Verso la Missione “Milagro Negro”

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da ANROS – Italia

Africa: Un medico oculista per ogni milione e mezzo di abitanti.
Abbiamo evidentemente un debito morale ed eticamente inaccettabile.

Patrocinio Morale e Politico del Consolato della Repubblica Bolivariana del Venezuela a Napoli

Progetto proposto dall’Associazione delle Reti e le Organizzazioni Sociali (ANROS – Italia)
Associazione di supporto Movimento Apostolico Ciechi

Proposta di Emilio Lambiase e Alessandro Pagani (ANROS Italia) e Francesco Scelzo (M.A.C.)

Si chiede il Patrocinio morale e politico del Venezuela, di Cuba e del Vaticano.

(da un articolo di Marinella Correggia)

“La Carta a Africa” è un testamento.

Il Comandante Eterno Hugo Chávez sta già molto male quando, nel febbraio del 2013, dispiaciuto di non poter partecipare al Terzo vertice dei capi di stato e di governo dell’ASA (America del Sud e Africa), nella Guinea equatoriale, manda ai partecipanti questa lettera, il suo ultimo grande documento di politica internazionale.
Egli auspica che l’ASA diventi un “foro della cooperazione solidale e complementare” fra i due continenti.
La lettera si conclude con questa frase: “Vivremo e vinceremo!”.

Ma il nostro “presidente infinito” muore a Caracas il 5 marzo 2013.

L’8 marzo, molto lontano, nella capitale del Burkina Faso, una donna e il suo bambino vanno a deporre la bandiera venezuelana sulla tomba dell’ex presidente Thomas Sankara, ucciso nel 1987, mentre alcuni artisti suonano in onore dei due rivoluzionari, mai conosciutisi ma così affini.

Nel suo testamento africano, il presidente del Venezuela parla di due continenti “più che fratelli, uniti da indivisibili legami storici e destinati a procedere insieme verso il pieno riscatto”. “(…) America del Sud e Africa sono uno stesso popolo. (…) Gli imperi del passato, colpevoli del sequestro e dell’assassinio di milioni di figli e figlie di madre Africa, col fine di alimentare un sistema di sfruttamento schiavista nelle sue colonie, seminarono nella nostra America sangue africano guerriero e combattivo, arso dal fuoco che produce il desiderio di libertà”.

Viene poi il secolo XX, e “le lotte di liberazione in Africa. Processi di indipendenza, nuove minacce neo-coloniali, eroi e martiri: Patrice Lumumba, Amilcar Cabral (…)”.

Il presidente venezuelano indica i temi e le caratteristiche della solidarietà afro-latinoamericana della quale auspica una grande crescita: “Nei nostri continenti si trovano sufficienti risorse naturali, politiche e storiche, che servono per salvare il pianeta dal caos in cui è stato condotto. (…)”.

daserDa sottolineare come Hugo Chávez per l’ennesima volta condanni la guerra della Nato in Libia nel 2011 e il suo obiettivo di frenare il consolidamento di un’unione fra popoli non occidentali, all’insegna dell’autodeterminazione e della ricerca della giustizia economica e sociale affinché, contando gli uni sugli altri, si raggiunga l’indipendenza e la maggiore felicità possibile”.

Dalla Carta all’Africa di Hugo Chávez all’incontro in Vaticano con Papa Francesco, di Nicolás Maduro, il 17 giugno 2013.
In quella occasione il presidente Maduro ha spinto per la canonizzazione del medico José Gregorio Hernández, conosciuto in Venezuela come il “medico del popolo”, venerato come un santo in Venezuela per il suo impegno in favore degli umili e dei poveri, che curava gratis.

Poi Maduro si è soffermato a illustrare al Papa il “debito sociale delle Missioni”, con particolare riguardo a la Misión Milagro.
Oggi vorremmo ripartire da quel discorso che ha affascinato i due capi di Stato e proporre di estendere al continente africano quel debito sociale, proponendo in questa occasione la MISION MILAGRO NEGRO, considerando, poi, che alcuni Paesi di quel continente, possiedono un medico oculista per ogni milione e mezzo di abitanti (sic!).

Questo progetto dovrà coinvolgere necessariamente il governo del Venezuela, quello di Cuba e lo Stato del Vaticano.

Cos’è la Misiòn Milagro?

La Misión Milagro, o Operazione Milagro, è un progetto umanitario che ebbe inizio l’8 luglio 2004 con l’impulso dei governi di Cuba e Venezuela. Ha lo scopo di aiutare quelle persone con scarse risorse affinché possano essere operate per vari problemi oculari. È un piano sanitario che fa capo in forma congiunta ai governi di Cuba e Venezuela e che cerca di dare soluzione a determinate patologie oculari della popolazione. È parte del piano di integrazione dell’America Latina, e si integra nei programmi per ottenere l’unità tra i popoli dell’Alleanza Bolivariana per le Americhe (ALBA).

Dalla sua creazione sono state operate, grazie all’avanzato sviluppo della medicina cubana, migliaia di latinoamericani di paesi come El Salvador, Guatemala, Ecuador, Colombia, Costa Rica, Venezuela, Bolivia, Argentina e Repubblica Dominicana, e si prevede la sua applicazione in altri paesi. Come parte del suo sviluppo sono sorti centri di Oftalmologia in Venezuela e Bolivia con personale, equipaggiamento e risorse cubane.

Nei centri dove vengono alloggiati i pazienti a Cuba sono assistiti da medici, operatori sociali e studenti universitari che dedicano parte delle loro vacanze a questo lavoro di solidarietà.

Parte di questa opera è raccontata da coloro che l’hanno vissuta nel libro di Katiuska Blanco, Alina Perera e Alberto Núñez, Voces del Milagro.

Obiettivi

Il piano prevede che, in un periodo di 10 anni, si presti attenzione chirurgica a circa sei milioni di persone affette da problemi oftalmologici.

Il piano, che ebbe inizio in Venezuela, si applica già in 31 paesi dell’America Latina, Caribe, Asia e Africa.[1] Come estensione di questo programma sono state create, con l’aiuto del personale medico cubano, cliniche in Venezuela e Bolivia che contribuiranno al trattamento gratuito di queste infermità, permettendo così maggior controllo e prevenzione.

Sviluppo

Nell’ottobre 2005, il governo dell’Avana inviò 2000 professionisti sanitari in Pakistan, installando 30 ospedali da campo che assistettero più di 1,5 milioni di persone, in seguito al terremoto avvenuto nel paese asiatico.[2]

In seguito al terremoto in Indonesia del 27 maggio 2006, Cuba inviò 135 medici e una delegazione che assistette 1000 pazienti al giorni nell’isola di java, fermandosi per un totale di otto mesi.[3]

Nel dicembre 2007, Cuba celebrò il raggiungimento di un milione di pazienti dall’America Latina, Caribe e Africa che hanno recuperato o migliorato la vista grazie all’ Operazione Milagro, essendo un fatto unico nella storia dell’umanità, grazie alla collaborazione dei governi rivoluzionari di Cuba e Venezuela.

Il 20 novembre 2008, Cuba e Angola si accordarono per la formazione di oftalmologi del paese africano sotto l’istruzione di specialisti cubani nel segno dell’ Operazione Milagro.

Copertura attuale

Nell’Operazione Milagro partecipano 165 istituzioni cubane. Dispone già di una rete di 49 centri oftalmologici con 82 postazioni chirurgiche in 14 paesi dell’America Latina e Caribe. Ci sono missioni dell’ Operazione Milagro in Venezuela, Bolivia, Costa Rica, Ecuador, Haiti, Honduras, Panama, Guatemala, Saint Vincent e Granadine, Guyana, Paraguay, Granada, Nicaragua e Uruguay. Nonostante l’importanza di portare assistenza medica a persone di scarse risorse, Stati come quello peruviano hanno visto in questa iniziativa un mezzo d’infiltrazione e propaganda. Dopo queste accuse, l’Operazione Milagro ha cessato le sue attività nel paese andino.

TABELLE ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’ SULLA DISABILITA’ VISIVA


Numero totale delle persone con disabilità visiva suddivise per macroaree (dati 2010)

Ciechi Ipovedenti Totale disabili visivi

Area Geografica Popolazione totale Numero e percentuale sul totale Numero e percentuale sul totale Numero e percentuale sul totale

Africa 805 milioni 5.888.000 (15) 20.407.000 (8,3) 26.295.000 (9.2)
Americhe 915 milioni 3.211.000 (8) 23.401.000 (9,5) 26.612.000 (9,3)
Medio-Oriente 580 milioni 4.918.000 (12,5) 18.581.000 (7,6) 23.499.000 (8,2)
Europa 890 milioni 2.713.000 (7) 25.502.000 (10,4) 28.215.000 (9,9)
Sud-Est Asiatico (esclusa India) 580 milioni 3.974.000 (10,1) 23.938.000 (9,7) 27.913.000 (9.8)
Asia Centrale/ Occidentale e Regioni del Pacifico (esclusa Cina) 442 milioni 2.338.000 (6) 12.386.000 (5) 14.724.000 (5,2)
India 1.182 milioni 8.075.000 (20,5) 54.544.000 (22,2) 62.619.000 (21,9)
Cina 1.345 milioni 8.248.000 (20,9) 67.264.000 (27,3) 75.512.000 (26,5)
Totale Mondo 6.739 milioni 39.365.000 (100) 246.024.000 (100) 285.389.000 (100)
Numero totale delle persone con disabilità visiva suddivise per età (dati 2010)
Età (in anni) Popolazione totale Ciechi Ipovedenti Totale disabili visivi
0-14 1.848 milioni 1.421.000 17.518.000 18.939.000
15-49 3.549 milioni 5.784.000 74.463.000 80.248.000
50 e oltre 1.342 milioni 32.160.000 154.043.000 186.203.000
Totale 6.739 milioni 39.365.000 246.024.000 285.389.000

CECITÀ IN AFRICA

Cataratta


In Africa, la cataratta è responsabile di quasi il 40% dei casi di cecità. Consiste nell’opacizzazione del cristallino, che è una lente naturale situata internamente all’occhio. In condizioni normali questa lente è trasparente, ma in conseguenza di alterazioni dovute ad invecchiamento, traumi, infezioni, raggi UV, disidratazione, malnutrizione, ecc., può diventare opaca. La cataratta ostacola la penetrazione di luce nell’occhio, riducendo l’acuità visiva fino alla sola percezione della luce o alla cecità totale. La terapia della cataratta è chirurgica mediante la sua estrazione e la sostituzione del cristallino naturale con una lente artificiale. Questo intervento, che ridona la vista, costa circa 30 euro per un adulto, e 130 euro per un bambino.

Tracoma

Le numerose iniziative di questi ultimi anni hanno ridotto la percentuale del tracoma nel mondo al 3%, ma questo non basta perché in molte zone dell’Africa questa patologia è ancora endemica. Il tracoma è una malattia infettiva cronica della congiuntiva e della cornea, causato da un micro-batterio chiamato Clamydia Trachomatis. Le prime manifestazioni consistono in arrossamento e bruciori oculare, lacrimazione e gonfiore delle palpebre; quando la malattia è evoluta le ciglia si rivoltano verso l’interno (trichiasi), così da creare graffi e ferite all’occhio ad ogni battito palpebrale; questa situazione è notevolmente dolorosa e progressivamente conduce ad una opacizzazione corneale e quindi a una cecità totale. La malattia viene trasmessa da un individuo all’altro per contatto diretto o anche indiretto, quindi le condizioni igieniche precarie e l’abbondanza di mosche facilitano la diffusione dell’infezione e della malattia. Il tracoma può essere curato prima che porti alla cecità, utilizzando una pomata oftalmica a base di tetraciclina e seguendo una serie di norme igieniche. Allo stadio più avanzato solo un’operazione chirurgica può salvare da una cecità definitiva. Per questi motivi, la strategia utilizzata per combattere la cecità da tracoma viene chiamata con l’acronimo inglese SAFE, che indica le quattro azioni necessarie nella lotta contro la malattia: Surgery (Chirurgia): operazione chirurgica di correzione di trichiasi, per rivoltare nuovamente la palpebra verso l’esterno quando la malattia è già evoluta. Quest’operazione può essere effettuata anche da infermieri qualificati direttamente nei villaggi o nei dispensari di zona. Antibiotics (Antibiotici): applicazione di una pomata antibiotica quando la malattia è allo stadio iniziale, per arrestare il processo infettivo e le sue conseguenze sulla palpebra. La pomata antibiotica (tetraciclina) sufficiente ad arrestare la malattia nelle fasi iniziali costa 1 euro Facial cleanliness (Igiene del viso): educazione alla corretta igiene/pulizia del viso che può ridurre i livelli di trasmissione dell’infezione e la diffusione della malattia Environmental Improvement (Sviluppo ambientale): miglioramento delle condizioni igienico-ambientali, contributo essenziale per sconfiggere l’infezione.


Glaucoma

Il glaucoma è una tra le principali cause di cecità/ipovisione per malattie oculari dopo la cataratta: diversi studi gliene attribuiscono la responsabilità del 10 % dei casi. Il glaucoma è una malattia caratterizzata dalla progressiva distruzione delle fibre del nervo ottico, causata da una eccessiva pressione interna all’occhio, che porta a una riduzione graduale, ed irreversibile, del campo visivo, fino alla cecità totale e permanente. Nella maggior parte dei casi l’ipertensione oculare non provoca dolore per cui è necessario uno strumento o una visita. Le conseguenze più devastanti del glaucoma possono essere prevenute con la riduzione, in tempo utile, della pressione intraoculare, che a sua volta può essere ottenuta mediante l’instillazione cronica di colliri o mediante un intervento chirurgico. La terapia medica (colliri) del glaucoma costa 12 euro all’anno, mentre la chirurgica 35 euro.

Oncocercosi o Cecità Fluviale

Attualmente 0,7% E’ una malattia infettiva causata dal parassita Onchocercas Volvulus, trasmesso con la puntura della mosca Simulium nera. Questi insetti si riproducono nella savana, nelle zone pluviali e nei fiumi a scorrimento veloce, da cui il nome “cecità fluviale”. Dopo circa un anno, le larve depositate nella pelle si trasformano in vermi adulti, che si riproducono a milioni e migrano attraverso il tessuto sottocutaneo fino a raggiungere gli occhi e a danneggiare irrimediabilmente la vista. Se diagnosticata in tempo, la cecità fluviale è curabile grazie all’assunzione di un farmaco a base di Ivermectina, che uccide le larve, mentre non riesce ad eliminare il verme adulto, per cui l’individuo infettato deve assumere il pillole per 20 anni (durata della vita media dei vermi), una volta all’anno, per eliminare le nuove larve prodotte dagli adulti e ridurre il rischio di diffusione dell’infezione. La società farmaceutica Merck & Co produce e regala questo farmaco (nome commerciale Mectizan®) che quindi non è in vendita. Sono sufficienti 20 centesimi per la distribuzione del farmaco ad ogni individuo che verrà così protetto per un anno.

Cecità Infantile

Nel mondo 1 milione e mezzo di bambini sono ciechi e ogni anno circa 400.000 bambini perdono la vista; più della metà di loro muoiono nell’arco di un paio di anni, in conseguenza o delle malattie che hanno portato alla cecità, o al modo in cui vengono trascurati una volta diventati ciechi (dati OMS, 2002).

Per i bambini perdere la vista equivale all’impossibilità di andare a scuola e di integrarsi nella propria comunità. In Africa la xeroftalmia, dovuta alla carenza di vitamina A, è la causa principale di cecità; altre cause importanti sono la cataratta, il tracoma, il glaucoma, l’oncocercosi, ecc. altrove descritti. Un apporto insufficiente di vitamina A secca le mucose, anche dell’occhio, ed infine porta ad un’opacizzazione corneale che causa una cecità irreversibile. Il primo strumento per sconfiggere la xeroftalmia è l’informazione. E’ necessario che le madri siano coscienti della necessità di somministrare ai propri bambini un’alimentazione corretta, integrata con frutta e verdura, e della opportunità di allattare al seno se possibile.

Nei casi più gravi, in cui la carenza di vitamina A nell’organismo ha già manifestato i suoi segni evidenti, diventa indispensabile somministrare tre capsule di vitamina A per bloccare gli effetti sulla vista, il cui costo è di soli 3 Euro. In generale, per ridurre drasticamente la cecità infantile e le sue conseguenze sarebbero necessarie: Visite oculistiche presso le scuole per identificazione dei bambini che hanno necessità di cure. Formazione delle ostetriche e del personale che insegnano alle partorienti come pulire gli occhi dei neonati per evitare infezioni. Informazioni relative all’alimentazione e distribuzione di Vitamina A ai bambini che ne mostrano segni di carenza. Distribuzione di Mectizan ai bambini di età superiore a cinque anni nelle zone endemiche di oncocercosi. Per bambini affetti da cecità irreversibile, programmi atti a promuoverne l’integrazione nelle scuole.

Questa situazione ci fa ancora più riflettere se si considera che in Africa, come in tutti i paesi in via di sviluppo le cause di cecità e/o ipovisione si potrebbero eliminare o prevenire in circa il 75%.

CECITÀ IN ETIOPIA

L’Etiopia è uno dei Paesi al mondo con la più alta incidenza di malattie visive, a causa soprattutto di infezioni, carenza di vitamina A e cattive condizioni igienico-sanitarie. Le patologie maggiormente diffuse sono la cataratta e il tracoma. Si stima che vi siano più di 1 milione di persone cieche, delle quali un terzo bambini.

I dati sulla cecità e l’ipovisione in Etiopia sono i seguenti: su circa 90 milioni di abitanti i non vedenti sono indicativamente l’1,6% della popolazione (un milione e duecentomila), mentre gli ipovedenti sono il 3,7% (due milioni e ottocentomila); infine sono circa 9 milioni i bambini affetti da tracoma, pari al 40% della fascia d’età fino ai 9 anni.

L’impossibilità di curare infezioni, la carenza di vitamina A e le cattive condizioni igienico-sanitarie sono le principali responsabili delle centinaia di migliaia di persone che ogni anno si ammalano di malattie oftalmologiche; spesso i nuovi malati vivono nelle zone rurali e più periferiche del paese e, oltre a non avere facilmente a disposizione un medico, sono anche privi della necessaria educazione sanitaria di base. Le principali malattie di cui soffrono gli etiopi, che poi degenerano in cecità, secondo ‘Orbis’ sono la cataratta, il glaucoma e il tracoma, oltre a una serie di altre patologie legate alla cornea.

CECITÀ IN BURKINA FASO

Secondo le stime più recenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le persone non vedenti in Burkina Faso sono circa 250.000, cioè l’1,6 % della popolazione.

Le principali cause di cecità sono: cataratta, tracoma, emorragie retiniche causate da drepanocitosi, oncocercosi, infezioni e congiuntiviti non curate, dovute a scarsa igiene e mancanza di acqua pulita, glaucoma, carenza di vitamina A dovuta a malnutrizione Il numero di oculisti e specialisti in oftalmologia è estremamente basso: non più di 40 per una popolazione di oltre 16.000.000 di abitanti.

CECITÀ IN UGANDA

Le fonti ufficiali stimano che vi siano non meno di 500.000 ciechi in Uganda su una popolazione di circa 35 milioni di persone e che la maggioranza di questi lo sarebbero per cause facilmente prevenibili. Un migliore accesso alle cure e alla prevenzione delle affezioni oculari e una migliore qualità dei servizi ridurrebbe grandemente il numero di persone che ogni anno perdono la vista.

Il ministero della Sanità, proprio in questa prospettiva, ha lanciato una campagna per l’eradicazione del tracoma attraverso interventi di trattamento di massa nelle scuole e nei villaggi assieme a una serie di interventi per sostenere le cure oftalmiche primarie per cercare di ridurre dall’1 allo 0.8% la prevalenza degli invalidi da disturbi visivi.

CECITÀ IN KENYA

Si stima che in Kenya vi siano circa 400.000 persone cieche assolute e oltre 2 milioni di disabili visivi su una popolazione totale di 44 milioni. Le principali cause di cecità sono la cataratta, il tracoma e il glaucoma. In oltre il 75% dei casi, la cecità potrebbe essere evitata con cure e trattamenti adeguati. Allo stato attuale non vi sono più di 70 oftalmologi in Kenya e oltre la metà di essa opera nella capitale Nairobi. Il che significa che vi è la media di un oculista per 1 milione di persone nelle aree urbane e 1 ogni 2 milioni nelle aree rurali.

Il 43% dei casi di cecità in Kenya è causato dalla cataratta; vi sono circa 15.000 nuovi casi ogni anno che si aggiungono agli oltre 150.000 che già ne soffrono. Si stima inoltre che oltre 6 milioni di persone siano a rischio tracoma che è endemico in 18 degli 80 distretti amministrativi dello Stato. Nelle zone rurali l’accesso all’acqua potabile è limitato a solo il 49% della popolazione.

CECITÀ NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

Nella R.D. Congo si stima che vi siano 5 milioni di disabili visivi (su una popolazione totale di circa 67 milioni) di cui 800.000 ciechi assoluti. Ogni anno 13.000 persone diventano cieche a causa del glaucoma, malattia che si potrebbe curare se trattata in tempo. Se non si interviene questo numero potrebbe triplicare nel giro di 15 anni.

Enti socio-assistenziali di ispirazione cattolica

Scheda per i media CEI

L’organizzazione

Nome organizzazione: Movimento Apostolico Ciechi (in sigla M.A.C.)

Anno di fondazione: 15 novembre 1951

Breve storia dell’organizzazione: Il M.A.C. nasce nel 1928 come Crociata Apostolica dei Ciechi, per iniziativa di Maria Motta, che riceve l’incarico dal Gesuita P.de Ivo Mollat, fondatore della Croisade des Aveugles in Francia. Dopo gli anni difficili della guerra, l’apostolato riprende nella Diocesi di Lodi e nel 1951 la Crociata ottiene il riconoscimento giuridico diocesano. Nel 1960 la Santa Sede ne approva lo Statuto e, su indicazione di Papa Giovanni XXIII, la denominazione cambia in Movimento Apostolico Ciechi. Nel 1963 anche lo Stato Italiano riconosce giuridicamente il M.A.C. Dopo il Concilio Vaticano II, il Movimento dà particolare impulso all’azione sociale avviando l’opera in favore dei ciechi anziani e attivando la cooperazione con il Sud del Mondo. Negli anni ’70 si sviluppa l’azione per l’integrazione scolastica e per i pluriminorati. Negli anni ’80 avvia l’azione per la catechesi e la pastorale dei disabili e l’attenzione alla famiglia. Negli anni ’90 il Movimento riorganizza la propria azione sociale in tre aree: inclusione ecclesiale, promozione sociale, cooperazione tra i popoli.

Breve descrizione dell’organizzazione (finalità principali e modo con cui vengono perseguite): Il Movimento Apostolico Ciechi è un’associazione riconosciuta dalla Conferenza Episcopale Italiana e dallo Stato; è riconosciuta idonea come ONG ed è iscritta nel Registro della Associazioni di Promozione Sociale. È diretta da un Consiglio Nazionale di tredici membri eletto dall’Assemblea e la sua gestione è affidata alla Presidenza di tre membri. È articolata in Gruppi Diocesani collegati in Consulte Regionali ecclesiastiche. Per ciascuno dei tre livelli viene nominato un presbitero come assistente dalla competente autorità ecclesiastica. La missione del Movimento si realizza nella formazione e nella promozione di persone, famiglie e comunità in presenza della disabilità visiva e, più in generale, di ogni altra disabilità. Il carattere identificativo della nostra visione è la condivisione di luoghi e percorsi comuni tra persone vedenti e non vedenti, tra persone disabili e non, chiamate a vivere insieme il frutto maturo della solidarietà nella reciprocità. I valori fondativi della nostra azione sono la dignità, la responsabilità, la dimensione spirituale e storica, l’apertura comunitaria, l’accoglienza, la prossimità, la solidarietà, l’attenzione all’altro e la sussidiarietà. I nostri progetti e le nostre strategie operative hanno l’obiettivo di attivare la comunicazione, costruire relazioni di reciprocità, avviare processi di inclusione, individuare soluzioni personalizzate.
Numero e caratteristiche dei soci/aderenti: circa 2.000 soci – persone non vedenti e vedenti.

Regioni e/o città in cui l’organizzazione è presente: Piemonte, Lombardia, Triveneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Basilicata, Campania, Puglia, Sicilia – 57 gruppi diocesani

Principali beneficiari delle attività: persone con disabilità visive e persone vedenti alle quali viene offerto un percorso formativo per un’attiva partecipazione alla vita della Chiesa e all’impegno sociale e civile conseguente al conseguimento di un responsabile rapporto con la disabilità visiva.

I principali servizi offerti: sono destinati alle persone con disabilità visive (stampa Braille, registrazioni audio) e alle persone con disabilità complessa o pluriminorazione psicosensoriale, ai ragazzi che frequentano le scuole e alle famiglie in cui vivono persone in situazione di svantaggio nonché alle comunità parrocchiali e civili.

Ricerche/rapporti (co-)promossi recentemente

Iniziative con cadenze annuali: Premio “Don Giovani Brugnani” (Parrocchie inclusive, destinato alle parrocchie che si attivano con progetti a favore di persone con disabilità visiva o complessa), Premio “Diana Lorenzani” (Destinato ad iniziative e progetti per percorsi educativi ed inclusivi a favore di persone con disabilità grave o complessa e con pluriminorazione psicosensoriale e loro famiglie), Premio “Antonio Muñoz”(Destinato agli allievi della scuola primaria e secondaria allo scopo di realizzare la migliore qualità dell’inclusione scolastica di allievi con disabilità visiva), “Appello di Natale e di Pentecoste” (Campagne di sensibilizzazione e di raccolta fondi per richiamare l’attenzione delle comunità sulle condizioni di vita, sulla scolarizzazione e sulle emergenze sanitarie delle persone non vedenti che vivono nei Paesi più poveri del Sud del Mondo), “Giornate della Condivisione” (Raduno nazionale di incontro e confronto dei Gruppi M.A.C), Servizi stabili – Fornitura di opere a contenuto spirituale trascritti in Braille o registrati su supporto audio; Organizzazione di soggiorni per persone non vedenti in situazione di svantaggio presso Casa “Fusetti” (Corbiolo di Bosco Chiesanuova – VR),

Centro di formazione ed incontri del M.A.C.

Campagne promosse dall’organizzazione, o co-promosse con altri a cui si partecipa attivamente: ============================================================

Suggerimenti su temi/questioni/fatti che meriterebbero un approfondimento giornalistico:
1. La presenza e la partecipazione alla vita delle Parrocchie delle persone con disabilità grave;
2. Persone con disabilità e welfare con particolare attenzione alle famiglie che lo suppliscono e che sono oberate da situazioni di persone con disabilità complessa grave;
3. Divulgazione della necessità della prevenzione della cecità nel Mondo, in particolare nei Paesi poveri

Strumenti di comunicazione

Indirizzo sito web: www.movimentoapostolicociechi.it
Rivista cartacea e/o rivista/newsletter on line: Riviste cartacee: “Luce e amore” e “Città cristiana” nelle versioni a carattere comune, Braille, sonoro e digitale
Pagina Facebook: “Parrocchie inclusive”
Referente/i per la stampa
Francesco Maugeri – mail: inf[email protected] – Tel. 066861977 – Fax 0668307206

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Caracas, 26 de julio de 2015.- El presidente de la República, Nicolás Maduro, ratificó este domingo su propuesta al Papa Francisco de expandir la Misión Milagro en países de América Latina y el Caribe, con el apoyo del Vaticano, la Iglesia Católica y la Alianza Bolivariana para los pueblos de Nuestra América (Alba).

A partir de esta propuesta, dijo el Mandatario Nacional, “podremos expandir la Misión Milagro, no sólo para mejorar la vista de las personas sino también para mejorar la salud de los pueblos del mundo. Esa es una causa noble, cristiana y justa”.

Durante un acto en el Cuartel de la Montaña, espacio ubicado en la parroquia 23 de Enero, en Caracas, el Jefe de Estado informó al país que desde la activación de este programa social, ideado por los gobiernos de Cuba y de Venezuela, un total de 4 millones de personas ha recuperado la vista en el mundo.

“Esta es una misión tan poderosa que se ha extendido tanto por todo el continente y más allá -inclusive en el continente africano- que la meta que nos fijaron Fidel y Chávez de 6 millones de pacientes atendidos es una meta que estamos cerca de cumplir cada vez más. Apenas en 10 años de esta misión, más de 4 millones de latinoamericanos y caribeños han sido atendidos”, manifestó el Jefe de Estado, al tiempo que ratificó que hasta ahora no existe en el mundo una misión humanitaria que haya atendido a 4 millones de personas.

“No existe en la tierra un proyecto que haya atendido a 4 millones de personas en el mundo, que les haya devuelto la visión”, agregó.

Este domingo, 14 ciudadanos de San Vicente y las Granadinas que recuperaron su visión con apoyo de la Misión Milagro asisten a un acto en el Cuartel de La Montaña, en el que también participa el vicepresidente de la República, Jorge Arreaza, y el primer ministro de San Vicente y las Granadinas, Ralph Gonsalves. / CLAA.

VTV con información de AVN

Emilio Lambiase: «Studiare è la maniera migliore per ribellarsi»

Imagen: La Jiribilladi Fernando Luis Rojas • La Jiribilla – La Habana, Cuba

Emilio è un attivista italiano per la solidarietà con Cuba e dirigente del capitolo italiano della Asociación Nacional de Redes y Organizaciones Sociales (ANROS). Ha stabilito diversi records ciclistici mondiali di resistenza su pista omologati dalla Unione Ciclistica Internazionale (UCI). Al contempo ha utilizzato la sua bicicletta come arma per denunciare le ingiustizie e per la difesa dei popoli oppressi, spesso senza voce.

Alcuni anni fa, durante un atto di riconoscimento tenutosi nella città di Santiago di Cuba, hai definito “aspirazione immediata” diventare cittadino cubano. Cosa è poi successo?

Ho ottenuto il riconoscimento con il documento di residenza. È un primo passo ma il mio sogno è la cittadinanza cubana, un paese unico per il quale vale la pena ancora lottare e morire.

Perché questa relazione e questo amore per Cuba? Credi che abbia inciso la “casualità” di nascere il primo di gennaio?

Direi soprattutto perché sono nato in una famiglia povera e numerosa. Sono infatti il ventiduesimo figlio, l’unico che ha studiato, e ho avuto una grande eredità dai miei genitori, la povertà, una condizione questa che ti sviscera i sentimenti dal di dentro. Quando si nasce poveri, studiare è il migliore atto di ribellione contro il sistema. Saper rompere la catena della schiavitù. Sulla bandiera della liberà nacque l’amore più grande della mia vita! Per casualità, nel mio primo viaggio a Cuba, sulla Sierra mi sono affacciato in un bohío e tutto ad un tratto, sono stato catapultato nella mia infanzia. Gli oggetti, la sistemazione delle poche cose del bohío erano maledettamente uguali a quelli della mia casa dove sono cresciuto nella povera campagna meridionale dell’Italia. Anche la mia casa non aveva la serratura e dietro la porta d’ingresso erano fissati grossi chiodi che fungevano da attaccapanni.

Ti citerò i nomi di una città e di una persona con la quale hai intrecciato relazioni particolari: Santiago de Cuba e Armando Hart. Come descriveresti queste relazioni?

L’amore con Santiago è materno! Il concepimento è iniziato il 26 luglio 2000 nel piazzale del Moncada alle cinque della mattino, quando fu pronunciato il mio nome come “ultimo” nell’elenco dei guerriglieri morti nel suo attacco nell’anno 1956. Subito dopo l’appello, mentre risposi “presente” alla moltitudine delle persone presenti all’atto di rievocazione, partirono le mie prime pedalate in bici per ripetere il percorso della Rivoluzione cubana dal Moncada alla Cabaña in 36 ore senza sosta. Fu quello l’atto che mi unì simbolicamente ai Barbudos, ripassando tutta la sofferenza a cui una guerra di guerriglia sottopone i combattenti. Nulla in confronto, per carità, ma nei momenti difficili di sofferenza in bicicletta, mi sono ricordato l’enorme sacrificio fatto dai compatrioti, e questa è stata la mia medicina per portare a termine il mio impegno assunto col popolo di Cuba a seguito della mia lettera inviata a Fidel.

Emilio, di cosa si occupa la Associazione Nazionale di Reti ed Organizzazioni Sociali (ANROS), organizzazione che presiedi dal 2013? Le immagini che richiamano la sua identità sono di impatto: Marx, Engels, Lenin, Ernesto Guevara, Fidel Castro e Hugo Chávez. Parliamo un po’ di ANROS e del perché costoro sono i suoi referenti.

Per me sono gli apostoli per un mondo più giusto. Per analizzare il grado di civiltà e di giustizia sociale di un popolo, basta dare uno sguardo alla parte della popolazione più debole: ossia i bambini e i vecchi, e vedere come sono trattati. A Cuba, solo per citare un esempio, non ho visto mai un bambino abbandonato a sé stesso! ANROS recupera questi valori, la Asociación Nacional de Redes y Organizaciones Sociales è una  Rete Internazionale, ha la sua sede nella Repubblica Bolivariana del Venezuela, fraterna nazione di Cuba e che oggi porta avanti insieme ai paesi latinoamericani un importante progetto di integrazione e di costruzione del Socialismo del secolo XXI. Il coordinatore di ANROS è il  Deputato Germán Ferrér, ex-combattente guerrigliero. È una rete che si dedica a sostenere la Rivoluzione e la formazione culturale, sociale e politica del popolo e al coordinamento a livello nazionale ed internazionale delle Reti e delle Organizzazioni Sociali e dei movimenti di solidarietà. In Italia abbiamo costituito il capitolo ANROS, e stiamo portando avanti un importante lavoro.

Quindi, l’appoggio che hai mantenuto per Cuba oltrepassa quello che potrebbe considerarsi l’aspetto “umanitario” ed ha un substrato ideologico.

Senza dubbio il mio appoggio alla Rivoluzione cubana è di carattere ideologico. Per mobilitare il partito comunista in Italia, ho chiesto che si facesse portavoce della proposta presso l’UNESCO per dichiarare il “sistema” cubano come patrimonio dell’umanità vista la sua unicità.

Tutto ciò ha quindi una relazione con le altre azioni realizzate in Iraq, Palestina… Cosa ci dici di questo?

La questione è molto semplice: chi alimenta il fuoco della guerra è il mondo occidentale che si regge sui grandi profitti che l’instabilità produce. Non dimentichiamo che ad eleggere le sorti di un governo negli Usa sono i grandi capitali impegnati negli armamenti e nella gestione delle risorse energetiche. Fatta la premessa, con il sionismo in Palestina non sarà mai raggiunta la pace (i tavoli indetti per la pace sono solo farse), perché il suolo e il territorio del futuro Stato della Palestina è stato letteralmente usurpato da parte dello stato di Israele. Difatti ancora oggi mentre stiamo parlando, è in atto un piano di occupazione dei terreni del West Bank palestinese ad opera dei coloni israeliani. Questa tecnica ha portati difatti all’occupazione e alla continua sottrazione di terra e risorse anche vitali (mi riferisco all’acqua), una volta dei Palestinesi. Venuto meno il territorio come si fa a creare il futuro Stato? Ricordo che con la mia bici ho percorso idealmente i confini del futuro Stato di Palestina secondo il dettato della risoluzione dell’ONU del 1967, ebbene, mi sono imbattuto ogni 20 chilometri in un posto di blocco israeliano a guardia dei coloni, in pieno territorio Palestinese. Perché gli Usa hanno taciuto tutto questo? La mia proposta per la creazione dello Stato della Palestina è molto semplice: espropriare ed acquisire al patrimonio dei palestinesi tutti gli insediamenti abusivi dei coloni, come risarcimento dei danni subiti dalla guerra a partire dal 1948. In Iraq ho fatto l’incursione in bici per rispondere all’appello dell’arcivescovo caldeo Delly, che ha gridato al mondo che l’embargo anglo-statunitense provocava oltre 4500 bambini morti ogni mese a causa di mancanza di medicinali. Ho risposto a questo appello e in un intervista televisiva del canale nazionale italiano ho illustrato il percorso da fare in bici e il trasporto simbolico di medicinali da donare all’ospedale pediatrico di Baghdad. Strano che dopo la diretta televisiva sono stato raggiunto dalla telefonata da parte delle Farnesina (Ministero degli esteri italiano) che mi vietava di fatto il progetto perché si condivideva l’embargo. Solo grazie alla mia amicizia personale con l’Ambasciatrice della Siria, Nabila Al Schalan, abbiamo aggirato questa stortura. Nabila mi ha proposto di effettuare un’incursione con la mia bici nella Valle del Golan fino a raggiungere Quneitra, cittadina siriana rasa al suolo dagli israeliani durante la loro ritirata e mai ricostruita come simbolo dell’atrocità israeliana (pensate che durante la ritirata hanno persino profanato le tombe per estrarre dai teschi i denti d’oro), in cambio avrei ottenuto il visto d’ingresso in Iraq dalla Siria. Così ho potuto percorrere gli oltre mille chilometri che separano Damasco da Baghdad attraverso il deserto. Tutti conoscono le menzogne di Bush sull’antrace in possesso di Saddam, pretesto per occupare uno Stato sovrano! Uno che, se sapesse quello che dice, avrebbe orrore di sé stesso. Come diceva Petrolini, che però era un genio. Questo è il link del documentario “Una bici contro l’odio: da Damasco a Baghdad”: http://t.co/ae0jZjhk2b.

Sembra evidente che per te lo sport è un’arma di lotta. Come mai?

È più semplice utilizzare una bici che un kalashnikov! È solo apparente, perché a volte si fanno più danni all’avversario con una bici o con una penna per un poeta, che con un colpo sparato. Ognuno deve adoperare lo strumento che si ritiene più opportuno e congeniale, purché concentri ogni sforzo nella direzione della denuncia o contrapposizione alle ingiustizie subite da popoli spesso privati della voce.

Vorrei tornare sull’aspetto ideologico, la politica e la storia. Hai organizzato e partecipato a diversi eventi relativi all’apporto di figure come Antonio Gramsci e José Martí. Come si articolano, si “connettono”, queste due figure distanti nello spazio e nel tempo?

Per continuare il nostro cammino futuro non possiamo prescindere dai nostri apostoli della libertà che spesso hanno sacrificato la loro vita. Così come José Martí riscatta ogni popolo dall’influenza imperialista, del pari lo è il nostro Antonio Gramsci nell’emisfero occidentale. Anzi, sono per l’eliminazione della barriera occidentale e dico che questi personaggi sono i padri di ogni Patria da riscattare al dominio del capitale e dell’imperialismo. Il capitalismo non va riformato ma va abbattuto.

Infine, nella identità di ANROS si può leggere “Il Socialismo porterà al fiorire della moralità, della civilizzazione e della scienza, superiori a quanto si è finora visto nella storia del mondo”. Emilio Lambiase continua ad avere fiducia in un futuro socialista?

Il mondo vive una crisi profonda e lo spazio lasciato dalla politica è stato occupato dalla finanza criminale. Non è accettabile che una decina di famiglie governi le sorti del nostro pianeta. C’è qualcosa che non funziona! Dopo l’11 settembre, gli Usa si sono presi la licenza di intervenire anche in maniera preventiva contro chiunque essi ritengano avversari, solo perché non sono allineati coi loro progetti di sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura. Hanno lasciato che si abbattessero le due torri perché a conti fatti, con “solo” 2500 morti hanno ottenuto un vantaggio sull’intero pianeta che solo una lunga guerra vinta avrebbe fatto loro ottenere. Perciò sono dell’avviso che le stesse istituzioni Usa sono complici dell’abbattimento delle torri. Lo scopo è quello di giungere a un loro governo unico mondiale per il dominio delle riserve energetiche che ci restano, e ci obbligano a ridurre la popolazione mondiale di circa 2 miliardi, oggi “di troppo”. Però non è pensabile che mentre un palestinese dispone di un bicchiere d’acqua al giorno, un cittadino Usa ne consuma 450 litri pro capite. Obama, premiato, preventivamente, con il Nobel per la pace, durante il suo mandato ha avviato sei guerre non dichiarate a popoli sovrani. Ora che è alla fine del suo secondo mandato, tende a “pulire” la sua figura con proposte che mai e poi mai avrebbe fatto al momento della sua elezione. Tanto per cominciare ha graziato due tacchini nel giorno del ringraziamento (è una sua facoltà). E’ l’unico atto di clemenza fatto dalla sua elezione. Poi ha proposto per ultimo l’eliminazione del bloqueo con Cuba. Su questo punto sono duro e irremovibile: per me è solo il cambio di strategia per mettere le mani su Cuba; fare una nuova guerra con il volto “mascherato” della pace. Aspettiamo che ci detterà condizioni su presunte questioni di “libertà” e “diritti civili” che in via di principio non possiamo accettare da un governo che esporta “democrazia” a colpi di cannoni e uranio impoverito o bombe a grappolo o al fosforo bianco! Saremo ancora una volta di fronte a ingerenze insopportabili verso un popolo sovrano. Ritengo che la questione della rimozione del blocco fa da contorno allo scambio dei prigionieri (Alan Gross con i tre dei cinque eroi cubani). Tanto per cominciare va rimosso il carcere di Guantanamo e soprattutto riconsegnato all’autorità cubana il territorio della base che è occupato illegalmente dagli Usa. Ricordiamoci che il “contratto” di fitto unilaterale è scaduto nell’anno 2002. Staremo a vedere gli sviluppi ma penso che avremo intoppi che faranno collassare la proposta strada facendo. Un’ultima considerazione: Obama ha ammesso che il blocco non ha ottenuto i risultati previsti; gli Usa hanno impiegato oltre 50 anni per capirlo. Mi preoccupa la scarsa intelligenza del governo Usa nel non comprendere che Cuba sarà sempre la culla della Rivoluzione, mai interrotta e mai si interromperà!

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Ciro Brescia]

Salerno 27apr2015: Il Venezuela prima e dopo la Rivoluzione

Emilio Lambiase: “Estudiar es el mayor acto de rebeldía”

Imagen: La Jiribilla

por Fernando Luis Rojas • La Habana, Cuba*

Emilio es un activista italiano de la solidaridad con Cuba y dirigente del capítulo italiano de la Asociación Nacional de Redes y Organizaciones Sociales (ANROS). Cuenta con varios records mundiales de resistencia en pista homologados por la Unión Ciclística Internacional (UCI). Al mismo tiempo se vale de su bicicleta como arma para la denuncia de las injusticias y la defensa de los pueblos oprimidos, muchas veces privados de su voz.

Hace unos años, durante un acto de reconocimiento que se realizara en la ciudad de Santiago de Cuba, usted definía como una “aspiración inmediata” hacerse ciudadano cubano. ¿Qué ha pasado con esto?

He obtenido el reconocimiento con el carnet de identidad cubano. Es un primer paso, pero mi sueño es la ciudadanía cubana. Cuba es el único país en el que vale aún la pena luchar y morir.

¿Por qué esa relación y ese amor por Cuba? ¿Cree que incidió la “casualidad” de nacer un primero de enero?

Diría sobre todo porque provengo de una familia pobre y numerosa. De hecho soy el hijo número 22, el único que pudo estudiar, y tuve una gran herencia de mis padres que fue la pobreza, una condición que te saca los sentimientos desde las entrañas. Cuando se nace pobre, estudiar es el mayor acto de rebeldía contra el sistema. El saber rompe las cadenas de la esclavitud.

¡En la bandera de la libertad nació el amor más grande de mi vida! De casualidad, en mi primer viaje a Cuba, estando en la Sierra Maestra me asomé al interior de un bohío, y de un golpe me vi inmerso en mi infancia. La ubicación de las pocas cosas que habían, eran iguales a las de mi casa, aquella casa en la que había crecido en los pobres campos de la Campania [1] meridional italiana. Tampoco mi casa tenía cerraduras y atrás de la puerta había unos clavos que servían para colgar la ropa.

Voy a mencionarle los nombres de una ciudad y una persona con los que tiene usted lazos singulares: Santiago de Cuba y Armando Hart. ¿Cómo resumiría esa relación?

¡El amor por Santiago es filial! Fue concebido el 26 de julio del 2000 en la plaza del Cuartel Moncada a las cinco de la madrugada, cuando fue pronunciado mi nombre como el “último”, en el elenco de los guerrilleros muertos durante el ataque de 1953. Al final del llamado, mientras respondía “Presente” a la multitud de personas que asistían al acto oficial, inicié mis primeras pedaladas en bicicleta, para hacer toda la trayectoria de la Revolución Cubana, del Moncada al Cuartel de La Cabaña en 36 horas sin parar. Fue ese acto el que me unió simbólicamente a los barbudos, reviviendo todo el sufrimiento que una guerra de guerrillas somete a sus combatientes. Nada que ver, justamente, con lo que vivieron ellos, pero en mis duros momentos de sufrimiento sobre la bicicleta, recordaba el enorme sacrificio realizado por los compatriotas, y esta fue la medicina para poder culminar mi compromiso, asumido con el pueblo de Cuba, luego de la carta que le enviara a Fidel.

De Armando Hart, nunca sobran las palabras. En el acercamiento a la Revolución Cubana, Hart es una etapa obligatoria. Una vez más jugó un rol importante “la pobreza”, entendiéndolo como una riqueza incalculable. Incluso sin recursos económicos pude invitarlo a Italia en el 2008, para divulgar la figura de José Martí, conocida principalmente por las personas vinculadas a la historia del continente y no por el gran público occidental. Digo el rol que ha tenido la pobreza, porque si hubiese tenido los recursos, hubiera alojado a Armando en los mejores hoteles, como a sus acompañantes, un lugar seguramente alejado y muy formal. Teniendo que ahorrar, me lo llevé para mi casa. Esta es la “magia” de ser pobre. Me ha permitido el contacto estrecho con una de las figuras más altas de la Revolución cubana. Y no es todo. Para cubrir los gastos del boleto aéreo, nos inventamos un proyecto. Les pedimos a cuatro artistas interpretar “La Rosa Blanca” a través de sus pinturas, y entregamos estas obras a amigos y seguidores del movimiento de solidaridad, a cambio de un donativo voluntario. Esto nos permitió realizar, en el Instituto de Estudios Filosóficos de Nápoles, el Primer Simposio “José Martí, Antonio Gramsci y la cultura universal”. Hoy puedo decir que fui ampliamente recompensado por el esfuerzo realizado. Armando me premió con el Diploma Honrar Honra, y esto me vinculó para siempre a la Sociedad Cultural, eligiéndome en el Consejo Mundial del Proyecto José Martí de la Solidaridad Internacional. La mayoría de mi tiempo  lo dedico a la solidaridad y parte de lo que gano con mi trabajo, lo gasto en lo que creo, todo voluntario.

Al que se acerca a la Asociación Nacional de Redes y Organizaciones Sociales (ANROS), organización cuyo capítulo italiano preside desde 2013; le impactan las imágenes de su identidad: Marx, Engels, Lenin, Ernesto Guevara, Fidel Castro y Hugo Chávez. Háblenos un poco de ANROS y de por qué son esos sus referentes.

Para mi son los apóstoles de un mundo más justo. Para analizar el grado de civilización y de justicia de un pueblo, basta observar las condiciones de la clase más débil: los niños, los ancianos y ver cómo son tratados. En Cuba, solo por citar un ejemplo, nunca he visto un niño abandonado. ANROS retoma estos valores. Significa Asociación Nacional de Redes y Organizaciones Sociales y es una Red Internacional, que tiene su sede en la República Bolivariana de Venezuela, nación hermana de Cuba y que hoy lleva adelante junto a  los países latinoamericanos un importante proyecto de integración y de construcción del Socialismo del siglo XXI. El coordinador de ANROS es el Diputado Germán Ferrer, excombatiente guerrillero. Es una red que se dedica a sostener la revolución y a la preparación cultural, social y política del pueblo y a la coordinación a nivel nacional e internacional de los movimientos de solidaridad. En Italia hemos creado el capítulo ANROS, y llevamos adelante un importante trabajo.

Entonces, el apoyo que ha mantenido a Cuba rebasa lo que podría considerarse “humanitario” y tiene un trasfondo ideológico

Sin duda mi apoyo  a la Revolución cubana es de carácter ideológico. Para movilizar el Partido Comunista en Italia, he solicitado que se haga la propuesta  a la UNESCO, de proponer el “Sistema cubano” como Patrimonio de la Humanidad, porque es único.

¿Cómo se articula su lucha por un mundo más justo con otras acciones que ha realizado en Iraq, Palestina? ¿Puede comentarnos un poco sobre ellas?

La cuestión es muy simple: quien alimenta el fuego de la guerra es el mundo occidental, que se reproduce sobre las grandes ganancias que la inestabilidad produce. No nos olvidemos que quienes deciden la suerte de los EE.UU., son los grandes capitales empeñados en la producción de armamentos y en la gestión de los recursos energéticos.

Partamos del hecho de que en Palestina no llegará nunca la paz (las mesas de trabajo convocadas para la paz son solo palabras), porque el suelo y el territorio del futuro Estado de Palestina, fue literalmente robado por el Estado de Israel. De hecho aún hoy, mientras hablamos, se lleva a cabo una guerra de terrenos en el West Bank palestino por los colonizadores israelitas. Esta táctica ha llevado a la ocupación y a la continua expropiación del terreno y de los recursos vitales (me refiero al agua), que una vez eran de los palestinos. Faltando entonces el territorio, ¿cómo es posible construir el futuro estado? Recuerdo que con mi bicicleta recorrí la ideal frontera del futuro Estado de Palestina, según lo dictado por la resolución de la ONU en 1967, y les digo, cada 20 kilómetros choqué con un puesto de mando de bloqueo israelí, con los soldados colonos israelíes, en pleno territorio palestino. ¿Y por qué los EE.UU. han callado todo esto? Mi propuesta para la creación del Estado de Palestina es muy simple: expropiar y adquirir para el patrimonio de los palestinos todas las injerencias abusivas de los colonos, como compensación por los daños provocados por la guerra a partir de 1948.

En Iraq realicé un recorrido en bicicleta para responder al llamado del arzobispo Delly, que gritó al mundo que el embargo anglo-estadounidense provocaba la muerte de más de 4500  niños al mes, por la falta de medicamentos. Respondí a este llamado y en una entrevista del canal nacional italiano ilustré el recorrido  a hacer en bici y el traslado simbólico de medicinas a donar al hospital pediátrico de Bagdad. Extraño fue que  inmediatamente después de la emisión televisiva me llegó una llamada de la Farnesina (Ministerio de Relaciones Exteriores Italiano), que me desaprobaba tal proyecto porque ellos apoyaban el embargo. Solo gracias a la amistad personal con la Embajadora de Siria, Nabila Al-Schalan, pude sobrepasar el impedimento. Nabila me propuso realizar un recorrido con mi bicicleta en el Valle del Golan hasta llegar a Quneitra —ciudad siria destruida por los israelitas durante la retirada y nunca más reconstruida, quedando como un símbolo de las atrocidades—, para poder obtener el visado de ingreso a Iraq desde Siria.

 Así pude recorrer los más de mil kilómetros que separan Damasco de Bagdad a través del desierto, de este recorrido quedó el documental “Una bici contra el odio: de Damasco a Bagdad”.

Imagen: La Jiribilla

Parece evidente que el deporte es un arma de lucha para usted, ¿por qué?

¡Es más simple manipular una bicicleta que una ametralladora! Es solo en apariencia, porque a veces se hacen más daños a un adversario con una bicicleta o con una pluma, como es el caso de los poetas, que con un golpe disparan. Cada uno tiene que valerse del instrumento que considera más oportuno y adaptado a sí mismo, basta que concentre cada esfuerzo en la dirección de la denuncia, en contraposición a la injusticia que sufren los pueblos, muchas veces privados de su voz.

Quisiera volver a los terrenos de la ideología, la política y la historia. Ha organizado y participado en varios eventos que abordan el aporte de figuras como Antonio Gramsci y José Martí. ¿Cómo se articulan, se “conectan”, estas dos figuras distanciadas espacial y temporalmente?

Para consagrar nuestro camino futuro no podemos prescindir de los apóstoles de la libertad que muchas veces han sacrificado sus vidas. Así como José Martí reivindica cada pueblo de la influencia imperialista, de igual modo lo hace Gramsci en el llamado hemisferio occidental. Es más, voto por eliminar la barrera occidental, y digo que estos personajes son los padres de cada Patria que tenga que liberarse del dominio del capital y del imperialismo. Al capitalismo no hay que reformarlo, hay que derrocarlo. 

Finalmente, en la identidad de ANROS puede leerse: “El socialismo acarreará un florecimiento de la moralidad, de la civilización y de la ciencia, superior a cuanto se ha presenciado en la historia del mundo”. ¿Sigue confiando Emilio Lambiase en un futuro socialista?

El mundo vive una crisis profunda y el espacio dejado por la política, ha sido ocupado por las finanzas criminales. Es inaceptable que una decena de familias dicte el futuro del planeta. Hay algo que no funciona. Después del 11 de septiembre, EE.UU. se tomó la libertad de intervenir, incluso en modo “preventivo”, en cualquier realidad que considere adversaria, solo por no estar de acuerdo con sus proyectos. Dejaron que se derribaran las torres gemelas porque, haciendo los cálculos, han obtenido una gran ventaja sobre todo el planeta, una larga guerra ya ganada. Por eso soy de la opinión que el gobierno de los EE.UU. es responsable del derrumbamiento de las torres. El objetivo es el de conformar un único gobierno mundial para dominar los recursos energéticos que nos quedan. No es posible que mientras los palestinos disponen de un vaso de agua al día, un ciudadano USA consuma 450 litros.

Obama, premiado con el Nobel de la Paz, durante su mandato ha desatado seis guerras no declaradas a pueblos soberanos. Ahora que está llegando al final de su segundo mandato  tiende a “limpiar” su imagen con propuestas que nunca, realmente nunca hubiese hecho al inicio. Ha propuesto el restablecimiento de relaciones con Cuba. Sobre este punto soy firme: para mí es solo un cambio de estrategia para meter las manos en Cuba, hacer una nueva guerra con la “cara enmascarada” de la paz. Esperemos que dicte condiciones sobre cuestiones supuestas de “libertad” y “derechos humanos”, que por principios no podemos aceptar de parte de un gobierno que exporta democracia a golpe de cañón, uranio empobrecido, o bombas. Estaríamos de nuevo frente a un acto de injerencia insoportable ante un pueblo soberano.

Solo para comenzar, tendría que eliminarse la cárcel de Guantánamo y sobre todo devolver la soberanía a las autoridades cubanas, de un territorio ocupado ilegalmente por los EE.UU. Recordemos que el contrato de “aquiler unilateral” se venció en el año 2002. Veremos cómo se desarrolla la situación, pero seguramente sucederán cosas que la afectarán. Una última consideración: Obama ha admitido que el bloqueo no ha obtenido los resultados pronosticados, han demorado más de 50 años para comprenderlo. Me preocupa la poca inteligencia de ese gobierno, en aprender que Cuba será siempre la cuna de la Revolución, nunca interrumpida y así continuará.

[Traducción: Indira Pineda Daudinot]


[1] Región del sur de Italia.

1°Congresso ANROS-Italia 6 e 7dic2014/ Appello per la Palestina

ANROS Italia

Appello per il Popolo e lo Stato di Palestina

Noi, attivisti sociali e militanti politici, membri e simpatizzanti, amici e compagni dell’ANROS Italia (Associazione Nazionale di Reti ed Organizzazioni Sociali) riuniti sulla Catena dei Lattari, Cava de’ Tirreni, Salerno, sud dell’Italia, per il primo congresso nazionale del 6 e 7 dicembre 2014  ANROS Italia

considerando

che la Palestina continua ad essere sotto attacco totale dei media imperialisti e sionisti anche quando le bombe dell’entità sionista non colpiscono con la stessa intensità la popolazione civile come durante le varie operazioni “piombo fuso” che hanno causato migliaia di morti soprattutto tra i più indifesi, donne, anziani e bambini;

che i paesi dell’ALBA, in primis Cuba e Venezuela, sono stati un esempio per il mondo nel riconoscimento del diritto del popolo palestinese, liberamente e sovranamente, di organizzare il proprio stato e di lottare contro l’oppressione e l’occupazione sionista;

che il Venezuela bolivariano, secondo l’ambasciatrice dello stato di Palestina a Caracas, Linda Sobeh Alí, ha fatto molto di più per il popolo palestinese di quanto abbiano fatto interi stati arabi;

che l’azione internazionale autonoma ed indipendente dei movimenti sociali e politici rivoluzionari sta spingendo un numero sempre maggiore di paesi nel mondo a riconoscere ufficialmente e concretamente il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese;

che l’Organizzazione delle Nazioni Unite riconosce il diritto universale ed inalienabile dei popoli a ribellarsi e resistere contro ogni forma di oppressione, occupazione e tirannia;

dichiariamo

il nostro impegno incondizionato a sostenere la causa del popolo palestinese, la sua Resistenza – come per tutti i popoli del mondo – in appoggio alle campagne di solidarietà nazionali ed internazionali che già esistono contro il sionismo, l’imperialismo, nonché di contribuire a crearne di nuove, per combattere l’apologia e la glorificazione del fascismo, e del neo-fascismo, del nazismo e del neo-nazismo, e delle altre pratiche che contribuiscono e favoriscono le forme contemporanee del razzismo, della discriminazione razziale, della xenofobia e della relativa intolleranza.  

 

7 dicembre 2014
Catena dei Lattari,
Cava de’ Tirreni, Salerno,
sud dell’Italia

1°Congresso ANROS-Italia 6 e 7dic2014/ Appello 5 eroi cubani

ANROS Italia

Appello per la liberazione dei Cinque Eroi antiterroristi cubani ingiustamente detenuti negli Usa

Noi, attivisti sociali e militanti politici, membri e simpatizzanti, amici e compagni dell’ANROS Italia (Associazione Nazionale di Reti ed Organizzazioni Sociali) riuniti sulla Catena dei Lattari, Cava de’ Tirreni, Salerno, sud dell’Italia, per il primo congresso nazionale del 6 e 7 dicembre 2014 ANROS Italia

Considerando

che Gerardo Hernández, Antonio Guerrero, Ramon Labañino, sono ingiustamente incarcerati negli USA da oltre 15 anni (René González è libero definitivamente dal 2013, Fernando González dal febbraio 2014);

che la loro colpa è di essere penetrati nei gruppi terroristici di Miami per difendere il loro popolo da attentati e criminali aggressioni progettate da gruppi controrivoluzionari nonché dalla mafia cubana con la solita complicità degli USA;

che più di 300 politici spagnoli hanno firmato una lettera nella quale chiedono al presidente degli USA, Barack Obama, la liberazione dei tre cubani innocenti che sono reclusi da 16 anni;

che il 12 settembre nello Stato spagnolo sono state organizzate manifestazioni a Madrid, Valencia, Alicante, Siviglia, Barcellona e a las Palmas, per esigere l’immediata liberazione di Hernández, Labañino e Guerrero.

che l’antiterrorista cubano René González e sua moglie, Olga Salanueva, hanno concluso in Francia un percorso per l’Europa, nel quale hanno denunciato in vari forum il caso dei Cinque, con tre luchadores ancora ingiustamente reclusi nelle carceri degli USA;

che René González ha svolto un’ampia agenda con il ricevimento nell’Assembla Nazionale del Gruppo Parlamentare di Amicizia Francia-Cuba e una riunione nel ministero degli Esteri con Christophe Quentel, capo della missione per l’America Centrale, Messico e i Caraibi;

che ha incontrato dirigenti politici e organizzazioni di solidarietà, come Cuba Sí France, Cuba Cooperazione, France-Cuba, e noti avvocati, tra i quali Philippe Texier, membro della Commissione Internazionale d’Investigazione del caso dei Cinque ed ex presidente della Corte Suprema di Giustizia della Francia;

che hanno poi realizzato in Portogallo diversi incontri politici;

Dichiariamo

la nostra più stretta vicinanza ai cinque cubani vittime del terrorismo imperialista e il nostro impegno a contribuire al sostegno della campagna internazionale per la totale e completa liberazione degli altri compagni ancora ingiustamente detenuti nelle carceri imperialiste negli USA.

7 dicembre 2014
Catena dei Lattari,
Cava de’ Tirreni, Salerno,
sud dell’Italia

1°Congresso ANROS-Italia 6 e 7dic2014/ Appello contro la Chevron

ANROS Italia

Appello per la campagna internazionale “La Mano sucia de Chevron” contro il disastro ecologico causato nella Foresta Amazzonica Ecuadoriana

Noi, attivisti sociali e militanti politici, membri e simpatizzanti, amici e compagni dell’ANROS Italia (Associazione Nazionale di Reti ed Organizzazioni Sociali) riuniti presso l’Eremo del Monte San Liberatore, Cava de’ Tirreni, Salerno, sud dell’Italia, per il primo congresso nazionale del 6 e 7 dicembre 2014 ANROS Italia

Considerando

i crimini compiuti dalla multinazionale Chevron-Texaco dal ’72 al ’92, durante la rea­liz­za­zione di atti­vità estrat­tive petro­li­fere nella pro­vin­cia di Sucum­bios e Orel­lana, in Ecuador, versando 68.140.000 metri cubi di rifiuti tossici hanno pro­vo­cato in Ecua­dor una con­ta­mi­na­zione 30 volte peg­giore di quella pro­dotta dalla British petro­leum nel Golfo del Mes­sico tra aprile e set­tem­bre 2010;

che nel feb­braio del 2011, dopo 9 anni di cause, i tri­bu­nali ecua­do­riani hanno deliberato a favore delle popola­zioni col­pite dall’inquinamento;

che hanno ini­zial­mente sol­le­vato la que­stione in un tri­bu­nale di New York;

che è stato avviato un arbi­trag­gio presso la Corte per­ma­nente dell’Aja;

che la mul­ti­na­zio­nale (la seconda più grande degli Stati uniti) doveva pagare 19 miliardi di dol­lari. Una cifra in seguito ridotta a 9.500 milioni di dol­lari da una suc­ces­siva sen­tenza della Corte nazio­nale di giu­sti­zia dell’Ecuador;

che la questione ecologica oggi assume un aspetto centrale e preponderante per la difesa del futuro del genere umano e che solo con l’ecologismo socialista possiamo uscire dalla distruzione capitalista;

Dichiariamo

di voler dare seguito al nostro impegno a sostegno della campagna di solidarietà con l’Ecuador della Rivoluzione Ciudadana, con iniziative, incontri dibatti, mostre fotografiche e tutto quanto sia utile allo scopo. Inoltre reiteriamo il nostro sostegno al Presidente democraticamente eletto, Rafael Correa nella sua lotta per la sovranità popolare e la costruzione del “Socialismo del XXI secolo” nonché per il suo impegno nella costruzione dell’integrazione latinoamericana.

7 dicembre 2014
Catena dei Lattari,
Cava de’ Tirreni, Salerno,
sud dell’Italia

Primo Congresso nazionale ANROS-Italia: 6/7 Dicembre 2014

s'addà appiccià

Comunicato N.1, pomeriggio del 20.9.14 dal Monte Falerzio, il Coord. Nazionale Emilio Lambiase comunica che:

 

Si terrà il Congresso Nazionale ANROS Italia

sabato 6 e domenica 7 dicembre 2014

Festa del Fuoco e della Parola  

S’addà appiccià (si deve accendere): Quartier generale nella Grotta del Diavolo, Monte Falerzio (Catena dei Lattari) Cava de’ Tirreni (Salerno) sud dell’Italia

I Ricchi hanno Dio e la Polizia, i Poveri hanno i Poeti e le Stelle

Partecipa GERMÁN FERRER (ex guerrigliero, deputato dell’Assemblea Nazionale del Venezuela e Coordinatore ANROS Internazionale)

Musica: Alvaro José Uzcategui mago-musicista

Parola: 
Geraldina Colotti: ex militante delle Brigate Rosse, redattrice de “Il Manifesto” e “Le Monde Diplomatique” presenta il suo libro “Talpe a Caracas

Marinella Correggia: eco attivista, scrittrice

Elio Goka: attivista e scrittore

Franco Arminio: “paesologo”

Coordina Alfonso Amendola dell’Università di Salerno

Fuoco: tutti noi mentre l’energia elettrica sarà autoprodotta pedalando su bici adattate

 

Appello per la liberazione dei Cinque Eroi antiterroristi cubani ingiustamente detenuti negli Usa

Appello per la campagna internazionale “La Mano sucia de Chevron” contro il disastro ecologico causato nella Foresta Amazzonica Ecuadoriana

Appello per il Popolo e lo Stato di Palestina

 

È invitata la Stampa, le Ambasciate e Consolati, le Associazioni sul territorio, le Istituzioni locali e i cittadini con i montanari

È prevista cena e pranzo del Guerrigliero

(almeno pane, cacio e vino – dotarsi di kit sopravvivenza e disporsi per la marcia)

Chi sono: 

Germán Ferrer ex guerrigliero, attualmente è deputato dell’Asamblea Nacional (AN) della Repubblica Bolivariana del Venezuela per lo Stato Lara, membro della Comisión de Finanzas e della subcomisión de bancos y seguros. Già all’età di 16 anni entra nelle fila del Partito Comunista del Venezuela e più tardi nel movimento guerrigliero.

Geraldina Colotti, ex militante delle Brigate Rosse, non si è pentita, non si è dissociata, non ha usufruito di sconti particolari di pena, in libertà condizionata, a conclusione di una condanna a 27 anni di carcere. Redattrice de “il Manifesto” e “Le Monde Diplomatique”. Scrittrice.

Marinella Correggia eco attivista contro le guerre, giornalista e scrittrice. Tra i suoi molti libri “L’ALBA dell’avvenire” insieme a Claudia Fanti, “Manuale pratico di ecologia quotidiana”, La rivoluzione dei dettagli”, “Io lo so fare” e “Il Cuoco leggero”.

Elio Goka attivista e scrittore. Nei suoi romanzi riporta le sue personali esperienze sempre con un tocco di creatività letteraria, egli infatti, ha potuto viaggiare spesso, conoscendo realtà completamente differenti da quella italiana, come il Sud America o l’Africa.

Franco Arminio paesologo. Collabora con “il Manifesto” e “Il fatto quotidiano” ed è animatore del blog “Comunità Provvisorie“. È documentarista e animatore di battaglie civili, battendosi, ad esempio, contro l’installazione delle discariche in Alta Irpinia e contro la chiusura dell’ospedale di Bisaccia.

Alfonso Amendola professore di “Sociologia degli audiovisivi sperimentali” presso l’Università di Salerno. Tra pubblicazioni scientifiche, direzioni di festival, direzioni di collane editoriali, consulenze con enti, partnership internazionali, managment culturali, collaborazioni a giornali e riviste… da tempo pratica un pensiero d’interferenza tra le culture d’avanguardia (storiche e contemporanee) ed i consumi culturali di massa. Grazie ad un procedere alimentato da dandysmo indomito, etica libertaria e visionarietà zen… continua a credere che «avere fiducia nel mondo è ciò che più ci manca: abbiamo completamente smarrito il mondo, ne siamo stati spossessati. Avere fiducia nel mondo vuole anche dire suscitare eventi, per piccoli che siano, che sfuggano al controllo, oppure dare vita a nuovi spazi-tempo, anche di superficie e volumi ridotti. (…) Ma occorrono al tempo stesso creazione e popolo» (Gilles Deleuze).

Programma 

Sabato 6 dicembre

La Lunga marcia (almeno due ore):

Ritrovo della colonna dei partecipanti nel piazzale dell’Abbazia benedettina di Cava de’ Tirreni (SA) alle ore 13.

Alle ore 14 inizia la marcia di avvicinamento al Monte Falerzio. Dopo circa un’ora di cammino relativamente agevole, faremo una sosta di 10 minuti presso la “Cappella vecchia” dove inizia un tratto di sentiero in discesa che porta alla sella del Monte Falerzio. L’ultimo tratto, la scalata vera e propria al Monte per raggiungere la Grotta del Diavolo, è sicuramente impegnativa, dove si conta di giungere alle ore 16 circa.

Dopo il ristoro e l’insediamento con l’occupazione della Grotta e del pianoro soprastante, si tiene la Relazione del coordinatore nazionale. Poi viene il tempo della musica e della cena del Guerrigliero allietata dal vino e dai partecipanti.

 

Domenica 7 dicembre

Sveglia alle 8 e inizio delle attività alle ore 9 con interventi e discussione (sono graditi gli interventi e contributi scritti).

Alle ore 10, presentazione del libro “Talpe a Caracas” di Geraldina Colotti, a seguire intervento di Marinella Correggia, Elio Goka, Franco Arminio. Ore 13 discussione.

Alle ore 14 riunione per elezione degli organismi e conclusioni.

A seguire pranzo del Guerrigliero e discesa dal Monte.

Il Congresso non si chiude con questa due giorni, ma si apre alla discussione fino al prossimo incontro e un po’ più in là…

 

«Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, di gente che sa fare il pane, di gente che ama gli alberi e riconosce il vento.

Bisognerebbe stare all’aria aperta almeno due ore al giorno. Ascoltare gli anziani, lasciare che parlino della loro vita. Costruirsi delle piccole preghiere personali e usarle. Esprimere almeno una volta al giorno ammirazione per qualcuno. Dare attenzione a chi cade e aiutarlo a alzarsi, chiunque sia. Leggere poesie ad alta voce. Far cantare chi ama cantare.

In questo modo non saremo tanto soli come adesso, impareremo di nuovo a sentire la terra su cui poggiamo i piedi e a provare una sincera simpatia per tutte le creature del creato».

(Franco Arminio)

 

Attrezzatura

Ogni partecipante deve provvedere alla propria autonomia. Perciò si consiglia di adottare indumenti per il trekking. Portare uno zaino con una coperta, maglione e copricapo, o sacco a pelo per la notte che si presume fredda, o, chi vuole, anche la propria tenda. Rifornirsi di almeno tre litri di acqua a testa e dotarsi di posate e bicchiere.

 

Logistica

La Colonna è formata anche da un reparto di volontari con esperienza di sopravvivenza che possono soccorrere e dare aiuto nella marcia di avvicinamento. La Croce Rossa mette a disposizione due operatori, integrati alla Colonna, in caso di emergenza.

 

Il Monte Falerzio e Costiera amalfitana

Appartiene alla catena dei Monti Lattari. Fra le montagne più alte, che si distendono dalla parte ad occidente della città, distante da questa quasi cinque chilometri di malagevole salita, ed a più di mille metri sul livello del mare, si eleva svelto e spigliato il monte Falesio o Falerzio. Dall’amena vetta, allorché il cielo è sereno, si gode lo sterminato panorama del golfo di Salerno e della Costiera d’Amalfi, disseminato di innumerevoli e ridenti paesi, che si rispecchiano nelle chiare onde del mare, dalle quali sono bagnati. Si dominano le antichissime città di Ravello e di Scala, e la immensa e sinuosa vallata, ove sono situati Maiori e Tramonti.

 

 

Come giungere al luogo di ritrovo ore 13 di sabato 6 dicembre 2014 nel piazzale dell’Abbazia benedettina di Badia di Cava de’ Tirreni

 

Distanza da: Cava  Km 3- Salerno Km. 9- Napoli Km 49

 

Indicazioni stradali: Usciti dall’autostrada Napoli-Salerno, svincolo Cava de’Tirreni, svoltare a destra, sulla Corso Giuseppe Mazzini per 0.3 km, indi a destra sulla Località Gaudio Maiori per 0.1 km, poi a sinistra sulla Località Cimitero per 0.1 km.
Proseguire  diritto per via Prolungamento Guglielmo Marconi verso Corso Giuseppe Mazzini per 0.4 km e sulla Corso Guglielmo Marconi per 0.7 km.  Svoltare a destra sulla Via Marcello Garzia per 0.1 km, a sinistra sulla Via Francesco Crispi, quindi svoltare subito a destra sulla Via Luigi Parisi per 0.3 km, dirigersi a destra sulla Via Luigi Parisi / SP289 per 0.2 km e proseguire diritto sulla Via Luigi Parisi per 0.2 km. Svoltare a sinistra sulla Piazza Mamma Lucia / Via Pasquale della Corte per 0.1 km, a destra sulla Via Pasquale Siani per 0.2 km e a sinistra sulla SP289 per 1.5 km. Al bivio a destra si giunge alla  Località Corpo di Cava a sinistra si arriva alla Badia di Cava.

 

Altre indicazioni utili: La Badia di Cava è raggiungibile dal centro di Cava de’ Tirreni con gli autobus della CSTP (partenza ogni 30 minuti circa dal viale Crispi, nei pressi del Municipio).

Cava de’ Tirreni è a 6 Km da Salerno sull’autostrada Napoli-Salerno (uscita Cava de’ Tirreni). È raggiungibile con i treni della F.S. da Napoli e da Salerno, oltre che con i pulmann: Autobus CSTP da Salerno (Numero 4 dalla Ferrovia); autolinee Sita da Napoli (via Pisanelli, nei pressi di Piazza Municipio).

 

Informazioni

  • Azienda soggiorno e turismo Corso Umberto I, 208, 84013 Cava de’ Tirreni Salerno
    089 341605
  • Emilio Lambiase 335-6421227


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ANROS Italia se une a la condena internacional del asesinato de Robert Serra

Nápoles, 8 de octubre de 2014.– Comunicado de Solidaridad de ALBAinformación y la Asociación Nacional de Redes y Organizaciones Sociales en Italia (ANROS Italia).

ANROS – Italia se une al llamado internacional de condena al asesinato del jóven diputado Robert Serra y su compañera María Herrera.

Conideramos que se trata de una nueva fase dentro de la escala de agresiones que se están planificando en contra del gobierno democráticamente elegido del Presidente Nicolás Maduro.

Hacemos un llamado a la comunidad internacional y a los grupos de solidaridad, para que divulgen este hecho y además las constantes agresiones que se cometen contra el proyecto bolivariano.

Sostenemos que la República Bolivariana de Venezuela tiene que ser libre de escoger su camino y se le tiene que ser respetada, como Estado soberano que es.

Nos comprometemos a consolidar nuestro trabajo de contrainformación cotidiano y crear un espacio de debate sobre la ingerencia y los ataques violentos a Venezuela, durante el mandato del Presidente Maduro, en el marco de nuestra 1er reunión nacional en diciembre 2014.

El asesinato a líderes políticos y el sabotaje a centros de interés económicos, son tácticas ya utilizadas por el imperialismo en otros momentos de la historia latinoamericana. Hoy Venezuela necesita nuestro apoyo y nuestra denuncia.

ANROS-ITALIA

Napoli: 27 luglio 2014 – W la Resistenza dei Paesi dell’ALBA!

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