(VIDEO) Siria: Al-Asad non firmerà mai la pace con Israele

da hispantv

Il ministro dell’Informazione siriano Omran al-Zoubi, ha dichiarato che il presidente Bashar al-Assad non potrà mai firmare la pace con Israele, nonostante le pressioni da parte di alcuni paesi.

«Hafez e Bashar al-Assad non mai accettato un accordo di pace con il regime sionista e i sionisti vogliono che i popoli rinuncino alle loro istanze», ha aggiunto Al-Zoubi durante una conferenza stampa a Teheran.

Il Ministro siriano ha denunciato dall’inizio del conflitto in Siria, che finora hanno provocato la morte di oltre 240.000 persone, alcuni paesi come la Francia, Arabia Saudita, Turchia e Qatar hanno cercato di incoraggiare il governo di Damasco per chiudere accordi con il regime israeliano.

«Lo sceicco Hamad bin Khalifa al-Thani ( emiro del Qatar) ha affermato che in cambio della firma di un accordo di pace (con Israele), il Qatar investirà il proprio denaro in Siria, Nicolas Sarkozy , allo stesso modo, promise più strette relazioni tra la Siria e l’Unione europea (UE)».

Al-Zoubi ha sottolineato, inoltre, che l’attuale crisi in Siria è un complotto ordito dai nemici del paese arabo, in risposta al governo siriano che sostiene la resistenza palestinese e il Movimento della Resistenza Islamica in Libano (Hezbollah).

In questo contesto, ha ricordato che, nel 2003, Colin Powell, allora Segretario di Stato ha fatto visita a Damasco, dove ha promesso che Washington avrebbe trasformato la Siria nel “paradiso della regione” a condizione che Damasco rompesse i rapporti con Hezbollah e l’Iran, e chiudesse i comandi dei gruppi della resistenza palestinese. Una proposta respinta da Al-Asad.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

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Assad alla TV portoghese: «La comunità internazionale ha fallito»

da sana.sy

Il presidente Bashar al-Assad ha dichiarato che l’ordine internazionale rappresentato dalle Nazioni Unite e dal Consiglio di sicurezza che dovrebbe risolvere i problemi, proteggere la sovranità dei paesi e proibire le guerre, ha fallito nella sua missione.

In una sua intervista alla televisione ufficiale portoghese “RTP” al-Assad ha affermato che l’opposizione moderata è una sorta di illusione e la scena del terrorismo in Siria è dominato dalla Daech-Isis, Fronte al Nosra e altre fazioni.

Alla domanda su come descrive ora la Siria dopo quattro anni di proteste nel Paese, il presidente al-Assad ha risposto che la crisi ha colpito tutta la Siria e i siriani, indipendentemente dall’appartenenza politica, alludendo in tal senso alla distruzione di centinaia di ospedali e migliaia di scuole e l’incapacità di decine di migliaia di studenti di andare a scuola, «questo è l’ ambiente favorevole alla diffusione del terrorismo e dell’estremismo», ha spiegato.

Ed ha aggiunto: «Nonostante tutte le difficoltà, i siriani sono determinati a continuare la lotta contro il terrorismo per difendere il loro paese e sfidare l’egemonia».

Inoltre, il presidente al-Assad ha ribadito che è impossibile dire che la Siria è finita, dal momento che cil popolo è unito con il suo esercito nella la lotta contro il terrorismo, sottolineando il continuo sussidio del governo, la concessione dei salari ai cittadini, anche nelle zone controllate dai terroristi, e l’invio dei vaccini necessari per i bambini nelle aree di cui sopra.

Alla domanda circa la collaborazione del governo siriano con Daech, al-Assad ha replicato che il governo si occupa dei civile e fornisce loro tutti i requisiti nelle suddette zone.

Per quanto riguarda le violazioni non legali dello spazio aereo da parte degli aerei della Coalizione, il presidente al-Assad ha preso atto che la violazione costituisce un fallimento per l’ordine internazionale che dovrebbe risolvere i problemi, proteggere la sovranità dei paesi e proibire guerre, ma ciò che conta è il fallimento delle Nazioni Unite per proteggere i cittadini, a livello internazionale, tra cui la Siria, Libia, Yemen e altri paesi.

Rispondendo a una domanda sul fallimento dell’esercito siriano, dal momento che molti cristiani sono stati recentemente sequestrati nel nord della Siria, al-Assad ha spiegato: «In effetti, il ruolo dell’esercito siriano è quello di proteggere tutti i cittadini, senza riguardo per l’appartenenza, religione, fede o etnia. L’esercito ha aiutato ogni siriano dall’inizio della crisi fino ad ora, ma il suo ostacolo principale  è il un sostegno illimitato ai terroristi da parte dei paesi occidentali e regionali».

 

Alla domanda su come la Siria potrà uscire fuori dalla crisi, visto che lee Conferenze di Ginevra, Ginevra II e l’iniziativa russa non sono riuscite nell’intento, al-Assad ha precisato che « il regolamento della crisi in Siria è politico e l’altra parte con la quale abbiamo condotto i colloqui a Ginevra dal primo minuto è sostenuta dall’Occidente, dalla Turchia, dall’Arabia Saudita e dal Qatar. Questa parte non è un’opposizione. Se si vuole condurre un dialogo si farà con una opposizione siriana … con un partner siriano … con il popolo siriano, con coloro che rappresentano i siriani all’interno della Siria, non con le persone che rappresentano altri paesi.  Questo è il motivo per cui ciò che è accaduto a Ginevra non era un esempio da adottare».

Circa l’esclusione della Coalizione Nazionale, il presidente al-Assad ha osservato: «Non escludo nessuno quando è siriano. Se la coalizione si è formata in Occidente o in qualsiasi altro paese, che  rappresenta a malapena il popolo siriano che non li accetta».

Ed ha proseguito: «In effetti, abbiamo provato tutte le soluzioni. Abbiamo parlato con la Coalizione, anche se sappiamo che non rappresenta i siriani. La Coalizione non ha alcuna influenza sul terreno in Siria e lo fa influenzare né sugli uomini né su i terroristi».

Allo stesso modo, il presidente al-Assad allude alla differenza tra ciò che è accaduto a Mosca e Ginevra, dicendo: «Abbiamo punti  in comune con parti dell’opposizione che sono state invitate a Mosca, che rappresentano l’inizio di un dialogo che sarebbe durato a lungo».

Alla domanda del perché alcuni paesi, come la Francia, non vogliono che ci sia il successo di qualsiasi conferenza di pace, il presidente al-Assad ha sottolineato: «Diciamo che ci sono due motivi, uno non dipende soltanto dai francesi, ma dai funzionari coinvolti in azioni ostili alla Siria nel corso degli ultimi quattro anni. La fine della guerra espone i responsabili alla opinione pubblica dei loro paesi. Questo è il caso dei paesi che la hanno, non in Arabia Saudita e Qatar, che non hanno l’opinione pubblica. Questi funzionari saranno smascherati dal momento che hanno parlato di una  rivoluzione ma non ci sono riusciti, anche se sostenuta dall’Occidente e dai paesi regionali, mentre la seconda ragione è legata alla Francia e alle sue relazioni finanziarie con i paesi di Golfo. Gli interessi finanziari hanno spinto i funzionari francesi a sostituire i loro valori di libertà, fratellanza e la democrazia con i petrodollari».

Per quanto riguarda la visita dei parlamentari francesi  se è stato organizzato o se sia stata una sorpresa per lui, il presidente al-Assad ha assicurato che non era un fatto sorprendente, e che la delegazione non è stata la prima a visitare la Siria, sottolineando che varie delegazioni di Francia e di altri paesi che hanno visitato la Siria.

Il presidente al-Assad ha aggiunto che la visita della delegazione è stata ufficiale, organizzata e che disponeva di un ordine del giorno quando è arrivata in Siria.

«Abbiamo l’impressione che la maggior parte dei responsabili governativi e funzionari francesi conoscevano già da prima i motivi della visita».

Il presidente al-Assad ha raccontato che la delegazione non aveva inviato alcun messaggio ed era venuto in Siria, al fine di vedere la realtà sul terreno.

Alla domanda se la Siria può aiutare i paesi europei nella lotta contro le minacce terroristiche che la colpiscono, ha sostenuto che i funzionari europei dovrebbero avere una volontà, che attualmente manca per la lotta contro il terrorismo senza adottare politiche testarde e arroganti.

«La Siria può certamente dare un auto nella lotta contro il terrorismo, ma dobbiamo prima mettere le basi per la garanzia di successo».

Inoltre, il presidente al-Assad ha affrontato la grande campagna di propaganda che è in corso da quattro anni contro la Siria, che indica che le proteste non sono state pacifiche all’inizio.

Citando l’impossibilità della comparsa improvvisa del Daech e Al Nosra, il presidente al-Assad ha accusato l’Arabia Saudita il Qatar, caratterizzate dall’ideologia wahhabita, nonché gravemente Erdogan che difende l’ideologia dei fratelli musulmani, la responsabilità di sostenere i terroristi.

Il presidente al-Assad ha detto, citando i media occidentali, l’80% dei terroristi in Siria provengono attraverso la Turchia.

«Allo stesso modo, per la liberazione della città di Ain Arab-Kobani ci sono voluti quattro mesi, nonostante i raid della coalizione, mentre città dalle stesse dimensioni e conformazione territoriale sono state liberata in due o tre settimane dall’esercito siriano. Dunque la liberazione di Ain Arab ha avuto questi tempi a causa del supporto logistico ai terroristi attraverso i confini con la Turchia», ha precisato.

Alla domanda circa l’appoggio dell’esercito siriano ai curdi, al-Assad ha confermato il sostegno dei curdi prima della domanda della questione di Ain Arab, dicendo che «noi abbiamo documenti sulle armi che abbiamo inviato, oltre ai raid aerei e ai bombardamenti».

Inoltre, il presidente al-Assad ha affermato che gli USA, annunciando la formazione di 5.000 combattenti, dimostrano l’indisponibilità di una volontà di lotta contro il terrorismo tra i funzionari occidentali.

Sulla questione sui che cosa si aspetta sui paesi di lingua portoghese, il presidente al-Assad ha concluso: «Non mi aspetto nulla, ma spero che i responsabili facciano conoscere parte della verità al loro popolo, una verità imparziale che possa, quindi, essere analizzata. Spero anche che il Portogallo, come parte dell’Unione europea, come ha fatto la Repubblica Ceca che tenuto aperta la sua ambasciata in Siria. L’Europa non deve isolarsi dalla realtà e mi auguro che il Portogallo abbia un ruolo all’interno dell’Unione europea per modificare questa linea».

[trad. dal francese per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Chi finanzia lo Stato islamico?

da ria novosti

Lo Stato islamico è considerato la più ricca organizzazione terroristica nel mondo. Ma da dove viene il denaro ottenuto da questo gruppo jihadista?

 Dopo l’assedio di Mosul, la seconda città dell’Iraq, lo Stato islamico è diventato la più ricca organizzazione terroristica nel mondo, superando Al Qaeda. Lì, gli insorti hanno sequestrato ingenti quantità di denaro e lingotti d’oro da alcune banche. In totale, hanno preso 500 milioni di dinari (429 milioni dollari).

 Funzionari iracheni stimano che i fondi di finanziamento del gruppo raggiungono i 2 miliardi di euro. Tuttavia, non si sa ancora esattamente da dove arriva questa somma esorbitante.

 Arabia Saudita

Secondo il canale tedesco Deutsche Welle, il governo iracheno, dominato dagli sciiti accusa l’Arabia Saudita di sostenere i jihadisti dello Stato islamico.

 L’Arabia Saudita «è responsabile per il sostegno finanziario e morale che ricevono i gruppi ribelli», ha detto due mesi fa il primo ministro Nuri al-Maliki. Come previsto, gli Stati Uniti, il più importante alleato dell’Arabia Saudita, hanno respinto le accuse da parte del capo del governo iracheno.

 Secondo Günter Meyer, direttore del Centro di Ricerca sul mondo arabo presso l’Università di Mainz, è ovvio che finanzia questi estremisti.

 «La principale fonte di finanziamento per lo Stato islamico finora viene dai paesi del Golfo, in particolare l’Arabia Saudita, ma anche il Qatar, il Kuwait e gli Emirati Arabi Uniti», ha spiegato Meyer, aggiungendo che la motivazione iniziale era quella di sostenere la lotta contro il governo del presidente siriano Bashar al Assad.

 Petrolio

Gli esperti stimano, inoltre, che lo Stato islamico guadagna circa un milione di dollari al giorno attraverso la vendita di petrolio dai pozzi sotto il suo controllo.

 L’analista Robin Mills afferma che se il gruppo jihadista è in grado di controllare i territori in cui le milizie stanno progredendo, i ricavi potrebbe ammontare a 3 milioni al giorno e raggiungere i 100 milioni al mese.

 Estorsione

Secondo Charles Lister, del Centro di Doha (Qatar), c’è il sospetto che l’organizzazione raccolga le estorsioni nelle aree che controlla.

«La concussione colpisce le piccole e grandi imprese e se le voci sono vere, compresi i rappresentanti dei governi locali», ha ribadito Lister a Deutsche Welle.

 I soldi per la jihad

Con i soldi che ha rubato a Mosul, lo Stato islamico può finanziare la jihad senza intoppi. Così afferma il blogger britannico Eliot Higgins, meglio conosciuto come Mosè Brown. 

«Con 429 milioni dollari, lo Stato islamico potrebbe reclutare 60.000 combattenti e pagare 600 dollari al mese per un anno intero» ha scritto Higgins nel suo account Twitter.

 Inoltre, con questo potere economico, il gruppo può acquisire facilmente le armi di alta qualità sul mercato internazionale, ha aggiunto Meyer.

 [Traduzione dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Stato Islamico: un disastro “Made in Usa”

da al manar

L’ironia della sorte è che gli Stati Uniti si trovano a bombardare le proprie armi, ponendo in maniera palese che Washington ha contribuito in modo indiretto all’ascesa dello Stato Islamico, che è diventato uno dei migliori gruppi terroristici armati e finanziati in tutto il mondo.

L’offensiva dello stato islamico in Iraq nel mese di giugno, che è stata una sorpresa per i governi di Iraq e Stati Uniti, sarebbe stata improbabile, se  i terroristi non avessero costruito una solida base in Siria orientale. Sono riusciti a sequestrare armi inviate lì dagli Stati Uniti d’America, Turchia ad altri gruppi terroristici regionali in Siria e che gli alleati dello SI hanno catturato in combattimento contro i gruppi rivali o quando, altri gruppi, si sono uniti all’organizzazione guidata da Abu Bakr al Baghdadi.

«Gli Stati Uniti hanno speso centinaia di milioni di dollari per sostenere, finanziare e addestrare i gruppi armati di opposizione in Siria», ha raccontato l’attivista politico, Raid Yarrar a RT. «Sicuramente, interventi e programmi stranieri nella regione hanno aperto la porta alla crescita di gruppi estremisti».

Lo SI ha, inoltre, ricevuto finanziamenti da sponsor privati ​​nei paesi del Golfo, tra cui Arabia Saudita, Kuwait e Qatar. Questi donatori hanno portato  enormi risorse ai gruppi terroristici al fine di raggiungere tre obiettivi: opporsi all’Iran, rovesciare il suo alleato, il presidente siriano Bashar al Assad e favorire le divisioni tra sunniti e sciiti nella regione.

Negli ultimi mesi, l’ex primo ministro iracheno, Nuri al-Maliki ha pubblicamente accusato l’Arabia Saudita e il Qatar di finanziare lo stato islamico.

Il Kuwait si è anche rivelato come un donatore chiave dei gruppi terroristici. «Negli ultimi due anni e mezzo, il Kuwait è emerso come un centro chiave nel finanziamento dalle organizzazioni di beneficenza o individuali che sostengono i gruppi terroristici in Siria”, ha rivelato il think tank americano Brookings Institution, in un rapporto pubblicato nel mese di dicembre.

«Ci sono prove che i donatori del Kuwait hanno sostenuto gruppi ribelli, che hanno commesso atrocità e che sono direttamente collegati ad al-Qaeda o ad altri gruppi associati che collaborano con l’organizzazione sul terreno».

Si noti che tutti questi soldi e il traffico di armi è stato condotto con l’attiva gratificazione degli Stati Uniti, che cercano di rovesciare il governo siriano per installare un regime fantoccio nel paese.

Una volta equipaggiato con armi e fondi, lo stato islamico ha invaso il Sud dell’ Iraq al fine di creare un “califfato” nei territori di entrambi i paesi e successivamente in molti altri.

Questo doppio atteggiamento degli Usa è stato rimproverato, tra gli altri, dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, dichiarando che la lotta contro il terrorismo non dovrebbe essere attuata solo in Iraq, ma anche in Siria.

«La Russia sostiene gli sforzi del governo iracheno nella lotta contro lo Stato islamico e  i gruppi takfiri, chiamando l’Occidente a combatterli non solo in Iraq, ma anche in altri paesi come la Siria», ha dichiarato Lavrov in una conferenza stampa lunedì scorso.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Assad all’AFP: la Conferenza di Ginevra deve portare a evidenti risultati nella lotta contro il terrorismo

SAFP: Signor Presidente, L’Agence France Presse vi ringrazia molto per questa intervista, di certo molto importante perché avviene prima della conferenza di Ginevra. – Cosa si aspetta da questa conferenza?

Tramite Sana.Sy

Assad: “La cosa più ovvia è che continuiamo a parlare della Conferenza di Ginevra che dovrebbe portare a evidenti risultati nella lotta contro il terrorismo in Siria e l’invio di terroristi, così come quello di denaro e le armi alle organizzazioni terroristiche, notoriamente dall’Arabia Saudita e la Turchia, e naturalmente dai paesi occidentali che forniscono copertura politica per queste organizzazioni. Questa sarebbe la decisione o il risultato più importante della conferenza di Ginevra. Qualsiasi risultato politico, senza la lotta contro il terrorismo non avrà alcun valore. Non è possibile avere una azione politica con il terrorismo che si diffonde ovunque, non solo in Siria, ma nei paesi vicini. Sul fronte politico, la Conferenza potrebbe essere un catalizzatore per il processo di dialogo tra gli stessi siriani. Se ci deve essere un intervento siriano si deve verificare all’interno della Siria, e Ginevra potrebbe essere un catalizzatore, ma non alternativo all’azione politica che si verifica tra i siriani all’interno Siria.

AFP: Signor Presidente, dopo tre anni di guerra distruttiva in Siria e la sfida della ricostruzione del paese, sarebbe possibile che nessun si candidi alle prossime elezioni presidenziali?

ASSAD: Dipende da due cose: la mia volontà o la mia decisione personale e l’opinione pubblica in Siria. Nel mio caso, credo che niente impedisca che mi possa candidare, quanto all’opinione pubblica in Siria, abbiamo ancora circa 4 mesi prima dell’annuncio della data delle elezioni . Nel frattempo, se c’è una volontà popolare, se il popolo mi vuole come candidato, non esiterei un secondo per farlo. In breve, possiamo dire che c’è una buona probabilità che mi possa candidare.

AFP:Ha pensato, anche per un momento negli ultimi anni, di perdere la battaglia? Ha preso in considerazione uno scenario alternativo per lei e per la tua famiglia?

ASSAD: In ogni battaglia, le possibilità di vittoria e la perdita sono sempre presenti, ma quando difendiamo il nostro paese, c’era una sola alternativa, quella di vincere. Perché se la Siria s perde la battaglia, significherà il caos per tutto il Medio Oriente. Non è solo la Siria . Non è una rivolta popolare contro un regime che opprime il suo popolo, o una rivoluzione per la democrazia e la libertà, come è stata presentata dai media occidentali. Tutte queste bugie sono ormai chiare a tutti . Una rivoluzione popolare non dura 3 anni e poi fallisce. Una rivoluzione non risponde alle agende esterne. Per quanto riguarda gli scenari ho messo in questo tipo di battaglia ci sono ovviamente molti, e si può andare da uno scenario a dieci. Ma tutti questi scenari sono per difendere la patria e non fuggire. La fuga non è un’opzione in questo caso. Devo essere in prima linea come difensore della patria. Questi sono gli unici scenari dal primo giorno della crisi finora.

AFP: Signor Presidente pensi di aver vinto la guerra?

ASSAD: Questa guerra non è mia, perché ho vinto. Questa è la nostra guerra a tutti i siriani . Penso che ci fossero due fasi di questa guerra che erano previsto all’inizio, cioè sovvertire lo stato siriano in poche settimane o mesi , e ora, dopo tre anni, possiamo dire che questo passo è destinato al fallimento, vale a dire che il popolo siriano ha vinto questa fase attraverso la quale alcuni paesi volevano attaccare lo Stato per raggiungere la divisione della Siria in piccoli mini-stati. Questa strategia è fallita e il popolo siriano ha vinto. Ma c’è un’altra fase della battaglia, ossia la lotta contro il terrorismo, che viviamo quotidianamente. E’ ancora in corso, e non si può parlare di vittoria in questo momento, senza aver eliminato definitivamente i terroristi. Possiamo dire che stiamo facendo progressi in questa direzione. Stiamo andando dritti al nostro obiettivo, ma non significa che la vittoria è imminente. Questo tipo di battaglia è complicata. Non è facile e richiede tempo. Ma ho detto e lo ripeto che stiamo facendo progressi, senza poter dire ora che abbiamo vinto.

AFP: Signor Presidente, tornando a Ginevra, voi supporterete un appello dalla conferenza affinché tutti i combattenti stranieri lascino la Siria, comprese quelli di Hezbollah?

ASSAD: E’ ovvio che la missione della difesa della Siria incombe sui siriani stessi, le loro istituzioni, tra cui l’esercito siriano. Nessun combattente non siriana sarebbe venuto se non ci fossero combattenti di decine di nazionalità dall’estero che hanno attaccato Hezbollah e i civili in Libano al confine siriano: quando parliamo di partenza di combattenti, è imperativo che questa sia una parte di un pacchetto per garantire che tutti i combattenti siano fuori e consegnino le armi al governo siriano, compresi i siriani . Occorre pertanto permettere la stabilità. La mia risposta ovvia sarebbe: Sì, non voglio dire che la partenza di una persona siriano non sia un obiettivo, ma è una parte della soluzione in Siria.

AFP: Signor Presidente, sullo scambio di prigionieri e il cessate il fuoco ad Aleppo, quali sono le iniziative che si è disposti a presentare a Ginevra 2?

ASSAD: L’iniziativa siriana è stata lanciata lì solo un anno fa, nel gennaio dello scorso anno. È un’iniziativa integrata da un punto di vista politico e della sicurezza con tutti i punti che conducono alla stabilità. Tutti questi dettagli fanno parte dell’iniziativa già avviata dalla Siria. Ma qualsiasi iniziativa, se questo o un’altra deve assolutamente essere il risultato di un dialogo tra siriani stessi. Tutto ciò che proponiamo richiede uno sfondo siriano a valle, a partire dalla questione della soluzione della crisi e la lotta contro il terrorismo e per completare la visione del siriano futuro politico della Siria e del sistema politico Siria. Inoltre, la nostra iniziativa è stata un facilitatore del dialogo e non un punto di vista del governo siriano. La nostra visione è sempre stata che qualsiasi iniziativa deve essere collettiva e provenire da tutte le forze politiche presenti in Siria e il popolo siriano in generale.

AFP : L’opposizione è divisa sulla partecipazione a Ginevra. Diverse fazioni sul terreno affermano che lei non rappresenti. Se entrambe le parti raggiungono un accordo, come potrebbe essere applicato sul terreno?

ASSAD: E’ proprio questa la domanda che ci poniamo come governo. Quando negozio con chi lo faccio! A Ginevra, ci dovrebbe essere più parti. Non sappiamo chi verrà. Ci dovrebbe essere più parti oltre il governo siriano. Tutti sanno ormai che alcuni dei soggetti con i quali si potrebbe negoziare erano inesistenti e che è apparso durante la crisi attraverso i servizi di intelligence stranieri, sia in Qatar, Arabia Saudita, Francia, Stati Uniti o in altri paesi. Quando mi siedo con la gente, vuol dire che negoziare con questi paesi. E’ logico che la Francia è parte della soluzione in Siria così come Qatar, Stati Uniti, Arabia Saudita e Turchia, per esempio? Questa è una follia. Quando negoziamo con queste forze , stiamo negoziando con i paesi che sostengono il terrorismo, e che lo supportano in Siria. Ma ci sono altre forze di opposizione siriane, con un ordine del giorno nazionale. È possibile negoziare con loro, come ho detto, sulla visione del futuro della Siria. Essi possono aiutarci a gestire lo stato siriano, nel governo e nelle varie istituzioni. Ma qualsiasi accordo con qualsiasi parte, sia a Ginevra o in Siria, deve assolutamente ottenere l’approvazione del popolo e attraverso un referendum generale al quale partecipa il cittadino siriano.

AFP: In questo contesto, gli accordi sul cessate il fuoco a Barza Mouaddamieh possono essere un’alternativa a Ginevra?

ASSAD: In realtà, questo potrebbe essere più importante di Ginevra. Questo è vero. Poiché la maggior parte delle forze ribelli che commettono atti terroristici non hanno alcuna agenda politica. Alcuni di loro sono bande di briganti, altri – come sapete sono organizzazioni takfiriste che mirano a stabilire Emirati estremisti islamici o qualcosa del genere. Tutte queste forze non sono in alcun modo limitate da Ginevra. Ecco perché lavorando a stretto contatto con queste forze è stato realizzata questa tregua a Mouaddamiyeh, Barza e in altre parti della Siria e si è dimostrata utile in quelle regioni. Ma è diverso dal punto di vista politico per quanto riguarda il futuro politico della Siria. Queste riconciliazioni contribuiscono a ripristinare la stabilità e ridurre lo spargimento di sangue in Siria. Ma questo è l’inizio di un dialogo politico che ho appena citato.

AFP: Signor Presidente, siete pronti ad un futuro governo di transizione con un premier dell’opposizione?

ASSAD: Dipende da cosa sia questa opposizione. Quando si rappresenta la maggioranza, dire una maggioranza parlamentare per esempio, è opportuno che presieda il governo. Tuttavia, avendo un primo ministro dell’opposizione che non ha la maggioranza, sarebbe contrario alla logica della politica in tutti i paesi del mondo. Nel vostro paese o in paesi come il Regno Unito, il primo ministro non può appartenere a una minoranza parlamentare. Quindi dipende dalle prossime elezioni siriane che determineranno il vero volume delle varie forze di opposizione. Per quanto riguarda la sua partecipazione, noi siamo per ciò che è nuovo.

AFP: Per esempio si è pronti ad avere come primo ministro Ahmad Al- Jarbe o Mouaz El- Khatib?

ASSAD: Si torna alla domanda precedente. Rappresentano il popolo siriano o anche una parte del popolo siriano? Hanno rappresentano la propria opinione, o meglio lo Stato che li hanno prodotti? Se partecipano, vuol dire che questi Stati partecipano al governo siriano! Delle due una: Supponiamo che accettassimo che queste persone partecipino al Governo. Sappiate che non osano farlo. L’anno scorso, hanno sostenuto di avere in pugno il 70% della Siria. Ma essi non osano venire con il 70% del terreno presumibilmente conquistato. Sono arrivati alla frontiera per una mezz’ora e poi sono fuggiti. Come possono diventare membri del governo? È un ministro può esercitare le sue funzioni al di fuori? Tali idee sono del tutto irrealistiche. Esse possono essere considerate come uno scherzo.

AFP: Signor Presidente, lei dice che dipende dalle elezioni. Ma come si possono svolgere le elezioni, mentre una parte del paese è nelle mani dei ribelli?

ASSAD: Durante questa crisi, dopo lo scoppio di disordini nella sicurezza in Siria, abbiamo condotto le elezioni due volte: prime elezioni comunali, e le seconde elezioni parlamentari. Ovviamente le elezioni non possono essere simili a quelli che si verificano in condizioni normali. Ma le strade sono percorribili in entrata da diverse regioni della Siria, tutti possono spostarsi da una regione all’altra. Pertanto, le persone che si trovano nelle regioni di tensione possono provenire da regioni limitrofe per partecipare alle elezioni. Ci saranno sfide, naturalmente, ma non sarà impossibile. Non c’è davvero nessun problema a riguardo.

AFP: Dal momento che ora i ribelli che combattono i jihadisti come si fa a distinguere tra i due?

ASSAD: Ho potuto dare una risposta nei primi eventi o anche prima della crisi. Ma oggi posso dire che la risposta a questa domanda è totalmente diverso perché non è presente in entrambi i gruppi. Tutti sanno che fino a pochi mesi fa, le organizzazioni terroristiche estremiste in Siria hanno preso il sopravvento sulle forze del passato che l’Occidente ha voluto presentare come moderata, o chiamandole “forze moderate” o “laico” o il cosiddetto “esercito libero”. Non esistono queste forze. Ora siamo in un partito, vale a dire le forze estremiste che sono gruppi diversi. Per quanto riguarda i combattenti che erano sul lato delle cosiddette forze “moderati”, secondo la logica occidentale, la maggior parte di loro sono stati costretti ad aderire alle organizzazioni estremiste, o per paura o per soldi. Dato che queste organizzazioni hanno enormi risorse finanziarie. In breve, ora combattiamo una parte, vale a dire gli estremisti indipendentemente dai nomi che i media occidentali danno a queste organizzazioni terroristiche.

AFP: E’ impossibile che l’esercito e i ribelli combattano contro i jihadisti?

ASSAD: Lavoriamo con chiunque voglia entrare nell’esercito per combattere i terroristi. Questo si è già verificato, come molte persone armate hanno lasciato queste organizzazioni e si sono unite all’esercito. E’ possibile, ma questi sono casi individuali e non possiamo dire che l’esercito è alleato con le forze moderate contro le forze terroristiche. Questa immagine è irreale. E’ illusoria. L’Occidente attualmente utilizza solo per giustificare il suo appoggio al terrorismo in Siria. Vuole sostenere un terrorista travestito da moderato per combattere il terrorismo estremista. E’ completamente illogico e falso.

AFP: I ribelli vi accusano di usare i civili come scudi umani in alcune zone che controllano. Ma non pensate che quando l’esercito ha bombardato queste aree poteva uccidere persone innocenti?

ASSAD: L’esercito non bombardare regioni colpisce i luoghi dove ci sono terroristi. In generale e nella maggior parte dei casi, quando i terroristi entrano in una regione, i civili vanno via. Altrimenti perché ci siamo spostati? La maggior parte degli sfollati in Siria, si contano a milioni, hanno lasciato le loro regioni quando i terroristi sono entrati. E’ quindi impossibile che ci siano civili dove ci sono gruppi armati. Altrimenti non sarebbe stato così spostato. L’esercito sta combattendo terroristi armati. Ci sono stati casi in cui i terroristi hanno usato i civili come scudi umani. Per quanto riguarda le vittime civili, purtroppo questo accade in tutte le guerre. Non esistono guerre pulite che non fanno vittime tra i civili. È nella natura della guerra. La soluzione è quella di fermare la guerra, nessun altra.

ASSAD: Signor Presidente, ci sono organizzazioni internazionali che hanno accusato sia i ribelli e l’esercito di abusi. Alla fine della guerra accetterete che si indaghi sulle violazioni in Siria?

ASSAD: Con quale logica si può immaginare che il governo siriano stia uccidendo la sua gente, come dicono queste organizzazioni, mentre decine di paesi tramano contro la Siria e nonostante tutto questo lo Stato ha resistito per tre anni. E’ totalmente illogico. Se uccidi il tuo popolo, il popolo si solleverà contro di te e lo Stato non può sopportarlo che per pochi mesi. Cadrà per forza. Se si resiste per tre anni è grazie al sostegno del popolo.

E’ possibile che il popolo sta al nostro fianco quando lo uccidiamo? Non solo è illogico, ma è anche contro natura. Ciò che queste organizzazioni dicono riflette la loro ignoranza di ciò che sta accadendo in Siria, o almeno per alcuni di loro, è un discorso che serve all’agenda politica dei loro paesi che gli chiedono di parlare così. Tuttavia, il governo siriano difende sempre i civili. I clip video e le foto confermano che si tratta di terroristi che commettono massacri, uccidendo tutti i civili. Abbiamo documenti che confermano, anche se queste organizzazioni non hanno alcun documento che provi che il governo siriano ha commesso un massacro contro i civili ovunque, dall’inizio della crisi fino ad ora.

AFP: Signor Presidente sappiamo che ci sono giornalisti stranieri che si trovano nelle mani di organizzazioni ribelli o di organizzazioni terroristiche. Ci sono giornalisti stranieri nelle carceri statali?

ASSAD: E’ meglio chiedere agli organismi interessati e specializzati. Vi daranno la risposta.

AFP: La riconciliazione è possibile un giorno tra la Siria da un lato, l’Arabia Saudita, il Qatar e la Turchia dall’altro?

ASSAD: La politica è sempre in evoluzione, ma cambia a seconda di due cose: i principi e gli interessi. Noi non condividiamo gli stessi principi con tali paesi. Essi sostengono il terrorismo ed hanno contribuito allo spargimento di sangue siriano. Sugli interessi c’è un’altra domanda: il popolo siriano è d’accordo con questi paesi sul condividere gli stessi interessi, dopo tutto quello che è successo… dopo tutto il sangue che è scorso in Siria? Io non risponderò per il popolo siriano. Se la gente crede di avere interessi con questi paesi, se cambiano le loro politiche e smettono di sostenere il terrorismo, il popolo siriano potrebbe quindi accettare di ripristinare i suoi rapporti con loro. Ma non posso da solo, e come presidente, rispondere a questa domanda. E’ il popolo a decidere.

AFP: Signor Presidente, lei è stato accolto in Francia, ricevuto all’Eliseo e presentato come la nuova speranza araba. Come vi ha sorpreso la posizione della Francia e pensa che la Francia possa tornare un giorno in Siria?

ASSAD: No, io non sono né deluso né sorpreso, perché questo passaggio tra il 2008 e l’inizio del 2011 è stato un tentativo di assimilare e disegnare il ruolo della Siria e la sua politica. La Francia è stato accusato dagli Stati Uniti di svolgere questo ruolo, quando Sarkozy è venuto alla presidenza della repubblica. C’è stato un accordo tra la Francia e l’amministrazione Bush su questo tema, dato che la Francia è un vecchio amico di arabo e la Siria e più adatto per questo ruolo in questo momento, volevano utilizzare la Siria contro l’Iran e Hezbollah e tenerla lontana dall’idea di sostenere le organizzazioni della resistenza nella nostra regione. La politica francese però non si era ancora svelata. Poi si è verificato la cosiddetta primavera araba e la Francia si è rivolta contro la Siria dopo che non è riuscito a mantenere le sue promesse verso gli Stati Uniti. Ecco perché l’atteggiamento della Francia, al momento, e il suo sconvolgimento nel 2011. Informazioni sul ruolo futuro della Francia… parlo con franchezza. Almeno dal 2001, non c’è stata una politica europea, come prima a partire dagli anni ’90. Ma dopo il 2001 e gli attacchi terroristici dell’11 settembre a New York, non esiste una politica europea, c’è solo una politica degli Stati Uniti in Occidente, e alcuni paesi europei agiscono in questa funzione. Questo è stato il caso durante l’ultimo decennio nei confronti di tutte le questioni riguardanti la nostra regione. Ora vediamo la stessa cosa: i Paesi europei prendono ordini dagli Stati Uniti, o quando gli Stati Uniti appoggiano i paesi europei ad attuare le loro politiche. Non credo che l’Europa, specialmente in Francia, che una volta ha guidato l’Unione europea, sia in grado di svolgere un ruolo in Siria nella politica futura. E forse anche nei paesi limitrofi. Inoltre, i funzionari occidentali hanno perso la loro credibilità. Sono incaricati di seguire una politica non solo con un doppio standard, ma direi triplo se non quadruplo… hanno tutti i tipi di soluzioni che variano a seconda dei casi. Hanno perso ogni credibilità e rinunciato ai principi contro gli interessi. Quindi è impossibile costruire con loro una politica coerente. Ora sono l’opposto di quello di quello che potrebbero fare domani. Quindi non credo che la Francia avrà un ruolo da svolgere nel prossimo futuro, a meno che non cambi completamente e fondamentalmente politica e diviene uno stato indipendente nelle sue posizioni, come è stato in passato.

AFP: Signor Presidente la Siria libera dalle armi chimiche, quanto tempo ci vuole per questo?

ASSAD: Dipende dalla capacità dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche di fornire l’attrezzatura necessaria alla Siria per farlo. Da un lato, questo processo è lento. D’altra parte, lo smantellamento delle armi chimiche non avviene in Siria, come sapete, né da parte dello Stato siriano. Ma ci sono paesi in diverse regioni del mondo che volontariamente eseguiranno l’operazione. Alcuni paesi accettano di procedere con i prodotti a basso rischio, altri si rifiutano di farlo completamente. Così la tempistica dipende da questi due fattori: il primo dipende dal’organizzazione, la seconda dal paese che è disposto a smantellare tali prodotti nei loro territori. La Siria non può quindi fissare scadenze in questo senso. Ha completato il suo dovere nella preparazione dei dati e gli ispettori hanno controllato i dati e recensito i prodotti chimici nei depositi. Il resto, come ho detto, non dipende dalla Siria, ma da altri paesi.

AFP: Signor Presidente, che cosa è cambiato nella sua vita per voi e la vostra famiglia. I vostri bambino capiscono che cosa sta succedendo? Ne parlate in famiglia?

ASSAD: Alcune cose non sono cambiate. Vado a lavorare come al solito e viviano a casa nostra come prima. I bambini vanno a scuola. Queste cose non sono cambiate. In aggiunta, ci sono cose che hanno raggiunto ogni casa siriano, compreso la nostra. La tristezza che noi viviamo nella nostra vita ogni ora del giorno, a causa di ciò che vediamo e troviamo, attraverso la sofferenza, le vittime che cadono ovunque e angosciano ogni famiglia, la distruzione delle infrastrutture, degli interessi e dell’economia. Tutto questo ci ha colpito. E’ovvio che in tali circostanze, i bambini sono più colpiti rispetto agli adulti. Ci può essere una maturità precoce di questa generazione la cui coscienza è cresciuta durante la crisi. I bambini fanno domande che non si sentono in circostanze normali. Compresi: perché noi vediamo queste cose? Perché ci sono persone cattive? Perché ci sono morti? Non è facile spiegare queste cose ai bambini. Tuttavia, questi sono i problemi di tutti i giorni, affrontati nelle conversazioni quotidiane tra genitori e figli. Siamo parte di queste famiglie che discutono di questi problemi.

AFP: Qual è stata la situazione più difficile che ha conosciuto in questi anni?

ASSAD: Potrebbe non essere necessariamente una situazione, ma un dato di fatto. Ci sono molti che erano e sono sempre difficile da capire. In primo luogo, penso che sia il terrorismo. Il livello di barbarie raggiunto dai terroristi e che ci ricorda di storie sul Medioevo dell’ Europa del V secolo. Nei tempi moderni, si ricordano i massacri commessi dagli Ottomani che hanno ucciso un milione e mezzo di armeni e mezzo milione siro-ortodossi in Siria e Turchia. Un’altra cosa che è difficile da capire è la superficialità che abbiamo trovato tra i leader occidentali che non capiscono quello che è successo nella regione, e che quindi non sono in grado di vedere il presente e il futuro. Hanno sempre visto cose molto tardi rispetto agli eventi e, quindi, sono stati sempre superati dal tempo. In terzo luogo, è difficile capire l’influenza dei petrodollari sul cambiamento dei ruoli sulla scena internazionale. Ad esempio, il Qatar Stato marginale, si trasforma in una grande potenza. Francia, diventa uno stato che segue il Qatar ed esegue la sua politica, ma è anche ciò che vediamo tra Francia e Arabia Saudita Come possono i petrodollari trasformare alcuni funzionari occidentali, soprattutto in Francia e portarli a vendere i principi della rivoluzione francese, in cambio di un paio di miliardi di dollari. Sono un paio di esempi, ci sono molti altri simili è difficile da capire e da accettare.

AFP: Il processo per l’assassinio dell’ex primo ministro libanese Rafik Hariri è iniziato. Pensa che sarà giusto?

ASSAD: Stiamo parlando di un Tribunale datato di 9 anni. Sarà giusto? Ogni volta, hanno accusato una parte per ragioni politiche. Anche durante gli ultimi giorni, abbiamo visto alcun progresso per le parti coinvolte in questo caso per trovare prove tangibili. Un’altra domanda rimane: perché questa tempistica? Penso che tutto quello che accade è correlato e mira a mettere pressione su Hezbollah in Libano, come la Siria in passato, subito dopo l’assassinio di Hariri.

ASSAD: Lei ha detto che la guerra finirà quando sarà eliminato il terrorismo. Ma i siriani, tutti, vogliono sapere quando la guerra finirà, in un mese, in un anno, in pochi anni?

ASSAD: Speriamo che la conferenza di Ginevra fornisca una risposta a una parte della questione, mettendo pressioni su questi paesi. Questa parte non dipende dalla Siria, altrimenti avremmo messo dal primo giorno pressione su questi paesi e avrebbero impedito l’infiltrazione di terroristi. Nel nostro caso, quando il terrorismo continua a infiltrarsi, ci vorrà qualche mese in più.

AFP: Sembra che i servizi di intelligence occidentali vogliano ripristinare i canali di comunicazione con Damasco e chiedere il vostro aiuto nella lotta contro il terrorismo. Siete pronti per questo?

ASSAD: Diversi incontri si sono svolti con più di un servizio di intelligence in più di un paese. La nostra risposta è stata che la collaborazione nel campo della sicurezza è indissolubilmente legata alla cooperazione politica e questo può avvenire solo quando i paesi non adottano politiche ostili alle posizioni Siria. Questo è stata la nostra chiara e precisa risposta.

AFP: Lei ha detto in passato che lo Stato aveva commesso alcuni errori. Quali avrebbero potuto essere evitati secondo lei?

ASSAd: mi ha detto che ci potrebbero essere degli errori di qualsiasi azione, ma non mi ha specificato quali tali errori. Essi non possono essere valutati obiettivamente se non quando si supererà la crisi e si rivaluterà tutto ciò che abbiamo fatto passato. Solo allora possiamo vedere obiettivamente. Ma quando sei nel cuore della crisi, la nostra valutazione è incompleta.

AFP: Signor Presidente senza l’aiuto della Russia, Iran e Cina, si potrebbe resistere ad una così forte pressione internazionale?

ASSAD: E’ una questione virtuale non possiamo rispondere perché non abbiamo la controprova. Secondo le evidenze attuali gli aiuti russi, cinesi e iraniani sono stati importanti e hanno contribuito a resistere in questo periodo. Senza questo aiuto, le cose avrebbero potuto essere molto più difficili. Ma come sempre… è difficile immaginare ora qualcosa di virtuale.

AFP: Dopo tutto quello che è successo si può immaginare un altro presidente a guidare il processo di ricostruzione del paese?

ASSAD: Quando il popolo siriano vuole una cosa del genere, non ci sarà alcun problema. Io non sono il tipo che si aggrappa al potere. In ogni caso, se il popolo siriano non vuole che io rimanga Presidente è chiaro che ci sarà un altro presidente. Non ho alcun problema psicologico in questo senso.

[Trad. dal francese per ALBAinformazione a cura di Francesco Guadagni]

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