Siria: il Venezuela condanna il massacro di Deir Ezzor

da sana.sy

La Repubblica Bolivariana del Venezuela ha fortemente condannato il massacro perpetrato dal gruppo terroristico ISIS contro civili innocenti nella provincia nord-orientale della Siria, a  Deir Ezzor.

In una dichiarazione, il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro, ha espresso a nome suo, del popolo e del governo, la condanna del suo paese di queste azioni disumane e, rivolgendosi alla comunità internazionale, ha chiesto di porre fine al terrorismo e di tagliare il sostegno finanziario e logistico alle organizzazioni terroristiche.

La dichiarazione rilasciata dal Ministero del Potere Popolare per gli Affari Esteri della Repubblica Bolivariana del Venezuela:

Il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro, a nome del popolo e del governo venezuelano, scioccato dalla barbarie criminale commessa dal cosiddetto “Stato islamico” contro la città siriana di Deir el-Zou, dove sono rimaste uccise 300 persone tra cui anziani, donne e bambini, oltre al sequestro di 400 abitanti della città, a gran voce esprime il rifiuto totale di queste azioni del terrorismo organizzato, che continua nei suoi atti disumani con l’oscuro obiettivo di disarticolare un paese che fino a cinque anni fa viveva in pace e sviluppo, fino a quando l’ingerenza delle potenze straniere, ha creato una situazione strutturale di guerra e di assedio.

Il Venezuela, coerente alla dottrina della pace e della nonviolenza, ribadisce ancora una volta la sua inequivocabile condanna del terrorismo in tutte le sue forme fa appello a tutte le nazioni e alle organizzazioni di buona volontà affinché si trovi il modo di superare questo flagello criminale.

La Repubblica Bolivariana del Venezuela chiede la fine definitiva di qualsiasi sostegno finanziario e logistico al terrorismo, per il bene e la difesa della vita di milioni di persone nelle regioni martoriate da parte di gruppi terroristici e mercenari, e per preservare l’integrità degli stati situati in tali regioni.

Il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro, in nome del popolo venezuelano e del suo governo, ribadisce la sua speranza per l’immediata liberazione dei cittadini rapiti a Deir el-Zour, ed esprime i suoi sentimenti di dolore e solidarietà alle famiglie delle vittime, al popolo e al governo della Repubblica araba siriana.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Maduro sostiene Assad contro l’intervento della NATO

da lantidiplomatico

Il presidente della Repubblica bolivariana del Venezuela, Nicolas Maduro, ha confermato, ieri, il suo sostegno al governo siriano di fronte ad un eventuale intervento della NATO nel paese arabo.

Maduro ha dichiarato che il ritorno della stabilità in Siria richiede il mantenimento della cooperazione con il presidente siriano Bashar al-Assad e l’esercito siriano.

Allo stesso modo, ha invitato la comunità internazionale a riconoscere la minaccia di una invasione della Siria, con il pretesto di combattere il gruppo terroristico, Isis, Daesh in arabo.

«Se Assad fosse rovesciato quello che è successo a Parigi sarebbe niente in confronto a quello che accadrà nel mondo e soprattutto in Medio Oriente», ha dichiarato il leader venezuelano.

Secondo Maduro, le vittime dell’imperialismo nordamericano e della NATO sono i popoli arabi che subiscono direttamente le conseguenze del conflitto nel loro paese.

Il caos in Siria, ha spiegato Maduro, è lo stesso che le forze di destra in Venezuela intendono realizzare promuovendo la destabilizzazione interna, la guerra economica e i tentativi internazionali di isolare il Paese per cancellare le conquiste della Rivoluzione Bolivariana.

In riferimento agli attacchi russi contro le postazioni Daesh in Siria, ha sottolineato che tra i paesi che pretendono di combattere il terrorismo, la Russia ha condotto una vera e propria lotta per combatterlo nel paese arabo.

Maduro, inoltre, ha anche annunciato che il prossimo 23 novembre si riunirà con il suo omologo russo, Vladimir Putin, per discutere le misure necessarie per fermare i gruppi terroristici.

 

(VIDEO) Il Pd con la destra fascista in Venezuela

da lantidiplomatico

Con una mozione, il partito di Renzi offre sostegno all’aspirante Pinochet venezuelano in violazione della sovranità del paese.

Leggiamo a pag. 13 del Corriere della Sera di oggi di una mozione presentata dai deputati socialisti Marco Di bello, Leilo Di Gioia, con i deputati del Pd Roberto Rampi, Gea Schirò, Walter Verini, Salvatore Piccolo, Luigi Lacquaniti, Massimiliano Manfredi, Emiliano Minnucci.  Si chiede testuale al governo italiano di impegnarsi «ad adottare con urgenza ogni iniziativa utile» perché vi sia una «soluzione positiva» per Leopoldo Lopez e gli altri “prigionieri politici” in Venezuela. Lopez condannato a quasi 14 anni in un processo «additato da gran parte del mondo come un atto di persecuzione politica da parte del governo di Nicolas Maduro».

«Additato da gran parte del mondo come un atto di persecuzione politica da parte del governo di Nicolas Maduro». Per “gran parte del mondo”, in mancanza di una risoluzione Onu in materia, il Pd, e la stampa di regime che ha montato la questione, considera più o meno questi paesi da prendere sicuramente a modello.

In un periodo storico in cui Mahmoud Abujoad Frarjah, 29 anni, nato a Gerusalemme, è stato rapito dalle forze di occupazione israeliane il 9 settembre scorso al ponte di Allenby e rappresenta l’ennesimo prigioniero politico palestinese; in un periodo storico in cui Ali Mohammed al-Nimr, 21 anni, sarà  giustiziato  per crocifissione senza aver avuto difesa legale per aver partecipato all’età di 17 anni a proteste contro il governo saudita – governo responsabile di finanziare e equipaggiare il terrorismo nonché della carneficina di 2 mila cinquecuento civili in Yemen (dati Onu) nel silenzio più totale; in un periodo storico in cui il regime americano, responsabile della distruzione pianificata della vita di milioni di persone all’estero, porta avanti una carneficina anche all’interno, con la polizia del paese che uccide, rapporto di ThinkProgress.com, un cittadino ogni 6,5 ore – 70 volte di più che ogni altra forza dell’ordine di un paese sviluppato – e con la popolazione carceraria maggiore del pianeta con 2,3 milioni di cittadini, perlopiù afroamericani ed ispanici; ebbene in questa fase storica, il Pd decide di concentrarsi ed offrire il suo sostegno alla causa della destra fascista e sovversiva venezuelana. Del resto, anche a Latina, e prima ancora con il colpo di stato filo-nazista in Ucraina, la maschera del partito era ormai venuta giù.

Ma chi è Leopoldo Lopez? L’aspirante Pinochet venezuelano come ha scritto correttamente Fabio Marcelli.

Ma chi è Leopoldo Lopez? Si tratta del capo della fazione più estrema dell’opposizione venezuelana, quella che ha tentato, senza ovviamente riuscirci, la carta dell’insurrezione armata contro il legittimo governo di Maduro.

La parola d’ordine era la cacciata con la forza di tale governo. Provocare incidenti e caos per dare modo a qualche attore, interno o esterno, di intervenire. Perseguita in modo sicuramente velleitario, anche per l’evidente indisponibilità di attori (qualche generale rimbambito in pensione, gli Stati Uniti che hanno altre gatte da pelare) ma con un pesante saldo di oltre quaranta vittime, in buona parte funzionari della sicurezza, militanti chavisti e semplici passanti.

Come ho già avuto occasione di scrivere, non credo che nessun governo al mondo sarebbe disposto a tollerare un’opposizione del genere senza reagire, che trascende di gran lunga il piano del legittimo confronto  democratico delle idee per porsi su quello dello scontro violento. Lopez ha tentato questa carta, senza riuscirci. Si aspettava forse che l’ordinamento giuridico del Venezuela avrebbe lasciato correre? Se lo avesse fatto, si sarebbe  certamente coperto di ridicolo. Uno Stato di diritto è tale anche perché è in grado di rispondere con l’arma della giustizia penale alla sovversione politica aperta, come a qualsiasi altro crimine.

Immaginatevi un Berlusconi o un Salvini che incitano le folle a cacciare via a forza un Prodi o un D’Alema, O viceversa. Si tratta di evenienza talmente remota da destare addirittura il sorriso (anche se a dire il vero qualche buffonata in questo senso è stata a suo tempo tentata da Berlusconi). In Venezuela non è stata una buffonata, ci sono stati oltre quaranta morti. Tutti sulla coscienza di Lopez, compresi i giovani che ha mandato allo sbaraglio.

Leopoldo Lopez è il principale responsabile delle Guarimabas.

Che cosa sono le Guarimbas? Sempre per chi, purtroppo, continua ad informarsi tramite quei media di regime con cui il Pd puòi scrivere in una mozione alla Camera che Lopez è «additato da gran parte del mondo come un atto di persecuzione politica da parte del governo di Nicolas Maduro», le Guarimbas sono questo:

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Cioè questo:

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Quindi parliamo di attività sovversiva contro un governo costituzionale e democraticamente eletto. Leopoldo Lopez per il suo comprtomento criminale, per fare solo alcuni esempi, sarebbe stato sulla sedia elettrica negli Stati Uniti, lapidato e crocefisso in Arabia Saudita, mentre in Italia avrebbe avuto almeno 30 anni di galera con il regime del carcere duro del 41 bis. In Venezuela, i tribunali sovrani e costituzionali del paese hanno condannato l’attivita sovversiva del recidivo Leopoldo Lopez – già beneficiario di un provvedimento di indulto da parte dell’ex presidente del Venezuela Hugo Chavez per un altro tentativo di colpo di stato che al Pd deve essere sfuggito –  a meno di 14 anni di reclusione.

Ma chi è che secondo voi ha finanziato Leopoldo Lopez e gli altri terroristi della destra fascista venenzuelana e che muove ogni decisione di politica estera del Pd?

Dall’articolo su JacobinMag di Alexander Main & Dan Beeton che abbiamo tradotto in settimana avete tutte le risposte:

America Latina e Wikileaks: l’assalto sovversivo degli Usa.

All’inizio dell’estate scorsa, il mondo ha guardato con intrepida attesa la Grecia cercare di resistere all’ennesimo diktat neoliberale. Atene ha fallito e si è piegata. Dopo il referendum indetto dal governo di Tsipras sul programma di austerità, la Banca centrale europea ha ristretto la liquidità per le banche greche, aggravando la recessione, e, nonostante il voto popolare, la Germania e i creditori europei hanno sovvertito la democrazia e imposto la sottomissione totale alla loro agenda neo-liberale.

Negli ultimi 15 anni, tuttavia, un combattimento similare contro il neo-liberalismo è stato portato avanti da un intero continente, perlopiù al di fuori dell’opinione pubblica. Nonostante Washington ha cercato all’inizio di distruggere il dissenso, utilizzando le stesse tecniche subdole usate contro la Grecia, la resistenza dell’America Latina all’agenda neo-liberale ha avuto successo. Questa battaglia epica trova ora una ricostruzione completa attraverso il cablaggio dei documenti del Dipartimento americano grazie a WikiLeaks.  Alexander Main & Dan Beeton, nel presentare il loro libro The WikiLeaks Files: The World According to US Empire, offrono un’interessante ricostruzione su JacobinMag.

Il neo-liberismo, sostengono i due autori, è stato imposto in America Latina prima che il regime di Berlino, Bruxelles e Francoforte umiliassero la democrazia in Grecia. Attraverso la coercizione (le rigorose condizionalità dei “Chicago Boys”), gli Stati Uniti sono riusciti a diffondere l’austerità fiscale, la deregolamentazione, “il libero commercio”, la privatizzazione e la distruzione del settore pubblico nella regione a partire dalla metà degli anni ’80.  L’esito fu simile a quello della Grecia: crescita stagnante, crescita della povertà, declino delle condizioni di vita per milioni e una serie di nuove opportunità per gli investitori internazionali e le multinazionali. La storia si ripete.

All’inizio la ribellione contro questo sistema fu occasionale, spontaneo e non organizzato. Ma poi i candidati contro il regime neo-coloniale e neo-liberale iniziarono a vincere le elezioni e determinare uno shock per la politica estera americana. E, incredibile per come viviamo la politica in Europa, ad attuare le promesse elettorali di redistribuzione sociale e riduzione della povertà.

Dal 1999 al 2008, questi candidati hanno vinto le elezioni in Venezuela, Brasile, Argentina, Uruguay, Bolivia, Honduras, Ecuador, Nicaragua e Paraguay. Molta della storia degli sforzi del governo americano di sovvertire l’ordine democratico di questi paesi e imporre nuovamente il regime neo-liberale sono ora di dominio pubblico grazie al cablaggio di Wikileaks dell’ultima fase di George W. Bush e l’inizio della presidenza Obama. Supporto materiale e strategico, proseguono i due autori, è offerto ai gruppi di opposizione, alcuni violenti ed anti-democratici. I cablaggi dipingono anche un quadro vivido della Guerra fredda ideologica degli emissari americani e mostrano il chiaro tentativo di utilizzare le misure coercitive utilizzate recentemente contro la Grecia.

Leopoldo Lopez è uno dei tanti burattini di questo meccanismo sovversivo finanziato dagli Stati Uniti e di cui il Pd dimostra per l’ennesima volta di fare da stampella.

P.s.
Da Caracas arriva il video delle condizioni disumane cui è costretto a vivere il terrorista Leopoldo Lopez. Se il Pd al potere si occupasse delle violazioni gravi dei diritti umani della popolazione carceraria italiana invece di interferire nelle decisioni sovrane di altri paesi liberi ed indipendenti, il mondo sarebbe sicuramente un posto migliore.

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ONU: Maduro e Morales denunciano i disastri dell’imperialismo

da L’antidiplomatico 

Nei loro interventi alla 70a Assemblea Generale dell’ONU, Il Presidente venezuelano Nicolás Maduro e il suo omologo boliviano, Evo Morales hanno evidenziato come le guerre imperialiste siano il principale fattore dei problemi che affliggono l’umanità

Come riportato da Hispantv e RT, i Presidenti Del Venezuela e della Boliva, Nicolás Maduro e Evo Morales, nei loro interventi alla 70a Assemblea generale dell’ONU, si sono scagliati contro le politiche imperialiste che hanno causato disastri umanitari, ecologici ed economici.

«La guerra è il miglior business del capitalismo», ha dichiarato Morales, denunciando coloro che sostengono le politiche neoliberiste, ovvero i paesi sviluppati, quando queste politiche attaccano i più bisognosi.

«Come risultato delle guerre imperiali, oggi gli oceani sono diventati i cimiteri dei rifugiati che periscono in mare, dal momento che i loro paesi sono diventati trincee della guerra», ha aggiunto Morales.

Il presidente boliviano ha sottolineato che esistono le «fabbriche di guerra, si demonizzano i leader e gli stati progressisti e si criminalizza il loro orientamento anti-capitalista». Inoltre, Morales ha avvertito che le politiche del sistema capitalista non soddisfano i bisogni dell’umanità. «Ogni giorno l’impero crea veri eserciti di fanatici religiosi che non possono controllare, come l’esercito dello Stato islamico», ha spiegato commentando le accuse che gli Stati Uniti sostengono le organizzazioni terroristiche.

Inoltre, Morales ha annunciato che la politica del capitalismo colpisce direttamente l’ambiente e lo sviluppo sostenibile, a tal proposito ha chiesto ai governi di lavorare insieme per un mondo di maggiori opportunità.

Il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venzuela, Nicolás Maduro sulla stessa linea di Morales, ha denunciato che le «causa concrete, specifiche, che hanno avuto un impatto devastante sui popoli fraterni di Afghanistan, Iraq, Libia e Siria, non sono altro che le guerre ingiuste, un tentativo di controllare il mondo da parte una sola potenza egemone che cerca di avere il suo dominio sui popoli».

Inoltre, Maduro ha sottolineato che l’origine della povertà e della miseria nel mondo è la disuguaglianza sociale che si deve quindi combattere con la creazione di un nuovo modello economico e sociale.

Allo stesso modo, ha chiesto la fine della ingiustizie e delle guerre imperialiste con l’intenzione di stabilire le condizioni che dirigano l’essere umano verso i suoi “nobili obiettivi”.

Egli ha aggiunto che l’aggressione e la conquista di interi paesi ha causato il flusso di richiedenti asilo che provengono da paesi arabi coinvolti nella guerra, coloro che fuggono dalla miseria e dolore.

«Pensiamo ad una casa comune dei popoli che si basi sulle loro relazioni sul rispetto del diritto internazionale e dei popoli che vedano l’Agenda 2030 come un Agenda umana di costruzione, pace, felicità e giustizia universale», ha concluso.

Maduro: «Sosteniamo le cause arabe, soprattutto quella palestinese»

da almayadeen

Il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha ricordato come l’Eterno comandante Hugo Chávez ha insegnato ai venezuelani a sostenere le cause arabe, in particolare la causa della Palestina, e ha invitato i palestinesi a continuare la loro lotta fino alla vittoria. Ha aggiunto che l’Occidente ha creato i gruppi terroristici per distruggere la Siria e l’Iraq, per sottomettere i popoli arabi e per impedire il loro progresso.

Il presidente venezuelano ha affermato che Chávez ha insegnato ai venezuelani ad amare e apprezzare la cultura araba e non solo, l’invitto Presidente ha sempre sostenuto le cause arabe, in particolare, quella palestinese, e che questo sostegno rimane intatto. Maduro ha fatto queste osservazioni in un’intervista esclusiva rilasciata al direttore e fondatore di Al Mayadeen, Ghassan Ben Jiddou.

Maduro ha invitato i palestinesi a continuare la loro lotta fino la vittoria, perchè la vittoria ricompenserà tutto quello che hanno perso.

Il presidente venezuelano ha fatto un appello rivolgendosi ai popoli arabi: «Se dovessimo dire qualcosa alle nazioni arabe, chiedergli qualcosa, diremmo loro di lottare per i loro diritti, per la loro libertà e l’indipendenza, la giustizia e l’unità delle loro nazioni. Di unirsi alla grande lotta in America Latina, e riprendere le lezioni e le principali parole d’ordine che sono rimaste impresse nella storia dei popoli del mondo e sono fedeli alla loro storia».

Maduro ha ribadito che «i gruppi terroristici che vediamo oggi distruggere l’Iraq e la Siria, lavorano per gli interessi dei nemici dei popoli arabi e islamici, perché l’Occidente non vuole che questi popoli resistano».

Maduro ha sottolineato che il suo paese affronta alcuni gruppi di estrema destra che vogliono fare in Venezuela ciò che hanno fatto in Siria, ma hanno fallito. In Siria stanno facendo lo stesso che in Venezuela, ma in maniera più cruda e più violenta.

Rivolgendosi al popolo palestinese in generale, soprattutto, quello la Striscia di Gaza, ha detto: «Avete hanno il nostro sostegno e la nostra solidarietà tutto il nostro cuore è con il popolo palestinese soprattutto quello della Striscia di Gaza perché negli ultimi anni ha vissuto tante tragedie»

Infine, ha concluso: «La nostra solidarietà con il popolo palestinese è senza limiti o condizioni, vi chiediamo di continuare la vostra lotta perché prima o poi raggiungerete la vittoria e otterrete la pace».

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Maduro proporrà l’ingresso dell’ALBA nella Banca dei BRICS

presidente-nicolas-maduro_mirafloresda Telesur

Il Presidente venezuelano assicura che questa unione servirà per consolidare i nuovi mondi finanziari in America Latina e nei Caraibi

Il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, proporrà all’Alleanza Bolivariana per i popoli di Nuesta America (ALBA) di incorporarsi nella Banca del blocco BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica).

Durante un’intervista esclusiva concessa a Telesur, il capo dello stato ha spiegato che la proposta mira a favorire il consolidamento di una nuova architettura finanziaria che andrà a beneficio dei popoli dell’America Latina e dei Caraibi.

Inoltre, ha rilevato che la regione dovrebbe prendere esempio da questa banca di sviluppo, per consolidare i propri meccanismi economici, come il Banco del Sur e il Fondo de Reserva del Sur.

«Vedendo questa esperienza dei BRICS dobbiamo essere motivati. Il mondo si muove – ha detto Maduro – è un mondo multipolare, con vari centri, dove ogni centro è un motore che genera risultati, e noi abbiamo prodotto alcuni risultati nel continente».

Il capo dello stato ha poi aggiunto che prenderà l’iniziativa, in modo che insieme al governo dell’Unasur, si cominci a lavorare per l’attivazione definitiva del Banco del Sur, il cui accordo di fondazione è stato firmato sei anni fa.

Il Presidente ha infine spiegato che il funzionamento di questo organismo regionale è stato ritardato, dall’esistenza di vizi burocratici e dalla «mancanza di volontà politica dei governi».

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Fabrizio Verde]

Manuela Sáenz e il Giorno dell’Indipendenza a Napoli

070715napolesmanueladefinitiva03da mre.gov.ve

Il Consolato Generale della Repubblica Bolivariana del Venezuela a Napoli culminerà la sua giornata dedicata alla celebrazione del Giorno dell’Indipendenza, ricordando la ‘Generala’ Manuela Sáenz.

Una lettura teatrale realizzata dall’artista napoletana Alessandra Borgia nel ruolo di Manuela, accompagnata dalla musica del sassofonista Valerio Virzo, con la voce narrante di Marnoglia Hernández Groeneveledt, sotto la direzione di Alina Narciso responsabile della compagnia teatrale Metec Alegre.

L’evento avrà luogo presso il Convento di San Domenico Maggiore, nel centro storico di Napoli.

La rappresentazione artistica ha l’obiettivo di raccontare la lotta per l’Indipendenza, a partire dal ‘Diario de Quito’, uno scritto che raccoglie momenti importanti della storia, la lotta e l’amore che unì Simón Bolívar a Manuela, ascesa a ‘Generala’ dell’Ejército Libertador post mortem, su iniziativa dei presidenti Hugo Chávez e Rafael Correa.

Il momento sarà inoltre propizio per ricordare le ‘Manuela’ attuali, nuove protagoniste del processo bolivariano che ha collocato la donna in prima linea di combattimento. La giusta occasione per conoscere quelle donne che lottano coma la prima combattente Cilia Flores, che sta portando avanti un lavoro fondamentale e storico, e sul quale trova supporto il Presidente Nicolás Maduro, nuovo precursore delle idee del Libertador.

Il Ministro degli Esteri Delcy Rodriguez, il Presidente del Consiglio Nazionale Elettorale Tibisay Lucena Ramirez, il Procuratore Generale Luisa Ortega, sono solo alcune delle nuove ‘Manuela’ protagoniste del processo bolivariano.

Napoli con questa rappresentazione teatrale vuole far conoscere la storia di lotta ed eroismo latinoamericano, a partire da uno dei suoi protagonisti principali: Manuela Sáenz.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Fabrizio Verde]

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