di Achille Lollo*
(ROMA).- Negli ultimi sei mesi il debito pubblico italiano è passato dal 130,35% al 133,39% del PIL, pari a: 2.076 miliardi e 182 milioni di euro. Conseguentemente, nel 2014, il “Bel Paese”, con l’ascesa del Brasile, non dovrebbe più far parte del G8, dal momento che scenderà al nono posto e se l’attuale processo di deindustrializzazione continuerà, nel 2018, l’Italia si classificherà al 12º posto, dopo India, Corea del Sud e Spagna. Un contesto negativo per il portafoglio dei lavoratori e dei professionisti della classe media che, in funzione di ciò, dovranno soffrire fino al 2018 con più tasse, recessione, disoccupazione e, soprattutto, con i politicanti del più basso livello.
Infatti, se la congiuntura economica italiana è difficile per definizione, la stessa si trasforma in penosa quando il governo non fa nulla davanti alle manipolazioni speculative dei conglomerati del mercato, che, questa volta, ingoieranno la principale impresa italiana di telecomunicazioni, Telecom-Italia, che impiega 58.000 lavoratori e, nel 2012, ha fatturato 29,5 miliardi di euro. Nei prossimi mesi l’Alitalia (quattro imprese con 18.000 dipendenti e più di 186 aerei) sarà divorata, a prezzi di banana, dal gruppo Air France/KLM. È bene ricordare che la Telecom è stata privatizzata, nel 1997, dal leader del governo di Centro-Sinistra (PD e Rifondazione), Romano Prodi, dopodiché Berlusconi consegnò, nel 2008, l’Alitalia a un gruppo di “grandi” imprenditori che oggi sono perseguiti dalla guardia di finanza essendo i principali frodatori del fisco italiano!
Il governo delle “larghe intese” formato dal Partito Democratico-PD (centro-sinistra), o Scelta Civica-SC (centro destra) e il popolo della Libertà – PdL (destra), non si preoccupa più di dissimulare i suoi errori in quello che dice rispetto alla crisi del mondo industriale italiano, alla luce del fatto che, nella realtà, non c’è mai stato un programma per promuovere la crescita industriale, almeno per inventare nuove imposte per fare cassa e per pagare i debiti ai banchieri tedeschi e francesi. Qualcosa che, nel 2011, ha portato il “governo tecnico” di Mario Monti, a imporre un programma di austerità ed evitare il fallimento provocato dai governi guidati da Silvio Berlusconi. Un programma di austerità che, per parte sua, ha ucciso l’economia spingendo l’Italia nel fosso della recessione. Oggi il primo-ministro, Enrico Letta (PD) continua a seguire fedelmente gli insegnamenti recessivi del “Professor Monti”, in quanto mobilita tutti i quadri del Partito Democratico (che fino al 1991 erano del PCI) per evitare un’implosione sociale nelle principali città. Da parte sua, Letta ha provato a sanare la fragilità del governo, conquistando la protezione del presidente degli USA, Barak Obama, cosa che ha riaffermato la dipendenza geo-strategica e e della Prima Ministra tedesca, Angela Merkel, come colei che ha rinnovato l’accordo di servitù finanziaria alla Banca Centrale Europea.
Un processo politico complesso e perdente, che non si reggerebbe in piedi senza l’intervento pusillanime del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, definito “Re Giorgio” dal periodico “Il Fatto Quotidiano”, poiché è stato il primo a certificare il grado di servitù dell’Italia con la Triade (FMI, Banca Mondiale e BCE), per poi dettare le basi delle leggi che i primi ministri, Mario Monti ed Enrico Letta, hanno fatto passare in Parlamento.
Ultima perla di questo “presidenzialismo in off”, è stata la “Legge Porcata” che il “Re Giorgio” – nonostante le critiche che si sono alzate dallo stesso PD – ha preteso che il Senato la approvasse. È in questo ambito che la Costituzione italiana sarà corretta e riscritta entro il marzo del 2015, da parte di un Comitato formato da 20 deputati e 20 senatori. Infatti, “Re Giorgio” ha voluto che la maggioranza dei 40 parlamentari del Comitato votasse la deroga all’articolo 138 dell’attuale Costituzione nel tentativo di impedire al popolo la bocciatura con un referendum sulla futura Costituzione. In pratica, ciò significa rendere in futuro invisibili i diritto sovrani del popolo.
Per questo motivo il periodico indipendente, “Il Fatto Quotidiano” ha aperto la sua edizione del 25 ottobre con la manchette «Sta arrivando la legge porcata di Re Giorgio!». A seguire, l’editoriale sottolineava che il governo delle “larghe intese” di Enrico Letta deve durare altri due anni fino a quando la nuova Costituzione non entri i vigore. D’altro canto, con la nuova Costituzione, il PD e il PdL intendono creare diversi meccanismi per inibire e rendere impossibile la partecipazione del Movimento 5 Stelle (M5S) di Beppe Grillo alle elezioni del 2015. Di fronte a ciò Beppe Grillo è insorto scrivendo nel sito del movimento: «… il presidente Napolitano sta preparando un golpe bianco per cancellare il voto di 9 milioni di elettori ed espellere dal Parlamento il Movimento 5 Stelle, che è stato votato dal 25,5% degli italiani».
Le anomalie del sistema politico italiano, che dipende ancora dal falso bipolarismo parlamentare (PD/PdL; Letta/Berlusconi), stanno determinando un complesso ed anacronistico contesto socio-politico. Di fatto, nel 2014, la reazione popolare potrebbe esplodere i qualsiasi momento in forma disordinata e violenta a causa della insopportabile pressione fiscale sui salariati ed i piccoli proprietari e, soprattutto, in funzione della diffusione della disoccupazione e della povertà. Oggi, per esempio, il 51% dei giovani italiani sognano di emigrare in Germania o negli USA ed il 73% degli universitari del sud o del centro-sud affermano che in Italiana non c’è futuro per loro!
Una situazione complessa che la maggioranza degli analisti definisce “anacronistica”, poiché tutti i partiti del governo stanno vivendo una crisi disintegrante che ha già causato rotture nella omogeneità del centro-destra e nella destra. Di fatto, Mario Monti ha separato Scelta Civica dai Democratici Cristiani della UDC di Casini poiché nel PdL di Berlusconi la frammentazione iniziò con l’uscita dei post-fascisti, che hanno creato il partitino “fratelli d’Italia”. Alla fine di Novembre, il PdL potrebbe definitivamente implodere in funzione della perdita dell’immunità parlamentare di Berlusconi, a causa delle condanne per evasione fiscale e corruzione. Così, per evitare la fine dell’attuale alleanza governativa il “Re Giorgio” si è ricordato che le prigioni italiane sono sovraccariche di 25.000 prigionieri, arrivando ad una cifra di 65.000 detenuti; quindi è andato in Parlamento per chiedere una «… urgente amnistia, per motivi umanitari… ». In realtà la legge di amnistia, o il decreto di indulto, servirà solo a ripulire la fedina penale di Berlusconi garantendogli, così, la permanenza in Senato.
Un’attitudine che ha irritato i giudici del Tribunale Supremo (Corte di Cassazione) e, soprattutto la base del PD. Di fatto, i primi, oltre a confermare la condanna e l’interdizione di Berlusconi dai carichi pubblici, stanno tentando di portare a termine un altro processo per corruzione prima che terminino i tempi della prescrizione.
Anche nel PD, il clima è critico, con il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che per conquistare le simpatie della base si è dichiarato contrario alla proposta di amnistia di Re Giorgio, chiedendo la primo ministro, Enrico Letta di «… fare più riforme economiche per aiutare gli italiani a sopravvivere in questo momento di crisi, invece di giocare a cani e gatti con Berlusconi e il PdL!».
Parole di un professionista della politica, giovane, ambizioso e, soprattutto, esperto, che vuole conquistare la presidenza del partito per, poi, fare un altro governo senza dipendere dai ricatti di Berlusconi e, eventualmente chiedere l’appoggio anche dal Movimento 5 Stelle.
In questo quadro funereo, non si possono dimenticare le responsabilità di gran parte dei sindacalisti della CGIL legati al PD, che hanno optato per spoliticizzare i sindacati, spingendo gli “estremisti comunisti” verso la CUB (Comitati Unitari di Base) e la nuova Centrale USB (Unione Sindacale di Base).
Ma in questo scenario, cosa fa l’opposizione socialista e comunista? Assolutamente nulla, poiché del PSI è rimasto solo il logotipo, poiché tutta la direzione appoggia Scelta Civica del centro-destra. Da parte loro, i comunisti di SEL (Sinistra, Ecologia e Libertà), che sono entrati nel Parlamento (3,2%) essendosi alleati con il PD, non si sono ancora liberati da questo accordo e timidamente stigmatizzano il governo Letta. In realtà, SEL di Nichi Vendola aspetta che, nel 2014, la crisi esploda nel seno del PD e, così, potrebbe avocare a sé i settori della sinistra, scontenti per la svolta di Letta e con loro riproporre una opposizione di sinistra nel Parlamento.
Rifondazione Comunista, dopo la sconfitta e la débacle ideologica sotto la direzione di Fausto Bertinotti – ampiamente sostenuta da Valentino Parlato, direttore del quotidiano “Il Manifesto” – ha sofferto un altro disastro con Paolo Ferrero che ha consegnato il partito all’ex-giudice, Antonio Ingroia, per sostenere la disastrosa opzione elettorale detta “Rivoluzione Civile”. I risultati sono stati catastrofici e Rifondazione è crollata all’1,5%, oltre a moltiplicare la frammentazione del partito in un continuo sbandamento della militanza.
L’unico elemento positivo è la volontà della base di Rifondazione, che vuole costruire un’autentica opposizione comunista nella società, integrandosi nei movimenti o nei comitati di lotta territoriali. Perciò, quando il movimento NO TAV, il 19 ottobre, ha proclamato un giorno di lotta nazionale con tutti i movimenti contro la crisi, la disoccupazione e l’impoverimento, più di 70.000 partecipanti hanno sfilato nel centro di Roma occupando per 24 ore le principali strade della capitale. Una manifestazione che ha fatto tremare il degradante sistema politicante dei partiti e, soprattutto, il governo Letta.
*giornalista italiano, corrispondente di “Brasil de Fato” in Italia, editore del programma TV “Quadrante Informativo” e editorialista del periodico brasiliano “Correio da Cidadania”
[Trad. dal portoghese per ALBAinformazione di Ciro Brescia]