Non è uno scatto venuto male, questa è Caracas adesso, dal balcone di S. Antonio.
Lo scatto è l’emblema di ciò che sta vivendo il popolo venezuelano ostaggio dei continui sabotaggi al sistema informatico delle centrali elettriche del paese operato da agenti esterni, come la stessa amministrazione nordamericana ammette sistematicamente e come il fantoccio Guaidó annuncia con perfetta previsione. Gli attuali black-out sono la conseguenza dei sabotaggi, mancando i pezzi di ricambio a causa dell’impossibilità di comprarli visto il criminale blocco economico finanziario.
Eppure in Europa si continua a parlare di regime! Quale regime permetterebbe ad un simile sciacallo di muoversi impunemente dentro e fuori il paese con mezzi infiniti di dubbia provenienza, indice 25 elezioni in 20 anni sistematicamente controllate da ispettori stranieri che ne certificano la regolarità? L’aggressione è evidente contro un popolo che, in ogni angolo del paese, non smette di ripetere che Maduro è il suo legittimo presidente e che la Rivoluzione socialista vuole e deve vivere.
Le così dette democrazie occidentali dovrebbero finalmente prendere atto della situazione, anche se a loro non piace, visto che tanto cianciano di libere scelte. Togliere le sanzioni e far cessare l’isolamento del paese, ribellarsi al diktat degli Usa, riprendere le relazioni commerciali e l’import dal Venezuela. Non farlo significa essere complici di assassini, di coloro che spezzarono la democrazia cilena con il tragico golpe di Pinochet, ripetere la politica dimostrata in Libia, anzi, vista l’attuale condizione di quel paese, fare peggio: dare la riprova di una politica estera fatta di prevaricazione, guerra, aggressione a chi non si china all’imperialismo yankee ed europeo.