Il movimento di resistenza islamica in Libano, Hezbollah, considera un “orgoglio” essere sanzionato dagli Stati Uniti. Lo ha affermato il suo leader Seyed Hasan Nasrolá.
«Siamo orgogliosi che gli Stati Uniti ci puniscano (…) La resistenza difende il suo territorio, e questo include una resistenza al progetto sionista e a quello takfiro», ha spiegato, sabato scorso, il segretario generale di Hezbollah, in merito alle recenti sanzioni imposte da Washington contro diversi membri del movimento.
In un discorso in videoconferenza durante una cerimonia, Nasrallah ha sottolineato che la resistenza continuerà il suo cammino per raggiungere la vittoria finale.
Stati Uniti e il regime israeliano, tradizionali nemici di Hezbollah
Dopo aver ringraziato per il sostegno la Repubblica islamica dell’Iran, il leader di Hezbollah ha affermato che dall’inizio della Resistenza, gli Stati Uniti d’America, il regime israeliano e i suoi alleati arabi del Medio Oriente hanno cercato di porre fine questo movimento, definendolo come un’organizzazione terroristica. Questa «non è una novità» ha ribadito.
Dopo aver denunciato gli sforzi falliti dai nemici per danneggiare l’immagine di Hezbollah nel mondo, ha evidenziato i successi di questo movimento, fra i quali quelli raccolti insieme all’esercito siriano contro i terroristi al confine siro-libanese.
Secondo Nasrallah, i nemici di Hezbollah diffondono menzogne sul movimento e cercano di influenzare il morale dei loro combattenti che, nonostante tutto, resta forte e costante.
«Abbiamo sempre creduto che né l’Iran né Siria rinunceranno alla resistenza, e hanno già dimostrato questa virtù e voi sapete chi dice la verità e chi diffonde menzogne», ha ribadito, precisando, tra l’altro che, dopo l’uccisione dei leader, comandanti e civili non cambieranno per nulla la posizione della Resistenza e i mezzi che adotterà Hezbollah, se non la pazienza.
Riferendosi alla presenza del gruppo terrorista Isis (Daesh, in arabo) in Medio Oriente, Nasrallah ha affermato che «senza dubbio, la Turchia è seconda solo a Daesh, fornendo equipaggiamento militare, e apertura delle frontiere. Ma ora il primo ministro della Turchia (Ahmet Davutoglu) sostiene che Daesh minacca la sicurezza nazionale di questo Paese».
Gli Stati Uniti rimangono il “grande satana” di sempre
Per quanto riguarda la conclusione dei colloqui sul nucleare tra Iran e Gruppo 5+1 (Stati Uniti d’America, Il Regno Unito, Francia, Russia e Cina più la Germania), il leader di Hezbollah ha sottolineato che gli USA saranno sempre il “Grande Satana”, sia prima che dopo il conseguimento di tale risultato.
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]
Il Consiglio di Sicurezza Nazionale della Russia ritiene che il presidente siriano Bashar al-Assad, sia l’unica opzione che può impedire l’avanzata del gruppo terroristico Isis (Daesh, in arabo).
«Nel caso di un possibile rovesciamento del governo di Al-Asad, il prossimo obiettivo dell’Isis sarebbero gli altri paesi arabi che si affacciano sul Golfo Persico; così Al-Assad e l’esercito siriano sono l’ultima barriera e l’ultima valvola di sicurezza», ha dichiarato il segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Russia, Yevgeny Loukianov.
Secondo Loukianov, se il governo di Damasco sarà rovesciato, nessun paese del mondo, compresa la Russia, uscirà indenne dalle minacce del terrorismo e dalle sue conseguenze.
L’Isis è diverso da altri gruppi terroristici e non si è limitato ad atti terroristici, ma cerca anche di dominare i territori di diversi paesi e di stabilire un califfato nelle zone che occupa, ha spiega Loukianov.
Infine, Loukianov ha ribadito l’impegno della Russia per inviare armi alla Siria, come definito nei contratti firmati tra i due paesi ed ha assicurato che queste armi non sono incluse nelle sanzioni imposte dalle Nazioni Unite (ONU) contro il paese arabo.
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]
Il gruppo terroristico Isis (Daesh in arabo) utilizza il social network Facebook per vendere oggetti di antiquariato di inestimabile valore saccheggiati in Siria e Iraq.
La rete televisiva statunitense Fox Newsha riferito che Daesh offre su alcune pagine di Facebook una serie di monete antiche, tavolette di argilla, statue d’oro e manoscritti in ebraico e aramaico, tra i vari altri oggetti.
«Non è sempre possibile identificare i manufatti rubati, ma siamo in grado di agire e si può essere certi che saremo in grado rimuovere tali contenuti», afferma Matt Steinfeld, responsabile delle politiche sulla Privacy di Facebook.
Facebook sostiene di aver rimosso queste pagine immediatamente che, secondo gli esperti, ogni oggetto offerto proviene dal saccheggio dei siti archeologici siriani.
Il primo che ha riportato notizie della vendita di reperti archeologici su Facebook è stato il giornalista Zaid Benjamin, che ha segnato almeno cinque pagine di questa piattaforma sociale in cui sono stati esposti oggetti antichi, alcuni numeri di telefono ed e-mail, compresi i dati per contattare il venditore.
L’Isis cerca di vendere questi oggetti di valore tramite intermediari nelle reti sociali, perché i musei e le case d’asta di tutto il mondo sono stati avvertiti che questo commercio è illegale.
Nel frattempo, Sung-hee Kim, un portavoce della casa d’aste Christie, ha dichiarato che l’azienda è sempre in allerta per questo tipo di operazioni ed è pronta a cooperare strettamente con l’UNESCO e l’Interpol, per la cattura di questi venditori senza scrupoli.
Purtroppo, i terroristi hanno ottenuto quasi 100 milioni di dollari dalla vendita di manufatti antichi saccheggiati da oltre 4.500 siti archeologici in Siria e in Iraq, secondo una fonte dell’intelligence irachena.
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]
I comunisti libanesi sono pronti a «far fronte a qualsiasi aggressione dei gruppi terroristici takfiri». Lo ha riportato il quotidiano libanese Al Akhbar.
Una settimana fa è stata pubblicata su vari social network una foto di un gruppo di giovani in uniforme che portano il simbolo del partito comunista libanese.
Un recente incontro di questa forza politica è stato dedicato alle questioni della sicurezza nazionale e della stabilità del Libano, ritenuto minacciato sia da «l’aggressione di organizzazioni terroristiche in vaste aree del confine orientale del Libano da una parte, e sia dalle minacce di aggressione sionista sul territorio del sud.
«L’Ufficio politico ha annunciato che le organizzazioni del partito e della città e villaggi del nord della Bekaa e in alcune regioni del Sud hanno iniziato a mobilitarsi per combattere le organizzazioni terroristiche».
Da parte sua, il segretario generale del partito, Khalid Hadadi, ha dichiarato ad Al-Akhbar che ” come abbiamo preso le armi contro Israele, faremo lo stesso contro i terroristi
Hadadi ha fatto appello ai comunisti «per proseguire i loro sforzi, aumentando il suo stato di allerta e di lavoro, al fine di garantire le migliori condizioni possibili per resistere all’aggressione delle organizzazioni terroristiche contro il nostro popolo e difendere il suolo della patria». Egli ha anche evidenziato che «il rischio posto dalle organizzazioni terroristiche in Libano è simile a quello dei sionisti».
Egli ha osservato, inoltre, che «il popolo della Bekaa continua a lavorare per evitare qualsiasi conflitto confessionale e continua a dare una lezione di patriottismo».
Hadadi ha spiegato che i comunisti discutono di «misure a sostegno del popolo e dell’esercito libanese», che comprenderebbero una “piena mobilitazione politica o addirittura militare” contro il pericolo rappresentato dai terroristi takfiri. Infine, Hadadi ha sottolineato l’importanza di offrire ai residenti le armi e l’addestramento necessario per la difesa contro i terroristi.
[Trad dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]
Un membro dell’Isis (Daesh in arabo), ha ammesso che aerei USA hanno inviato aiuti al gruppo estremista, che opera in Iraq e la Siria.
Il terrorista dell’Isis, arrestato dalle forze tribali irachene, ha confessato che gli aerei statunitensi hanno lanciato due volte armamento e aiuti alimentari al Daesh in Iraq, come dimostra un video pubblicato, ieri, sul sito web indipendente Veteranstoday.
«Ho visto due volte con i miei occhi l’aereo USA lanciare aiuti ai combattenti dell’Isis a Mosul, nel nord dell’Iraq», ha raccontato il terrorista quando è stato interrogato da un ufficiale dell’esercito iracheno.
«Un aereo cargo statunitense ci ha inviato scatole piene di armi, proiettili, razzi, granate, pezzi di armi pesanti made in USA», ha proseguito. Inoltre, ha aggiunto: «Dagli aerei ci hanno lanciato anche cibo e bevande».
Gli aerei da guerra coalizione anti-Isis, guidata dagli Stati Uniti, hanno ripetutamente inviato una grande quantità di armi e munizioni ai terroristi del Daesh in Iraq e la Siria, sostenendo che si trattava di un errore.
Queste sovvenzioni degli Stati Uniti terroristi non stupiscono nessuno: Majed al-Qarawi, un membro della Commissione per la sicurezza e la difesa del parlamento iracheno, ha rivelato all’inizio di gennaio scorso, che un aereo delle forze armate statunitensi ha lanciato armi ai takfiri nella provincia di Salah al-Din, Iraq centrale.
Secondo Edward Snowden, ex analista del National Security Agency degli Stati Uniti, NSA, il gruppo terroristico Isis è nato dagli sforzi congiunti dei servizi segreti degli Stati Uniti, Regno Unito e regime israeliano.
Un rapporto recentemente pubblicato dall’agenzia Bloombergview ha dimostrato che gli Stati Uniti erano a conoscenza del piano dell’Isis di occupare la città irachena di Al-Ramadi, capoluogo della provincia di Al-Anbar (ovest), ma non ha avvertito il governo iracheno.
L’Isis, con migliaia di membri stranieri, attualmente operanti in Iraq e Siria, commettono crimini contro l’umanità contro tutti i gruppi etnici e religiosi, tra cui sciiti, sunniti, curdi e cristiani.
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]
Il governo turco ha inviato sacchi di nitrato di ammonio al gruppo terroristico ISIS (Daesh in arabo), attraverso i confini con la Siria, che vengono utilizzati per la fabbricazione di esplosivi. Lo rivela il quotidiano turco Hurriyet.
Mentre il nitrato di ammonio è ampiamente utilizzato come fertilizzante in agricoltura, i terroristi di tutto il mondo, tra i quali quelli dell’Isis, lo applicano per fabbricare bombe, riporta il giornale.
«Non è per l’agricoltura. È per le bombe», ha dichiarato Mehmet Ayhan, politico dell’opposizione dalla città di confine turca di Akçakale (sud-est), candidato alle prossime elezioni parlamentari in Turchia.
Tuttavia, Ayhan non è contrario alle consegne, sostenendo che creano posti di lavoro per la popolazione impoverita. Dal momento che i dipendenti lavorano tutto il giorno in Akçakale, accumulando sacchi di fertilizzante e li trasportano in auto attraverso l’incrocio che collega questa città al confine con la Siria.
«Mentre il popolo turco beneficia di questo» a prescindere dalla destinazione, dove vengono consegnati i sacchi, per Ayhan, comunque, “è una buona cosa”.
Nel frattempo, un altro quotidiano turco, Evrensel, ha riferito che il governo di Ankara fornisce armi, prodotti chimici e polveri all’ISIS in modo da poter fabbricare le bombe.
Testimoni della città di Akçakale hanno raccontato che tre camion che trasportavano il nitrato di ammonio e polvere da sparo hanni scaricato il loro carico al confine con la Siria ed è stato consegnato ai terroristi presenti.
Dall’inizio della crisi in Siria, nel 2011, il governo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, si astiene dal svolgere un ruolo costruttivo nella lotta contro il terrorismo, e ha anche fornito sostegno ai gruppi estremisti, al fine di preparare il terreno per il rovesciamento del governo di Damasco.
Nel mese di febbraio, Şafak Pavey, parlamentare repubblicana del Partito popolare, ha annunciato che negli ultimi quattro anni Ankara ha accolto 50.000 terroristi stranieri sul suo territorio, nel quadro delle sue politiche ostili nei confronti della Siria.
Secondo vari rapporti, il governo di Ankara ottiene un grande vantaggio dal passaggio dei terroristi stranieri che dal suo territorio arrivano in la Siria. Si calcola che il 60% dei terroristi stranieri arrivano in Iraq attraverso la Turchia.
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]
La “Mesopotamia” o “terra tra i fiumi” è considerata la culla della civiltà, perché è qui che gli archeologi hanno trovato le origini dell’agricoltura, della lingua scritta, della religione, del sistema amministrativo e delle prime città.
Nell’Età del Bronzo la Mesopotamia includeva la Sumeria, Babilonia e l’Assiria, nelle attuali Iraq, Siria settentrionale e piccole parti di Iran, Kuwait e Turchia. Il patrimonio storico di grande valore di questa terra corre il pericolo di un annientamento totale.
Negli ultimi mesi, l’opinione pubblica mondiale è stata testimone di video agghiaccianti sulla distruzione di massa e il saccheggio del patrimonio culturale di questa antica civiltà. I terroristi dell’Isis(Daesh in arabo) hanno distrutto con mazze, martelli, fuoco, asce e granate quasi tutti gli oggetti troppo grandi e pesanti per essere spostati.
Tuttavia, in realtà, tale distruzione non è nulla rispetto alle più significativo pericolo che corrono questi oggetti di inestimabile valore. I reperti archeologici che sono abbastanza piccoli per essere spostati (e nella maggior parte dei casi, sono più preziosi) vengono rubati e incanalati attraverso un enorme e redditizio mercato nero europeo delle antichità per finire nei negozi di antiquariato di Londra.
Il mercato dell’antiquariato Portobello a Londra è più che fiorente in questi giorni. Gli antiquari si fregano le mani, mentre interi lotti di oggetti antichi rubati vengono consegnati ogni giorno alle loro porte.
Una breve passeggiata lungo il mercato di Portobello, a Londra, basta fare un po’di attenzione e subito si può vedere come la capitale dell’Inghilterra sia ormai diventata un luogo privilegiato dei pezzi storici siriani e iracheni saccheggiato che arrivano di contrabbando nel Regno Unito. I collezionisti possono trovare tutto ciò che si possa immaginare: mosaici romani, vetri, ceramica, oro, monete e antiche tavolette cuneiformi babilonesi, un luogo ideale per un collezionista.
L’itinerario del contrabbando parte dalle zone archeologicamente importanti, soprattutto in Iraq Mossul e Aleppo in Siria. Mosul è molto vicina alla città antica assira di Nimrud e Aleppo è ben nota per essere la città più antica del mondo ancora abitata. Entrambe le città sono attualmente nei territori occupati dai terroristi dell’Isis.
Dal primo giorno, l’Isis ha cominciato a creare i collegamenti all’estero per mantenere l’attività sotto il loro controllo. Gli oggetti rubati sono contrabbandati attraverso il Libano e la Turchia, che vengono utilizzate come stazioni di transito.
Quindi, gli antiquari spostano gli oggetti rubati verso l’Europa dell’Est. I contrabbandieri europei, che amano il loro commercio illecito, con i loro biglietti da visita e uffici negli Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Paesi Bassi.
Il Regno Unito è il secondo più grande mercato dell’arte e dell’antiquariato nel mondo, e si stima che oltre il 60% di antichità saccheggiate dalla Siria sono a Londra. Questo è successo anche durante le guerre contro l’Afghanistan e l’Iraq.
Mentre quasi tutti gli antiquari di Londra negano categoricamente qualsiasi coinvolgimento nel commercio e affermano di non avere alcun rapporto con i contrabbandieri e trafficanti, il loro rapporto con i contrabbandieri di reperti archeologici è innegabile. I fornitori di questi oggetti (in questo caso l’Isis) richiedono acquirenti e commercianti (in questo caso i mercanti d’arte britannici) ed hanno bisogno di un flusso costante di rifornimenti.
Anche la polizia britannica ammette che molte case d’asta in tutto il Regno Unito sono attivamente coinvolti in questo commercio illegittimo e vietato. In molti casi, gli oggetti storici sono presentati dalle case d’asta provenienti da collezioni private. Sorprendentemente (o forse no) hanno ancora sui reperti ci sono ancora pezzi di fango e sabbia attaccati. Ciò dimostra chiaramente che questi oggetti sono stati recentemente scavati e rimossi da predoni di tesori antichi.
Il modo in cui il mercato dell’arte britannico tratta l’antico patrimonio culturale è uno spettacolo vergognoso. I paesi di provenienza di questi oggetti non sono ben attrezzati per proteggere il loro patrimonio culturale contro il saccheggio e il mercato nero, che sfrutta la situazione. La politica neocolonialista insieme all’avventurismo terroristico hanno fornito un’eccellente opportunità per il mercato nero britannico delle antichità. E il sistema britannico, facendo finta di non vedere il traffico di antichi artefatti, apre la strada per un ulteriore saccheggio. Le cifre annunciate ufficiosamente mostrano che finora questo mercato sotterraneo ha prodotto guadagni illeciti che hanno superato i 3 miliardi di sterline.
Le principali case d’asta britanniche e persino i musei, sono coinvolti in questo commercio. Deliberatamente ignorano l’”origine” di questi oggetti storici per facilitare il processo per i contrabbandieri per inserirli nel mercato legale dove possono essere venduti ad un prezzo molto più elevato. In molti casi, le reti dei trafficanti usano la casa d’aste Sotheby per mettere i loro prodotti in vendita. Sotheby ‘s è la più grande casa d’aste al mondo e non è l’unica che fa questo tipo di traffici.
Centinaia di cause sono già state depositate contro musei britannici da parte di diverse autorità estere. I musei di Londra sono accusati di possesso illegale di pezzi storici saccheggiati da altri paesi.
Questo mercato sporco è l’eredità del periodo coloniale britannico. Durante questo periodo, le antichità saccheggiate di un paese è stato libero e aperto, un atteggiamento impertinente e predatorio che gli imperialisti di oggi lo hanno trasformato in una normale consuetudine.
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]
La stampa mondiale ha riferito che il progresso della gruppi takfiri in Siria ha provocato l’uccisione di centinaia di membri delle minoranze religiose, fra le quali quella degli aleviti.
Almeno 35 siriani di etnia turkmena e di fede Alevita, sono stati uccisi in questi giorni da parte dei membri del gruppo terroristico di Al-Nusra, che fa parte di Al-Qaeda. Questo è ciò che un gruppo di giovani turchi ha denunciato, tentando di riportare all’attenzione del mondo quello che credono sia una nuova tragedia che si sta consumando in Siria.
Le uccisioni sono avvenute pochi giorni fa, a Istebrak, un piccolo paese alevita-turkmeno nella provincia siriana di Idlib, vicino al confine turco. Data la politica del governo turco che appoggia i gruppi armati che cercano di rovesciare il governo del presidente siriano Bashar al-Assad, questi manifestanti accusano Ankara di essere dietro questo nuovo massacro.
Inoltre, il culto degli aleviti non è riconosciuto dal governo turco. Date la presenza del gruppo terroristico Isis, (Daesh in arabo) in Turchia, gli aleviti turchi temono di essere le prossime vittime.
Gli aleviti hanno subito vari massacri nel corso dei secoli per mano di coloro che li definivano “infedeli”. Il più recente è avvenuto venti anni fa.
Il gruppo terroristico Daesh, e altre organizzazioni takfire, come un rullo compressore, stanno distruggendo tutte le minoranze religiose e culturali nel Medio Oriente. Il grande pericolo è che in pochi anni, non ci sarà nessuna traccia di quella ricchezza culturale e religiosa che un tempo caratterizzava la regione.
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]
Le fazioni palestinesi hanno dichiarato che supportano un’operazione militare congiunta con l’esercito siriano per espellere l’Isis (Daesh, in arabo), che ha occupato gran parte del campo profughi palestinese di Al-Yarmuk, a sud di Damasco.
«Lo sforzo palestinese completerà il ruolo dello Stato siriano per liberare il campo di Al-Yarmouk dai terroristi», ha affermato, oggi, il delegato dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), Ahmed Majdalani
Inoltre, ha aggiunto che 14 fazioni palestinesi hanno distaccato un’operazione di sicurezza da realizzare in collaborazione con il governo di Damasco, il cui obiettivo principale dovrà essere la sicurezza dei palestinesi sotto assedio nel campo.
Majdalani ha anche assicurato che le forze palestinesi lavoreranno in collaborazione con lo Stato siriano per sgombrare il campo della presenza degli estremisti supportati dall’estero.
Tra l’altro, proprio ieri, il ministro siriano per riconciliazione nazionale Ali Haidar, aveva evidenziato la necessità di un’operazione militare per prendere il controllo di Al-Yarmouk al gruppo terroristico Isis.
Croce Rossa chiede il permesso di entrare in Al-Yarmuk
Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) ha lanciato un appello per entrare nel campo di Al-Yarmuk, per distribuire aiuti umanitari tra i palestinesi assediati.
Attraverso un comunicato, il CICR ha espresso allarme per la situazione critica dei rifugiati palestinesi a causa degli attacchi dell’Isis.
«Con la recente recrudescenza dei combattimenti dentro e intorno ad al-Yarmuk la situazione dei civili è nuovamente peggiorata», ha sostenuto il direttore del CICR in Siria, Marianne Gasser.
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]
Il presidente Bashar al-Assad ha sottolineato che «ogni controversia deve cessare con il dialogo e una soluzione politica tra le varie parti, e questo è ciò che si sta facendo in Siria nel corso degli ultimi due anni»
In un’intervista con la rete statunitense (CBS News il presidente ), ha dichiarato che «il dialogo è una cosa buona, ma dovrebbe essere sviluppato senza la violazione della sovranità siriana, in particolare, per quanto riguarda la lotta contro il terrorismo».
Il presidente ha invitato i media e gli occidentali a non affrontare la questione delle vittime e dei rifugiati a causa della guerra come “semplici numeri”, ma come una tragedia che ha colpito tutte le famiglie siriane.
Per quanto riguarda la comparsa dell’organizzazione terroristica Isis nel corso degli eventi in corso in Siria, al-Assad ha affermato che lo «Stato islamico non è apparso all’improvviso è impossibile per un’organizzazione terroristica che abbia tutti questi fondi e risorse umane senza un aiuto esterno».
In risposta ad una domanda sulla recente dichiarazione di Kerry sul dialogo con il governo siriano, al-Assad ha ribadito che «sono mere dichiarazioni, ma non hanno ancora nulla di concreto ancora, perché non sono emersi nuovi fatti in relazione alla linea politica degli Stati Uniti sulla situazione in Siria».
Riguardo al dialogo, il presidente ha precisato che «il dialogo è positivo e la Siria sarà sempre aperta a questa possibilità con tutte le parti, compresi gli Stati Uniti, ma questo dialogo deve essere basato sul rispetto reciproco e senza violazione della sovranità siriana».
A proposito dei contatti in corso tra il governo siriano e l’amministrazione degli Stati Uniti, il presidente al-Assad ha spiegato che non ci sono contatti diretti, ribadendo che «ogni dialogo è una buona cosa, soprattutto quando si tratta della lotta contro il terrorismo» evidenziando che trovare un modo per sconfiggere il terrorismo è una questione importante per la Siria in questo momento.
Inoltre, Assad ha evidenziato che qualsiasi passaggio sulla politica interna della Siria deve essere sottoposto dalla volontà del popolo siriano e non a chiunque altro, notando che Damasco, su questo aspetto, non discuterà con gli americani, o con qualsiasi altra parte. «Tutto questo ha a che fare con il nostro sistema politico, le nostre leggi e la nostra Costituzione», ha puntualizzato.
A questo proposito, ha aggiunto che «la Siria potrebbe cooperare con gli Stati Uniti per quanto riguarda la lotta contro il terrorismo, a condizione che facciano la pressione sui paesi come la Turchia, l’Arabia Saudita, il Qatar e alcuni stati europei, che sostengono i terroristi politicamente, finanziariamente e militarmente».
Sulla soluzione del conflitto, il presidente Assad ha sostenuto che “il governo siriano sta lavorando su due punti: il primo si basa sulla creazione di un dialogo interno su tutte le questioni, compreso il sistema politico, il secondo è quello di avere contatti diretti con i gruppi armati, come è stato fatto nel corso degli ultimi due anni, attraverso la concessione dell’ amnistia per chi abbandona la lotta armata e vuol tornare alla vita normale»-
Su questo aspetto, al-Assad ha aggiunto che «alcuni appartenenti a queste bande armate sono terroristi, mentre altri sono stati coinvolti nella guerra per motivi diversi. Per noi, chiunque porti un’ arma e cerca di distruggere le infrastrutture, attaccando persone innocenti o viola la legge in Siria, appartiene ai gruppi armati».
Rispondendo a una domanda sul futuro politico della Siria, al-Assad ha sostenuti che “nessun partito al di fuori del paese ha a che fare con il futuro politico della Siria, o per quanto riguarda il presidente o la costituzione. Non discuteremo mai su tali questioni con nessuno al di fuori della Siria. Si tratta di una questione siriana e quando il popolo siriano vuole cambiare il presidente lo realizza attraverso un processo politico e costituzionale. I presidenti e non si cambiano attraverso il terrorismo o le interferenze straniere».
Per quanto riguarda la politica dell’Occidente in merito alla situazione in Siria, secondo Assad «la nascita dell’organizzazione terroristica dello Stato Islamico ha portato l’Occidente cambiare le sue politiche, ma questo non vuol dire che ha cambiato il suo approccio al conflitto in Siria o l’Iraq.
L’Occidente non ha imparato bene la lezione, e di conseguenza non è in grado di cambiare nulla sul corso degli eventi perché fin dall’inizio l’approccio occidentale si è basata su un cambio semplicemente sul rovesciamento del governo perché rispondeva ai suoi interessi. I governi occidentali continuano a muoversi in questa direzione; per questo motivo, ancora nulla di sostanziale è cambiato»-
Riguardo agli attacchi della coalizione contro le posizioni dell’Isis all’interno della Siria, il presidente ha detto che, in generale, «l’Isis ha fatto progressi dall’inizio degli attacchi, e gli USA cercano di camuffare la realtà sostendendo che le cose sono migliorate e che l’Isis è stato sconfitto, ma in realtà ciò che accade è l’opposto»
Il presidente ha anche sottolineato che «l’Isis continua a reclutare persone e, secondo alcune stime, sono 1.000 ogni mese, in Siria e in Iraq, si sta espandendo in Libia e molte altre organizzazioni legate ad al-Qaeda hanno dichiarato la loro fedeltà al Daesh; questa è la realtà».
Per quanto riguarda le accuse contro l’esercito siriano sull’uso di armi non convenzionali, il presidente Bashar al-Assad ha replicato: «le accuse riguardanti l’uso di gas cloro sono parte di una campagna di propaganda dannosa contro la Siria. Il gas di cloro non è usato esclusivamente dagli eserciti, ma può essere acquistato ovunque».
Sul “barili esplosivi”, al-Assad specificato che «la Siria da decenni ha a che fare con l’industria militare avanzata, e non necessita di produrre bombe rudimentali e dannose; hanno usato questo termine solo per demonizzare l’esercito siriano».
Infine. Al-Assad ha ribadito: «chiunque usa una pistola e uccide persone, distrugge la proprietà pubblica, è un terrorista», concludendo che l’opposizione armata è terrorismo, in conformità con la definizione della parola “terrorismo” nel mondo.
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]
Un alto funzionario francese ed ex ufficiale della riserva, Patrick Barraquand, ha accompagnato, in tutta discrezione, la delegazione parlamentare che ha visitato Damasco il 25 febbraio scorso ed ha incontrato il generale, Ali Mamluk, responsabile della sicurezza siriana. Lo ha riferito il quotidiano francese, Le Figaro.
Il giornale ha citato un funzionario di intelligence francese che ha dichiarato: «Vogliamo una cooperazione tecnica. I politici hanno i loro ordini del giorno, ma quello che ci preoccupa è il pericolo che minaccia la Francia a causa del fatto che centinaia di giovani si sono uniti ai jihadisti in Siria».
Prima di effettuare il contatto, Barraquand ha contattato l’Intelligence interna (DGSI) ed esterna (DGSE) francese, che non ha sollevato alcun veto sua missione.
Le Figaro ha aggiunto,inoltre, che l’intelligence siriana ha espresso la sua volontà di cooperare con la parte francese nel caso in cui le relazioni diplomatiche tra i due paesi vengano ripristinate.
Il giornale ha scoperto che i professionisti a supporto dell’ intelligence francese, valutano il ripristino di una “diplomazia della sicurezza” con la Siria, nonostante le considerazioni politiche attuali.
Al suo ritorno a Parigi, Barraquand ha consegnato un rapporto alle due agenzie di intelligence francesi così come al consigliere del presidente francese François Hollande.
Secondo uno stretto collaboratore di Barraquand, «l’incontro con il responsabile siriano è durato un’ora e si è concentrato sui jihadisti francesi che si trovano agli arresti in Siriae sul numero di passaporti confiscati e anche sulla presenza dell’Isis in Siria e lotta da condurre contro il gruppo terrorista».
Il giornale rivela, infine, che le due parti hanno rifiutato di fornire ulteriori informazioni sulla riunione, ma «a differenza degli incontri precedenti, questo sembra essere stato più proficuo».
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]
L’ex ambasciatore Usa, in Siria, Robert Ford, ha riconosciuto per la prima volta che l’opposizione siriana ha usato pratiche barbariche contro i civili fedeli al presidente siriano Bashar al Assad.
In un’intervista con la rivista americana Foreign Policy, Ford ha lanciato un appello all’opposizione affinché rinunci alla partenza del presidente Assad come precondizione per una soluzione della crisi siriana.
Ford, da sempre molto critico con il presidente Assad, a sorpresa, ha invitato i gruppi di opposizione a collaborare con l’esercito siriano nella protezione dei civili.
Secondo Ford, «la strategia degli Stati Uniti non funziona, da qui la necessità di istituire un piano alternativo».
I principali punti del piano possono essere riassunti come segue:
I gruppi armati di opposizione addestrati recentemente devono obbedire solo al loro comando.
L’opposizione armata deve rinunciare agli atti barbarici contro i civili fedeli al presidente Assad.
L’opposizione deve tagliare tutti i rapporti con il Fronte al Nosra, affiliata alla rete di al-Qaeda.
Non si devono attaccare i cristiani e le altre minoranze.
È necessario che l’opposizione cooperi con l’esercito siriano nel proteggere le aree.
L’opposizione deve prendere parte ai negoziati per una soluzione della crisi senza chiedere la partenza di Assad come condizione preliminare a qualsiasi compromesso.
E, infine, Ford non ha dimenticato di chiedere alla Turchia di chiudere le frontiere per impedire l’afflusso delle milizie dell’Isis e di Al Nosra verso la Siria.
[Trad. dal francese per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]