Leggo su Repubblica questo articolo dal titolo: “Ecuador, la legge bavaglio di Correa, è una minaccia per la democrazia“, pubblicato in data 6 luglio 2013, di Salvatore Giuffrida.
L’Italia, l’Europa e la loro storica visione arrogante ed euro centrica non funziona più o non ha la stessa credibilità di un tempo. L’ultimo episodio accaduto al presidente boliviano Evo Morales lo conferma. Sui principali giornali europei, per esempio, si pubblicano articoli falsi, tendenziosi e a volte delle vere e proprie bufale (come nel caso del giornale spagnolo ABC della foto di Chávez in sala operatoria) che parlano di un’altra America Latina. L’intenzione è ben chiara, cioè quella di denigrare e delegittimare i presidenti che vincono elezioni con partecipazioni e consensi popolari da far invidia alle cd democrazie occidentali (vedi la partecipazione alle ultime elezioni amministrative italiane con astensioni oltre il 50%).
In Ecuador, per esempio, nelle ultime elezioni presidenziali, Rafael Correa ha vinto con quasi il 60% dei voti incrementando i consensi popolari nonostante già 6 anni di Governo.
La partecipazione alle elezioni qui in Ecuador è obbligatoria è vero, ma un Presidente che vince 7 elezioni su 7 (amministrative, referendum e presidenziali) dal 2006 ad oggi non è una sciocchezza.
Qui, in America Latina negli ultimi anni i referendum popolari vanno di moda. I governi “dittatoriali” o con “derive autoritarie”, come vengono dipinti in Europa, fanno decidere al popolo. E cosi è successo in Ecuador per ben 2 volte, dove il popolo è stato chiamato a votare per questioni di notevole importanza, come nel caso del referendum Costituzionale del 2008 e quello relativo ad alcune modifiche costituzionale del 2010. Nel primo caso il popolo ha scelto una nuova carta costituzionale nella quale vengono sanciti e riconosciuti diritti fondamentali per il Buen Vivir; e nel secondo caso si è votato, tra l’altro, per riformare la giustizia e per eliminare o meno il conflitto d’interessi. Questa strana abitudine dei paesi autoritari sudamericani di convocare il popolo a decidere del proprio destino forse risulta incomprensibile ai governi europei che se la cantano e se la suonano all’interno dei grigi e tristi parlamenti autoreferenziali. Succede anche in Venezuela che un presidente, che vince democraticamente 14 elezioni su 15, (Hugo Chávez) convochi il popolo per chiedergli la candidatura illimitata alle elezioni presidenziali; e recentemente è successo in Brasile con la Presidente Dilma Rousseff che ha promesso un referendum popolare per dare vita a una Costituente dedicata alle riforme politiche dopo le forti proteste di piazza del popolo brasiliano.
Invece, nelle democratiche repubbliche europee le firme raccolte dai cittadini per indire un referendum popolare, vengono dimenticate nei cassetti ministeriali, e allora meglio decidere per alzata di mano – se non con voto segreto – in parlamenti che rappresentano solo freddi e cinici gruppi di potere.
E ancora, i giornali europei non raccontano tutto questo, e non fanno sapere ai propri cittadini moltissime cose.
In Ecuador, per esempio, dal 2006 il governo progressista e democratico del Presidente Correa ha varato una serie di leggi che farebbero tremare le banche e i banchieri europei e per questo non hanno avuto risalto in nessun giornale di primo piano, fatta rara eccezione di giornali che vengono letti da poche migliaia di persone.
E’ successo che: sono aumentati i salari e le pensioni ben più oltre l’adeguamento del caro–vita annuale; è aumentato il bonus sociale rivolto alle fasce più deboli del 100%; c’è l’obbligo delle imprese a mettere in regola i propri lavoratori e di pagare le tasse perché in caso contrario la si sanziona o peggio la si chiude; l’istruzione è divenuta gratuita fino al terzo anno di studi universitari nelle università pubbliche; si sono rinegoziati i contratti con le transnazionali petrolifere aumentando le entrate a favore dello stato, è stata chiusa l’unica base militare (guarda caso USA) perché il popolo nel referendum del 2008 ha deciso che nessuna istallazione militare straniera deve restare nel paese, sono aumentati gli investimenti nelle infrastrutture da parte dello Stato (costruzione di ponti, strade, autostrade, viadotti, oleodotti, acquedotti, aeroporto nuovo, in fase di costruzione la metropolitana a Quito); e finalmente sono aumentati gli investimenti dello stato anche nel campo sanitario con aperture di ospedali e ambulatori in tutto il paese e medicina gratis nel settore pubblico.
Ed altro ancora, ma tutto questo in Italia, cari connazionali, non l’avete letto, anzi non lo dovete sapere perché mette in imbarazzo le “nostre democrazie” che non rappresentano più nessuno se non gli interessi della casta politica-aziendale.
Ed in merito alla “legge bavaglio” di Correa, come la Repubblica titola, dovete sapere che la stampa scritta qui in Ecuador è controllata per la maggioranza da gruppi privati. Ecco i principali giornali in circolazione: EL UNIVERSO : Fondato nel 1921 nella città di Guayaquil è oggi tra i principali periodici letti a livello nazionale. Appartenente all’impresa privata “Compañia Anonima El Universo” di Carlos Peréz Barriga, la cui famiglia lo controlla dalla sua fondazione. D’ispirazione di destra liberale. EL COMERCIO: Fondato nel 1906 è il giornale più letto in Ecuador. Appartenente all’impresa privata “Compañia Anonima El Comercio” del Grupo El Comercio di Guadalupe Mantilla de Aquaviva. D’ispirazione liberale. LA HORA: Fondato nel 1982 del fondatore Galo Martinez Merchán nel frattempo passato ad un gruppo di azionisti privati tra i quali José Tobar e Alvaro Peréz Intriago. D’ispirazione liberale. HOY: Fondato nel 1982 ed appartiene al gruppo privato HOY TV canale 21 UHF, HOY la radio 97,3 FM, Radio Classica 1110 am Digital ed Edisatélite. Ed infine EL TELEGRAFO che dal 2008 è statale, cioè è l’unico giornale pubblico dell’Ecuador. Negli anni precedenti faceva parte del gruppo EL TELEGRAFO – Radio Telegrafo (770 AM) e Radio la Prensa (100.1 FM), CANAL 12 appartenente al banchiere Fernando Aspiaza Seminario, condannato per peculato dopo il fallimento della sua principale impresa cioè EL BANCO DEL PROGRESO. Dal 2008 IL TELEGRAFO è divenuto statale e nel 2012 ha vinto il premio WAN IFRA come tra i migliori 8 giornali stampati in America Latina. Quindi prima dell’arrivo del Presidente Rafael Correa c’era un monopolio assoluto dell’informazione appartenente ad un gruppo di lobby di potere legati alle vecchie oligarchie del paese e di chiara ispirazione liberale. Oggi che esiste un solo giornale pubblico contro i colossi dell’informazione privata si parla di legge bavaglio. Oggi che si è scalfito il monopolio editoriale si condanna l’Ecuador per la “mancata libertà d’espressione”.