di Paola Di Lullo – Assadakah Napoli
Il Free Gaza Movement nasce dalla coalizione di operatori umanitari, attivisti per i diritti umani, lavoratori volontari, e giornalisti. Il Free Gaza Movement è un gruppo per i diritti umani con sede a Cipro. Ha riunito altre organizzazioni umanitarie per formare la Freedom Flotilla, come l’organizzazione greca “Boat for Gaza” e l’organizzazione turca IHH. La coalizione comprende la campagna europea per porre fine all’assedio di Gaza.
Il suo l’obiettivo è rompere l’assedio di Gaza.
Il 23 agosto 2008, 44 persone provenienti da 17 nazioni diverse salparono da Cipro per Gaza su due imbarcazioni, la Free Gaza e la Liberty. Seguite da navi militari Israeliane che non intervennero, superarono il blocco e raggiunsero la destinazione. Tra i volontari presenti, Vittorio Arrigoni, Lauren Booth, cognata di Tony Blair, e Jeff Halper, attivista pacifista del comitato israeliano contro la demolizione delle case palestinesi, che rischiava fino a 20 anni di reclusione se arrestato. A Lauren Booth fu dato il permesso di lasciare Gaza, attraverso il Valico di Rafah, solo quattro settimane più tardi. Jeff Halper fu arrestato e perseguito per aver infranto la legge israeliana che vieta ai suoi cittadini di entrare nella Striscia di Gaza.
Il 28 ottobre 2008, la nave Dignity partì per Gaza con 27 medici, avvocati, giornalisti e attivisti per i diritti umani, in rappresentanza di 12 diverse nazioni. Anche in questo caso venne superato il blocco, sebbene l’imbarcazione fosse seguita da navi militari israeliane che però non intervennero.
L’8 novembre 2008, terzo viaggio per Gaza con la nave Dignity, che trasportava 24 passeggeri. Per questo viaggio, il Free Gaza Movement si unì allaEuropean Campaign to end the Siege (Campagna Europea per porre fine all’Assedio) per portare più di una tonnellata di supporti medici a Gaza, accompagnati da 11 Parlamentari Europei. Anche questa volta la destinazione fu raggiunta.
L’8 dicembre 2008, il Free Gaza Movement tornò nuovamente a Gaza. Con loro i Professori Mike Cushman e Jonathon Rosenhead della London School of Economics e BRICUP.
Il 19 dicembre 2008 il Free Gaza Movement tornò ancora a Gaza. Con loro due inviati del Qatar Eid Charity.
Tra il 29 e il 30 dicembre 2008 la nave Dignity si scontrò con una nave militare Israeliana. A causa dei danni furono costretti a dirigersi in Libano. Secondo il Free Gaza Movement la marina Israeliana speronò l’imbarcazione per ben tre volte, quasi affondandola. Secondo la Marina militare Israeliana la Dignity non rispondeva agli avvertimenti di tornare indietro, la nave israeliana si posizionò davanti per obbligare la Dignity a fermarsi e non fu possibile evitare la collisione.
Da allora altre imbarcazioni e centinaia di persone da tutto il mondo attraversano il mediterraneo per fare breccia nell’assedio criminale israeliano, che dal 2007 strangola i palestinesi di Gaza
Nel maggio 2010, il Free Gaza Movement organizzò una flotta di 6 navi, la Freedom Flotilla, con l’appoggio di varie organizzazioni europee e mondiali, tra cui la IHH (Humanitarian Relief Foundation ) turca.
Il carico era composto, secondo quanto dichiarato dagli organizzatori, da cibo, materiale medico, 10.000 tonnellate di calcestruzzo, costruzioni prefabbricate e apparecchi didattici; Israele vieta che alcuni di questi materiali possano entrare a Gaza, dato che Hamas costruisce tunnel e bunker con il calcestruzzo.
Il 31 maggio le navi vennero abbordate dalla Marina militare Israeliana nelle acque internazionali del Mar Mediterraneo, nell’ambito di un’operazione navale denominata “Operazione Brezza Marina” . Cinque di sei furono abbordate e poste sotto controllo Israeliano senza l’uso della forza. Sulla nave guida, la Mavi Marmara, invece, nove passeggeri rimasero uccisi in un violento scontro con le forze israeliane.
Alcuni giorni prima dell’incidente gli organizzatori avevano preannunciato le proprie intenzioni – non tanto di portare aiuti umanitari quanto piuttosto di forzare il blocco – e l’obiettivo di sollevare l’attenzione dell’opinione pubblica in favore di Gaza. Alla notizia il governo di Israele aveva fatto sapere che non avrebbe acconsentito alla violazione del blocco, ed aveva proposto ed organizzato l’accompagnamento delle navi al porto di Ashdod, ed il conseguente trasporto degli aiuti via terra verso Gaza.
A bordo delle sei navi, 610 persone fra cui 44 tra parlamentari e politici, il Premio Nobel per la pace Mairead Corrigan Maguire e lo scrittore svedese Henning Mankell. Molti di loro erano turchi, i restanti appartenevano a vari Paesi.
Il 23 maggio 2014, un decimo membro della Mavi Marmara è morto in ospedale dopo essere stato in coma per quattro anni.
Diverse e contrastanti le versioni fornite dagli attivisti e dal governo israeliano in merito all’attacco. Secondo quest’ultimo, i soldati spararono per legittima difesa, essendosi gli attivisti organizzati in squadre pronte ad attaccare i militari con bastoni, spranghe, coltelli, bombe molotov. Secondo gli attivisti della Mavi Marmara e del personale di bordo, Israele inizialmente aprì il fuoco con colpi di avvertimento, ma, quando la nave non si fermò, ebbe inizio l’abbordaggio. Gli attivisti hanno dichiarato che furono utilizzate granate stordenti e fumogene, e quindi i commando dell’IDF circondarono la nave e si calarono dagli elicotteri. In contrasto con la versione dell’esercito Israeliano, gli attivisti sostengono che i soldati spararono sulla nave prima dell’abbordaggio. Adam Shapiro, membro del consiglio del Free Gaza Movement, ha sostenuto che i soldati avrebbero aperto il fuoco appena scesi sulle navi.
La II Freedom Flotilla, costituita da 10 navi, con a bordo aiuti umanitari diretti a Gaza, fu bloccata in Grecia, da dove avrebbe dovuto salpare, tra la fine di giugno ed i primi di luglio del 2011, a causa delle pressioni che il governo greco subì da parte di Israele che, il 29 giugno 2011, ribadì la richiesta del transito via terra. l ministro per le retrovie Matan Vilnay aveva infatti annunciato che la marina israeliana non avrebbe intercettato la flottiglia se, «dando prova di raziocinio», gli attivisti avessero scaricato i materiali per Gaza al porto di el-Arish (nel Sinai egiziano), da dove sarebbero poi stati inviati nella Striscia. In caso contrario, Israele avrebbe impedito alla spedizione di approdare a Gaza «perché quella sarebbe stata solo una provocazione». Secca la risposta degli organizzatori che, come evidenziato dal coordinatore italiano, aveva escluso il transito via terra. L’obiettivo era portare gli aiuti «senza chiedere il permesso ai Paesi confinanti, attraverso l’accesso al mare, che deve essere garantito alla società civile palestinese». Come accadde nel 2008 alle barche del Free Gaza Movement. La partenza della Flottiglia dalle coste elleniche – inizialmente fissata tra il 29 e il 30 giugno – era stata rimandata: «Occorre rompere l’assedio che stiamo subendo in Grecia prima di quello di Gaza», aveva detto il coordinatore della nave italiana ‘Stefano Chiarini’ descrivendo la situazione delle dieci navi della flottiglia. E aveva annunciato «una serie di dimostrazioni, in primo luogo ad Atene, per chiedere di lasciarci salpare».
La barca francese Dignité al-Karama, una delle dieci della flottiglia, riuscì ad aggirare il blocco delle autorità elleniche e a lasciare l’isola greca di Kastellorizo ( nella parte più orientale dell’arcipelago greco, a pochi chilometri dalla terraferma turca ) intorno alle 20:30 del 16 Luglio 2011, in direzione sud, entrando in acque internazionali, in barba alle minacce di Israele.
I dieci passeggeri a bordo divennero rappresentanti di tutta la Freedom Flotilla 2, essendo le altre navi rimaste bloccate in diversi porti greci da ostacoli burocratici, sabotaggi, improvvisi impedimenti e ritiro delle bandiere.
La Dignité, battente bandiera francese, aveva lasciato la Corsica il 25 giugno e nelle ultime settimane era rimasta in acque greche.
A bordo 16 persone, tra cui Dror Feiler, portavoce di Ship to Gaza Sweden e anche presidente della Rete Ebrei Europei per una Giusta Pace, Vangelis Pissias, portavoce di Ship to Gaza Greece, Claude Léostic, rappresentante di Un bateau français vers Gaza, Omeyya Naoufel Seddik di Tunisiens des Fédération pour une citoyenneté des deux Rives (FTCR), Stéphan Corriveau, coordinatore di Canada Boat to Gaza, Thomas Sommer-Houdeville, portavoce di Un bateau français vers Gaza, il leader dell’estrema sinistra Olivier Besancenot, il portavoce del sindacato Solidaires Annick Coupè , il presidente del Collettivo dei musulmani di Francia Nabil Ennasri ed altri rappresentanti delle iniziative canadese, francese e greca della Freedom Flotilla 2. A bordo della Dignité c’è anche la giornalista israeliana Amira Hass, di Haaretz, e una troupe di Al-Jazeera TV.
In tarda serata, un altro militante a bordo, Julien Rivoire confermò la determinazione della Dignité: «Non importa chi arriva, noi andremo a Gaza», annunciò l’attivista, augurandosi che «altre barche della flottiglia bloccate in Grecia possano raggiungerci».
Il 19 luglio 2011 fu abbordata dai commando israeliani a 5 miglia dalle coste di Gaza e condotta nel porto israeliano di Ashdod.
Non ebbe migliore sorte nel 2012 l’Estelle, un veliero acquistato da cittadini svedesi, che partì dalla Scandinavia nel maggio del 2012 diretta a Gaza. L’Estelle, che faceva parte di Ship to Gaza Sweden, un’organizzazione svedese che ha lo scopo di rompere il blocco della Striscia di Gaza , fornendo aiuti umanitari dalla Scandinavia, fece tappa a La Spezia e poi a Napoli, da dove ripartì alla volta di Gaza il 6 ottobre. Portava due alberi di ulivo, sedie a rotelle, deambulatori, stampelle, stetoscopi ostetrici, libri per bambini, giocattoli, 300 palloni da calcio, strumenti musicali, attrezzature teatrali, radio per la navigazione e altro materiale, come 41 tonnellate di cemento acquistate al porto di Alicante tramite il gruppo di appoggio spagnolo Rumbo a Gaza e della ong Carrers del Mon. Destinataria era una organizzazione gazawi che avrebbe dovuto utilizzare il cemento per la ricostruzione di infrastrutture civile. A bordo anche trenta persone, tra le quali un parlamentare norvegese, uno svedese, un greco, uno spagnolo, un ex parlamentare canadese e un cittadino italiano. Come nelle precedenti spedizioni, mirava a rompere l’assedio imposto da Israele sulla Striscia.
Il 20 ottobre 2012 l’Estelle, battente bandiera finlandese, dopo aver percorso 5000 miglia nautiche dal Mar Baltico fino al Mediterraneo Orientale, fu abbordata dalla marina israeliana in acque internazionali, a circa 30 miglia dalle coste di Gaza.
Le autorità israeliane parlarono di abbordaggio pacifico, senza l’uso della forza. «I passeggeri sono stati accuditi e a loro – ha sostenuto il portavoce militare – sono stati offerti cibi e bevande». Dopo di che la Estelle ha è stata messa in rotta verso il porto israeliano di Ashdod (sud di Tel Aviv), dove i passeggeri saranno consegnati alle autorità di polizia.
Secondo gli attivisti, invece, i militari israeliani usarono le pistole taser, per poi arrestarli e condurli nel carcere di Gilboa, prima di rimpatriarli.
Da allora, la barca e il suo cargo sono stati trattenuti da Israele.
Il 31 agosto 2014 una corte Israeliana ha emesso il verdetto per il caso Ship to Gaza Svezia contro il governo Israeliano, riguardante i diritti sulla S/V Estelle. Il verdetto è completamente a favore dell’istanza di Ship to Gaza. Originata quando alla richiesta di Ship to Gaza di avere indietro Estelle, lo stato Israeliano aveva risposto chiedendo invece che fosse confiscata. La corte ha rifiutato questa istanza confermando invece i diritti della nostra organizzazione. Inoltre, lo stato di Israele pagherà le spese legali.
La III Freedom Flotilla partirà entro la prossima estate. Da tre a quattro imbarcazioni sono attualmente in fase di preparazione per il viaggio, ma potrebbero essere di più. Le barche partiranno da diversi porti europei, dalla Grecia e, probabilmente, dalla Turchia, anche se nessuna informazione specifica viene ancora rilasciata, per evitare pressioni di Israele sui governi dei paesi da cui partiranno le imbarcazioni. Sulla nuova Freedom Flotilla ci sarà anche l’ex presidente tunisino, Moncef Marzouki, assieme ad esponenti politici, religiosi, figure di spicco dell’economia e della cultura di diversi paesi. In tutto dovrebbero essere una sessantina di passeggeri.
Il 10 maggio 2015, alle 19,00 è partita la “Marianne de Gothenburg”, peschereccio acquistato da Ship to Gaza Svezia e Ship to Gaza Norvegia, per un viaggio intorno al Mediterraneo orientale. Meta, la Striscia di Gaza sotto assedio. La Marianne, prima di unirsi alle altre imbarcazioni della Freedom Flotilla III, si fermerà in diversi porti del Mediterraneo. I primi saranno Helsingborg, Malmö e Copenaghen. Gli altri verranno annunciati in seguito.
A bordo, oltre pannelli solari ed attrezzature mediche, cinque membri dell’equipaggio ed 8 delegati, tra cui :
Maria Svensson, portavoce di Feministiskt Initiativ
Mikael M. Karlsson, Presidente di Ship to Gaza Svezia
Henry Ascher, pediatra
Lennart Berggren, regista
Dror Feiler, musicista, portavoce di Ship to Gaza
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