di Antonio Aponte e Toby Valderrama
Che il governo socialdemocratico voglia persistere a inciampare sulla stessa pietra, realmente meraviglia. E costituisce uno sgarbo nei confronti dei governanti e del popolo umile, e anche una condanna del chavismo che, inerte, assiste al proprio annichilimento.
Sommersi da una crisi di cui nemmeno le persone più anziane serbano memoria, il governo glissa sulle proprie responsabilità e in questo modo liquida ogni possibilità di rettifica; se il modo in cui agisce il governo è corretto, allora perché bisogna cambiare, la colpa ricadrà su altri, al “maialino” espiatorio o alla testa di turco che in passato non risolse nulla, ma almeno riuscì a tranquillizzare l’anima dei peccatori. I colpevoli si possono chiamare impero, borghesia diffusa e nemica di come si conduce l’economia, o possono essere quelli che ora sono bollati come “traditori”, che più che traditori tendono a essere i colpevoli di tutti i mali.
È proprio così, il governo attraversa questa crisi senza macchiarsi il vestito, non può essere imputato di nulla, non sbaglia mai, tutto quello che dice e fa è giusto, il male si trova da un’altra parte, al suo esterno. Tutto questo sarebbe una furbata da governanti se non fosse perché questo tipo di comportamento ci conduce verso il caos, verso il fascismo. Analizziamolo più da vicino.
L’errore nel quale incorre il governo è che nel campo dell’economia non vede altro che il materiale, lo stomaco. In questa forma la politica solo si riduce a chi somministra, a chi è il migliore fornitore. Il cuore, l’idealismo non sono presi in considerazione, in questa maniera l’economia perde la sua metà, la metà più importante, quella decisiva, l’anima, lì dove tutto finisce e tutto inizia.
Quando la fornitura materiale è fallita, quando il vitello d’oro ha smesso di essere tale, ci siamo accorti che in un paese di fornitori e consumatori insaziabili l’etica è quella del mercenario. Il governo, che non possiede altro da offrire, mente; la menzogna diventa una merce di produzione industriale, la consumano gli umili disposti all’ingenuità. Ma l’ingenuità e la menzogna sono una miscela esplosiva per tutti quei governi che un giorno si vedono abbandonati, senza più un appoggio attivo, perendo nelle mani dei nuovi fornitori che offrono promesse che sono consumate dagli ingenui e tutto continua fino a quando non giunge di nuovo il benessere per ricominciare la danza intorno al vitello d’oro, che poi finisce nel lamento del “maialino” che si è rubato l’oro.
Questo ciclo cupo: vitello-maialino/benessere—lamento/consumo-lagnanza è stato rotto da un Comandante che aveva capito che la cosa più fondamentale non è il materiale, il quale solo serve per seguire l’ideale, per sostituire i lupi con i fratelli. Un Comandante che ha scelto di essere Cristo e non Rockefeller, di essere Bolívar e non Boulton, che si è giocata la vita per una Rivoluzione che presentiva fosse infinita. Ma il Cristo è stato nuovamente crocifisso e il ciclo è riapparso e con lui la menzogna che per l’umile ora è meno attendibile. Ma si sospetta che laggiù nel fondo esistono dei dirigenti che possono, vogliono, rompere nuovamente questo ciclo.
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Vincenzo Paglione]
Ennio Di Marcantonio
/ luglio 5, 2016veramente pensi che dando spazio a un egolatra sbagliato come Valderrama stai diffondendo il messaggio della rivoluzione?
Questo signore, come tutta ‘marea socialista’, da mo che stanno allontanandosi della rivoluzione, e di Chávez… Questi sono i falsi che si vogliono vendere come un vitello d’oro, LORO SONO IL VITELLO, ED ANCHE IL “MAILAINO”
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