(VIDEO) Ecuador, proteste contro la visita di Erdogan

da lantidiplomatico

Alcuni manifestanti, tra le quali diverse donne, sono stati aggrediti dalle guardie di sicurezza del presidente turco, fatto che è stato condannato da diversi parlamentari ecuadoriani.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che è in visita in ufficiale Ecuador, è stato accolto, a Quito, con proteste contro la sua presenza nel paese latinoamericano.

Al grido di “Viva il Kurdistan!”, “Erdogan Fuori!” e ” Erdogan Assassino “, decine di attivisti hanno chiesto la fine operazione militare di Ankara contro le aree curde.

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Uno dei manifestanti, l’attivista curdo che vive in Ecuador, Orshan Kamasek, ha riferito che Erdogan “sta uccidendo la nostra gente”, e si è unito alla coalizione internazionale per “attaccare la Siria”.

“La Turchia è parte della guerra in Siria, perché finanzia la guerra ed è amico dello Stato islamico”, ha aggiunto l’attivista, citato dalla EFE.

Inoltre, ci sono stati una serie di scontri tra manifestanti e guardie di sicurezza di Erdogan, quando il presidente turco stava entrando all’Istituto Nazionale di Studi Avanzati (Iean) per tenere una conferenza.

Tra i manifestanti è stato aggredito anche un membro dell’Assemblea Nazionale ecuadoriana Vintimilla Diego, che ha denunciato l’accaduto attraverso il suo account Twitter.

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Le azioni delle guardie di sicurezza del presidente della Turchia sono stati riportate anche da altri membri dell’Assemblea. a tal proposito il presidente dell’Assemblea Nazionale dell’Ecuador, Gabriela Rivadeneira, ha riferito che “sono state anche attaccate donne ecuadoriane”.

A sua volta, il portavoce del gruppo “Donne per il Cambiamento”, Cecilia Jaramillo, ha raccontato che ad alcune manifestanti sono stati inferti colpi alla testa e trascinate per i capelli nella Iean.

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Recep Tayyip Erdogan: ritratto di un Pasha che colpisce alle spalle

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di James Petras

12.dic2015.- Che cosa spinge Erdogan a candidarsi? La nascita di un Pasha Moderno

Erdogan ha iniziato la sua ascesa al potere come un riformatore sociale in opposizione all’élite al potere: era un sobillatore a favore dell’Islam popolare e del benessere sociale. Una volta arrivato al potere politico, ha arricchito la sua famiglia e l’élite economica ed eliminato avversari e rivali.
Con il potere politico e le connessioni economiche, egli accumula ricchezza personale attraverso operazioni di business illecite.

Con il potere politico e la ricchezza personale, cerca prestigio e status tra le élites occidentali, servendo gli interessi imperiali: abbatte un jet militare russo sul territorio siriano e, quindi, minaccia centinaia di aziende turche, perdendo una grande fonte di arricchimento personale. Quando i russi minacciano di tagliare le esportazioni di energia verso la Turchia, gli oppositori di Erdogan suggeriscono di riscaldare il suo palazzo e le sue ville con sterco di vacca questo inverno.

 

Le due facce di Erdogan

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha una lunga e ignobile storia di tradimento dei collaboratori politici, dei partners commerciali e degli alleati militari; di offrire amicizia, per poi bombardare i suoi ‘amici’ e uccidere i cittadini; di negoziare ‘in buona fede’ e poi uccidere i rivali; di giocare a fare il democratico e poi comportarsi come un comune dittatore demagogico.

Erdogan fa appello ai valori plebei e austeri della piccola borghesia anatolica provinciale, mentre si costruisce il più grande palazzo presidenziale di lusso in tutto il mondo – adatto a un Pasha del 21° secolo. Egli ripetutamente ribadisce la sua fedeltà alla ‘Nazione Turca’, mentre deruba il tesoro turco, ripetutamente accettando tangenti e bustarelle da imprese edili che poi raddoppiano i costi per i progetti finanziati pubblicamente.

Più di recente, Erdogan sostiene di contrastare il terrorismo e lottare contro l’ISIS, mentre i maggiori quotidiani nazionali e regionali, i giornalisti e la maggior parte degli osservatori interni documentano l’enorme flusso di armi illegali attraverso il confine turco-siriano a faviore dei terroristi dell’ISIS.

 

La ‘relazione carnale’ di Erdogan con l’ISIS
Erdogan sostiene l’ISIS bombardando i combattenti curdi siriani che resistono ai mercenari jihadisti; abbattendo un jet militare russo che difende il governo di Damasco contro i terroristi; col contrabbando e la vendita di petrolio che l’ISIS ruba all’Iraq e alla Siria; fornendo assistenza medica ai combattenti dell’ISIS feriti; e attraverso la formazione e l’armamento dei terroristi dell’ISIS nelle basi turche.

C’è un rapporto di reciprocità: Erdogan utilizza gli operativi dell’ISIS per terrorizzare la sua opposizione interna, compreso l’attacco bomba terroristico a un raduno curdo della ‘gioventù socialista’ nella città di Suruç il 20 luglio 2015, che ha ucciso 33 persone e il massiccio attacco bomba ad Ankara il 10 ottobre a una marcia per ‘la pace e la giustizia’, che ha ucciso più di 100 persone, tra cui sindacalisti, leaders delle associazioni professionali, attivisti di comunità e membri di un partito elettorale curdo democratico e ferito molte centinaia.

Durante le elezioni legislative del 2015, terroristi dell’ISIS e teppisti del Partito ‘Giustizia e Sviluppo’ di Erdogan (Akp) hanno attaccato gli uffici, i raduni e i candidati dei partiti di opposizione, in particolare del curdo Partito Popolare Democratico (HDP), al fine di garantire che a Erdogan sia assicurata una super- maggioranza.

In altre parole, Erdogan usa l’ISIS in tre maniere, per servire i suoi interessi interni ed esterni:

(1) attaccare e distruggere le forze curde secolari, che resistono l’ISIS in Siria e in Iraq, impedendo così la formazione di uno stato curdo indipendente al confine turco.

(2) attaccare e distruggere il governo baathista indipendente della Siria di Bashar Al-Assad, smantellare l’apparato dello Stato laico multiculturale e installare un cliente islamico sunnita di Damasco, subordinato all’ AKP di Erdogan.

(3) attaccare e terrorizzare l’opposizione interna turca, tra cui l’ampia base curda dell’HDP, e la confederazione sindacale di sinistra sindacale (DISK).

Erdogan ha un’alleanza strategica decennale con i terroristi wahabiti militanti, che ora compongono l’ISIS. Egli intende ‘rifare’ la mappa del Medio Oriente, per servire le proprie ambizioni espansionistiche. In parte, ciò spiega perché Erdogan ha fornito armi di grandi dimensioni e materiale ai terroristi, ha formato migliaia di mercenari e ha fornito assistenza medica ai combattenti dell’ISIS feriti. Ciò spiega anche perché Erdogan ha fatto il passo senza precedenti ed estremamente provocatorio di abbattere un jet militare russo sul territorio siriano, che aveva bombardato gli alleati dell’ISIS di Erdogan. I successi dell’esercito russo e siriano contro l’ISIS hanno minacciato le sue ambizioni.

La trasformazione di Erdogan da ‘musulmano democratico’ a sanguinario sovrano islamico autoritario, con pretese di diventare il Pasha dominante in Medio Oriente deve essere considerata alla luce della sua ascesa al potere nel corso degli ultimi 40 anni.

 

Cosa spinge Erdogan a candidarsi?

Erdogan, nella fase iniziale, ha mostrato la sua simpatia per una politica islamista estremista. Nel 1970 è stato a capo della sezione giovanile del Partito della Salvezza Islamico (MSP), un partito anti-comunista, anti-secolare, virulentemente impegnato a trasformare la Turchia, un grande Stato laico multi-etnico, in un regime teocratico (sulla falsariga dell’ISIS contemporaneo).
Dopo il colpo di stato militare del 1980, il MSP è stato sciolto ed è riapparso come il Partito del Welfare. Erdogan è diventato un leader del nuovo (ribattezzato) partito islamista.
Erdogan e il Partito del Benessere hanno sfruttato il malcontento di massa turco verso i corrotti e autoritari militari. Il Partito del Welfare ha sviluppato un programma di assistenza sociale populista con sfumature religiose islamiche, al fine di costruire una formidabile organizzazione di base nei quartieri popolari di Istanbul. Erdogan è stato eletto sindaco della più grande città della Turchia nel 1994.

Come sindaco, Erdogan ha abusato del suo potere, predicando l’Islamismo militante ed è stato condannato nel 1998 per sedizione contro lo stato laico. È stato 4 mesi in carcere su di una condanna a 10 mesi.

Da allora in poi ha cambiato tattica: il suo fanatismo islamista si è travestito. Ha cambiato il nome del partito del Welfare nell’apparentemente moderno Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP). Erdogan ha poi lanciato una serie di manovre politiche, in cui ha abilmente manipolato gli avversari per guadagnare potere e poi … ha pugnalato ognuno di loro alle spalle.

 

Erdogan: abbraccio e pugnalata alle spalle

Nonostante la sua precedente condanna per sedizione contro la laicità dello Stato, il ‘riformato’ Erdogan si è alleato con il kemalista, laico e repubblicano Partito del Popolo (CHP), per superare il divieto dei militari alla sua partecipazione in politica nel 2002. È stato eletto primo ministro nel 2003. Dopo, l’AKP ha vinto le elezioni generali ha tagliato i suoi legami con il CHP. Erdogan è stato rieletto primo ministro nel 2007 e nel 2011.

Erdogan si è alleato con il leader islamista pro-U.S.A. Fethullah Gülen Hizmet del movimento Cemaat, che era influente all’interno del sistema giudiziario, della polizia e dell’esercito. Insieme hanno lanciato una purga contro funzionari militari e giudiziari laici, giornalisti e critici dei media.
L’apparato di stato Erdogan – Gülenista ha arrestato e incarcerato 300 funzionari militari laici, magistrati e giornalisti e li ha sostituiti con lealisti di Erdogan e Gülen – tutti islamisti.

Soprannominata “Operazione Sledgehammer”, l’intera epurazione era basata su accuse fabbricate di tradimento e cospirazione. Eppure è stata descritta dai media occidentali in termini che esaltavano le credenziali democratiche di Erdogan, definendolo un ‘tentativo di consolidare la democrazia’ contro i militari.

Non aveva niente a che fare con la democrazia: l’epurazione ha consolidato il potere personale di Erdogan e gli ha permesso di perseguire politiche che erano più apertamente neo-liberiste e islamiste. L’epurazione della magistratura ha ulteriormente permesso a Erdogan di arricchire i suoi compari capitalisti e i suoi parenti.

 

 

Erdogan: la nascita di un Pasha neo-liberista

Erdogan poi ha abbracciato un programma di ‘recupero e stabilizzazione’ ideato dall’FMI, che ha ridotto i salari, gli stipendi e le pensioni, mentre privatizzava le imprese e le attività del settore pubblico. Questo ha attirato un gran flusso di capitale, dal momento che gli investitori stranieri e i compari hanno arraffato i bocconi migliori a prezzi stracciati. Tipicamente emblematico di questo approccio all’economia ‘tutto è permesso agli amici’ è stato il disastro della miniera di Soma del maggio 2014, quando più di 300 minatori sono morti in una miniera in precedenza di proprietà statale, che aveva subito una regressione delle condizioni di sicurezza dei lavoratori, dopo che era stata privatizzata a favore di un cliente di Erdogan. Nonostante l’indignazione locale e internazionale, Recep ha ignorato lo scandalo e ha scatenato la polizia contro i minatori che dimostravano. La combinazione erdoganiana dell’Islam con un brutale neo-liberismo ha attirato il sostegno di Bruxelles, di Wall Street e della City di Londra. Grandi afflussi di capitali speculativi dall’estero hanno gonfiato temporaneamente il PIL della Turchia e la ricchezza e l’ego di Erdogan!

All’inizio del suo governo, le concessioni di Erdogan, gli incentivi fiscali, i contratti governativi per il grande capitale sono stati ampiamente distribuiti alla maggior parte dei settori, ma soprattutto ai suoi compari capitalisti nei settori della costruzione e immobiliare.

Siccome il boom capitalista continua e il suo potere è aumentato, Erdogan è diventato più ossessionato dal suo ruolo di salvatore della Turchia. Verso il 2010, serie divergenze sono emerse tra Erdogan e il suo partner Gülen per la spartizione del potere. Erdogan si è mosso rapidamente e brutalmente. Ha lanciato un’altra epurazione massiccia di presunti ‘funzionari gülenisti’. Ha arrestato, licenziato, incarcerato e trasferito simpatizzanti di Gülen tra i giudici, la polizia e i funzionari pubblici, nonostante il fatto che si trattava di funzionari che lo avevano servito bene durante la precedente epurazione dei militari laici.

Erdogan non è disposto a condividere il potere con qualsiasi altra parte, movimento o gruppo. Il Pasha Recep voleva monopolizzare il potere. Ha attaccato i quotidiani critici, le aziende e le compagnie, sostenendo che erano ‘controllate da Gülen’. Erdogan ha assicurato che solo i capitalisti completamente a lui fedeli riceveranno il patrocinio del regime. In altre parole, ha rafforzato la dimensione, la forza e l’importanza dei compari capitalisti: soprattutto nel settore immobiliare e delle costruzioni.

 

L’attacco di Pasha Erdogan sulla società civile

La Turchia, sotto il potere assoluto di Erdogan, ha visto un aumento geometrico della corruzione e di ‘progetti di sviluppo’ senza senso, che portano alla degradazione e usurpazione degli spazi pubblici. Le sue politiche arbitrarie e distruttive hanno provocato prolungate proteste della società civile, in particolare nel centro di Istanbul – durante le manifestazioni del Parco Gezi, che sono iniziate nel maggio del 2013.

In risposta alle manifestazioni della società civile, Erdogan ha abbandonato ogni finzione, togliendosi la sua maschera ‘moderna democratica’ e reprimendo brutalmente i manifestanti pacifici, nel cuore di Istanbul – causando 22 morti, centinaia di feriti e più arrestati, poi condannati a lunghi periodi di detenzione. Erdogan si è successivamente rivolto ai critici liberali e ai dirigenti d’azienda che avevano criticato il suo uso brutale della forza.

Il 2013, l’anno del Movimento del Parco Gezi, è stato un punto di svolta – Erdogan e altri membri della sua famiglia sono stati implicati in uno scandalo per corruzione di cento milioni di dollari, mentre i critici liberali del regime sono stati eliminati.

Di fronte all’opposizione dei settori dell’élite e delle classi popolari, Erdogan è diventato più rabbiosamente ‘islamista’, sciovinista e megalomane – ‘Neo-ottomano’.

In breve tempo, ha rilanciato il suo attacco contro i Curdi turchi e ha aumentato il suo sostegno ai terroristi islamisti in Siria, tra cui il gruppo di quello che sarebbe diventato l’ISIS. Queste politiche sono state progettate per portare a termine la sua guerra in corso contro i curdi laici in Iraq e Siria.
 

Erdogan: pugnalando alle spalle la Siria laica e la ‘Best Friend’ Russia

Fin dall’inizio del suo governo, Erdogan ha coltivato la ‘migliore delle relazioni’ con la Siria di Bashar Al-Assad e col presidente russo Vladimir Putin. Ha firmato decine di accordi commerciali con Damasco e Mosca. Putin è stato accolto ad Ankara ed Erdogan a Mosca, dove hanno firmato accordi energetici da miliardi di dollari e accordi reciproci di cooperazione.

Fino a 3 milioni di turisti russi hanno visitato le località turche ogni anno, una miniera d’oro per una delle principali industrie della Turchia.

Il regime di Erdogan era esuberante, espansivo, abbracciava Mosca e Damasco, mentre metodicamente preparava il terreno per più pugnalate alle spalle!

Per il 2011, Erdogan era stato profondamente interessato dalla preparazione del terreno per quella che sarebbe diventata la sanguinaria rivolta islamista in Siria. All’inizio, centinaia di terroristi armati stranieri hanno attraversato il confine con la Turchia in Siria. La loro presenza ha sopraffatto i dissidenti siriani locali. Gli Islamisti armati hanno sequestrato villaggi e città, eliminando brutalmente i Cristiani, i Curdi, gli Alawiti e i Siriani laici. Hanno preso il controllo dei campi petroliferi. Da un giorno all’altro, Erdogan si è trasformato da amico affettuoso a mortale nemico della vicina Siria, esigente un ‘cambiamento di regime’ attraverso la violenza terroristica settaria.

Erdogan ha abbracciato i più estremi e settari gruppi islamisti wahabiti, perché erano impegnati a minare le aspirazioni nazionaliste dei Curdi siriani, come anche a rovesciare il governo laico di Al-Assad. L’alleanza segreta di Erdogan con l’ISIS e altri gruppi terroristici islamisti è stata motivata da diverse considerazioni strategiche, che sono illustrate qui di seguito:

1) L’alleanza serve a impedire la creazione di un’enclave curda autonoma al confine siriano-turco in caso di una sconfitta di Damasco, il che, Erdogan teme, porterebbe poi a collegare i Curdi siriani in armi con la vasta popolazione curda scontenta nel sud est della Turchia e portare alla formazione di uno stato curdo autonomo e laico.

2) L’alleanza di Erdogan con gli jihadisti in Siria serve l’ambizione di Ankara di imporre un regime fantoccio sunnita-islamista a Damasco.

3) Il regime dell’ISIS che controlla i giacimenti di petrolio siriano e iracheno fornisce alla Turchia una fonte di combustibile a buon mercato e lucrosi profitti per il regime. Il figlio di Recep, Necmettin Bilal Erdogan, possiede e gestisce il Gruppo BMZ, che acquista il petrolio siriano e iracheno di contrabbando in Turchia e lo vende all’estero (soprattutto in Israele), guadagnando quasi un miliardo di dollari l’anno per ‘la famiglia’. Non è una sorpresa che la famiglia Erdogan abbia direttamente finanziato l’ISIS, che utilizza il denaro del petrolio di contrabbando, delle antichità saccheggiate e delle tasse definite ‘tributo’, per l’acquisto di armi pesanti e leggere, di veicoli militari e di trasporto e dell’attrezzatura di comunicazione in Turchia e altrove, per sostenere le sue campagne di terrore in Siria e in Iraq. Osservatori turchi ben informati ritengono che i funzionari dei servizi segreti di Erdogan sono direttamente coinvolti nel reclutamento dei terroristi dell’ISIS per operare all’interno della Turchia e attaccare l’opposizione interna di Erdogan, in particolare il partito elettorale curdo HDP e i movimenti di massa di sinistra e sindacali turchi. Gli osservatori sostengono che le operazioni dell’intelligence turca hanno avuto un ruolo diretto negli attentati bomba dell’’ISIS’ a Suruç e a Ankara di quest’anno, che ha ucciso e mutilato centinaia di oppositori di Erdogan e attivisti della società civile.

Erdogan e l’ISIS hanno sviluppato una relazione co-dipendente, di manipolazione reciproca. Ognuno ha pubblicamente dichiarato la propria inimicizia tattica all’altro, mentre vanno attivamente perseguendo obiettivi strategici comuni.

Ankara utilizza il pretesto di combattere l’ISIS per bombardare i Curdi in Siria, che resistono agli jihadisti. L’ISIS usa il pretesto di opporsi al membro NATO Turchia, al fine di coprire i suoi consistenti accordi petroliferi e il commercio di armi con la famiglia di Erdogan e le imprese di affari associate a Erdogan.

 

 

Il Pasha pugnala l’Orso e l’Orso lo morde in risposta – Un colpo di troppo

L’altamente efficace campagna di bombardamenti aerei della Russia contro le reti terroristiche jihadiste e l’ISIS in Siria è partita in risposta a una richiesta formale di intervento militare da parte del governo legittimo del presidente Bashar Al-Assad. La Russia ha legami di lunga data con il regime baathista di Damasco. L’intervento ha minacciato di minare le ambizioni di potenza regionale di Erdogan e le operazioni del business illegale in Siria. In primo luogo, ha messo fine al piano di Erdogan di annettersi una grande fascia di Siria settentrionale e chiamarla ‘no fly zone’. La ‘no fly zone’ controllata dai Turchi in Siria diffonderebbe le basi di addestramento militari turche per l’ISIS e altri terroristi jihadisti e metterebbe in sicurezza le vie di trasporto per le spedizioni di petrolio dell’ISIS contrabbandato fuori dall’Iraq e dalla Siria.

A differenza degli Stati Uniti, che raramente avevano bombardato le operazioni strategiche congiunte Erdogan-ISIS di contrabbando del petrolio, i Russi hanno distrutto oltre un migliaio di camion di petrolio e numerosi depositi di petrolio e centri logistici dell’ISIS nel primo mese della loro campagna aerea. Riducendo il flusso di petrolio di contrabbando, la Russia ha tagliato fuori la principale fonte di enormi profitti per la Società BMZ di Bilal Erdogan, nonché per i trafficanti di armi turche.

Come i gangsters, Erdogan, la sua famiglia e i loro compari sono stati coinvolti in importanti attività di corruzione, in patria e all’estero; non può più operare nel contesto dei grandi interessi della classe capitalista turca, con le sue relazioni commerciali con la Russia e gli investimenti annuali di 400 miliardi di dollari. La decisione di Erdogan di abbattere un aereo russo in territorio siriano, il 24 novembre 2015, è stata in gran parte motivata dalla sua rabbia per l’interruzione riuscita da parte della Russia dei convogli di petrolio dell’ISIS. Proteggendo i propri interessi di famiglia, Erdogan ha pugnalato più alleati alle spalle: i Russi, così come gran parte della classe capitalista turca!

Fino all’atto di guerra di Erdogan contro la Russia, egli aveva pubblicamente abbracciato Putin come un alleato, amico e socio. I due leaders hanno avuto rapporti cordiali per oltre un decennio. L’esercito turco è stato pienamente informato sulle operazioni militari russe in Siria, compresi i suoi percorsi di volo. Poi, all’improvviso, nel novembre 2015 egli ha rischiato una rottura totale delle relazioni e ha provocato rappresaglie contro la Turchia da parte della Russia, abbattendo un jet russo.

La Russia ha risposto immediatamente, aggiornando i propri sistemi d’arma più avanzati per difendere le sue operazioni e basi nel nord della Siria e ha intensificato i suoi bombardamenti delle operazioni petrolifere congiunte ISIS – Turchia.

Russia ha reagito imponendo restrizioni sui visti e sanzioni economiche sulla Turchia, danneggiando il business turistico di molti miliardi di dollari. Accordi energetici strategici sono stati rescissi. Sono stati chiusi contratti di costruzione coi Turchi su vasta scala. Le esportazioni agricole turche verso i mercati russi sono praticamente terminate.

 

 

Il Pasha si morde la coda

Le azioni unilaterali di Erdogan si sono chiaramente rivolte contro i grandi interessi del vasto settore turco delle esportazioni. Da Gezi a Gülen, da una purga all’altra, Erdogan, l’ex-‘ragazzo poster’ del capitale turco neo-liberista, è diventato un despota egocentrico, che agisce per conto di un cerchio ristretto di corrotti parenti e amiconi capitalisti. Erdogan si è imposto come un moderno pasha più ricalcante l’immagine dell’auto-indulgente Ibrahim I (il Pazzo) che del lungimirante Suleyman I (il Saggio).

Una volta che Erdogan si è reso conto del danno che il suo accesso d’ira egocentrico contro i Russi aveva provocato all’estero e del suo crescente isolamento all’interno della Turchia, si è precipitato alla NATO in ginocchio, per mendicare il suo sostegno. Fedele alla sua personalità autoritaria, Recep Erdogan striscia in ginocchio davanti ai suoi ‘superiori’ (NATO-USA), mentre afferra la gola dei suoi ‘inferiori’ (il popolo turco)!

 

Conclusione

La strada di Erdogan al potere assolutista è disseminata di purghe indiscriminate, di terrore e inganno; di violenza contro i manifestanti ambientalisti e liberali del Parco Gezi e degli islamisti moderati di Gülen; di condanne al carcere e licenziamento di giornalisti ed editori, funzionari militari e giudici; di repressione dei lavoratori e dei capitalisti; di bombardamenti terroristici contro gli attivisti e i democratici; di guerra contro i Curdi e i Siriani.

La visione paranoica e mossa dall’avidità che della politica ha Erdogan esclude qualsiasi fiducia e relazioni stabili. Lui pensa di essere molto abile con la sua combinazione di fascino e promesse non mantenute, ma non inganna nessuno. Riaccende la guerra contro i Curdi in Turchia e in Siria ma essi si reagiscono!

Attacca la Russia e provoca una rappresaglia molto costosa, finora limitata all’economia turca.

Aumenta il suo potere personale, ma mina gli interessi della nazione turca e del suo popolo. Erdogan crede di essere la potenza regionale in crescita, indispensabile per l’Occidente. Ricatta l’U.E. per miliardi di euro, per il controllo del flusso di rifugiati in fuga dalla violenza in Siria e in Iraq con le sue promesse di rinchiudere i profughi disperati nei campi di concentramento turchi. Ma gli Europei devono sapere che il loro denaro non potrà mai comprare la fiducia e la lealtà del Pasha.

I suoi accordi petroliferi con l’ISIS sono in brandelli. Le bombe russe fanno sì che Erdogan dovrà trovare altre fonti di profitto illecito. Peggio di tutto, le azioni furiose di Erdogan hanno provocato la perdita di mercati, alleati e sostegno interno. Affronta nemici da tutte le parti – i professori liberali, gli studenti, i proprietari di grandi imprese e i lavoratori organizzati di Istanbul; gli uomini d’affari di piccole dimensioni nel settore turistico; le società di costruzione e petrolifere ad Ankara; gli agricoltori in Anatolia, e, soprattutto, i minatori di carbone a Soma Manis.

Chi sa in quali circostanze sarà sostituito Pasha Recep (il ‘Megalomane’)?

[Trad. dall’inglese per ALBAinformazione a cura di Marco Nieli]

NATO complice ISIS nella vendita di petrolio rubato a Siria e Iraq

da hispantv

Un media tedesco ha rivelato la complicità della NATO nel contrabbando di petrolio rubato dall’Isis (Daesh, in arabo) alla Siria e all’Iraq.

I paesi membri della NATO, in particolare Turchia, Stati Uniti e il Regno Unito, fanno finta di non vedere su queste attività, facilitando la continuazione di questo saccheggio economico. Lo ha riferito il sito web di informazione tedesco DWN.

Inoltre, si aggiunge che il gruppo terroristico Daesh sta beneficiando del furto e della vendita illegale di petrolio, con un profitto di tre milioni di dollari al giorno, per una vendita giornaliera di 45.000 barili di petrolio.

L’Isis ha il controllo del 60% della produzione del siriano e sette dei campi petroliferi dell’Iraq.

La fonte aggiunge che i più stretti alleati di Londra e Washington, come il governo regionale del Kurdistan iracheno e l’Organizzazione di intelligence nazionale della Turchia (MIT), facilitino il contrabbando di petrolio.

Le autorità del Kurdistan iracheno e il governo turco, negano qualsiasi coinvolgimento nel contrabbando di idrocarburi svolto da questo gruppo, evidenziando le misure adottate per rallentare questo traffico.

Nafiz Ahmed, un giornalista del portale di notizie online Middle East Eye, citando una fonte del governo iracheno, che ha parlato a condizione di anonimato, ha sottolineato l’omertà delle autorità curde sulla vendita del petrolio iracheno sul mercato nero.

«Gli USA sanno molto bene ciò che sta accadendo, ma Erdogan ha buoni rapporti con il presidente Obama; Erdogan fa quello che vuole e gli USA approvano», ha aggiunto il funzionario iracheno.

Come ulteriore prova della complicità della NATO, DWN aggiunge che la compagnia petrolifera anglo turca Genel Energy legata ai parlamentari britannici, ha ricevuto un ordine per la fornitura alle raffinerie della società curda Gruop Nokan, che è sospettata di sostenere la vendita illegale di petrolio dell’Isis alla Turchia.

Tra i clienti del greggio rubato all’Iraq e alla Siria figurano alcuni paesi europei che lo comprano ad un prezzo speciale, come indicato alla fine del 2014 dal direttore del Servizio federale di sicurezza russo (FSB), Alexander Bortnikov.

Oltre al contrabbando di petrolio, Daesh ha altre fonti di finanziamento, quali il traffico di organi e la vendita di reperti archeologici e storici.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Putin all’inviato turco: «Dì a Erdogan di andare all’inferno con l’Isis»

da al manar 

Il presidente russo Vladimir Putin ha rotto i protocolli diplomatici, ha personalmente convocato l’ambasciatore turco a Mosca, Ümit Yardim, e lo ha avvertito che la Federazione russa è intenzionata a rompere le relazioni diplomatiche, immediatamente, a meno che il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan fermi il supporto ai terroristi dell’Isis in Siria, dove la Russia mantiene la sua ultima base navale nel Mediterraneo. Lo ha riferito la FNA.

Il sito web di notizie di AWD, citato da Moscow Times, ha segnalato che il presidente russo, presumibilmente, ha avuto una discussione con Yardim, criticando la politica estera turca e il suo ruolo malevolo in Siria, Iraq e Yemen sostenendo i terroristi di al-Qaeda. Il colloquio è poi degenerato con l’ambasciatore turco in una polemica feroce.

Anche il sito web Repubblican ha riferito che, secondo le informazioni ottenute dal Moscow Times, l’incontro tra Putin e l’ambasciatore turco è stato pieno di risentimento reciproco dove Yardim ha respinto tutte le accuse russe, addossando le responsabilità alla Russia per la guerra civile prolungata in Siria.

«Puoi dire al tuo presidente dittatore che può andare al diavolo con i suoi terroristi dell’Isis e renderò la Siria un’altra grande Stalingrado per Erdogan e i suoi alleati sauditi che non sono meno crudeli di Adolf Hitler», ha risposto Vladimir Putin, dopo 2 ore discussione ed aver messo alla porta l’emissario turco.

Putin ha continuato dicendo che il suo paese non abbandonerà il legittimo governo siriano e collaborerà con i suoi alleati, in particolare Iran e Cina, per trovare una soluzione politica alla guerra interminabile in Siria.

[Trad. dall’inglese per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

ICJ potrebbe indagare sui crimini di guerra della Turchia in Siria

da hispantv

Un Partito politico turco ha chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia di considerare come “crimine di guerra” la spedizione di armi da parte del governo turco ai terroristi in Siria.

Come riportato dai media locali, il partito HKP in una email ha chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia, con sede all’Aia, di indagare sul caso dei camion dei servizi segreti turchi, MIT, che trasportano armi ai terroristi attivi in Siria.

I firmatari di questa nota sono stati elencati come “crimine di guerra”, l’invio di armi a una nazione devastata dal conflitto armato per oltre quattro anni.

Credono anche che l’operazione del MIT, eseguito con il supporto del governo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in violazione delle norme internazionali e la Costituzione di questo paese euroasiatico.

Il controverso caso di transito di armi verso la Siria MIT è stato scoperto nel primi mesi del 2014 da un gruppo di procuratori, in provincia di Adana, che si trova nel sud della Turchia.

La Corte Internazionale di Giustizia in una email inviata all’avvocato HKP, Doğan Erkan ha ammesso che l’Ufficio del Procuratore (OTP, per il suo acronimo in inglese) ha ricevuto la richiesta e ha detto che il corpo valuterà se il contenuto è concomitante con lo Statuto Roma della Corte penale internazionale (CPI).

Tuttavia, è stato chiarito che il ricevimento di tale richiesta non implica che una vera e propria indagine è stata aperta, non significa che l’ OTP lo faccia.

Occorre ricordare che lo stesso partito politico, lo scorso maggio, in merito, aveva fatto una denuncia penale contro Erdogan; il Primo Ministro Ahmet Davutoglu; l’ex ministro degli Interni Efkan Ala, e il vice direttore del MIT, Hakan Fidan.

«Qualunque sia il loro posto (nel governo), gli imputati devono comparire in tribunale per rispondere dei crimini di guerra che hanno commesso», ha ribadito il HKP nella denuncia  in cui si chiede l’applicazione della giustizia.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Kayali: «Sconfitta Erdogan è anche merito di Ocalan amico della Siria»

asdfda ‎المقاومـة السوريـة

Ali Kayali, Comandante della resistenza siriana, formazione guerrigliera marxista in supporto all’esercito arabo siriano, ha commentato le elezioni parlamentari turche, segnate dalla sconfitta di Erdogan e del suo partito l’AKP che non ha ottenuto la maggioranza assoluta per modificare la costituzione. Secondo il compagno Kayali «i popoli della Turchia hanno scelto la libertà, con la loro spontanea volontà hanno deciso di tenere a freno questo Dittatore sanguinario che massacrò il suo popolo e tuttora in nome del sionismo e dei retrogradi delle monarchie del golfo, uccide il popolo arabo della Siria servendosi di criminali internazionali provenienti da ogni parte del mondo». Ed ha aggiunto: «Queste elezioni sono una vittoria per i popoli oppressi in Turchia soprattutto, prima di essere una Vittoria di un partito di opposizione, curdi e arabi e altre minoranze hanno deciso di dare la loro voce a favore del Partito Democratico popolare. Questo è ciò che è emerso dallo sforzo dei ragazzi curdi guidati da Abdullah Ocalan, e così a nome mio, Ali Kayali, e a nome dei miei compagni del Fronte Popolare per la Liberazione di Iskenderun – Resistenza siriana,  ringrazio e saluto il mio compagno di lotta Abdullah Ocalan, questo eroe che è stato in grado di piegare la dittatura al potere in Turchia e le sue istituzioni ingiuste dalla sua cella dove è tuttora prigioniero».

saddssKayali su Ocalan, ha precisato: «Questo eroe è un amico della Siria dal primo giorno in cui l’ho conosciuto e fino ad ora. Questo uomo che ha sempre amato il popolo siriano era ed è un suo sostenitore e delle sue cause giuste contro la tirannide della dominazione turca. Oggi per fermare la dittatura oppressiva in Turchia ha avuto un ruolo importante». Ed ha poi concluso: «Noi della resistenza siriana rendiamo omaggio al vecchio e nuovo amico della Siria, in occasione della sconfitta del governo sanguinario ottomano del dittatore Erdogan e del suo gruppo criminale»

[Trad. dall’arabo per ALBAinformazione di Laila Mousa]

Armi ai terroristi in Siria, Erdogan denuncia Cumhuriyet

da press.tv

Il Presidente della Repubblica turco, Recep Tayyip Erdoğan, ha presentato una denuncia nei confronti di un giornale per la pubblicazione di un rapporto sulla presunta fornitura di armi da parte di Ankara verso la Siria, per essere utilizzate dai terroristi che combattono per rovesciare il legittimo governo siriano.

Erdogan ha accusato il quotidiano Cumhuriyet di aver diffuso immagini e informazioni che erano sia “contrarie alla verità” che “segrete”.

Il giornale ha pubblicato, il 29 maggio scorso, dei video che dimostrerebbero come i servizi di sicurezza turchi, il MIT, con dei camion trasportano le armi e le munizioni ai terroristi stranieri all’interno della Siria.

In un’intervista televisiva, Erdogan ha definito il direttore del giornale, Can Dundar, una spia, minacciando di punire severamente i responsabili per il report.

«La persona che ha parlato di questa storia pagherà un prezzo pesante. Non voglio lasciarla scappare con essa», ha detto Erdogan al canale Tv TRT.

In risposta alle dure parole del presidente turco, i redattori di Cumhuriyet hanno pubblicato un articolo. In uno stralcio si legge: «Noi siamo i responsabili … per una storia che rivela la verità su un episodio che è stato negato dai funzionari statali per mesi».

Nell’articolo, i giornalisti hanno proseguito ribadendo che il filmato pubblicato è la prova che Ankara effettivamente arma i terroristi in Siria.

La Magistratura turca, per volere del governo, aveva già avviato un’inchiesta contro il quotidiano con l’accusa di ottenere informazioni segrete e per il coinvolgimento in attività di spionaggio.

[Trad. dall’inglese per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

La Turchia facilita il passaggio di armi ai terroristi in Siria

da hispantv

Il MIT, servizio segreto turco, ha contribuito alla spedizione di armi alla Siria in alcune aree il cui controllo era nelle mani dei terroristi che operano per rovesciare il governo di Damasco.

L’agenzia di stampa britannica Reuters ha riportato dei documenti del Tribunale di Adana, in cui si spiega che il caso delle spedizioni di armi con il supporto turco, risale al periodo tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014.

Il giudice Sisman Ozcan, che ha ordinato il 7 novembre 2013 il sequestro di un camion che presumibilmente tentava di trasferire armi, illegalmente, sul lato siriano del confine, ha riferito all’agenzia di stampa che l’indagine dimostra che alcuni funzionari hanno aiutato la consegna del carico.

Sia Sisman che un altro giudice di Adana, Aziz Takci, che ha ordinato il 19 Gennaio 2014 di perquisire altri tre camion, sono accusati di aver svolto una perquisizione illegale e sono indagati dal Consiglio Supremo dei Giudici e dei pubblici ministeri (HSYK, in Turco) dellaTurchia, con l’accusa, secondo la quale, il caso era un “segreto di stato”.

Sisman e Takci negano le accuse. A questo proposito, l’avvocato dell’imputato, Alp Deger Tanriverdi, ha avvertito che «qualsiasi cosa sia un crimine non può essere un segreto di Stato» e quello che sta avvenendo è “massacro totale della legge”.

La scorsa settimana, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha definito il controllo e l’ispezione dei camion del Mit un “tradimento” e ha aggiunto che coloro che sono coinvolti in questa azione meritano di essere puniti.

È interessante notare che il principale partito di opposizione in Turchia, il Partito Repubblicano del Popolo, CHP, mercoledì scorso, ha accusato il governo Erdogan di inviare armi per l’auto-proclamato esercito libero siriano.

Dall’inizio della crisi in Siria nel 2011, il governo di Erdogan, ha fornito sostegno ai gruppi armati, al fine di spianare la strada per il rovesciamento del governo di Damasco, che si oppone con forza.

L’assistenza turca ai gruppi armati ha portato alla reazione del primo ministro iracheno, Haidar al-Abadi, che ha avvertito lo scorso febbraio Ankara per evitare che il suo territorio venga usato come via di fuga per i terroristi verso i paesi della regione.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Turchia e Arabia Saudita sostengono Al Qaeda a Idleb

da al manar

Dopo mesi di accuse sul coinvolgimento turco nel sostegno ai gruppi terroristici e riconosciuto anche dall’ONU in Siria, e la denuncia del paese arabo contro la Turchia per il suo sostegno a questi gruppi nella loro recente offensiva nella provincia siriana settentrionale di Idleb, alcuni funzionari turchi hanno finalmente riconosciuto che il sostegno c’è è stato. Lo riporta Huffington Post.

Questi funzionari turchi hanno dichiarato che i recenti “successi” di Fronte Nusra, cioè Al-Qaeda, sono il risultato di un accordo tra Erdogan e l’Arabia Saudita per cercare di portare un cambiamento di governo in Siria. L’accordo è stato firmato durante la visita del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, a Riad, a marzo, dove ha incontrato il re Salman. Le relazioni tra Riad e Ankara erano tese durante il periodo del defunto re Abdullah a causa del sostegno della Turchia di Erdogan ai Fratelli musulmani.

L’offensiva in Idleb di Al Qaida e il bombardamento dello Yemen fanno parte di una guerra lanciata dall’Arabia Saudita contro l’Iran, che in Siria è condotta tramite terzi, ovvero attraverso i gruppi terroristici.

A dire il vero, la Turchia e l’Arabia Saudita vogliono rovesciare il presidente Bashar al Assad e imporre un regime fondamentalista fantoccio.

Entrambi i paesi hanno a lungo cercato di provocare un intervento occidentale contro la Siria, usando false provocazioni come l’attacco nel Ghouta nell’agosto del 2013, e negli ultimi tempi hanno visto bene l’approccio dei paesi occidentali, tra cui gli Stati Uniti , in Iran.

I citati funzionari turchi hanno dichiarato che la Turchia sta fornendo supporto logistico e consulenti ai ribelli egemonizzati, aggiungendo che questo non è visto dal governo di Erdogan come una minaccia per la Turchia. Da parte sua, l’Arabia Saudita ha finanziato con fondi il terrorismo.

Questa nuova alleanza terrorista chiamata “L’esercito di conquista” è riuscita a prendere la città di Idleb e Jisr al Sugur nel mese di aprile, ma è andato sulla difensiva dopo l’offensiva dell’esercito siriano. L’accordo tra la Turchia e l’Arabia Saudita ha anche portato a un comando congiunto nel nord-est di Idlib. Una coalizione di gruppi, tra cui al Nusra e Ahrar al-Sham, entrambe legate ad Al Qaeda e coordinano gli attacchi nella provincia siriana.

La preoccupazione occidentale

Alcuni paesi occidentali sono preoccupati per questa nuova alleanza turco-saudita-Al Qaida. Se questa nuova partnership avesse successo e prendesse il controllo in Siria, l’estremismo religioso in Medio Oriente e potrebbe essere troppo potente per essere fermato e una potente minaccia sorgerebbe contro il mondo, compresi i paesi occidentali.

Un osservatore occidentale ha avvertito, nel frattempo, al Huffington Post che «tutti coloro che nel Medio Oriente hanno cercato di utilizzare la potenza di jihadisti nel loro interesse, poi gli si è rivoltato contro».

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

La Turchia fornisce materiale all’Isis per fabbricare bombe

da hispantv

Il governo turco ha inviato sacchi di nitrato di ammonio al gruppo terroristico ISIS (Daesh in arabo), attraverso i confini con la Siria, che vengono utilizzati per la fabbricazione di esplosivi. Lo rivela il quotidiano turco Hurriyet.

Mentre il nitrato di ammonio è ampiamente utilizzato come fertilizzante in agricoltura, i terroristi di tutto il mondo, tra i quali quelli dell’Isis, lo applicano per fabbricare bombe, riporta il giornale.

«Non è per l’agricoltura. È per le bombe», ha dichiarato Mehmet Ayhan, politico dell’opposizione dalla città di confine turca di Akçakale (sud-est), candidato alle prossime elezioni parlamentari in Turchia.

Tuttavia, Ayhan non è contrario alle consegne, sostenendo che creano posti di lavoro per la popolazione impoverita. Dal momento che i dipendenti lavorano tutto il giorno in Akçakale, accumulando sacchi di fertilizzante e li trasportano in auto attraverso l’incrocio che collega questa città al confine con la Siria.

«Mentre il popolo turco beneficia di questo» a prescindere dalla destinazione, dove vengono consegnati i sacchi, per Ayhan, comunque, “è una buona cosa”.

Nel frattempo, un altro quotidiano turco, Evrensel, ha riferito che il governo di Ankara fornisce armi, prodotti chimici e polveri all’ISIS in modo da poter fabbricare le bombe.

Testimoni della città di Akçakale hanno raccontato che tre camion che trasportavano il nitrato di ammonio e polvere da sparo hanni scaricato il loro carico al confine con la Siria ed è stato consegnato ai terroristi presenti.

Dall’inizio della crisi in Siria, nel 2011, il governo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, si astiene dal svolgere un ruolo costruttivo nella lotta contro il terrorismo, e ha anche fornito sostegno ai gruppi estremisti, al fine di preparare il terreno per il rovesciamento del governo di Damasco.

Nel mese di febbraio, Şafak Pavey, parlamentare repubblicana del Partito popolare, ha annunciato che negli ultimi quattro anni Ankara ha accolto 50.000 terroristi stranieri sul suo territorio, nel quadro delle sue politiche ostili nei confronti della Siria.

Secondo vari rapporti, il governo di Ankara ottiene un grande vantaggio dal passaggio dei terroristi stranieri che dal suo territorio arrivano in la Siria. Si calcola che il 60% dei terroristi stranieri arrivano in Iraq attraverso la Turchia.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

La Turchia conduce operazioni congiunte con i terroristi in Siria

 da hispantv

Il capo dell’intelligence turca Hakan Fidan, gestisce le operazioni congiunte dei gruppi armati nel nord-ovest della Siria. Lo ha riferito l’agenzia di stampa siriana, Al-Watan.

La fonte, che ha citato un diplomatico occidentale ha spiegato che Fidan mira a rafforzare l’alleanza tra i vari gruppi armati che operano in Siria, come parte di un piano finanziato dall’Arabia Saudita.

Secondo il diplomatico, che ha preferito l’anonimato, l’obiettivo finale è quello di prendere il pieno controllo della provincia di Idlib per usare la posizione dominante in questo settore come strumento di pressione sul governo di Damasco durante la terza edizione del Conferenza di Ginevra sulla Siria che avrà inizio il prossimo 4 maggio.

Al-Watan ha stimato che ci sono almeno 12.000 terroristi attualmente dispiegati nel nord della Siria e ha aggiunto che diverse migliaia di persone sono recentemente entrate in questa regione attraverso i confini con la Turchia e stanno ora ricevendo un addestramento militare.

Il giornale ha aggiunto che la Turchia ha deciso di rafforzare i gruppi terroristi che operano in Siria dopo essersi indeboliti per le differenze interne.

Dall’inizio della crisi in Siria nel 2011, il governo del presidente turco ,, si astiene dal svolgere un ruolo costruttivo nella lotta contro il terrorismo e ha anche fornito sostegno ai gruppi estremisti, al fine di spianare la strada per rovesciare il governo di Damasco, che si oppone con forza.

Il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Moallem, ha dichiarato, martedì scorso, che «gli attacchi da parte dei gruppi terroristici nella regione di Idlib e Jisr al-Shughur sono stati commessi con il supporto logistico e di armi dell’esercito turco».

Il flusso di terroristi dalla Turchia ha irritato anche  l’Iraq, il cui primo ministro, Haidar al-Abadi, lo scorso febbraio, ha invitato la Turchia ad evitare che il suo territorio venga usato come passaggio per i terroristi verso i paesi della regione.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

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