenciar que los Estados Unidos avanzan paso tras paso en un plan establecido. La pregunta que circula a estas horas es: ¿cuáles son los tiempos que han calculado para lograr el derrocamiento de Maduro? ¿Piensan acelerar en lo nacional una vez que el cuadro internacional quede establecido según sus necesidades? ¿Con qué actores? ¿O piensan por el contrario ingresar a un cuadro de mediano plazo? Existe un elemento que hasta el momento no ha entrado en acción con la fuerza que se espera: el gobierno de Colombia.

La política no funciona como ajedrez, en particular cuando el mundo ya no es la unipolaridad de los años noventa donde los Estados Unidos hacían y deshacían, la forma en que ha mutado la guerra en Siria es un ejemplo claro. Tampoco Venezuela es un terreno donde los cálculos hasta el momento les hayan dado los resultados previstos, y la derecha venezolana ha resultado una pésima y costosa inversión: este es el cuarto intento de asalto al poder en seis años. Una de las razones para entender cómo han fracasado en ese objetivo una y otra vez es la caracterización del chavismo, sus complejidades, potencias, arquitecturas, capacidades de respuestas al estar contra las cuerdas.

Subestimar al adversario, en este caso enemigo por cómo han planteado el conflicto, es un error central. La derecha no ha dejado de cometerlo. ¿Lo harán también los Estados Unidos?

Napoli 1feb2019: In piazza con Maduro e la Rivoluzione Bolivariana!

***Appello di solidarietà al Venezuela Bolivariano***

***Costruiamo un presidio largo, unitario e partecipato a sostegno del popolo venezuelano!***

In questi giorni stiamo assistendo a uno dei più duri attacchi orchestrati dai gruppi imperialisti statunitensi contro il Venezuela Bolivariano e il suo presidente, Nicolas Maduro Moros. Ai tentativi di rappresaglie armate e tentativi eversivi si è aggiunta anche la vile provocazione dell’autoproclamazione a presidente del Venezuela da parte del parlamentare dell’opposizione Juan Guaidó. A questa sparata dimostrativa hanno fatto eco gli Stati Uniti d’America e altri paesi loro accoliti che hanno riconosciuto la carica che Guaidó si è attribuito da solo davanti ai suoi.

In risposta a quest’azione provocatoria, il presidente Maduro, davanti a centinaia di migliaia di venezuelani ha intimato a tutti i diplomatici statunitensi di abbandonare il Venezuela, perché mandanti di tutte le azioni di infiltrazione, boicottaggio e aggressione contro il popolo venezuelano. Un vero e proprio atto di sovranità popolare e contrasto alle scorrerie dei gruppi imperialisti in Venezuela!

A fronte dei tentativi di destabilizzazione golpista e terrorista orchestrati dagli USA contro il Venezuela e in sostegno alla Rivoluzione Bolivariana, chiamiamo i compagni e le compagne dei movimenti sociali, popolari e progressisti della città di Napoli alla costruzione di un presidio di solidarietà per venerdì 1° febbraio alle ore 15.30 in piazza Municipio.

In quest’occasione richiederemo al Sindaco della città di Napoli una presa di posizione pubblica in Solidarietà con il Governo Bolivariano, con il suo presidente Nicolas Maduro Moros, per l’amicizia e la solidarietà tra i popoli, e consegneremo una lettera che stenderemo al Consolato Generale della Repubblica Bolivariana del Venezuela a Napoli da inviare a Caracas.

Avanti compagne e compagni!
La solidarietà è un’arma, usiamola! Facciamo in modo che il sostegno al popolo venezuelano rafforzi la strada per costruire la Rivoluzione socialista a casa nostra, nel nostro paese, questo il miglior contributo che possiamo dare alle masse popolari venezuelane per combattere il nemico imperialista e mettere in piedi la società del futuro, il Socialismo!

Inviare adesioni e contributi ad [email protected]
oppure con messaggi e post alla pagina evento del presidio

*Aderiscono*
Albainformazione
Associazione Resistenza
GalleRi Art
Gruppo di volontariato NIKA
Partito dei CARC – Federazione Campania
Usb Caserta

Solidarietà al governo bolivariano del Venezuela!

di (nuovo)pci

26 gennaio 2019

Solidarietà al governo bolivariano del Venezuela!

I reazionari sollevano pietre che ricadono sui loro piedi

In Venezuela la destra agli ordini dai gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei ha lanciato un nuovo grave attacco contro la rivoluzione bolivariana. Nelle prime ore del 21 gennaio un piccolo gruppo di reazionari, legato a un comando di zona della Guardia Nazionale Bolivariana, ha preso d’assalto una sede del distaccamento per la sicurezza urbana nel Municipio Sucre. In quell’occasione gli assalitori hanno sottratto armi da guerra e sequestrato quattro ufficiali del distaccamento. Gli attentatori si sono poi diretti contro la sede dell’unità speciale di sicurezza a Cotiza, ma qui hanno trovato una ferma resistenza da parte di ufficiali e soldati che li hanno catturati e hanno recuperato le armi rubate.

A seguito del tentativo di aggressione alle istituzioni bolivariane, la Forza Armata Nazionale Bolivariana (FANB) ha diffuso un comunicato in cui ha denunciato l’azione come frutto di una manovra di gruppi di destra tesi a destabilizzare il paese e ha affermato con forza che tutte le unità operative delle FANB, i suoi reparti e le sue istituzioni educative, operano sotto il pieno controllo del comando centrale e sono fedeli alla Costituzione e alla Repubblica.

Nell’ambito dello stesso attacco, il 23 gennaio, il leader dell’opposizione di destra Juan Guaidò si è autoproclamato presidente del Venezuela, nel tentativo di delegittimare il governo bolivariano del presidente Maduro. Questa provocazione è stata contrastata dal Tribunale supremo e dallo stesso presidente Maduro, il quale in un discorso davanti a centinaia di migliaia di venezuelani ha annunciato che ha rotto le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti dando 72 ore di tempo al personale diplomatico per abbandonare il paese, quali mandanti delle provocazioni e dei tentativi di destabilizzazione del paese.

Sono anni che la comunità internazionale dei gruppi imperialisti americani, sionisti ed europei cerca di far naufragare il movimento bolivariano che Hugo Chavez ha promosso a partire dal 1999 in Venezuela e nel quale ha coinvolto altri paesi dell’America Latina. Il governo Maduro, dopo la morte di Chavez nel 2013, ha continuato la sua opera. I gruppi imperialisti non hanno scrupoli: guerra economica e finanziaria, sabotaggi, campagne diffamatorie, attività eversive, disordine sociale, un colpo di Stato strisciante, tanto più aperto quanto meno ha successo.

Attualmente l’obiettivo di imperialisti e controrivoluzionari è quello di eliminare il Presidente Nicolas Maduro e il suo governo, soffocare le organizzazioni popolari mobilitate dall’iniziativa antimperialista di Chavez e installare un governo sottomesso alla comunità internazionale dei gruppi imperialisti. L’obiettivo immediato è quello di creare nel Paese un clima di caos, di insicurezza, di paura rendendo precari il rifornimento di beni e la prestazione di servizi essenziali, diffondendo nel Paese attività violente e criminali, ampliando la corruzione, alimentando in ogni modo la sfiducia nella capacità del governo di venire a capo dei problemi della popolazione e di difendere le conquiste realizzate.

È una strategia oramai abituale dei gruppi imperialisti contro governi e regimi che non assecondano i loro interessi. Cercano di creare il clima adatto a un intervento militare, sia dall’interno che dall’esterno del paese. In questo clima la cacciata dei corpi diplomatici statunitensi è un passo importante sulla strada della sovranità del popolo venezuelano e di contrasto alle scorrerie e alle intimidazioni che i gruppi imperialisti portano avanti in tutto il mondo.

Noi comunisti italiani, organismi e individui della Carovana del (nuovo) Partito Comunista Italiano, esprimiamo la nostra massima solidarietà al governo Maduro e sosteniamo i compagni venezuelani nel processo rivoluzionario per trasformare il loro Paese e guidare le masse popolari venezuelane a prendere il potere e sconfiggere definitivamente le vecchie classi dominanti e la comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti. Auguriamo che la ferma risposta al colpo di Stato si trasformi in rafforzamento e progresso della rivoluzione.

Noi portiamo la nostra solidarietà nel modo più alto che esiste per farlo: costruire giorno dopo giorno la rivoluzione socialista in Italia. Il V Congresso Nazionale del Partito dei CARC, partito fratello del (nuovo)PCI, che proprio oggi si apre a Firenze e a cui va il nostro saluto, è parte di essa. Far avanzare la rivoluzione socialista nel proprio paese è il maggiore contributo che possiamo dare alla lotta delle masse popolari venezuelane e alla rinascita del movimento comunista in Venezuela e nel mondo. Il primo paese imperialista che romperà le catene del sistema imperialista mondiale, mostrerà la via e aprirà la strada anche alle masse popolari degli altri paesi!

La razón contra el insulto

L'immagine può contenere: 1 personapor Atilio A. Boron

El debate de este sábado 27 de enero de 2019 en el Consejo de Seguridad de las Naciones Unidas seguramente será incorporado a los anales que registra algunas de las más grandes confrontaciones políticas sostenidas en ese ámbito. Allí quedó plasmada con total claridad la brutalidad e insolencia del imperio cuando el secretario de Estado Michael Pompeo caracterizó al estado bolivariano como “mafioso ilegítimo”  para tras cartón agregar “que muchos venezolanos se están muriendo de hambre” debido a “un experimento socialista que provocó un colapso de la economía”.  Que Pompeo acuse a cualquier persona, organización o gobierno de este planeta de “mafioso” aparte de ser un gesto típico de matón de arrabal que desprecia no sólo las tradiciones diplomáticas sino las buenas maneras es a la vez un monumental contrasentido para quien durante casi un año y medio fue jefe de la mayor organización criminal y mafiosa del planeta: la CIA.

Hombre de discurso trabado y trabajoso, sólo pudo proferir insultos y regurgitar desgastadas consignas de la época de la Guerra Fría en contra de Rusia, China y Cuba. Esas groserías merecieron la aprobación de los representantes de su peonada regional y, muy particularmente, del impresentable canciller de Colombia, Carlos Holmes Trujillo, un raro fósil del pleistoceno cuyo discurso lleno de mentiras e insultos fue un ultraje al buen decir de colombianas y colombianos y una enésima demostración del enorme daño que el uribismo le ha hecho –y sigue haciendo- a la entrañable Colombia. Prefiero ni hablar de lo que fue la intervención del representante de Canadá, otrora un gran país y hoy sometido al arbitrio de un gobierno que pareciera tener como única misión convertirse en la estrella número 51 en la bandera de los Estados Unidos. Paso asimismo por alto, por cuestiones de profilaxis mental,  las intervenciones de algunos de los conspicuos representantes del Cartel de Lima.

Frente a estos esperpentos brilló con luz enceguecedora la intervención de Jorge Arreaza, que brindó una soberbia lección de lo que debe ser un diplomático. El bolivariano demolió uno tras otro las acusaciones -que no argumentos- de Pompeo y su pandilla. Sin caer en las provocaciones y con una sangre fría admirable, mientras quienes veíamos la transmisión del debate sentíamos que nos hervía la sangre, Arreaza aportó un detallado análisis de la situación en su país, identificó el origen de la presente crisis en la perversa campaña de agresiones y hostigamientos de todo tipo lanzadas por la Casa Blanca que infligieron daños del orden de los 23.000 millones de dólares a la República Bolivariana de Venezuela agravando considerablemente la situación económica del país. Sus palabras están en línea con un reciente informe de Servicio de Investigación del Congreso de la Unión Americana que en noviembre de 2018 decía que “si bien las sanciones económicas más fuertes podrían influir en el comportamiento del gobierno venezolano, también podrían tener efectos negativos y consecuencias no deseadas. A los analistas les preocupa que las sanciones más fuertes puedan exacerbar la difícil situación humanitaria de Venezuela, que se ha caracterizado por la escasez de alimentos y medicamentos, el aumento de la pobreza y la migración masiva. Muchos grupos de la sociedad civil venezolana se oponen a sanciones que podrían empeorar las condiciones humanitarias.”

 No sólo eso. Además Arreaza demostró que a diferencia de la tentativa golpista del 11 de abril del 2002 cuando el gobierno de Estados Unidos (George W. Bush) estaba “detrás del golpe” en el caso actual la Casa Blanca está “delante del golpe, es su verdadera vanguadia”, reiterando por enésima vez una irrefrenable vocación de dominio y expoliación que la Roma americana, al decir de José Martí, comenzó a hacer manifiesta tan tempranamente como en el año 1823, fecha de nacimiento de la Doctrina Monroe. La inequívoca conclusión extraída por Arreaza fue que Washington ratifica a lo largo de casi dos siglos su prepotencia imperial, su absoluto desprecio por los valores que dice defender: la libertad, los derechos humanos, la democracia, meras pantallas que mal disimulan su pretensión de apoderarse de las enormes riquezas de un país, en este caso Venezuela, cuyo petróleo, oro, coltan y otros minerales estratégicos suscitan el desenfrenado apetito de las clases dominantes de Estados Unidos.

El debate demostró la incoherencia y debilidad argumentativa de los críticos de la Revolución Bolivariana y los ardientes defensores del “autoproclamado” presidente de Venezuela, un hombre que en cualquier momento podría ser “descartado” por la Casa Blanca en caso de que para progresar en su plan de sembrar el caos en Venezuela tuviera que recurrir a un autoatentado para justificar y llevar a los extremos su accionar criminal. Esta es una vieja tradición estadounidense, cuyos hitos más importantes son la voladura del acorazado Maine en la bahía de La Habana en 1898, el ataque a Pearl Harbor en 1941 y, según algunos estudiosos norteamericanos, los atentados del 11 de Septiembre del 2001. No hay ninguna razón para suponer que la Casa Blanca ha abandonado ese vicio y que no esté preparada para incurrir una vez más en él en la actual coyuntura venezolana.  

Para concluir: lo de Arreaza fue excepcional por su contenido y por sus formas, cuestión ésta para nada marginal en las relaciones internacionales. Notable también por su versación y por el prolijo desarrollo de sus razonamientos que contrariamente a los borbotones de sus contendientes fluían con elegancia y naturalidad para defender la legitimidad y constitucionalidad del único presidente de Venezuela que no es otro que Nicolás Maduro.  Por eso quienes recordamos los grandes debates sostenidos en el seno de las Naciones Unidas por Raúl Roa -el gran ministro de Relaciones Exteriores de Fidel entre 1959 y 1976- y conocido como el “Canciller de la dignidad” por su elocuente e irrefutable defensa de la Revolución Cubana, nos regocijamos al comprobar que la tradición abierta por el cubano ha encontrado en Jorge Arreaza su auténtico heredero. ¡Felicitaciones Canciller Arreaza y larga vida a la Revolución Bolivariana!

Declaración ALBA Movimientos: Con la Revolución Bolivariana Patria o Muerte

Como ALBA Movimientos nuevamente ratificamos nuestro posicionamiento irrenunciable junto al pueblo y el gobierno de Venezuela.

¿Cuándo entenderán los halcones imperiales y sus serviles locales que ya estamos hartos de tanta prepotencia, de tanta mentira, de tanto cinismo, de tanta muerte cosechada por su injerencia?

Tendremos que decir mil veces que el problema de la democracia venezolana es que una parte minoritaria no reconoce a la mayoría de su pueblo,  esa parte que se dice llamar oposición democratica.

¿Cómo podemos creerle a una oposición que desconoce a la fuerza mayoritaria que existe en Venezuela y que lleva el nombre digno de “Chavismo”, que es el nombre político, de los pobres, las mujeres, los campesinos, los trabajadores, los pueblos originarios, los patriotas, las diversidades?
Lo que desde los medios de desinformación llaman oposición es en verdad un grupo fragmentado que compite entre sí para captar la mayor cantidad de dólares que llegan directo desde los Estados Unidos, y eso los obliga a llamar a acciones violentas para cobrar un cheque abultado. Grupo que no tiene apoyo ni legitimidad interna en Venezuela y depende de que le armen todo desde afuera.

Unos payasos patéticos que si no fuera por la gravedad de las consecuencias de sus actos serían hasta cómicos.
¿Quién puede considerar legítimo a un grupo que hace carrera política  rogando a EEUU que invada su propio país? Pero como si no fuese obvio, ¿Quién puede estar de acuerdo en pedir ayuda al estado criminal más sangriento de la historia?
¿Hay que seguir aclarando tanta farsa?
¿Cómo entender que un cualquiera como Juan Guaidó, designado a dedo por un puñado de personas sea un interlocutor legítimo y democrático mientras se desconoce a Nicolás Maduro como presidente, elegido por millones de venezolanos; que tiene el reconocimiento de decenas de estados de todo el mundo y que se ha cansado de llamar  al diálogo a la oposicion, la cual -vale recordar- se ha presentado a elecciones que ha ganado y perdido pero a la cual siempre se le reconoció su resultado.

Hay que entender que Venezuela es la puerta de entrada que busca Estado Unidos para generar caos y muerte en toda la region, quien piense que esto es solo un problema de Maduro, solo un problema del chavismo, padece de una miopía grave que puede costarle la vida y la historia a millones de personas en Nuestra América.

Y para quien no entienda estas razones, para quien no comulgue con el chavismo, quien tenga dudas, solo podemos decirle que ante la duda, evite ponerse del lado del imperio norteamericano y cualquier tipo de propuesta guerrerista. Esta postura podrá tener  errores pero seguro que no le cuesta la vida y la dignidad, como sí sería estar del lado de los yanquis.

Para quienes enceguecidos por su odio aplauden una guerra, una invasión o un golpe de estado, la historia los juzgará como traidores a la patria, a la nuestra que compartimos millones en Nuestra América.

En estos momentos no hay medias tintas, ALBA MOVIMIENTOS somos cientos de movimientos y organizaciones de 28 paises que no nos cansamos, ni nos cansaremos de decir que defenderemos a la Revolución Bolivariana porque es nuestra, es de todos y todas, y ya estamos cansados de tanta mierda.

Llamamos a todas nuestras organizaciones a pronunciarse en contra de la injerencia en Venezuela, a desconocer el gobierno títere y artificial que pretenden imponer, a respaldar la legitimidad de Maduro al frente del pueblo y la Revolución Bolivariana.

ALBA Movimientos

23 de enero de 2019

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