da al manar
Pesanti scontri sono scoppiati, giovedì scorso, nel centro di Gerusalemme occupata fra la polizia israeliana e circa 2.000 ebrei di origine etiope che ha dimostrato contro il razzismo della polizia, come ha riportato un reporter dell’AFP.
I manifestanti hanno percorso la principale arteria commerciale della città e si sono avvicinati alla residenza del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, dopo aver bloccato una strada che partiva dal quartier generale della polizia.
La polizia si è schierata in massa per bloccare i manifestanti con l’aiuto dei cannoni ad acqua.
Le forze di sicurezza hanno anche sparato gas lacrimogeni, come ha indicato un portavoce della polizia, aggiungendo che tre poliziotti sono stati feriti dal lancio di pietre e bottiglie. Due manifestanti sono stati arrestati.
La radio pubblica ha riferito, nel frattempo, che 10 manifestanti sono stati leggermente feriti.
I manifestanti hanno voluto, con la loro protesta, mostrare gli incidenti che coinvolgono la polizia e i membri della comunità.
«Stop alla violenza della polizia contro gli ebrei neri», lo slogan dei dimostranti.
«A quanto pare, per le strade di Israele, dobbiamo essere bruciati, come a Baltimora, così qualcuno si sveglia finalmente. Il regime dell’ apartheid è tornato, questa volta nel XXI secolo in Israele», ha dichiarato Gadi Yevarkan, capo del Congresso per l’Uguaglianza degli etiopi ebrei.
Un video pubblicato sul web di recente mostra due poliziotti che picchiano un soldato di origine etiope, Damas Pakada, in uniforme militare a Holon, vicino Tel Aviv. Il video è stato ampiamente riportato nei siti web israeliani. Ciò ha portato alle accuse degli ebrei etiopi, i quali denunciano come la polizia israeliana ha diritto di picchiare un nero senza essere ritenuta responsabile.
Più di 120.000 ebrei di origine etiope vivono nella Palestina occupata.
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]