PASSATO PRESENTE — In tutto, 115 su 173 paesi hanno votato a favore della mozione, mentre 55 delegati – nella loro maggioranza ambasciatori dei paesi dell’Unione Europea – si sono astenuti.
di Achille Lollo*
Roma (Italia).- Il 24 AGOSTO 2001, il leader dei rabbini britannici, Jonathan Sacks, annunciava a Londra che non avrebbe partecipato al Congresso contro il Razzismo che l’ONU pretendeva di realizzare a Durban. La sua giustificazione si basava su di una serie di affermazioni che, direttamente o indirettamente, metterebbero in discussione l’Olocausto – durante il quale i nazisti della Germania, con l’appoggio dei governi fascisti europei dell’epoca (italiano, croata, ungherese, rumeno, bulgaro e ucraino), hanno deportato e assassinato 6 milioni di Giudei nei campi di concentramento, oltre a essere stati responsabili del genocidio di più di 4 milioni di civili nei paesi occupati, tra oppositori politici, omosessuali, zingari, portatori di disabilità e soprattutto comunisti e resistenti.
In questo clima, perfino il presidente George W. Bush minacciò di cancellare la partecipazione degli USA a Durban nel caso in cui continuasse “l’errore” di scrivere l’Olocausto con la o minuscola. Passati 13 anni, tutto ciò è cambiato.
Il 21 novembre, a New York, nelle votazioni del Terzo Comitato dell’Assemblea delle Nazioni Unite, i rappresentanti degli USA e del Canada – che nel 1942 hanno guidato il fronte per sconfiggere il nazismo tedesco e il fascismo italiano – hanno votato contro la mozione nºA/C.3/69/L.56/Rev.1, Combating glorification of Nazism, neonazism and other practices that contribute to fuelling contemporary forms of racism, racial discrimination, xenophobia and related intolerance” [Per combattere la glorificazione del nazismo, del neo-nazismo e di altre pratiche che contribuiscono e favoriscono le forme contemporanee del razzismo, della discriminazione razziale, della xenofobia e della relativa intolleranza].
Una mozione presentata dal governo russo che, diversamente da documenti omologhi scritti nel 2010 e nel 2012, manifestava preoccupazione per il crescente aumento di gruppi estremisti e di micro-partiti neo-nazisti, come anche per le connivenze di molti partiti europei con le tematiche razziste formulate da pubblicazioni naziste nei paesi dell’Unione Europea. La mozione chiedeva che nella Convenzione Internazionale fosse inclusa una misura che favorisse l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale. Al di là di questo, la mozione includeva la condanna di tutti quelli che «negano i crimini di guerra commessi dai nazisti».
Dipendenza ideologica?
In realtà, la “grande stampa” ha rimosso con la censura quello che è successo nell’Assemblea delle Nazioni Unite. E questo fatto, da molti analisti, è stato considerato un’infamia dal punto di vista storico e politico, dal momento che i rappresentanti dei paesi dell’Unione Europea che si sono astenuti, in appena cinque minuti, hanno cancellato gli effetti nefasti della Seconda Guerra Mondiale e di tutte le violenze e i massacri praticati dagli invasori nazisti e dai loro alleati, i fascisti italiani.
Tutti i direttori di giornali, riviste e notiziari TV dell’Unione Europea hanno seguito l’esempio dei loro colleghi statunitensi e canadesi, spingendo nel “limbo mediatico” l’astensione di tutti i rappresentanti dei paesi del blocco.
Questo fatto alimenta un interrogativo di estrema importanza, visto che il posizionamento dei governi della Germania, dell’Austria, del Belgio, della Francia, della Gran Bretagna, dell’Ungheria, della Finlandia, dell’Irlanda, dell’Italia, del Lussemburgo, della Norvegia, dei Paesi Bassi e dell’Ungheria nel decidere di far parte del gruppo astensionista, in realtà, dimostra quanto grande e complesso, oggi, sia il livello di dipendenza ideologica in relazione agli Stati Uniti.
Una dipendenza che, da un lato, riproduce le tradizionali forme di dominio geo-strategico, economico e finanziario, in cui la supremazia imperiale degli USA impone relazioni con l’Unione Europea nei quadri di un nuovo neo-colonialismo. E, dall’altro, sdogana l’evoluzione politica del potere imperiale e la necessità di poter esercitare questo potere, senza eccezioni e a livelli globali, in maniera tale che siano creati, in continuazione, nuovi “soggetti politici canaglia”, che devono sostituire gli antichi con i quali l’Impero e i suoi alleati hanno costruito le loro ideologie.
La fine di un ciclo storico
Oggi, la decisione degli USA, del Canada e dell’Ucraina di votare contro la mozione del Terzo Comitato dell’Assemblea delle Nazioni Unite non può essere giustificata dicendo che questo è successo perché la mozione è stata presentata dal governo russo di Vladimir Putin. È troppo semplicistico affermare che il voto contrario all’ONU si è dato in funzione della guerra diplomatica che Obama e Angela Merkel hanno promosso all’ultimo G-20, al punto che Putin ha preferito andarsene per non rimanere prigioniero delle trappole della Casa Bianca e dei suoi alleati europei.
La verità è che la Casa Bianca e i suoi alleati europei hanno approfittato di questa votazione all’ONU per chiudere il ciclo storico del “nazismo come male assoluto della storia” e, così, introdurre nuovi parametri secondo i quali il “soggetto politico canaglia” che minaccia l’Occidente, vale a dire, il fondamentalismo dell’ISIS e degli altri califfati (Nigeria, Mali, Libia, Somalia, Sudan) sono anch’essi il “Male Assoluto” che minaccia la civiltà dell’Occidente.
Tutto questo potrebbe sembrare una complessa e furbastra logorrea. In realtà, si tratta di una forma semantica più sofisticata, con la quale l’Impero pretende iniziare a orientare i differenti ascendenti politici e culturali dei popoli europei nella direzione di un “nuovo nemico”, che è anche il nuovo “Male Assoluto dell’Occidente”.
Un’operazione che i “media main-stream” hanno già assunto, costruendo ed elaborando sempre più, in termini informativi e visuali, l’immagine del mostro/nemico islamico che vuole distruggere la civiltà del sacro mercato capitalista. Per giunta, le esecuzioni del famigerato decapitatore britannico dello Stato Islamico sono un esempio di questa costante visualizzazione del nuovo “Male Assoluto”.
Non c’è dubbio che tutto quello che sta accadendo nel mondo è un prodotto delle eccellenze della Casa Bianca, che stanno lavorando per gettare le basi ideologiche di una nuova cultura politica, con la quale pretendono di promuovere, con più facilità e obiettività, l’accettazione di un nuovo tipo di dominio imperiale, la cui direzione ha bisogno anche di realizzare, con una metodologia militare più sofisticata, nuove guerre regionali. Alla fine, conflitti che, per risultare vittoriosi, devono essere completamente differenti dai tradizionali modelli di distruzione totale con armi chimiche o atomiche del secolo passato.
Il nuovo Male Assoluto
Non c’è dubbio che, oggi, l’integralismo islamico sunnita, cioè, il Califfato dello Stato Islamico e i suoi congeneri minori africani, arabi e asiatici rappresentano il nuovo “Male Assoluto”, che per gli USA e l’Occidente in generale, fino a pochi anni fa era il nazi-fascismo. È utile ricordare che gli ultimi nemici geo-strategici dell’Occidente che, per differenti motivi non accettavano la logica della dominazione imperiale (pur non essendo marxisti), per esempio, Gheddafi, Saddam Hussein, Milosevic e perfino il dittatorucolo di Panama, Noriega (uomo della CIA che cadde in disgrazia per avere esagerato nel business della cocaina), prima di essere distrutti militarmente, hanno sofferto una lunga e perversa guerra ideologica da parte dei “media main-stream”, che li identificava costantemente come “nuovi Hitler” e “perversi dittatori nazisti”.
Questi sono i valori del “Male Assoluto”, con i quali gli USA e i loro alleati europei hanno costruito una cultura politica per difendere il modello capitalista, costruendo una falsa logica trasversale con la quale si diceva che la dittatura del comunismo era simile alla dittatura di Adolf Hitler e che la repressione nell’URSS era eguale a quella del regime nazista. È sufficiente ricordare l’opera di Ernst Nolte (discepolo di Heidegger) per capire perché Stalin – nonostante avesse sacrificato la nascente URSS per sconfiggere gli invasori nazisti – durante decadi è stato considerato eguale a Hitler. Ed è necessario ricordare che queste definizioni, durante decadi, hanno favorito il marketing politico e elettorale dei partiti borghesi in Europa e anche in America Latina, usato per vincere innumerevoli elezioni, sconfiggendo tutti e sempre i partiti comunisti e socialisti, compresi quelli che hanno manifestato il loro senso critico verso lo stalinismo.
Il dramma di tutto ciò è solamente la preparazione ideologica e culturale per una nuova guerra regionale in Medio Oriente, con la quale gli USA pretendono di farla finita con i regimi della Siria e dell’Iran o con le forze islamiche dell’Afghanistan, del Pakistan e delle regioni africane. Il dramma è, prima di tutto, politico, visto che la crescita della logica neo-nazista e razzista sta cominciando a prevalere in certi paesi dell’Unione Europea, in funzione della crisi sistemica del modello neo-liberista. Purtroppo, gli Stati Uniti, il Canada e l’Ucraina, nel rifiutare la mozione, hanno dato ai gruppi neo-nazisti la legittimazione politica internazionale che gli mancava.
In questo contesto, Federica Mogherini, responsabile degli Affari Esteri dell’Unione Europea ed ex-deputata del Partito Democratico italiano ha tentato di giustificare l’astensione dei paesi dell’Unione Europea, affermando che: «In realtà, il contenuto della mozione [la condanna del nazismo, ndr.] si è trasformato in un elemento di secondaria importanza e finanche effimero, dal momento che nell’ambito della politica internazionale la cosa più importante era contrastare l’avversario, la Russia, e sostenere il nostro alleato [l’Ucraina di Poroshenko e il partito neo-nazista Pravy Sektor, ndr.]».
Le dichiarazioni della ministra Federica Mogherini – la nuova “Signora PESC dell’Unione Europea” – hanno ricevuto una risposta diretta da parte del ministro degli Affari Esteri della Russia, Serghei Lavrov, secondo il quale «la posizione dell’Ucraina è particolarmente deprimente e allarmante, poiché è molto difficile capire come e perché un paese, il cui popolo ha sofferto duramente gli orrori del nazismo e che ha contribuito in maniera significativa alla vittoria comune, oggi vota contro una risoluzione che condanna l’apologia del nazismo. D’altro lato, il fatto che gli USA, il Canada e l’Ucraina abbiano votato contro, mentre i paesi dell’Unione Europea si sono astenuti, è realmente un fatto estremamente deplorabile, che va ad avere ripercussioni anomale nei loro propri paesi».
* giornalista italiano, corrispondente di Brasil de Fato in Italia e curatore del programma TV “Quadrante Informativo”.
[Trad. dal portoghese per ALBAinformazione di Marco Nieli]