Il Venezuela e il mondo alla rovescia

di Pasqualina Curcio

– 15yultimo.com – cambiailmondo.org

Centotrenta anni fa, dopo aver visitato il paese delle meraviglie, Alice entrò in uno specchio per scoprire il mondo alla rovescia. Se Alice rinascesse oggi (e in Venezuela), non ci sarebbe bisogno di attraversare nessuno specchio; le basterebbe guardare fuori dalla finestra.

Eduardo Galeano

1. Il Venezuela è uno dei pochi paesi, se non l’unico, con un regime “dittatoriale” il cui “dittatore” esercita la tirannia dopo aver lasciato l’incarico. Di più: essendo dittatore, organizza un auto-golpe: nel mese di gennaio 2017, l’Assemblea Nazionale, con il voto maggioritario della rappresentanza dell’opposizione al governo nazionale (la maggioranza del Parlamento è in mano all’opposizione dopo le ultime elezioni parlamentarie, ndr) ha deciso che il presidente Nicolás Maduro aveva abbandonato l’incarico di Presidente; un mese più tardi, gli stessi rappresentanti deputati convennero che eravamo in presenza di una dittatura guidata dal Presidente della Repubblica (lo stesso che secondo loro aveva lasciato l’incarico un mese prima). Un mese più tardi, essendo già “dittatore” in carica, secondo gli stessi rappresentanti deputati, il presidente ha fatto un colpo di stato.

2. Tra il 1958 e il 1998, in 40 anni, si sono svolte 24 elezioni, in media 1 processo elettorale ogni 2 anni. Dal 1999 (anno in cui fu eletto Hugo Chávez, ndr), in 18 anni, ci sono state 25 elezioni, compresi i referendum costituzionale e il referendum revocatorio (il Venezuela è l’unico paese al mondo che prevede in Costituzione, che il popolo possa revocare il proprio presidente a conclusione della metà del mandato presidenziale, ndr); in pratica, in questi 18 anni ci sono stati uno o due processi elettorali all’anno. Dal 2013 ad oggi cioè negli ultimi 4 anni, ci sono state 3 elezioni. Secondo gli esponenti che attualmente fanno opposizione al governo nazionale, a partire dal 1999 i venezuelani sono stati sottoposti ad un regime dittatoriale, sempre più tirannico, soprattutto dopo il 2013.

3. Delle oltre 1.000 emittenti radio e televisive alle quali il governo ha concesso il permesso di operare nell’etere, il 67% sono private, il 28% sono nelle mani delle comunità e il 5% sono di proprietà dello Stato. Dei 108 giornali quotidiani che ci sono, 97 sono privati ​​e 11 pubblici. Il 67% della popolazione venezuelana ha Internet. Secondo gli esponenti politici che attualmente fanno opposizione al governo nazionale, in Venezuela non c’è libertà di espressione.

4. Il Presidente della Repubblica, nel pieno esercizio delle sue funzioni nell’arco del mandato presidenziale che dura 6 anni, di fronte ad atti di violenza organizzati da esponenti locali alla ricerca di destabilizzazione economica, sociale e politica, ha chiesto un dialogo per la pace ai settori dell’opposizione. L’opposizione rifiuta questo appello, preferisce promuovere la violenza nelle strade. Il presidente è un tiranno e dittatore, i democratici sono quelli dell’opposizione.

5. Tutte le organizzazioni politiche (i partiti) si trovano in una fase di cambiamento e di rinnovamento. Processo portato avanti da uno dei cinque poteri pubblici costituiti, il Consiglio Nazionale Elettorale. Tutti hanno risposto alla chiamata per il rinnovamento. Sono alle porte le elezioni regionali e comunali. Nel frattempo, i leader e i seguaci dell’opposizione gridano: siamo in una dittatura!

6. In Venezuela si stanno violando tutti i diritti umani, dobbiamo applicarle la Carta Democratica Interamericana. Ciò è quanto affermava a Washington, Luis Almagro, Segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA, ndr). Allo stesso tempo, a Ginevra, le Nazioni Unite approvavano a grande maggioranza l’esame periodico universale presentato dal governo del Venezuela. L’esame ha lo scopo di monitorare la situazione dei diritti umani in ognuno dei 193 paesi membri di questa organizzazione.

7. L’estrema destra, che fa opposizione al governo nazionale, finanzia e promuove atti di violenza e di terrorismo: blocca le strade, i grandi viali e le principali arterie viarie; conduce attentati contro scuole e strutture sanitarie (pubbliche, ndr); in un atto fascista, terrorista e demenziale, si sono avvalsi di mercenari per assediare e dare fuoco all’Ospedale Materno Infantile “Hugo Chávez Frias” di El Valle, che ha dovuto essere evacuato dei 58 neonati e delle gestanti presenti asfissiate dal fumo. Secondo questi esponenti dell’opposizione politica, la responsabilità è del governo nazionale per aver tenuto sotto controllo la situazione, per aver disperso i mercenari e per aver evacuate i bambini e le donne.

8 V’è una carenza di alcuni prodotti alimentari, medicine e prodotti di igiene. Le aziende responsabili della produzione, dell’importazione e della distribuzione, le grandi multinazionali, hanno ricevuto da parte del governo nazionale, valuta a tariffa preferenziale (per facilitarne la produzione, l’importazione o la distribuzione, ndr); hanno ricevuto la materia prima a prezzi agevolati; il prezzo dei loro prodotti è aumentato in quasi il 4.000% in meno di un anno (2016); il popolo venezuelano fa lunghe code per l’acquisto di questi prodotti. La merce manca ancora sugli scaffali. In Venezuela questo non si chiama inefficienza delle imprese private, ma si chiama “fallimento del modello socialista”.

9. Anche se il prezzo è aumentato del 3.700% (aumentata da 19.00 bolivar marzo 2016 a 700,00 bolivar a dicembre), una cifra molto superiore alla inflazione annuale, centinaia di clienti fanno lunghe file per comprare la farina arepa mais precotto (il pane dei venezuelani). I proprietari delle aziende, vedendo tutti i loro clienti facendo lunghe file per comprare la loro marce, hanno risposto diminuendo la produzione di farina dell’80%.

10. Ascoltate i talk show e i programmi di opinione delle radio, in particolare quelli con posizione manifestamente contrario al governo nazionale: “Siamo nella peggiore crisi economica, abbiamo bisogno di aiuti umanitari, stiamo morendo di fame, senza cibo, chiediamo che si apra un canale umanitario”. Poi si sente: “E adesso la pubblicità … vi invitiamo a visitare il ristorante “X” qui potrete degustare varietà di carne e pesce, deliziosi dessert, ci trovate sulla strada tale, portate tutta la famiglia in questo fine settimana” … “Caro amico, cara amica, state andando in vacanza nella settimana di Pasqua? Non dimenticate di fermarvi al supermercato “Y”, ci troverete tutto ciò che cercate per varietà e freschezza, a prezzi buoni, per godervi una bella vacanza e relax, come vi meritate”. Fine della pubblicità, ricomincia il talk show: “Torniamo a parlare con il nostro ospite di oggi, un esperto di economia, e continuiamo a parlare della necessità urgente di aprire il canale umanitario in Venezuela per mancanza di cibo.”

11. Gli ultimi 4 anni gli agricoltori hanno rifornito di frutta, verdura, ortaggi, il popolo venezuelano. Si tratta di piccoli produttori rurali, senza molta capacità di sopportare situazioni economiche e finanziarie difficili. Le grandi aziende nazionali e multinazionali agro-alimentari, i grandi monopoli e oligopoli con capacità di cartolarizzazione e certamente con grande forza finanziaria, non hanno rifornito la gente pur avendo ricevuto sovvenzioni sia di materie prime che di valuta tariffaria preferenziale.

12. Tra il 1980 e il 1998, sotto il sistema capitalista neoliberale, la povertà aumentava a ritmo incalzante parallelamente alla crescita economica. Nel 1999, con l’adozione popolare di una nuova Costituzione, cambia il modello economico e sociale verso uno di giustizia sociale; da quell’anno gli aumenti di produzione implicano la riduzione della povertà. Per alcuni venezuelani invece è fallito il modello socialista, quello che è stato adottato nel 1999.

13. La principale compagnia statale venezuelana Petroleos de Venezuela fornisce il 95% di valuta estera il paese, l’altro 4% dipende da altre aziende statali. Le imprese private generano il restante 1%. In Venezuela, le imprese private sono efficienti e di successo, lo stato inefficiente.

14. In Venezuela, il valore della valuta sul mercato illegale è il marcatore dei prezzi interni dell’economia. Quando vengono manipolati intenzionalmente e in modo sproporzionato quei valori nei mercati illegali ciò produce l’inflazione. Il governo, di fronte all’inflazione indotta, per proteggere il potere d’acquisto della classe operaia, ha decretato aumenti salariali. Il responsabile dell’inflazione è il governo per aver aumentato i salari e non i terroristi dell’economia che hanno manipolato del 38.732% il cambio illegale dal 2013 ad oggi.

15. La produzione nazionale pro capite in Venezuela negli ultimi 4 anni è, in media, del 9% maggiore rispetto agli ultimi 30 anni. Il tasso di disoccupazione è storicamente il più basso degli ultimi 30 anni, il 6,6%. Il Venezuela è nella peggiore crisi e caos economico.

16. Le principali industrie nel settore farmaceutico, quelle importatrici, che producono e distribuiscono oltre il 90% dei medicinali e delle forniture chirurgiche in Venezuela, hanno ricevuto da parte del governo nazionale ad un tasso preferenziale circa US $ 1.660 milioni nel 2008 per importare questi beni. Nel 2015 hanno ricevuto 1.789 milioni US $ (più che nel 2008). Nel 2008 non vi era alcuna carenza di medicinali, nel 2015 sì. Il responsabile della carenza di medicinali è il governo.

17. La Repubblica ha ripagato più di 60 miliardi di US $ di impegni del debito estero nel corso degli ultimi 4 anni. Lo ha fatto in modo completo e tempestivo. Il Venezuela è classificato come il paese con il più alto rischio finanziario del mondo.

18. Citibank ha improvvisamente deciso di chiudere i conti bancari del governo nazionale attraverso i quali avvenivano i pagamenti e i trasferimenti per far fronte agli impegni finanziari e commerciali fatti all’estero. Il motivo è che lo Stato venezuelano è molto rischioso. Citibank non ha chiuso i conti dei privati. Forse lo Stato venezuelano è molto rischioso perché ha le principali riserve di petrolio in tutto il mondo, le seconde di gas, di acqua potabile, coltan, diamanti, oro e di molte altre risorse. Tale situazione sembra implicare un alto rischio per Citibank.

19. Nella sala Ayacucho di Palazzo di Miraflores, sede del potere esecutivo, un 12 aprile del 2002, si è autoproclamato come presidente della Repubblica, Pedro Carmona Estanga, dopo aver organizzato un colpo di stato contro il presidente Hugo Chávez. Durante l’evento di auto-proclamazione, venne letto il seguente decreto: “Sono sospesi dalla carica di deputato i deputati principali e supplenti dell’Assemblea Nazionale (il Parlamento, ndr), sono destituiti dalla loro carica, il presidente e gli altri giudici della Corte Suprema e il Procuratore generale della Repubblica, il Controllore Generale della Repubblica, il Difensore Civico e i membri del Consiglio nazionale elettorale”. I presenti alla cerimonia in cui furono dissolte per decreto tutte le autorità pubbliche costituisce la più grande offesa alla Costituzione gridarono eccitati: “libertà e democrazia”.

20. Coloro che gridavano “libertà e democrazia!” il 12 Aprile 2002 nella Ayacucho Hall, hanno approvato oggi il presunto abbandono della carica di Presidente della Repubblica. Ora stanno gridando “Abbasso il dittatore!”, riferendosi al presidente costituzionalmente eletto con la maggioranza dei voti del popolo venezuelano. Agli occhi di alcuni, questi sono i democratici.

21. Si ascolta da alcuni venezuelani un po’ confusi o male informati: “Speriamo che il Comando Sud degli Stati Uniti finisca per prendere la decisione di invaderci, così finisce questo modello fallito, e il paese tornerà a prosperare”. Iraq, Libia e Siria, per citarne alcuni bombardati e invasi dagli Stati Uniti, si trovano ancora in guerra, non hanno prosperato, sono distrutti. Ci sarà qualche esempio di un paese invaso dagli Stati Uniti che ha prosperato?

22. Il Venezuela è una minaccia straordinaria e insolita per gli interessi degli Stati Uniti. Questo decretò Barack Obama, presidente dell’impero e della grande potenza militare mondiale, responsabile di invasioni e di guerre.

I patrioti venezuelani, persone di pace, insistono sul fatto che è il contrario.

OEA: reacciones

Análisis de Entorno Situacional Político

Viernes 28 de abril de 2017

OEA: ladran los perros…

Hay en Derecho un concepto que se denomina “indicio de interés”, según el cual es sospechoso de un crimen aquel que se puede beneficiar de él, como una persona que es reciente beneficiaria de un seguro de vida de otra que ha sido asesinada. Eso está pasando con el anunciado retiro de Venezuela de la OEA. Saltan ahora los deudos de la “víctima” opuestos y “preocupados” por esta decisión, lo que los señala como responsables de todos los crímenes que vienen siendo adelantados contra Venezuela.

Todos ellos son beneficiarios políticos de las trapisondas injerencistas que han tenido como centro principal la malhadada Organización de Estados Americanos. Por supuesto, no podía esperarse otra cosa. Esas reacciones confirman la justeza de la resolución tomada soberanamente por Venezuela de sacarse de encima ese muerto apestoso. El asunto es dilucidado de manera prístina por la poderosa voz de Cuba revolucionaria, que se expresó por medio de un comunicado de su Cancillería: “La convocatoria de una Reunión de Consultas de Ministros de Relaciones Exteriores, para continuar hostigando al gobierno venezolano, constituye otra acción coherente con el tradicional papel de esa organización como instrumento de dominación imperialista en el hemisferio, a fin de resquebrajar la soberanía, la independencia y la dignidad de Nuestra América”. Tal cual.

Es interesante diseccionar algunas declaraciones de los cipayos del continente para entender a cabalidad de qué va la cosa de la OEA. El presidente de Costa Rica, Luis Guillermo Solís, por ejemplo: “El hecho de que Venezuela no participe en el marco multilateral hemisférico no le resta obligaciones en defensa de los derechos humanos de ningún tipo”. Fíjese el lector en la definición que hace Solís de la OEA: “el marco multilateral hemisférico”. El lenguaje dice a menudo mucho más con un solo término que lo que asoma una frase completa a primera pasada (recordar nuestra opinión sobre la denominación “‘las’ redes sociales”) ¿“El” marco multilateral hemisférico? ¿O sea el único, el marco unilateral por antonomasia? ¿Es eso la OEA?

¿No es un marco unilateral la CELAC, o la Unasur, o el Alba, organismos en los cuales nosotros también participamos? Lo que quiere decir el cipayo Solís es que la OEA debe ser el árbitro superior y absoluto de las querellas del continente, solo porque tiene la bendición de Estados Unidos y su aliado vecino Canadá. Con toda razón nuestra canciller Delcy Rodríguez habló del “monroísmo”, es decir la doctrina de “América para los americanos”, léase “América para los Estados Unidos”. Eso es lo que subyace en el fondo de la infeliz expresión del mandatario costarricense.

En este último sentido, citemos de nuevo el comunicado de la cancillería cubana: “La OEA ha permanecido siempre de espaldas a los pueblos de América, con una historia de casi 70 años de subordinación a los intereses oligárquicos e imperialistas…

Es tiempo ya de reconocer que la OEA resulta incompatible con las necesidades más acuciantes de los pueblos de América Latina y el Caribe. Es incapaz de representar sus valores e intereses. Impuso un falso credo democrático, responsable de la muerte de cientos de miles de latinoamericanos y caribeños y de la pobreza y exclusión de millones. La OEA agrede e impone, y no concilia ni dialoga; desprecia la igualdad y la autodeterminación de los Estados. Conspira y subvierte a gobiernos genuinos y legítimamente constituidos con demostrado respaldo popular. Merece el más profundo repudio”. No hay mucho que agregar, solo sí comentar la importante referencia a un “falso credo democrático”. Esto, dicho por Cuba, resulta emblemático, ya que este país se liberó desde hace muchos años de los formalismos de la “democracia” liberal burguesa y del sistema electoral que caracteriza a esta falsa democracia. Por eso en Cuba no hay guarimbas ni manifestaciones violentas pidiendo elecciones adelantadas, ni quien ande poniendo plazos amenazantes a las instituciones. Claro está, de nosotros no podemos decir lo mismo al día de hoy, pero ese es otro tema, aunque de ello no pararemos de hablar en el futuro cercano, por supuesto.

El destartalado circo de la OEA no deja de mostrarse en total desnudez. Una de las organizaciones más conocidas del entramado “civil” internacional de la CIA, la “Freedom House”, fundada en Nueva York y con sede principal en Washington, se pronunció sobre nuestro retiro del ministerio de colonias en términos diáfanos, al expresar que “Si el Gobierno del presidente Nicolás Maduro es serio sobre retirarse de la OEA, entonces ya no está ni pretendiendo aceptar los principios democráticos ni sirviendo los intereses de los ciudadanos del país”, al mismo tiempo que anunciaba la entrega de su premio “Libertad” a Luis Almagro ¡Por más que se tongoneen…!

Desde Estados Unidos, Donald Trump y su cachorro Mauricio Macri se juntaron para criticar la decisión venezolana, y el vocero del Departamento de Estado Mark Toner hizo una declaración harto taimada y puñetera: “La declaración que hizo ayer la ministra de Exteriores no tiene un efecto real inmediato ni práctico, porque retirarse de la Organización de Estados Americanos puede llevar hasta dos años… Eso se extendería hasta después del final del mandato del presidente Maduro, y la decisión solo podría convertirse en definitiva si lo decide su sucesor”. Bien, ladran los perros…

Bye, bye OEA!

por Néstor Francia

Análisis de Entorno Situacional Político

Jueves 27 de abril de 2017

OEA: a lavarse ese paltó

La gran noticia de ayer fue, sin duda, la decisión del gobierno venezolano de retirar a nuestro país de la OEA, ante la persistencia de un grupo de países con gobiernos de derecha (favor incluir en él, sin remilgos, a Chile y Uruguay) en promover la violencia y el intervencionismo en nuestra nación, siguiendo los intereses del imperialismo norteamericano y de las oligarquías lacayas. Ya no seremos payasos de ese circo de carpas desvencijadas y leones de trapo, de banderines desleídos por el tiempo. Ahora seremos orgullosa compañía de la Cuba revolucionaria.

La verdad es que esta decisión, comunicada anoche por nuestra canciller, es una crónica anunciada. Ya el pasado 5 de marzo, hace casi dos meses, el presidente Maduro había señalado: “Ya Almagro está derrotado, Almagro hizo en la OEA lo que Ramos Allup con la Asamblea, por eso tanto la Asamblea como la OEA son un fraude. No perdamos el tiempo con esa gente… A la OEA le paso su tiempo, ya es cuestión del devenir histórico para que la OEA termine de hundirse en el olvido y el desprecio de los pueblos… mientras tanto sigamos construyendo nuestra sociedad y Patria potencia”.

Sin embargo, no todo el mundo de nuestro lado se mostraba de acuerdo con dar este paso, y se generó un debate sano e interesante entre camaradas. El representante venezolano ante la OEA, Samuel Moncada, disintió públicamente de esta posibilidad y afirmó que “Es mi opinión personal y no comprometo a nadie: no nos salgamos…Si nos salimos, el costo de salida va a ser mayor que el costo de dar la pelea adentro. Yo creo que hay que pelear adentro”. Bien, hemos dado la pelea adentro, pero ha llegado la hora de cambiar de escenario en la pugna continental institucional.

De hecho, poco antes de esa declaración hecha en marzo por Moncada, el presidente Maduro pidió debatir la pertinencia de que Venezuela siguiera integrando la OEA: “¿Tiene sentido la permanencia en la OEA?… Abro el debate sobre la utilidad y la pertinencia de la Organización de Estados Americanos y la permanencia de los Estados, entre ellos Venezuela, en esa organización”.

También el economista y ex ministro de Finanzas, y dirigente del PSUV, Rodrigo Cabezas, frente al debate que planteó el Presidente, se mostró en desacuerdo con esa posibilidad y dijo que sería “un grave error”: “La estrategia fundamental de la derecha internacional y nacional es aislar al país, ¿cómo vamos a darle un elemento favorable de aislamiento en el concierto de las naciones, de la América Latina y la América Central? (seguramente quiso decir ‘y el Caribe’)”. Y añadió “Debemos seguir dando la batalla histórica valiente y soberana dentro de la OEA y seguir conformando el grupo de países y aliados que nos acompañan y que son solidarios frente a la no injerencia que es lo que estamos defendiendo, no podemos equivocarnos”.

Otro importante dirigente histórico de la Revolución y ex presidente de la Asamblea Nacional, Fernando Soto Rojas, no concordó con que dejáramos la OEA y opinó que si Venezuela quería salirse de la OEA, debía hacerlo junto a otros países que la apoyen, porque a su juicio no era el momento para dejar el organismo.

A nosotros nos hace felices este debate fraterno que se ha dado entre camaradas, demuestra la existencia de dinamismo intelectual y político dentro del chavismo, pues no nos gusta que se confunda unidad con unanimidad. Unidad es, por ejemplo, que ahora que se ha tomado la decisión, acompañemos a Venezuela y al presidente Maduro en este paso histórico, al margen de lo que pensemos en torno al hecho. Ahora todos los patriotas, y no solo el Presidente y la Canciller, estamos mandando a la OEA a “lavarse ese paltó”, como le gustaba decir a Chávez, y nuestro apoyo debe ser sólido, unitario e indubitable.

El proceso de salida de la OEA, tal como informó la canciller Rodríguez, tarda 24 meses y entretanto seguimos siendo miembros plenos del organismo, con todos los deberes y derechos inherentes, pero Rodríguez dejó en claro que Venezuela no participará en lo sucesivo “de ninguna actividad, de ningún evento donde se pretenda posicionar el intervencionismo y el injerencismo de este grupo de países que solo buscan perturbar la estabilidad y la paz” en nuestro país.

Valga añadir que parte del carácter histórico de la decisión es que somos el primer país que decide retirarse de la OEA, pues en el caso de Cuba se trató de una expulsión a la que este país se opuso en su momento.

El principal campo de batalla institucional continental se nos traslada ahora a la CELAC. Allí la cosa cambia bastante. En vez de que esté un agente imperialista como Almagro en la Secretaría General, en la CELAC la actual presidencia pro témpore la ejerce un país con un gobierno de izquierda, El Salvador. En la CELAC no hay ningún instrumento intervencionista como la Carta Democrática Interamericana. Además cambia la correlación de fuerzas, ya que no están Estados Unidos ni Canadá, y sí forma parte Cuba. No es que sea fácil, pero la pelea ahí es más pareja.

 

La “oposición democrática” en Venezuela: peor que el fascismo

por Atilio Borón

25 Abril, 2017.- La secuencia de los acontecimientos que tienen lugar en la República Bolivariana de Venezuela demuestran que la estrategia de la mal llamada “oposición democrática” es una conspiración sediciosa para destruir el orden democrático, arrasar las libertades públicas y aniquilar físicamente a las principales figuras del chavismo, comenzando por el mismísimo presidente Nicolás Maduro, su familia y su entorno inmediato. Los opositores están recorriendo metódicamente los pasos indicados por el manual desestabilizador de “no violencia estratégica” (¡sic!) del consultor de la CIA Eugene Sharp. No puede haber el menor equívoco en la interpretación de las criminales intenciones de esa oposición y de lo que, si llegaran a triunfar, serían capaces de hacer. Si sus jefes lograsen involucrar militarmente a Estados Unidos en la crisis venezolana propiciando la intervención del Comando Sur –con la tradicional colaboración militar de los infames peones de Washington en la región, siempre dispuestos a respaldar las aventuras de sus amos del Norte- arrojarían una chispa que incendiaría la reseca pradera latinoamericana. Las consecuencias serían catastróficas no sólo para nuestros pueblos sino también para Estados Unidos que seguramente cosecharía, como en Girón, una nueva derrota en nuestras tierras.

Esa es la apuesta de esta oposición, canallescamente exaltada por la prensa hegemónica mundial -como antes lo hiciera con “los combatientes por la libertad” en Nicaragua y, después, en Libia e Irak- y que miente descaradamente al presentar lo que realmente está ocurriendo en Venezuela. La tentación de la derecha venezolana de internacionalizar el conflicto y atraer al músculo militar del imperio cobró nuevos bríos al conocerse las recientes declaraciones del jefe del Comando Sur, Almirante Kurt Tidd, ante la Comisión de Fuerzas Armadas del Senado de Estados Unidos, y sobre todo cuando se hizo pública la designación de Liliana Ayalde como Vice Jefa Civil del Comando Sur. Esta se desempeñó como embajadora de Estados Unidos en Paraguay en vísperas del “golpe parlamentario” contra el gobierno de Fernando Lugo, ocasión en que se movió tras bambalinas para garantizar el éxito de los golpistas. Luego de unas breves vacaciones retornó a la región para ocupar el mismo cargo pero esta vez en Brasilia, donde alentó y auspició el “derrocamiento institucional” de Dilma Rousseff. Consumada su obra regresó a Estados Unidos en busca de nuevas misiones desestabilizadoras y la encontró en el Comando Sur. En otras palabras, la número dos esa organización es mucho más peligrosa que su jefe: hija de un médico colombiano radicado en Estados Unidos, Ayalde es una temible experta en demoliciones políticas, y fue designada (¡seguramente por obra del azar!) para el cargo que hoy ocupa en Febrero del corriente año, en coincidencia con la intensificación de las protestas violentas en contra del gobierno bolivariano. Según puede leerse en el sitio web del Comando Sur su misión es “monitorear el desarrollo y refinamiento de la estrategia regional del Comando Sur y sus planes de cooperación en materia de seguridad”. Lo que la oposición “democrática” venezolana desea es precipitar una violenta “transición” al pos-chavismo, re-editando en la patria de Bolívar y de Chávez la tragedia ocurrida en Libia o Irak. Ese es su plan, el modelo que se desprende de las desaforadas e irresponsables y belicosas arengas de sus líderes y lo que el Comando Sur y su tenebrosa vice jefa tienen en carpeta. Pocas designaciones podrían haber sido más oportunas que ésta para alentar a los sectores violentistas de Venezuela. Y pocas actitudes serían más suicidas del gobierno venezolano que pretender apaciguar a los violentos con concesiones de distinto tipo. Desgraciadamente ha llegado “la hora de los hornos” y sólo podrá verse la luz, como decía José Martí, si el estado aplica todo el rigor de la ley y apela a la eficacia de su fuerza para someter sin miramientos al vandalismo de la derecha y aplastar el huevo de la serpiente antes de que sea demasiado tarde.

¿Fascistas? Si, por sus métodos, similares a los empleados por las bandas armadas de Mussolini y Hitler para aterrorizar a italianos y alemanes sembrando destrucción y muerte por la nueva oleada terrorista; fascistas por su contenido político, pues su propuesta es intrínsecamente reaccionaria al pretender borrar de un plumazo, como infructuosamente se intentara en el golpe de estado del 11 de Abril del 2002, todas las conquistas populares alcanzadas desde 1999 en adelante. Fascistas también por la absoluta inmoralidad e inescrupulosidad de sus líderes, que alimentan el fuego de la violencia, incitan a sus bandas de lúmpenes y paramilitares a atentar contra la vida y la propiedad de los venezolanos y las agencias e instituciones –hospitales, escuelas, edificios públicos, etcétera- del estado y que no se arredran ante la posibilidad de sumir a Venezuela en una cruenta guerra civil o, en el improbable caso de prevalecer, convertir a ese país en un abominable protectorado norteamericano.

Dicho todo lo anterior los opositores venezolanos son peores que los fascistas en la medida en que estos conservaban, por lo menos, un cierto sentido nacional. Sus congéneres italianos y alemanes ni remotamente se arrastraron en el fango de la política internacional para ofrendar sus países a una potencia extranjera como lo hace, hundida para siempre en eterna ignominia, la derecha venezolana que alternativamente gime o aúlla para que su patria, la patria de Simón Rodríguez y Francisco de Miranda, de Simón Bolívar y Hugo Chávez, se convierta en una abyecta colonia norteamericana. Tratarlos de fascistas sería hacerles un favor. Son mucho peores y más despreciables que aquellos.

Declaración del Ministerio de Relaciones Exteriores de Cuba

La Habana, 26 de abril de 2017

Hemos sido testigos, una vez más, de otra decisión infame e inmoral de la desprestigiada OEA, en contra de la Revolución Bolivariana, que reedita las bochornosas páginas escritas contra la Revolución Cubana en la década del sesenta del pasado siglo.

La convocatoria de una Reunión de Consultas de Ministros de Relaciones Exteriores, para continuar hostigando al gobierno venezolano, constituye otra acción coherente con el tradicional papel de esa organización como instrumento de dominación imperialista en el hemisferio; a fin de resquebrajar la soberanía, la independencia y la dignidad de Nuestra América.

La OEA ha permanecido siempre de espaldas a los pueblos de América, con una historia de casi 70 años de subordinación a los intereses oligárquicos e imperialistas. Ha estado ausente cuando nuestra región ha sido víctima de intervenciones y agresiones políticas, económicas y militares, o de graves violaciones a la democracia y a los derechos humanos.

Es tiempo ya de reconocer que la OEA resulta incompatible con las necesidades más acuciantes de los pueblos de América Latina y el Caribe. Es incapaz de representar sus valores e intereses. Impuso un falso credo democrático, responsable de la muerte de cientos de miles de latinoamericanos y caribeños y de la pobreza y exclusión de millones. La OEA agrede e impone, y no concilia ni dialoga; desprecia la igualdad y la autodeterminación de los Estados. Conspira y subvierte a gobiernos genuinos y legítimamente constituidos con demostrado respaldo popular. Merece el más profundo repudio.

Venezuela ha adoptado la digna decisión de retirarse de la OEA, que firmemente apoyamos, luego de haber enfrentado con valentía el acoso, la injerencia y la ignominia de la que ha sido objeto en esa institución y por parte de su enfebrecido Secretario General. En aras de la defensa de los intereses colectivos de la región, tanto Chávez en su tiempo, como hoy el presidente Maduro, enfrentaron sus traiciones con dignidad y valor. Pero la OEA nunca se propuso aceptar a un gobierno popular y mucho menos ayudar a Venezuela, como predican algunos. Por el contrario, se alineó cada vez más con los propósitos de derrocar a la Revolución Bolivariana.

Las agresiones contra Venezuela y la despreciable conducta de la OEA en su contra, confirman que dondequiera que haya un gobierno que no convenga a los intereses de los círculos de poder imperial y a sus aliados, será atacado.  Los nuevos métodos de desgaste, más sutiles y enmascarados, sin renunciar a la violencia, para quebrar la paz y el orden interno, no ocultan la vieja estrategia de demostrar la inviabilidad del progresismo, de las izquierdas y de sus luchas por el desarrollo económico y social de nuestra región.

Cuba ratifica su firme compromiso de acompañar a Venezuela y la posición digna, valiente y constructiva del presidente Nicolás Maduro al frente de la Revolución Bolivariana. Expresamos nuestro apoyo y solidaridad al pueblo y gobierno venezolanos en este nuevo capítulo de resistencia y dignidad,  convencidos de lo mucho que nos queda por batallar para alcanzar la unidad y mantener vigentes los fundamentos de la Proclama de América Latina y el Caribe como Zona de Paz, firmada en 2014.

 

Napoli: donne ed antimperialismo in GAlleЯi@rt

di Romina Capone

È la donna l’altra metà del cielo. Definiva l’universo femminile con parole soavi Mao Tse-tung. Misterioso, cosmico e profondo. Forte, brillante e nudo. Come la roccia. Come corpi vibranti in tutta la loro inerme e disarmante bellezza.

La nuda verità. La personale di Amedeo Curatoli in mostra a Galleria Principe di Napoli – GalleRi@rt spazio 30/31- dal 22 aprile al 5 maggio. Ingresso gratuito, dalle 17 alle 20. Dipinti che catturano l’osservatore. Tra l’evanescente immagine di un ricordo che pare inondi la stanza dell’odore di donna eterna. Bianche, candide curve che da secoli guidano la mano degli artisti a tracciare su tela sinuose linee: un capolavoro. L’opera d’arte di Madre Natura.

Tema ricorrente nella storia dell’arte. La donna, sensuale, bella, nivea, è posta al centro della scena. Al centro di un mondo per la conquista di un posto sul gradino più alto, dal quale ammirare la piena consapevolezza di sé. Un mondo che per secoli non ha fatto altro che sottometterci, nasconderci, abusare del nostro corpo e della nostra mente; chi scrive è una donna.

Avrei potuto utilizzare il pronome “le” per prendere le distanze dall’argomento, invece no. “Ci”: a noi. Ciò che siamo oggi, ciò di cui godiamo oggi, lo dobbiamo a quelle donne che hanno lottato in passato, che lottano ancora oggi, che hanno sognato, creduto, pianto e sperato fino alla morte. Affinché, ad esempio, anche il semplice farsi ritrarre nude da un uomo non destasse scandalo. Amedeo Curatoli, fonde nei suoi dipinti due macro pilastri della sua esistenza: la donna e l’anticapitalismo/antimperialismo.

Durante la visita in galleria sarà possibile notare, in una sua opera, l’accostamento al “Cristo morto” di Mantegna; un Cristo de scurto ossia visto dalla parte dei piedi forati dai chiodi, realizzato non in prospettiva bensì di scorcio. Emblema dell’urlo sordo al dolore crudo della guerra. Il sacrificio e il dolore. Gesù vegliato da due donne in lacrime.

La perdita, la resa. Non è un caso che Curatoli si concentra su questi aspetti, generando sottili ma stabili analogie. La donna così come la lotta affascina l’uomo. Lo incanta e lo porta a combattere contro le ingiustizie e le egemonie mondiali. La libertà dei popoli. La libertà del genere umano ad essere se stessi. Facendosi guidare dalle emozioni, senza le quali nulla avrebbe un senso.

 

(FOTO) Nápoles, en GAlleЯi@rt con la Venezuela Bolivariana

por MPPRE

Nápoles, Italia, 25apr2017.- En el día del 72 aniversario de la Liberación del nazi-fascismo en Italia (1945), y del 18 aniversario de la instalación de la Asamblea Constituyente Bolivariana (1999) en Venezuela, los movimientos sociales juntos con la Asociación “Resistencia” y el P-Carc, de la ciudad de Nápoles, se encontraron en GAlleЯi@rt, espacio organizado por los artistas comprometidos con las luchas sociales y la solidaridad internacionalista, para conmemorar estas fechas trascendentales para la historia de la humanidad, en el marco de la solidaridad y la amistad entre los pueblos.

Igor Papaleo, del Colectivo GAlleЯi@rt recordó la importancia de la democracia protagonica y participativa de los organismos obreros y populares en la Resistencia Antifascista, destacó el papel de los Comités de Liberación Nacional (CLN) italianos y el sacrificio de los pueblos de la Union Sovietica en la Liberación, también en Italia, juntos con los partisanos italianos.

Hoy estamos con el pueblo de Venzuela en su lucha contra los fascistas modernos, con el pueblo del Donbass, el pueblo palestino, y todos los pueblos del mundo en Resitencia en contra del imperialismo.

En fin subrayó la importancia para el pueblo italiano de tomar la rienda de su proprio destino y del gobierno del pais, por un gobierno popular, así como hoy lo tiene el Venezuela Bolivariano.

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En Madrid expresan contundente apoyo a la Revolución Bolivariana

por MPPRE

Madrid, 23 de abril de 2017 (MPPRE).- El más importante barrio obrero de Madrid, Vallekas, realizó este sábado 22 una masiva asamblea en la que participó el embajador de Venezuela en España, Mario Isea Bohórquez, quien viene realizando este tipo de encuentros en distintas ciudades de España para desmontar las mentiras de los medios españoles sobre la situación de Venezuela y denunciar la ofensiva internacional que pretende una intervención extranjera.

En Vallekas hubo una respuesta contundente por parte de las fuerzas que apoyan al Gobierno y pueblo revolucionario de Venezuela, a propósito de la persecución y los actos de hostigamiento en contra del diplomático Isea Bohórquez, los cuales están vinculados al gobernante Partido Popular y al partido de ultraderecha, Ciudadanos.

“No nos van a amedrentar, seguiremos en la calle llevando la verdad de lo que ocurre en Venezuela, contra la censura mediática”, dijo Isea, quien durante la actividad denunció la manipulación mediática en España sobre los hechos de violencia provocados por la oposición venezolana en los últimos días, pretendiendo atribuir las muertes al Gobierno Bolivariano.

“Ha quedado demostrado que, como el 11 de abril de 2002 y durante las guarimbas de 2014, nuevamente han sido de sus propias filas los autores de tales muertes, así como los miles de destrozos contra instituciones del Estado venezolano, contra hospitales, escuelas, bibliotecas, transporte público, servicios de los que se beneficia el pueblo más humilde”.

Isea advirtió que la oposición, en su desespero por no contar con el apoyo popular, promueve la desestabilización y la intervención extranjera “sin medir las consecuencias de la guerra fratricida que podría desencadenar tales pretensiones. Quieren llevarnos a una guerra civil”.

Subrayó que los que hostigan su presencia en distintas ciudades y pueblos de España, por donde seguirá llevando la verdad de Venezuela, “no se ocupan de los principales problemas que aquejan a los españoles, que es su deber; siguen apoyando a los violentos venezolanos, pero lo que más temen es que se siga creando conciencia sobre la verdad de lo que ocurre en Venezuela, donde hay una democracia sólida, con división de poderes, con una Asamblea Nacional que se mantiene en desacato, y con un gobierno que se prepara con toda legitimidad para defenderse de cualquier agresión interna o externa”.

Al revés

22por Pasqualina Curcio – 15yultimo.com

Principio de la transposición de Goebbles: “Cargar sobre el adversario los propios errores o defectos, respondiendo el ataque con el ataque. ‘Si no puedes negar las malas noticias, inventa otras que las distraigan’”.

1. Venezuela es uno de los pocos países, si no el único, con un régimen dictatorial cuyo dictador ejerce la tiranía después de haber abandonado el cargo. Pero además, siendo dictador, se da un autogolpe: en enero de 2017, la Asamblea Nacional, con la votación de la representación mayoritariamente opositora al Gobierno Nacional, decidió que el presidente Nicolás Maduro había abandonado el cargo, un mes más tarde, los mismos representantes diputados, incorporaron en su discurso que estábamos ante la presencia de una dictadura encabezada por el presidente de la República (el mismo que abandonó el cargo un mes antes). Un mes más tarde, ya siendo dictador, y según los mismos representantes, este presidente dio un golpe de Estado.

2. Entre 1958 y 1998, en 40 años, se realizaron 24 procesos electorales, un promedio de 1 elección cada 2 años. Después de 1999, en 18 años, se han realizado 25 comicios, incluyendo referendos revocatorios y constitucionales, en promedio casi dos elecciones anuales. Ha habido 3 elecciones los últimos 4 años, desde 2013. Según los factores que actualmente hacen oposición al gobierno nacional, a partir de 1999 los venezolanos han estado sometidos a un régimen dictatorial, cada vez más tirano, sobre todo después de 2013.

3. De las más de 1.000 emisoras de radio y televisión a las que el gobierno les ha otorgado permisos para operar en el espectro electromagnético, el 67% son privadas, 28% están en manos de las comunidades y el 5% son de propiedad estatal. De los 108 diarios que hay, 97 son privados y 11 públicos. El 67% de la población venezolana tiene acceso a internet. Según los factores políticos que hacen oposición al gobierno nacional, en Venezuela no hay libertad de expresión.

4. El presidente de la República, en pleno ejercicio de sus funciones, en el marco del período presidencial de 6 años, ante actos de violencia de parte de factores locales, que buscan la desestabilización económica, social y política, ha convocado a un diálogo por la paz a los sectores de la oposición. La oposición no acude al llamado, prefiere promover actos de violencia en las calles. El presidente es un tirano y dictador, los demócratas son los de la oposición.

5. Todas las organizaciones políticas (los partidos) se encuentran en un proceso de renovación. Convocatoria realizada por uno de los cinco poderes públicos, el Consejo Nacional Electoral. Todos han acudido al llamado de renovación. Están en puerta las elecciones regionales y municipales. Mientras tanto, dirigentes y seguidores de los factores locales de oposición, vociferan: ¡Estamos en una dictadura!

6. En Venezuela se están violando todos los derechos humanos, hay que aplicarle la Carta Democrática Interamericana. Es lo que afirmaba en Washington, Luis Almagro, secretario general de la Organización de Estados Americanos. Simultáneamente, en Ginebra, la Organización de Naciones Unidas, aprobaba de manera abrumadora el Examen Periódico Universal presentado por Venezuela. Examen que tiene como objeto supervisar la situación de derechos humanos en cada uno de los 193 países miembros de esta organización.

7. La ultraderecha, que hace oposición al gobierno nacional, financia y promueve acciones de violencia y terrorismo: bloquea calles, avenidas y principales arterias viales; atenta contra escuelas y establecimientos de salud; en un acto fascista, terrorista y demencial se valen de mercenarios para asediar e incendiar el Hospital Materno Infantil “Hugo Chávez Frías” de El Valle, en el que hubo que evacuar a 58 neonatos y parturientas asfixiados por el humo. Según estos factores políticos de oposición, la responsabilidad es del gobierno nacional por controlar la situación, dispersar a los mercenarios y por evacuar a los niños y mujeres.

8. Hay escasez de algunos alimentos, medicamentos y productos de higiene. Las empresas encargadas de su producción, importación y distribución, las grandes transnacionales, han recibido, de parte del gobierno nacional, las divisas a tasa preferencial; han recibido la materia prima a precio subsidiado; se les ha incrementado el precio de los productos en casi 4.000% en menos de un año (2016); el pueblo venezolano hace largas colas para adquirir estos productos. Los bienes siguen sin aparecer en los anaqueles. En Venezuela esto no es ineficiencia de la empresa privada, es un fracaso del modelo socialista.

9. A pesar de que aumentó su precio 3.700% (pasó de 19,00 bolívares en marzo de 2016 a 700,00 bolívares en diciembre), cifra muy superior a la inflación anual, cientos de clientes hacen largas colas para adquirir la harina de maíz precocida para la arepa (el Pan de los venezolanos). Los dueños de las empresas, al ver a todos sus clientes haciendo largas colas para adquirir su marca, respondieron disminuyendo 80% la producción de la harina.

10. Se escucha en los programas de opinión de las radios, sobre todo aquellas con una línea editorial manifiestamente contraria al gobierno nacional: “Estamos en la peor crisis económica, requerimos ayuda humanitaria, nos estamos muriendo de hambre, no hay comida, exigimos que se abra el canal humanitario”. Luego se escucha: “Y ahora publicidad… los invitamos a visitar el Restaurant “X”, allí podrán degustar variedades en carnes y pescados, postres exquisitos, ubicado en la calle tal, lleve a toda su familia este fin de semana”… “Querido amigo, querida amiga, ¿se va de vacaciones esta Semana Santa?, no deje de pasar por el supermercado “Y”, allí encontrará todo lo que busca, variedad y frescura a buenos precios para disfrutar de unas excelentes vacaciones y descansar como usted lo merece”. Final de la publicidad: “Regresamos con nuestro invitado de hoy, experto en economía, y seguimos conversando acerca de la necesidad urgente de abrir el canal humanitario en Venezuela por la falta de alimentos”.

11. Los últimos 4 años los campesinos han abastecido de frutas, verduras, hortalizas al pueblo venezolano. Son pequeños productores del campo, sin mucha capacidad financiera para resistir situaciones económicas y financieras difíciles. Las grandes empresas nacionales y transnacionales de la agroindustria, grandes monopolios y oligopolios con capacidad de cartelizarse, y sin duda con gran músculo financiero, no han abastecido al pueblo a pesar de recibir materia prima subsidiada y divisas a tasa preferencial.

12. Entre 1980 y 1998, en el marco del sistema capitalista neoliberal, la pobreza aumentaba a la par del crecimiento económico. En 1999, con la aprobación popular de una nueva Constitución, cambia el modelo económico y social a uno de justicia social, desde ese año los aumentos de la producción implican disminución de la pobreza. Para algunos venezolanos fracasó el modelo socialista, el que se aprobó en 1999.

13. La principal empresa del Estado venezolano, Petróleos de Venezuela, provee del 95% de las divisas del país, el otro 4% corresponde a otras empresas del Estado. Las empresas privadas generan el 1% restante. En Venezuela, las empresas privadas son eficientes y exitosas, las del Estado son ineficientes.

14. En Venezuela, el valor de la moneda en el mercado ilegal es el marcador de los precios internos de la economía. Cuando son manipulados intencional y desproporcionadamente esos valores en los mercados ilegales inducen la inflación. El gobierno, ante la inflación inducida, para proteger el poder adquisitivo de la clase trabajadora, decreta aumentos de salarios. El responsable de la inflación es el gobierno por haber aumentado los salarios y no los terroristas de la economía que han manipulado 38.732% el tipo de cambio ilegal desde 2013 hasta la fecha.

15. La producción nacional per cápita en Venezuela los últimos 4 años es, en promedio, 9% mayor a la de los últimos 30 años. La tasa de desocupación, la históricamente más baja en 30 años, 6,6%. Venezuela está en la peor crisis y caos económicos.

16. Las principales industrias del sector farmacéutico, las que importan, producen y distribuyen más del 90% de los medicamentos y material médico quirúrgico en Venezuela, recibieron de parte del gobierno nacional y a tasa preferencial 1.660 millones de US$ en 2008 para importar los bienes. En 2015 recibieron 1.789 millones de US$ (más que en 2008). En 2008 no había escasez de medicinas, en 2015 sí. El responsable de que no haya medicinas es el gobierno.

17. La República canceló más de 60 mil millones de US$ por concepto de compromisos de deuda externa durante los últimos 4 años. Lo hizo de manera completa y puntual. Venezuela es calificada como el país con mayor índice de riesgo financiero en el mundo.

18. El Citibank decidió de manera repentina cerrar las cuentas bancarias del gobierno nacional mediante las que se realizaban los pagos y transferencias para cumplir con los compromisos financieros y comerciales en el exterior. La razón fue que el Estado venezolano es muy riesgoso. Citibank no cerró las cuentas de los particulares privados. Quizás el Estado venezolano es muy riesgoso porque cuenta con la principal reserva de petróleo a nivel mundial, la segunda de gas, la de agua dulce, coltán, diamantes, oro, y otros recursos más. Tal condición debe implicar mucho riesgo para el Citibank.

19. En el Salón Ayacucho del Palacio de Miraflores, sede del Poder Ejecutivo, un 12 de abril de 2002, se autoproclamaba como presidente de la República Pedro Carmona Estanga, luego de dar un golpe de Estado al presidente Hugo Chávez. En el evento de autoproclamación, se leyó el siguiente decreto: “Se suspenden de sus cargos a los diputados principales y suplentes a la Asamblea Nacional, se destituyen de sus cargos al presidente y demás magistrados del Tribunal Supremo de Justicia, así como al fiscal general de la República, al contralor general de la República, al defensor del pueblo, y a los miembros del Consejo Nacional Electoral”. Los presentes en el acto en el que se disolvieron todos los poderes públicos mediante un decreto que constituye la mayor ofensa a la Constitución Nacional, gritaban emocionados: “¡libertad y democracia!”.

20. Quienes gritaban “¡libertad y democracia!”, un 12 de abril de 2002 en el Salón Ayacucho, aprueban hoy el supuesto abandono del cargo del presidente de la República. Son los que hoy gritan “¡abajo el dictador!”, refiriéndose al presidente constitucionalmente electo con la mayoría de los votos del pueblo venezolano. Ante los ojos de algunos, ellos son los demócratas.

21. Se escucha a algunos venezolanos, quizás confundidos o mal informados: “Ojalá y el Comando Sur de los Estados Unidos termine de tomar la decisión de invadirnos, así acaba con este modelo fracasado, y el país prosperaría”. Irak, Libia y Siria, por mencionar algunos países bombardeados e invadidos por Estados Unidos, se encuentran en guerra, no han prosperado, están destruidos. ¿Tendrán algún ejemplo de país invadido por Estados Unidos que haya prosperado?

22. Venezuela es una amenaza extraordinaria e inusual para los intereses de Estados Unidos. Eso decretó Barack Obama, presidente del imperio y de la gran potencia militar mundial, responsable de invasiones y de guerras.

Los venezolanos patriotas, pueblo de paz, insistimos que es al revés.

Fernando Bossi: Los venezolanos quieren vivir en paz

por Portal Alba

“La inmensa mayoría de los venezolanos quiere vivir en paz, sin fascistas en la calle atentando contra la vida y la seguridad ciudadana”

Fernando Bossi es periodista y especialista en temas de integración latinoamericana caribeña. En la entrevista conversamos sobre la situación política actual de Venezuela.

Portal Alba: ¿Realmente hay una ruptura del hilo constitucional en Venezuela?

Fernando Bossi: Nunca, en la historia de Venezuela, ha habido un gobierno más apegado a la ley y a la Constitución. Tanto Chávez, como hoy Maduro, no han tomado una sola medida que no esté avalada por las leyes de la Nación.

Ahora bien, la Asamblea Nacional, tras haber sido controlada por la oposición, se ha encargado de obstaculizar permanentemente a los otros poderes constituidos. De hecho, el Poder Electoral impugnó a tres diputados por irregularidades en el proceso electoral y la oposición, desconociendo esa resolución, los incorporó a la Asamblea. Ese acto derivó en desacato por parte de la Asamblea Nacional, ubicándose así al margen de la Constitución y las leyes. No ha sido el chavismo quien ha atentado contra la Constitución, sino la oposición a través de la Asamblea Nacional.

PA: ¿Cuál es la intención entonces de la oposición al convocar permanentemente a movilizaciones?

FB: Creo que hay dos elementos a analizar. Por un lado hay que entender que la oposición está en todo su derecho de manifestar y expresarse libremente dentro de lo establecido por la ley. De eso no hay duda y el ejecutivo lo garantiza. Pero también hay otro aspecto a considerar, que es que un sector de la dirigencia opositora, aprovecha esas movilizaciones para provocar actos de violencia y terrorismo, con el objetivo de generar un caos de proporciones tales que conduzcan a un golpe de estado.

Esa oposición ultraderechista, representada por personajes como Julio Borges, Capriles, María Corina Machado, Freddy Guevara, Richard Blanco y otros, –que incluyen a la esposa del fascista preso Leopoldo López–, no ha dudado en hacer una suerte de alianza con sectores de la delincuencia común y el paramilitarismo colombiano, para realizar acciones terroristas y desestabilizadoras. Esos falsos dirigentes, financiados por la oligarquía venezolana, más los aportes provenientes de Estados Unidos y “colaboraciones” en dinero y logística facilitadas por el narco ex presidente colombiano Álvaro Uribe, son utilizadas para contratar a delincuentes y paracos (mercenarios) y realizar las acciones más violentas, vale decir, mandarlos al frente a la hora de atentar contra instituciones públicas, ciudadanos comunes o fuerzas de seguridad.

PA: Pero en las fotos y videos también vemos a estudiantes y jóvenes que no parecen delincuentes enfrentando a la policía.

FB: Claro, a través de los medios de comunicación, en manos de la derecha, vemos a “inocentes” estudiantes lanzando algunas piedras u oponiéndose con manos en alto a vehículos de las fuerzas de seguridad. Pero esas fotos son “for export”, donde muchachas y muchachos bonitos posan para las cámaras, a veces hasta en forma ridícula, como si estuvieran en una playa, y otras victimizándose. No hay que olvidarse que todo ello responde al manual de las llamadas “revoluciones de colores”, que tanto mal ha hecho a otros países.

El modus operandi es provocar a las fuerzas de seguridad, tratar de traspasar violentamente las líneas de permiso que tienen las marchas y así hacer que la policía actúe para contener los desbordes. Cosa que la policía se ve obligada a realizar, es su función, defender el orden público y la seguridad de la ciudadanía y la propiedad. Ahí es cuando la militancia fascista más decidida, sumando a la delincuencia comprada a fuerza de billetes, comienzan a actuar con más ahínco, utilizando elementos contundentes, que van desde bombas molotov hasta armas de fuego en algunos casos.

PA: ¿Pero no hay excesos en las fuerzas de seguridad?

FB: En algunos casos pueden haber existido, pero en casi todos han sido también sancionados por la ley, cosa que nunca se dice en los medios de comunicación masivos.

PA: ¿Cómo reacciona el pueblo ante estos hechos?

FB: El pueblo venezolano quiere paz, como todo pueblo del mundo. El problema central es que hay una dirigencia opositora clasista, racista y resentida, que odia al pueblo, y por ende al chavismo. Es un sector, desesperado, que teme que el bolivarianismo se recomponga. Hay que entender que la tremenda guerra económica que la oligarquía le ha hecho al gobierno, más la baja del precio del petróleo, han creado severas dificultades económicas en amplios sectores de la sociedad. Esto, sin duda, ha generado malestar e incertidumbre. Tras años de bonanza que generó el gobierno revolucionario, la pérdida de poder adquisitivo se siente, es un hecho de la realidad. Pero a partir de este año se han dados síntomas concretos de cierta reactivación, como asimismo un repunte de los precios internacionales del petróleo. El gobierno está realizando una tarea constante en esa dirección, y si bien no podemos decir que hemos salido de las dificultades, sí podemos afirmar que se visualiza un incipiente repunte.

Es entonces cuando los sectores más fascistas arremeten. Saben que si el gobierno comienza a solucionar los problemas más acuciantes de hoy, que son los alimentos y las medicinas, el bolivarianismo vuelve a reconquistar a las grandes mayorías populares.

PA: ¿Hoy el chavismo no es mayoría?

FB: Eso lo tendrán que decir las urnas cuando haya elecciones. Pero sí podemos afirmar que el chavismo, pese a las dificultades, se encuentra saludable y combativo.

PA: ¿Y la oposición?

FB: La oposición es una bolsa de gatos. Una centena de dirigentes que los une solamente su visceral antichavismo, el odio a los pobres y a los negros, a todo lo que huela a popular y patriótico. Son personajes inescrupulosos que disputan entre ellos el collar de perro que le asigne su amo estadounidense. Sueñan con privatizar todo y quedarse con las migajas del remate. Sus dirigentes son gente muy frívola, muy bruta, insensibles, incapaces de sostener una posición coherente, corruptos, enemigos de los libros como pocos, tramposos hasta con sus mismas bases… Entre ellos pelean a cuchillo por candidatearse.

Ahora también hay que reconocer que la oposición tiene votos, y eso no hay que subestimarlo en absoluto. Porque hay que entender que el poder que mantienen es muy grande. Siguen controlando gran parte de los medios de comunicación, tienen el apoyo de los Estados Unidos, de los gobiernos europeos, de todas las oligarquías y gobiernos de la derecha latinoamericanos, muchísima fuerza económica y financiera, la alta cúpula de la Iglesia, una parte importante de la banca y el comercio exterior, una quinta columna infiltrada en el propio estado… Y también han ganado votos por errores cometidos por el gobierno revolucionario, errores como consecuencia más de omisión que por acción.

PA: ¿A qué se refiere en esto?

FB: A que el gobierno no ha combatido con extremo rigor la corrupción interna y la infiltración dentro de las propias fuerzas. Muchas medidas tomadas por el gobierno, tanto de Chávez como de Maduro, correctamente concebidas, que generaron expectativas legítimas en el seno del pueblo, luego fueron desvirtuadas en su implementación.

PA: ¿Por ejemplo?

FB: El sistema de otorgamiento de divisas, el control de precios, el control obrero, la desburocratización de los organismos del estado, déficit importantes en la política comunicacional, privilegios desmedidos en un sector de los funcionarios públicos, falta de sanciones a la ineficiencia y compromiso, falta de mayor democracia interna en el partido (PSUV)…

Ahora cabe aclarar también, que todos esos problemas deben y pueden ser remediados dentro del proceso revolucionario. No son temas menores, pero tampoco insalvables. El pueblo está viendo, analizando y también comprendiendo que la solución a sus problemas cotidianos no está volcándose a apoyar a la oposición. Si bien una franja importante de la sociedad les dio su voto en las últimas elecciones a diputados a la Asamblea Nacional, también hoy se han visto defraudados por esos dirigentes que, en vez de proponer soluciones concretas, ideas propositivas, se han dedicado a agravar los problemas ya existentes y comprometer la paz y la estabilidad institucional.

PA: Si hubiera elecciones hoy ¿quién cree que ganaría?

FB: Depende de muchas cosas, no creo correcto adelantar pronósticos. Lo que sí puedo asegurar es que hoy la inmensa mayoría de los venezolanos quiere vivir en paz, sin fascistas en la calle atentando contra la vida y la seguridad ciudadana.

PA: ¿Qué le diría a la opinión pública internacional que le llega una información que habla de caos y dictadura en Venezuela?

FB: Que analicen, que no se dejen llevar solamente por noticias generadas por uno de los factores en pugna ¿No les llama la atención que la oposición se manifieste por infinidad de medios de comunicación, tanto diarios como radios y televisión, y después se hable de dictadura? ¿Por qué será que todos los gobiernos que implementan medidas antipopulares son los que precisamente apoyan a la oposición venezolana? ¿No les parece sospechoso que por las movilizaciones “pacíficas” los muertos y heridos sean precisamente chavistas y miembros de las fuerzas de seguridad? ¿No se han preguntado qué es lo que propone la oposición venezolana en caso de ser gobierno?

Napoli 26apr2017: Venezuela e Napoli, poesie dal Sud

Napoli 14mag2017: “Attuare la Costituzione, un dovere inderogabile”

INVITO ALLE ORGANIZZAZIONI

Domenica 14 maggio 2017, a Napoli, si svolgerà l’ultima tappa – dopo Roma e Milano – del primo ciclo di assemblee “Attuare la Costituzione, un dovere inderogabile” che Paolo Maddalena, Vice Presidente emerito della Corte Costituzionale, ha promosso insieme alle organizzazioni territoriali.

Con questa lettera la invitiamo ad aderire all’assemblea “Napoli, città per l’attuazione della Costituzione” dedicata alla Costituzione per continuare il lavoro di difesa, che ha portato al successo del No nel referendum costituzionale, ed avviarne concretamente l’attuazione. La campagna referendaria ha visto la partecipazione attiva di milioni di persone, anche giovanissime, lavoratori e lavoratrici, di tanti esponenti sinceramente democratici del mondo accademico – specificamente giuristi e costituzionalisti – ma anche sindaci, amministratori locali, esponenti del mondo sindacale e politico, associazioni, comitati, reti sociali e coordinamenti, diffusi in tutta Italia, che hanno fatto propria la convinzione che l’unico modo per difendere la Costituzione è attuarla.

Siamo convinti che la costruzione del cambiamento del nostro Paese debba avvenire dal territorio, grazie alle realtà di base che si devono organizzare e coordinare, con un percorso di attuazione “dal basso” della Costituzione, garantendo che i principi e i valori in essa contenuti possano porre fine alla supremazia dei poteri forti e della finanza internazionale che oggi agiscono sul territorio nazionale come i veri centri decisionali riducendo il Parlamento ad un mero esecutore di decisioni prese da un gruppo ristretto di persone.

Le rivolgiamo quest’invito nella convinzione che sia necessario dare vita ad una forza popolare che lavori come fronte comune per l’attuazione della Costituzione, una forza non partitica, e senza alcun obiettivo elettorale, che lavori senza soluzione di continuità, qualunque sia il Governo e la rappresentanza parlamentare. Il tradimento del dettato costituzionale ad opera di moltissimi partiti si è tradotto in un’occupazione sistematica delle istituzioni democratiche e di ogni spazio di rappresentanza politica: ecco perché, come afferma Paolo Maddalena ispiratore di questo percorso, “i partiti siamo noi, uomini e donne libere, in libere associazioni”.

È da questa forza popolare che bisogna ripartire per ricostruire il senso di comunità, sia che lo si faccia per difendere il diritto a un lavoro utile e dignitoso, che per promuovere attività sociali e/o solidali o ancora per rivendicare la proprietà collettiva laddove la funzione sociale della proprietà privata sia venuta a mancare.

L’amministrazione comunale di Napoli, con il Sindaco de Magistris, ha aderito patrocinando l’evento.

Il Comitato Promotore fa appello a tutte le Organizzazioni perché possano esprimere adesione all’iniziativa, con la propria testimonianza e contribuendo a promuovere l’evento attraverso la propria rete di contatti.

Restiamo a disposizione per tutti i chiarimenti necessari e per eventuali incontri che lei dovesse ritenere utili e la ringraziamo anticipatamente per la sensibilità e la cortesia, e per tutto ciò che vorrà fare a sostegno dell’iniziativa

Cordiali saluti
Il Comitato Promotore
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