Le donne della Rete di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana “Caracas ChiAma”, esprimono la loro solidarietà alla presidente del Brasile, la compagna Dilma Rousseff, deposta con da un golpe parlamentare – giudiziario che ha cambiato radicalmente la fisionomia del governo.
Con 55 voti i senatori sono passati sopra la volontà di quasi 55 milioni di brasiliani che avevano riconfermato Dilma e 13 anni di governi progressisti. Dilma è stata messa sotto accusa per essere coinvolta indirettamente nell’inchiesta “Lava Jato” dagli stessi parlamentari coinvolti direttamente nello scandalo, e per illeciti amministrativi non considerati gravi da insigni giuristi.
La “pedalata contabile” che le viene contestata è infatti prassi usuale, servita non per interessi personali, ma per poter continuare a finanziare i programmi di aiuto alle famiglie, il “Bolso Familia”. Un colpo di stato che assume i connotati di un femminicidio politico, con cui i settori più reazionari delle oligarchie legate agli Usa piegano il paese agli interessi dell’imperialismo.
Il nuovo governo, formato dal vice Temer, anch’egli indagato per corruzione, riciclaggio, tangenti Petrobras e condizionamento dei procedimenti a suo carico nell’inchiesta “Lava Jato”, è infatti esclusivamente composto da uomini bianchi, eterosessuali, ricchi e oligarchi. Viene immediatamente cancellato il ministero Parità di Genere, Uguaglianza Razze e Diritti Umani che diventa di competenza del ministero Giustizia e Cittadinanza, a cui fa capo il personaggio che aveva soppresso nel sangue le manifestazioni degli studenti, Alexandre de Moraes. Il ministero dell’agricoltura passa al magnate della soja, Blairo Maggi, un oligarca indagato per corruzione, responsabile della deforestazione dell’Amazzonia. Il ministero dell’Economia a Heinrique Meirilles, un banchiere già presidente del Banco di Bosto e del Banco Central.
Un governo sessista, razzista, di oligarchi che non rappresenta il popolo brasiliano, né ne è legittimato. Temer rappresenta appena il 2% dell’elettorato, con un governo nuovo espressione della destra già bocciata dal popolo alle scorse consultazioni, che annuncia misure neoliberiste e lo smantellamento delle conquiste sociali degli ultimi anni: riduzioni dei programmi sociali, privatizzazioni, apertura ai capitali internazionali, riforma del lavoro e delle pensioni, eliminazione dei programmi di integrazione di indios e neri nelle scuole e università. Misure antipopolari che un governo eletto non avrebbe potuto compiere.
Un colpo di stato orchestrato dalle forze imperialiste, che tentano di re-impossessarsi del continente Latino Americano, smantellare le conquiste sociali e gli organismi di cooperazione fra i popoli: Alba, Celac, Mercosur. Il passaggio dei poteri alle destre in Brasile fa parte della controffensiva imperialista volta a distruggere i governi progressisti che hanno consentito la liberazione dei popoli, e la loro sovranità, indipendenza e autodeterminazione, per restaurare il dominio yankee sul continente e riconsegnarlo alla dottrina Monroe e alla condizione di “cortile degli Usa”.
Non a caso Macri è stato il primo a congratularsi con Temer, la Mud ha affermato di voler fare come in Brasile e Uribe ha invocato l’intervento armato in Venezuela. A questa controffensiva la risposta dei leader progressisti sta nel potere al popolo. In tutta risposta Maduro ha infatti ha dchiarato che esproprierà le fabbriche degli imprenditori improduttivi, che boicottavano l’economia bolivariana, consegnandole ai CLAP, comitati locali di approvvigionamento e produzione, radicalizzando la rivoluzione. Contro l’offensiva in Brasile, l’ex guerrigliera e Lula dovranno radicarsi sui movimenti, Sem Terra, Frente do Povo Sem Medo, Frentre Popular do Brasil, che da venerdì sono nelle piazze, assieme alle femministe brasiliane, mobilitate in massa per dire no al golpe, no al sessismo e al razzismo, no all’imperialismo.
Noi donne della rete Caracas Chiama, femministe, antirazziste, anticapitaliste e antimperialiste, a sostegno delle lotte di liberazione dei popoli, diciamo fuori i golpisti, avanti Dilma, avanti con le conquiste sociali!