Isaías Rodríguez: «Internazionalismo questione di classe»

da EmbajadaVenezolanaEnItalia

Una lettera che, per il suo essere esemplare, merita una traduzione in italiano. Una lettere che si rivolge al prof. Vasapollo, ma non solo.

Si tratta di una lettera pubblica che ben si adatta a tutti coloro che, in una maniera o in un’altra, mettono in campo comportamenti simili a quelli qui magistralmente descritti dall’Ambasciatore Julián Isaías Rodríguez Díaz.
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Prof. Luciano Vasapollo
[email protected]

Prof. Vasapollo,

Lei ha creato una distanza che non ci fa piacere. Nuovamente un’attitudine personale della sua condotta ha incrinato le relazioni tra lei ed il Venezuela. Il suo individualismo è davvero insopportabile. Nessuna diplomazia può farlo passare inosservato.

Soprattutto quando ha posto in pericolo la realizzazione dell’atto più importante che si sia portato a termine a Roma in solidarietà con il nostro paese.

In una prima opportunità lei è riuscito a far posticipare l’atto. In una seconda, ha avuto la presunzione di esercitare la leadership sullo stesso. In una terza non ha occultato le ferite del suo “ego” perché la scelta del luogo è stata realizzata senza la sua partecipazione. In una quarta, la scusa della morte di un funzionario consolare d’Italia in Venezuela, è quasi riuscita ad abortire l’atto pubblico.

Siamo stati rispettosi delle sue ragioni che l’hanno fatta desistere dal partecipare. Comprendiamo quella relativa all’Università che lei rappresenta e delle altre organizzazioni che lei guida. Ha dato argomenti istituzionali che ammettiamo come validi. Ciò che mai condivideremo con lei è un comunicato di dissociazione, dove testualmente ha dichiarato: “sospesa per lutto la partecipazione alla manifestazione per il Venezuela”.

Anche se non fosse stata sua intenzione, i movimenti sociali hanno interpretato la sua decisione di non partecipare come un appello che invita gli altri a non prendere parte all’evento. Confusi, sono stati sul punto di non presentarsi all’attività. Ci scusi i termini, ma non è possibile non parlare della solidarietà come un valore. Essa si contrappone all’ansia di apparire, di stare in primo piano e, soprattutto, al debordante e primitivo individualismo privo di qualsiasi pensiero socialista.

Nell’ambito politico, solidarietà significa accompagnare e servire. Assumere con convinzione il successo di una causa condivisa collettivamente. La solidarietà contrasta con la superbia ed il malinteso orgoglio. In sé, la solidarietà è un valore rivoluzionario che promuove l’unione.

I poteri forti mondiali avevano scatenato la loro ferocia contro il Venezuela. In quanto obiettivo fondamentale dell’imperialismo. La situazione che si è voluta affrontare era drammatica. Nessun egoismo, con o senza scuse, avrebbe dovuto osare smantellare un atto di solidarietà, che per di più, per gli altri è stato il frutto di uno sforzo immenso per mettere da parte tra voi gli odi reciproci, i rancori personali, le vuote contraddizioni, le vanità e i personalismi portati all’estremo.

Utilizzo le sue stesse parole: “non è un favore che vogliamo fare al Venezuela…”. Professore, l’internazionalismo è una questione di classe, non di filantropia. I reciproci interessi a lungo termine sono più importanti di quelli individuali. Non è questione di buone intenzioni, è impegno e lealtà cosciente. Non è retorica, ma è la decisione di trionfare insieme per una società giusta e di uguali.

La solidarietà è un dovere internazionalista. Tale prospettiva di classe si traduce nella difesa ad ogni costo del socialismo. Con essa ciò che si difende non è un nazionalismo, nemmeno una nazionalità, né una cultura specifica, ma il socialismo come patria.

Professore, ci dispiace, non sarà più invitato ai nostri atti fintanto che lei non porgerà pubblicamente le sue scuse, non a questa Missione Diplomatica, ma ai compagni, suoi e nostri, ai quali lei ha mancato di rispetto con un comportamento poco solidale.
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Il vitello d’oro è stato trasformato in maiale

funny-pigdi Antonio Aponte e Toby Valderrama

elaradoyelmar.blogspot.com

Che il governo socialdemocratico voglia persistere a inciampare sulla stessa pietra, realmente meraviglia. E costituisce uno sgarbo nei confronti dei governanti e del popolo umile, e anche una condanna del chavismo che, inerte, assiste al proprio annichilimento.

Sommersi da una crisi di cui nemmeno le persone più anziane serbano memoria, il governo glissa sulle proprie responsabilità e in questo modo liquida ogni possibilità di rettifica; se il modo in cui agisce il governo è corretto, allora perché bisogna cambiare, la colpa ricadrà su altri, al “maialino” espiatorio o alla testa di turco che in passato non risolse nulla, ma almeno riuscì a tranquillizzare l’anima dei peccatori. I colpevoli si possono chiamare impero, borghesia diffusa e nemica di come si conduce l’economia, o possono essere quelli che ora sono bollati come “traditori”, che più che traditori tendono a essere i colpevoli di tutti i mali.

È proprio così, il governo attraversa questa crisi senza macchiarsi il vestito, non può essere imputato di nulla, non sbaglia mai, tutto quello che dice e fa è giusto, il male si trova da un’altra parte, al suo esterno. Tutto questo sarebbe una furbata da governanti se non fosse perché questo tipo di comportamento ci conduce verso il caos, verso il fascismo. Analizziamolo più da vicino.

L’errore nel quale incorre il governo è che nel campo dell’economia non vede altro che il materiale, lo stomaco. In questa forma la politica solo si riduce a chi somministra, a chi è il migliore fornitore. Il cuore, l’idealismo non sono presi in considerazione, in questa maniera l’economia perde la sua metà, la metà più importante, quella decisiva, l’anima, lì dove tutto finisce e tutto inizia.

Quando la fornitura materiale è fallita, quando il vitello d’oro ha smesso di essere tale, ci siamo accorti che in un paese di fornitori e consumatori insaziabili l’etica è quella del mercenario. Il governo, che non possiede altro da offrire, mente; la menzogna diventa una merce di produzione industriale, la consumano gli umili disposti all’ingenuità. Ma l’ingenuità e la menzogna sono una miscela esplosiva per tutti quei governi che un giorno si vedono abbandonati, senza più un appoggio attivo, perendo nelle mani dei nuovi fornitori che offrono promesse che sono consumate dagli ingenui e tutto continua fino a quando non giunge di nuovo il benessere per ricominciare la danza intorno al vitello d’oro, che poi finisce nel lamento del “maialino” che si è rubato l’oro.

Questo ciclo cupo: vitello-maialino/benessere—lamento/consumo-lagnanza è stato rotto da un Comandante che aveva capito che la cosa più fondamentale non è il materiale, il quale solo serve per seguire l’ideale, per sostituire i lupi con i fratelli. Un Comandante che ha scelto di essere Cristo e non Rockefeller, di essere Bolívar e non Boulton, che si è giocata la vita per una Rivoluzione che presentiva fosse infinita. Ma il Cristo è stato nuovamente crocifisso e il ciclo è riapparso e con lui la menzogna che per l’umile ora è meno attendibile. Ma si sospetta che laggiù nel fondo esistono dei dirigenti che possono, vogliono, rompere nuovamente questo ciclo.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Vincenzo Paglione]

(VIDEO) I democratici genuini in piazza per il Venezuela bolivariano

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L’aggressività dell’imperialismo a trazione statunitense mostra sempre più il suo vero volto di guerra, depredazione, bestialità e manipolazione terroristica dell’informazione.

L’esempio della resistenza dei popoli latinoamericani e dei loro governi democratici, progressisti e rivoluzionari, in primis quelli di Cuba e del Venezuela bolivariano, è un esempio fecondo anche per i popoli europei e per i lavoratori e le lavoratrici migranti provenienti dall’Africa, dall’Asia, dall’Oceania, dalla stessa America latina, che con le loro attività contribuiscono, e non poco, a mandare avanti le economie nei paesi cosiddetti “sviluppati”. 

Urge far sentire la nostra voce, qui in Italia, come abbiamo fatto il 7 giugno 2016 in piazza Vidoni a Roma, insieme ai popoli del mondo, ai migranti, mandare segnali di incoraggiamento al popolo venezuelano vittima, come accadde in Cile con il governo socialista del presidente Salvador Allende nei primi anni ’70, prima che i fascisti lo assassinassero e instaurassero la dittatura militare filo-imperialista, di una guerra economica senza pietà scatenata dagli speculatori della parassitaria borghesia imperialista.

Una guerra contro il popolo e che in forme, tempi e modi diversi è diretta contro tutti i popoli del mondo e che senza dubbio gli stessi popoli troveranno il modo, quanto prima, di sconfiggere, di vincere. 

Dobbiamo liberarci in Europa, in Italia, come nel mondo, dalla cappa oppressiva del sionismo, come quella del Vaticano, che continua a razzolare peggio, mentre alza la cortina di fumo della predica delle belle parole.

Le lunghe marce cominciamo sempre facendo i primi passi, ed ogni volta che sarà necessario, ricominceremo daccapo insieme a tutta l’umanità in lotta, come diceva Lenin, fino alla vittoria finale.

Questi passi li abbiamo fatti insieme con tutti e tutte coloro che sono scese in piazza il 7 giugno 2016 a Roma e tanti altri si aggiungeranno:

Rete “Caracas ChiAma”
Rifondazione Comunista
Collettivo Militant
Rete No War
Alianza País
Red de Amigos de la Revolución Ciudadana
Comitato Immigrati Italia
JVP Sri Lanka
REDCAN
UMANGAT
-Rivista LatinoAmerica di Gianni Minà
-Associazione di Amicizia Italia/Cuba
-PCdI
-CARC
-CSOA Terra Rossa / Lecce
-Albainformazione
-ANROS Italia
-Circolo Bolivariano J C Mariàtegui / Napoli
-Red por ti America / Italia
-Associazione Donne della Regione Mediterranea
-Associazione di Amicizia Italia/Nicaragua
-Circolo Bolivariano Hugo Chàvez / Ostia
-Galleri@rt / Napoli
-Lega Internazionale delle Donne per la Pace e la Libertà
-Donne in Rosso, blog delle donne del PcdI
-Comitato per non dimenticare Sabra e Chatila
-Centro Gramsci di Educazione
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Italia se moviliza en apoyo irrestricto a la revolución bolivariana

por aporrea.org

08.06.2016.- Más de 18 movimientos y organizaciones sociales de todo el mundo, se congregaron el día de hoy en Roma, a unos pasos del Parlamento de ese país europeo en defensa de la Revolución Bolivariana y de los procesos de integración y cooperación iniciados por el país sudamericano.

El embajador Isaías Rodríguez, desde la sede diplomática agradeció a los estudiantes, grupos, asociaciones, medios y académicos reunidos en la capital italiana “Mi reconocimiento al coraje y amor de estos ciudadanos que hoy desde Roma, con las banderas de la solidaridad, de la paz y de la unión expresan su apoyo al gobierno venezolano”

La manifestación organizada en Roma por distintas agrupaciones italianas y extranjeras, demuestra al mundo que existe una solidaridad fuera de Venezuela y que la Patria de Bolívar no está sola.

“Dichos movimientos, asociaciones y grupos de apoyo, desde Roma celebran también el triunfo de Venezuela en la OEA. El prestigio de Venezuela que ha tratado de ser cuestionado por los medios de comunicación social está intacto, eso es parte del legado de Chávez. Tenemos liderazgo económico con el petróleo, liderazgo deportivo, liderazgo cultural, pero el más importante de todos es el liderazgo político de Venezuela. Eso es lo que están expresando hoy desde la capital italiana” enfatizó el diplomático venezolano.

El también ex vicepresidente de la República hizo un llamado a los venezolanos y venezolanas: “El pueblo crea en la Revolución, crea que todo esto que se está haciendo es tratar de desintegrar un proceso de reivindicaciones que inició Hugo Chávez y hoy sigue el presidente Nicolás Maduro. Resistamos, no tenemos armas bélicas, pero tenemos moral, tenemos dignidad, la misma que se construye a base de lucha y resistencia, esta convicción debemos mantenerla”.

El premio nobel argentino Adolfo Pérez Esquivel, desde la Universidad Sapienza, hizo un apelo a los pueblos del mundo en solidaridad a Venezuela “El imperio no perdona que Venezuela haya escogido el camino de la soberanía, de la independencia y de la autodeterminación. Hoy se nos necesita unidos y firmes en nuestras convicciones”.

La actividad contó con la organización y la adhesión de los movimientos:

Red “Caracas ChiAma”
Rifondazione Comunista
Collettivo Militant
Rete No War
Alianza País
Red de Amigos de la Revolución Ciudadana
Comitato Immigrati Italia
JVP Sri Lanka
REDCAN
UMANGAT
-Rivista LatinoAmerica di Gianni Minà
-Associazione di Amicizia Italia/Cuba
-PCdI
-CARC
-CSOA Terra Rossa / Lecce
-Albainformazione
-ANROS Italia
-Circolo Bolivariano J C Mariàtegui / Napoli
-Red por ti America / Italia
-Associazione Donne della Regione Mediterranea
-Associazione di Amicizia Italia/Nicaragua
-Circolo Bolivariano Hugo Chàvez / Ostia
-Galleri@rt / Napoli
-Lega Internazionale delle Donne per la Pace e la Libertà
-Donne in Rosso, blog delle donne del PcdI
-Comitato per non dimenticare Sabra e Chatila
-Centro Gramsci di Educazione

Roma 7giu2016: Con la Rivoluzione bolivariana!

da lantidiplomatico.it

La battaglia è comune. La difesa del Venezuela bolivariano è la difesa anche dei nostri diritti!

Il Venezuela subisce in queste ore un tremendo attacco da parte delle oligarchie finanziarie per la destituzione di un governo democratico e sovrano. L’inizio dell’ultima offensiva destituente è datato 12 aprile, con un editoriale del Washington Post: “il Venezuela ha disperatamente bisogno di un intervento politico dei suoi vicini, che per questo dispongono di un meccanismo appropriato nella Carta Democratica Interamericana dell’Organizzazione degli Stati Americani, la OSA, un trattato che contempla l’azione collettiva quando un regime violi le norme costituzionali”. Il piano enunciato dal giornale del Pentagono è chiaro: ottenere un pretesto per un intervento armato che trasformi il Venezuela nella nuova Siria e l’America Latina in un nuovo Medio Oriente.
 
Da allora, guerra economica e mediatica contro il Venezuela si sono intensificati ogni giorno di più. I vari Uribe, Rajoy, Almagro si sono presto trasformati in marionette di questo disegno golpista. La vittoria che il Venezuela ha ottenuto nel Consiglio Permanente dell’Osa giovedì 2 giugno, impedendo l’applicazione della  cosiddetta “Carta democratica” – quindi il pretesto dell’intervento armato – e supportando il dialogo con l’opposizione iniziato dall’Unasur, è significativa ma va supportata a livello internazionale.
 
L’imperialismo predatorio di risorse naturali e diritti delle popolazioni cercherà, infatti, presto una nuova via per appropriarsi delle maggiori risorse petrolifere del mondo.
 
Oggi è il momento della mobilitazione.
 
Oggi tutti i democratici, quelli veri, devono stringersi attorno al Venezuela, paese sotto tremendo attacco di quelle oligarchie finanziarie internazionali che hanno imposto recentemente un golpe morbido al Brasile, annullando 50 milioni di voti e destituendo senza alcuna ragione un Presidente eletto. E quelle stesse oligarchie, per fare un altro esempio, che in Europa vogliono imporre il TTIP, la “Nato economica”.
 

Martedì 7 giugno 2016
dalle ore 18.00
Piazza Vidoni (Corso Vittorio Emanuele) – Roma

Partiti, movimenti e sindacati si mobilitano per sostenere la rivoluzione venezuelana. Non ci saranno bandiere di appartenenza, ma sventoleranno solo quelle dei popoli. Tutti coloro che aspirano ad un futuro di pace, sovranità, multilateralismo, autodeterminazione e libertà dei popoli sono invitati a partecipare.

ORGANIZZATORI:
 
-Rete “Caracas ChiAma”
-USB
-Rete dei Comunisti
-Rifondazione Comunista
Capitolo Italiano in Difesa dell’umanità
-Collettivo Militant
-Rete No War
-Alianza País
-Red de Amigos de la Revolución Ciudadana
-Comitato Immigrati Italia
JVP~ Sri Lanka
-REDCAN
-UMANGAT
 
RESPONSABILI DELLA COMUNICAZIONE:
 
-L’AntiDiplomatico
-Contropiano
-Cestes
-Nuestra America
 


 

Siria, la realtà sul campo di battaglia

da lantidiplomatico 

di Pedro García Hernández, inviato in Siria di Prensa Latina

Da Athriya, una città a nord della provincia di Hama, 210 chilometri da Damasco, l’esercito siriano ha iniziato un’offensiva per liberare Raqqa.

Fonti militari hanno confermato che le forze armate siriane sono riuscite ad avanzare otto chilometri verso l’aeroporto militare Tabqa diga, intorno alla “capitale” dello Stato islamico o Daesh,.

Questa nuova offensiva, sostenuta e coordinata pienamente con gli alleati russi, è lanciata su più assi ed è diretta da unità speciali come i Falchi del Deserto e dal Corpo dei Marines siriani.

La vasta esperienza di combattimento di questi distaccamenti è dimostrata sul campo di battaglia , nel mantenimento delle aree liberate, per esempio Palmira e nel rispetto della tregua dal 27 febbraio scorso.

Queste nuove azioni sono la dimostrazione che il metodo deterrente sostenuto da Siria e Russia dopo complessi negoziati per tutta la durata della tregua, ha funzionato a metà, soprattutto i doppi standard utilizzati dagli Stati Uniti e dei suoi alleati nella regione: Turchia, Arabia Saudita e Qatar.

Anche se la tregua ha fatto progressi nella politica di riconciliazione nazionale di Damasco e che finora è accettata da più di 120 località e da cinquanta gruppi armati, non è stata rispettata da gruppi terroristici come il Daesh e il Fronte Al-Nusra, tra gli altri.

Finora, secondo il governo siriano e il centro di coordinamento in russo di base a Hemymin in provincia di Latakia, la tregua è stata violata da questi gruppi più di 610 volte.

Mentre la realtà ha mostrato i pro e i contro della cessazione delle ostilità, gli Stati Uniti hanno aumentato il supporto per la cosiddetta opposizione siriana e le forze curde a nord di Aleppo e anche nella provincia settentrionale di Hasaka.

Stranamente senza coordinamento precedente e senza pianificazione, la cosiddetta coalizione guidata da Washington ha avviato l’attacco verso Raqqa, consolidando le posizioni conquistate dai curdi in quelle regioni con la possibilità pericolosa di molteplici incidenti dove vi è la presenza di più di 15 mila soldati di diverse tendenze e schieramenti.

Per gli esperti e gli analisti, gli obiettivi degli Stati Uniti e dei loro  alleati sembrano essere chiari. Propiziare lo smembramento della Siria, mantenere un caos operativo in scontri e in qualche modo evitare la distruzione totale di due altamente significativi per loro gruppi terroristici, come Daesh e il Fronte Al-Nusra.

Attualmente, la situazione sul combattimento a terra è molto complicata e richiede una maggiore e e più ampio coordinamento tra coloro che realmente lottano contro il terrorismo.

Da nord a sud, attraverso un arco geografico che si estende almeno su 13 fronti di battaglia, le forze armate siriane ed i suoi alleati hanno davanti a loro una delle più complesse fasi della lotta contro il terrorismo, i cui attori sono coinvolti in un lavoro che implica, come mai avvenuto prima nel Levante, la comparsa di numerosi “registi”.

L’Iran riconosce il prestigio della Rivoluzione cubana

da lantidiplomatico 

Il consigliere del Presidente degli affari culturali dell’Iran Hesamoddin Ashena ha riconosciuto il prestigio della Rivoluzione cubana e dei suoi capi storici, e ha chiesto più stretti legami bilaterali.

Ashena ha ricevuto l’ambasciatore di Cuba a Teheran, Vladimir Gonzalez, che era accompagnato dal secondo segretario della missione diplomatica, Norberto Escalona.

In una nota dell’ambasciata cubana è scritto che Quesada ha ringraziato per l’interesse dimostrato da parte del governo iraniano nel convocarlo ed ha spiegato in dettaglio il processo avviato tra Cuba e gli Stati Uniti al fine di normalizzare i rapporti bilaterali.

Tale questione ha attirato l’attenzione della nazione persiana, mentre le rivoluzioni di Cuba e Iran hanno operato per decenni in uno scenario avverso, per la politica aggressiva orchestrata da Washington, ha spiegato la fonte diplomatica.

A questo proposito, anche il direttore del Centro per gli Studi Strategici del Presidente della Repubblica islamica ha invitato l’ambasciatore per una conferenza di specialisti e studiosi di questa istituzione.

La discussione di Quesada si concentrerà sull’espansione e sul ripristino delle relazioni diplomatiche tra l’Avana e Washington, e le questioni affrontate nel corso degli ultimi 17 mesi di dialogo tra i due governi.

L’ambasciatore ha anche sottolineato l’importanza di rafforzare i legami tra la sua nazione e il paese persiano con tutti i mezzi possibili, per favorire gli scambi culturali e accademici.

Infine, ha anche ricordato i 37 anni della restaurazione dei rapporti diplomatici tra i due paesi, che si celebreranno l’8 agosto.

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