di Alfredo Serrano (da Telesur)-
27giu2017.- Macri ha ingannato la cittadinanza argentina. E lo ha dimostrato in un breve periodo di tempo. Ha avuto solo bisogno di poco più di un anno e mezzo per tradire tutto quello che aveva promesso. Se esistessero i contratti elettorali, quello di Macri già sarebbe stato rescisso per infrazione multipla.
Qui di seguito, vedremo come Macri ha truffato l’elettorato in ognuna delle sue promesse economiche durante la sua campagna:
Promessa 1: ridurre l’inflazione… e i prezzi sono saliti. L’inflazione è arrivata al 40% nel 2016, la più alta dal 2002. Sono aumentati i prezzi di tutti i servizi pubblici particolarmente grazie ai continui incrementi di tariffa. Sono saliti i prezzi dei medicinali, del trasporto, del cibo. E inoltre, nell’anno in corso, l’inflazione continua a un livello altissimo. Fino a questo momento, segnala un aumento del 10,5%, con un valore annuale del 24%, molto al di sopra delle previsioni del governo per questo anno (17%);
Promessa 2: recuperare l’economia… e il PIL si è contratto. Il paese ha chiuso il 2016 con una recessione del 2,3%, mentre nell’ultimo anno kirchnerista l’economia era cresciuta di un 2,1%. Nell’era Macri, il consumo è in caduta libera da 17 mesi consecutivi. La produzione industriale è caduta di più del 10%. L’OCDE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ha abbassato la sua stima di crescita economica per l’Argentina nel 2017 e 2018, del 2,5% e del 3,1%, rispettivamente;
Promessa 3: povertà zero… e i poveri e l’indigenza sono aumentati. Il primo anno di governo, Macri ha creato 1,5 milioni di nuovi poveri e 600.000 nuovi indigenti. La stessa Università Cattolica Argentina assicura che nel primo trimestre del 2017 c’è stato un aumento di 5,5 punti nell’indice di povertà. E anche la disuguaglianza è cresciuta: la differenza tra i redditi tra il settore più ricco e quello più povero è passata da 18,7 volte nel 2015 a 23,2 volte nell’anno 2016;
Promessa 4: riduzione del deficit fiscale… e i conti continuano a peggiorare. Lo stesso governo ha informato che il deficit fiscale dell’anno 2016 è stato del 4,6%, questo considerando le entrate straordinarie generate dalla politica istituzionalizzata del lavaggio di capitali. Il Banco Centrale ha emesso 96.500 milioni di pesos in quello che resta dell’anno per finanziare lo squilibrio fiscale;
Promessa 5: generare più posti di lavoro… e aumenta la disoccupazione e la sotto-occupazione. La disoccupazione è arrivata al 9,2% nel primo trimestre di quest’anno, il livello più alto in un decennio. E la sotto-occupazione già sfiora il 10%. Si registra un livello di disoccupazione tra i più bassi in 25 anni superiore alla media regionale (del 24,6%, di contro al 16%) e una percentuale tra le donne anche al di sopra della media regionale (30,33%, di contro al 16%);
Promessa 6: mai più svalutazione… e il dollaro è salito. Il peso argentino si è svalutato di un 67%, da quando ha cominciato a governare Macri. E tutto segnala che la pressione della soia farà sì che la svalutazione sarà di molto maggiore nei prossimi mesi. La stessa Borsa dei Cereali ha già affermato che per settembre si aspetta un valore del dollaro al 17,5;
Promessa 7: più investimenti stranieri… e ogni volta ne arrivano di meno. L’investimento straniero diretto dell’anno 2016 è stato la metà che quello dell’anno anteriore. In termini comparativi, il valore di questa variabile si è ridotto nel 2016 del triplo di quanto è accaduto nel resto della regione;
Proposta 8: liberare il paese dal debito… e il debito è sempre più grande e senza fine. Nel suo periodo di governo, Macri ha creato debiti per quasi 100.000 milioni di dollari. Nel primo quadrimestre del 2017, gli interessi del debito hanno raggiunto il 10,6% del bilancio pubblico, superando le due cifre la prima volta dal 2001;
Proposta 9: abbassare le tasse ai lavoratori… e ciò che ha fatto è stato far pagare a tutti di più. Di fatto, in termini effettivi, il minimo imponibile si è ridotto, nonostante quello che aveva promesso in campagna. In totale e in termini netti, quasi 200.000 lavoratori addizionali sono stati inclusi nel pagamento di questa tassa;
Promessa 10: aprirsi al mondo… e davvero si sono aperti, però a loro modo. Non hanno raggiunto neppure la categoria di “paese emergente”, recentemente rifiutata da Morgan Stanley Capital International. Tuttavia, in verità, hanno ricevuto l’applauso dei fondi avvoltoio, dell’FMI (Fondo Monetario Internazionale), della Merkel, di Hollande e di Rajoy. Tutti contenti che Macri ha scelto una formula di inserirsi nel mondo con più debiti e in condizioni di scambio diseguale contro l’Argentina. Le importazioni arrivano a un 12,4% nella parte dell’anno in corso; il che sarebbe ideale, se l’economia stesse crescendo al 5-6%. Il deficit commerciale è sempre più asfissiante: 1.217 milioni di dollari nel primo quadrimestre dell’anno. Dal primo giorno di Macri, quel 10 dicembre 2015, il saldo per conto corrente accumula un deficit che supera i 21.200 milioni di dollari. Quest’anno si prevede che 12.000 milioni di dollari usciranno anche dal paese sotto forma di risparmio divise dei singoli. Ecco come l’Argentina ritorna al mondo…
Tuttavia, non finisce tutto qui. C’è molto di più in questa frode economica di Cambiemos. Non hanno mai detto che l’Argentina sarebbe diventata un paradiso finanziario e tanto meno fiscale. Macri ha fatto del paese un luogo ideale per il carry-trade: guadagnare senza necessità di produrre, solo investendo i soldi in strumenti finanziari (Lebac, buoni del Tesoro), dietro garanzia di un’elevatissimo tasso di redditività, al di sopra del 25%. E in più, in quello che riguarda il settore fiscale, l’Argentina ha portato a compimento un lavaggio di capitali che è arrivato a 116.800 milioni di dollari, senza che questo significasse l’entrata nel paese di questo ammontare. Solo il 20% è rientrato e il resto è rimasto fuori.
In sintesi, sulla base di queste cifre, possiamo affermare che Macri ha ingannato l’ elettorato con premeditazione e mala fede. Le promesse sono sfumate allo stesso modo dei suoi palloncini gialli a ogni raduno elettorale. Le aspettative svaniscono mentre la realtà economica del tutto negativa comincia a imporsi sul racconto macrista. La soggettività economica già non è tanto ottimista como si affermava all’inizio del suo mandato. Al contrario. L’evidenza non inganna.
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Marco Nieli]