De Mistura invita l’Iran alla Conferenza sulla Siria

da al manar

L’inviato speciale delle Nazioni Unite, in Siria, Staffan de Mistura, ha incontrato il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif a New York. I due hanno discusso della crisi in Siria e sui preparativi per la Conferenza di Ginevra 3.

Nel descrivere il suo incontro con Zarif, costruttivo e positivo, De Mistura ha annunciato l’invito ufficiale all’Iran per partecipare a Ginevra 3, Conferenza sulla crisi in Siria, affermando che ignorare il ruolo dell’Iran nella soluzione della crisi nel paese arabo è un grosso errore.

De Mistura ha criticato la mancata collaborazione di alcuni paesi regionali nel quadro della sua missione sulla crisi in Siria dilaniato dalla guerra.

Da parte sua, il ministro degli Esteri iraniano ha espresso preoccupazione per il ruolo negativo di alcuni paesi per risolvere la crisi, mostrando la disponibilità dell’Iran a sostenere gli sforzi di de Mistura per la ricerca di una soluzione politica e per ripristinare la stabilità e la pace in Siria.

 [Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Venezuela ribadisce il suo sostegno ad una soluzione politica in Siria

da sana.sy

La Repubblica bolivariana del Venezuela, ieri, ha ribadito prima del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che le organizzazioni terroristiche provenienti dall’estero hanno la responsabilità per la crisi umanitaria in Siria.
Parlando alla conferenza del Consiglio di Sicurezza sulla situazione umanitaria in Siria, l’ambasciatore del Venezuela presso le Nazioni Unite, Rafael Ramirez ha dichiarato che poteri stranieri continuano a fornire ampio sostegno finanziario, armi e supporto ai terroristi per “rovesciare il governo legittimo” sovrano e indipendente della Siria, avvertendo che questa azione potrebbe minacciare la stabilità non solo di questa nazione, ma di tutti i paesi limitrofi.
In questo contesto, ha denunciato il ruolo svolto da alcuni paesi vicini alla Siria per facilitare l’infiltrazione di terroristi in Siria, ribadendo la convinzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela, che l’unico modo per risolvere la crisi è il dialogo intersiriana.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Cuba ribadisce il suo appoggio alla Palestina e alla Siria

da prensa latina

Cuba ha ribadito all’Onu, ieri, nel corso della riunione del Consiglio di Sicurezza, il suo sostegno agli sforzi palestinesi per porre fine all’occupazione israeliana, per diventare un membro a tutti gli effetti come Stato indipendente e sovrano dell’organizzazione mondiale.
«Inequivocabilmente ribadiamo la solidarietà dell’isola con il popolo palestinese, e il notro fermo e risoluto appoggio a tutte le azioni volte a promuovere il riconoscimento dello Stato, sulla base dei confini precedenti al 1967 e con capitale Gerusalemme Est», ha dichiarato l’ambasciatore supplente di Cuba all’ONU, Oscar Leon.
Il diplomatico ha parlato a una riunione del Consiglio di Sicurezza per discutere la situazione in Medio Oriente, durante la quale la maggior parte degli oratori hanno espresso l’urgenza della soluzione dei due stati, uno palestinese e un israeliano, coesistenti in pace.
León ha riferito al corpo dei 15 membri che il popolo arabo è sotto occupazione quasi cinque decenni e soffre gli omicidi, la distruzione dei suoi beni e la compromissione dei suoi diritti inalienabili, come l’auto-determinazione.
In questo contesto, ha definito inaccettabili le dichiarazioni del primo ministro neo rieletto di Israele, Benjamin Netanyahu, che ha ipotizzato la creazione di uno stato palestinese sotto il suo controllo.
Secondo Leon, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe respingere categoricamente gli attacchi di Tel Aviv e adottare senza ulteriore indugio una risoluzione per chiedere la fine dell’occupazione, il blocco imposto alla Striscia di Gaza e la colonizzazione di territori con la costruzione di insediamenti.
Per quanto riguarda il conflitto in Siria, Cuba ha difeso il diritto del popolo siriano a scegliere il suo destino, senza interferenze straniere.
Egli ha anche auspicato una soluzione politica alla crisi, che è giunta il mese scorso al suo quinto anno, caratterizzato dall’ aggressività di estremisti e mercenari che vogliono rovesciare il legittimo governo di Damasco.
A questo proposito, Leon ha accusato coloro che “alimentano il conflitto dall’esterno” per le migliaia di vittime civili accumulate durante la guerra.
«Ribadiamo la nostra preoccupazione per la perdita di vite innocenti e condanniamo ogni atto di violenza in atto in questo paese contro i civili, ma la presunta tutela della vita umana e la lotta contro il terrorismo non possono servire come pretesto per un intervento straniero», ha affermato.
Secondo il diplomatico cubano, le Nazioni Unite dovrebbero favorire un immediato cessate il fuoco per spianare la strada ai negoziati di pace e sostenere gli sforzi degli Stati come la Russia per fermare le ostilità e raggiungere una soluzione condivisa tra i siriani.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

 

Siria: «Se l’Arabia Saudita ci attacca la puniremo come merita»

da al manar

Un alterco tra il rappresentante della Siria e dell’Arabia Saudita, ha segnato la sessione speciale dell’Assemblea Generale, a New York, nella notte tra Martedì a Mercoledì.

«La Siria taglierà la mano dell’Arabia Saudita, se prova ad avvicinarsi», ha avvertito il rappresentante permanente della Siria all’ONU, Bashar al-Jaafari in risposta al suo omologo saudita, Abdullah al-Mouallemi che aveva appena proposto l’invio di forze comuni arabe-islamiche per preservare la sicurezza in Siria.

«Se l’Arabia Saudita ci annuncia cosa può fare, gli taglieremo la mano. La puniremo come merita», ha aggiunto. Secondo Jaafari le forze arabe congiunte farebbero meglio a visitare l’Arabia Saudita per proteggere la popolazione della regione Katif dalla repressione.

Durante il suo discorso, Jaafari ha attribuito l’aumento del terrorismo e dell’estremismo al ruolo distruttivo rappresentato da alcuni governi, guidati dall’Arabia Saudita. «Hanno voluto imporre l’interpretazione della religione islamica dei loro patrocinatori, dei loro finanziatori  e dei loro fornitori di terroristi secondo una pratica wahhabita che non ha nulla a che fare con l’umanesimo, che fa rivivere la schiavitù, la lapidazione, e le decapitazioni», ha lamentato.

[Trad. dal francese per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Risoluzione Onu sullo Yemen: voto favorevole di Cina e Venezuela

resizedi Diego Angelo Bertozzi – lantidiplomatico.it

Riporto di seguito le dichiarazioni dei rappresentati di Cina e Venezuela in occasione del voto favorevole alla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla situazione in Yemen. La risoluzione 2216 (2015) ha ricevuto 14 voti favorevoli e la solo astensione della Russia. I due Paesi insistono in una lettura della risoluzione volta all’attivazione di un dialogo nazionale tra le pari in causa, senza interferenze esterne e, soprattutto evitando il ricorso alla soluzione militare. L’intervento del rappresentante Usa, invece, si è sviluppato in una vera e propria requisitoria contro i ribelli Houthi, considerati come unica e possibile fonte di instabilità regionale. Possiamo pensare che il voto favorevole dei due governi – come l’astensione russa – siano inquadrabili nel tentativo di guidare collettivamente, in sede Onu, la crisi nella penisola arabica, evitando ulteriori azioni unilaterali. Nella risoluzione si può, infatti, leggere, accanto al pieno sostegno alla legittimità del presidente dello Yemen, Abdo Rabbo Mansour Hadi, l’appello «a tutte le parti e agli Stati membri ad astenersi dall’intraprendere qualsiasi azione che mini l’unità, la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale dello Yemen».
 
LIU Jieyi (CINA) ha detto che la risoluzione ha ribadito il sostegno della comunità internazionale all’unità, alla sovranità e all’integrità territoriale dello Yemen e l’impegno ad appianare le divergenze in modo pacifico e attraverso il dialogo. E’ molto importante ripristinare la stabilità nello Yemen e nella regione in generale, ha aggiunto, sottolineando che non ci può essere alcuna soluzione militare. Tutte le parti devono lavorare per il raggiungere un cessate il fuoco rapido e ripristinare la stabilità e l’ordine attraverso una transizione politica inclusiva guidata dal popolo yemenita. La Cina spera tutte le parti rispettino tutte le risoluzioni pertinenti, comprese quelle sulle questioni umanitarie e l’evacuazione e la protezione del personale e delle strutture diplomatiche.
 
RAFAEL DARÍO RAMÍREZ CARREÑO (VENEZUELA) ha motivato il voto a favore del testo con la prospettiva di consegnare al Consiglio di sicurezza il ruolo principale nei confronti della crisi in Yemen. Non c’è alternativa ad una soluzione politica; tutte le parti devono sostenere gli sforzi finalizzati a tale obiettivo e osservare diligentemente diritti umani internazionali, il diritto umanitario e facilitare l’assistenza ai bisognosi. Ha ricordato che poiché gli unici a trarre beneficio dal conflitto in corso sono stati gruppi terroristici ed estremisti, è essenziale tornare al dialogo. 

Putin: «Vogliamo vivere con dignità come l’America Latina»

resizeda lantidiplomatico.it

Il presidente risponde alle domande dei cittadini russi

«Non siamo stati noi che abbiamo rovinato il rapporto. Ogni volta noi sosteniamo la cooperazione con tutti, sia l’Occidente e l’Oriente», ha dichiarato il presidente russo durante il giro di domande nell’ambito del programma ‘Linea Diretta’, in cui il leader del Cremlino ha risposto alle domande dei cittadini. Secondo gli organizzatori ne sono arrivate tre milioni da tutte le regioni del paese.

«Gli Stati Uniti non cercano alleati, ma vassalli», ha proseguito Putin.
Sulla possibilità di tensioni tra Mosca e paesi occidentali, Putin ha sottolineato che la condizione obbligatoria deve essere il rispetto per la Russia e i suoi interessi. Allo stesso tempo, il presidente russo ha sottolineato che Mosca non considera «nessuno dei partecipanti sullo scacchiere internazionale» un nemico. «I nemici della Russia sono i terroristi internazionali e la criminalità organizzata», ha sottolineato.

«Noi non consideriamo nessuno il nostro nemico e noi non consigliamo a nessuno di considerarci il loro nemico. (…) Siamo un paese con un enorme potenziale di sviluppo, con vaste risorse naturali e, senza dubbio siamo una grande potenza nucleare», ha dichiarato.


«La Russia non ha ambizioni imperiali, vuole solo vivere dignitosamente come l’America Latina»
, ha detto il presidente russo.
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«Non stiamo cercando di far rivivere l’impero, non abbiamo questi obiettivi che costantemente cercando di attribuirci (…), non abbiamo ambizioni imperiali, inoltre in tutto il mondo si stanno producendo processi di integrazione naturali», ha detto il presidente, che ha anche sottolineato le relazioni positive tra la Russia e i paesi dell’Unione economica eurasiatica.

In riferimento alla decisione di Mosca di dare seguito alla vendita all’Iran di cinque batterie dei sistemi anti-missile S-300, congelata nel 2010, in osservanza delle sanzioni Onu per il controverso programma nucleare di Teheran, Putin ha dichiarato che «Non c’è ragione per mantenere l’embargo. Oggi i partner iraniani mostrano un sacco di flessibilità e il desiderio di raggiungere un accordo. Tutti i partecipanti al processo negoziale hanno annunciato che un accordo è stato raggiunto e che solo i dettagli tecnici saranno decisi a giugno», ha detto il presidente russo.

«I sistemi S-300 sono apparecchi costosi. Il costo è di circa 900 milioni di dollari.  Perché dovremmo perdere questi soldi?», ha ribattuto Putin.

Il presidente russo ha spiegato che la fornitura di sistemi di difesa aerea S-300 a Teheran non si traduce in una sospensione unilaterale delle sanzioni anti-iraniane da parte della Russia. «Questo tipo di arma non è inserita nella lista delle sanzioni ONU. Abbiamo sospeso unilateralmente il contratto, quindi possiamo riattivarlo unilateralmente. Per quanto riguarda la lista delle Nazioni Unite, la Russia le rispetterà alla lettera», ha insistito Putin.

Sulle lamentele presentate dal primo ministro incaricato israeliano Netanyahu, Putin ha sottolineato che «Mosca agisce con molta cautela per quanto riguarda le forniture di armi a paesi del Medio Oriente, considerando la situazione nella regione. E i sistemi S-300 sono armi difensive che non minacciano in alcun modo Israele».

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Siria, nuova condanna alle ingerenze USA in Venezuela

da sana.sy

Una fonte ufficiale del Ministero degli Affari Esteri siriano ha dichiarato che la Repubblica araba siriana ritiene che la decisione esecutiva emessa dall’amministrazione del presidente degli Stati Uniti il 9 marzo 2015 che legittima l’intervento ingiusto negli affari del Venezuela, costituisce una flagrante violazione del diritto e della legalità internazionale.

In una dichiarazione rilasciata all’Agenzia di Stato siriana, SANA, la fonte ha ribadito che la decisione, la quale ritiene che il Venezuela sia minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, è una flagrante violazione del diritto internazionale e della legittimità e dà diritto a un paese di intervenire negli affari di un’altra nazione sotto pretesti ingiustificabili e fuori dal quadro del Consiglio di Sicurezza.

«La Siria respinge categoricamente la decisione irresponsabile degli Stati Uniti che costituisce una continuazione delle politiche statunitensi offensive contro i paesi indipendenti che rifiutano di sottoporsi ai loro dettami».

Inoltre, la fonte ministeriale ha aggiunto che la Siria chiede, alla comunità internazionale e a tutti i paesi del mondo, di rifiutare questo illegittimo intervento statunitense negli affari interni del Venezuela.

«La Siria sottolinea la necessità per gli Stati Uniti e gli altri paesi di rispettare l’integrità del territorio venezuelano», ha concluso.

[Trad. dal francese per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Il Venezuela denuncerà alle Nazioni Unite l’ordine esecutivo Usa

Venezuela ONUda venezuelanalysis.com

Il governo venezuelano ha annunciato che denuncerà alle Nazioni Unite l’ordine esecutivo del governo degli Stati Uniti d’America, approvato dal presidente Barack Obama, che definisce il paese sudamericano una minaccia alla sicurezza nazionale.

“Organizzeremo un’ampia sessione per denunciare l’aggressione che il nostro paese sta subendo”, ha spiegato Rafael Ramirez, Ambasciatore del Venezuela presso l’ONU.

Ramirez ha aggiunto che la delegazione venezuelana utilizzerà le dichiarazioni ufficiali rilasciate da CELAC, UNASUR e dal gruppo di nazioni riunite nell’ALBA per rafforzare la denuncia.

“Tutte queste dichiarazioni convergono sulla richiesta al presidente Obama di abrogare l’ordine esecutivo da lui illegalmente promosso e che viola ogni principio stabilito dalla Carta delle Nazioni Unite e dal diritto internazionale”, ha spiegato l’Ambasciatore.

Il Presidente venezuelano Nicolas Maduro ha riunito lo scorso martedì il suo governo per discutere la risposta diplomatica da mettere in campo, in vista del Vertice delle Americhe che si terrà a Panama la prossima settimana.

Ufficialmente istituita la giornata “antimperialista”

Il presidente venezuelano, Nicolas Maduro, ha annunciato ufficialmente l’istituzione della “Giornata Bolivariana dell’Antimperialismo”, che si celebrerà ogni anno il 9 di marzo.

La giornata sarà in commemorazione della reazione del popolo venezuelano all’ordine esecutivo firmato dall’amministrazione statunitense guidata da Obama, all’inizio del mese di marzo di quest’anno.

L’ordine esecutivo, dove il Venezuela viene dichiarato una “minaccia alla sicurezza nazionale” e che prepara il terreno per ulteriori sanzioni, ha trovato una forte risposta popolare con cortei di massa e imponenti manifestazioni in tutto il Venezuela per la difesa della sovranità nazionale, in aggiunta alle già oltre 6 milioni firme raccolte in una petizione nazionale dove viene richiesto a Obama di revocare l’ordine esecutivo.

“I libri di storia ricorderanno Obama come il presidente che ha cercato di intimidire un intero popolo con questo tentativo, ma che ha trovato sulla sua strada lo spirito patriottico e bolivariano di questo popolo”, ha spiegato Maduro ai microfoni del canale nazionale della televisione di stato, VTV.

[Trad. dall’inglese per ALBAinformazione di Fabrizio Verde]

Ministro degli esteri tedesco: «Colloqui necessari con Assad»

da süddeutsche zeitung

Sullo sfondo della drammatica situazione in Siria, con più di 200 000 morti, dopo circa quattro anni di guerra il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ritiene necessaria la possibilità di avere colloqui con il Presidente siriano Bashar al Assad. Steinmeier ha dichiarato al quotidiano “Süddeutsche Zeitung: «Il modo per porre fine alla violenza è solo attraverso i negoziati per una soluzione politica, anche con colloqui con Assad se si rendessero necessari».

 Il ministro degli Esteri tedesco ha sostenuto, a tal proposito, gli sforzi delle Nazioni Unite attraverso il  Rappresentante speciale Staffan de Mistura, che è attualmente in trattative anche con il governo di Damasco per trovare una via d’uscita dal conflitto devastante.

Secondo il Ministero degli Esteri tedesco, tutti gli sforzi precedenti hanno raggiunto un punto morto; quindi, il supporto per la missione di de Mistura è un tentativo per rompere i blocchi, anche pensando di porre fine a sofferenze insopportabili. Allo studio, secondo Steinmeiersi bisognerebbe fare «una massiccia pressione su Assad, insieme alla possibilità di offrirgli negoziati seri», questa sembra essere la soluzione in grado di superare la situazione di stallo e di creare nuovo corso politico.

[Trad. dal tedesco per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Guerra alla Siria: oltre 200 miliardi di dollari in perdite economiche

da al manar

Secondo l’ultimo rapporto del centro di ricerca siriano, le perdite economiche e sociali che la Siria ha accumulato nel corso degli ultimi quattro anni è di oltre 202.600 milioni, quattro volte il PIL del 2010. con un incremento di 58,8 miliardi dollari in perdite alla fine del 2013.

Il rapporto, che è stato redatto con il supporto del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite UNRWA ha sottolineato le conseguenze disastrose del conflitto sullo sviluppo. Pertanto, il tasso di disoccupazione alla fine dello scorso anno ha raggiunto il 57,7%, con quasi tre milioni di persone che hanno perso il lavoro durante la crisi, privando 12.220 mila persone della loro principale fonte di reddito. Con l’espansione dell’economia della violenza, molti giovani siriani sono stati coinvolti in reti e attività direttamente legate al conflitto armato ed altre attività illegali.

Il deterioramento delle condizioni economiche ha costretto quasi la metà della popolazione a lasciare le loro case, causando un peggioramento della “disuguaglianza, dell’ingiustizia e della povertà. Secondo il rapporto, nel 2014 «cinque persone su quattro vivono in povertà, e quasi due terzi della popolazione vive in condizioni di estrema povertà, vale a dire che non possono soddisfare le loro esigenze alimentari »di base.

In tali circostanze, ad una percentuale elevata di bambini si ritrova privata della scuola, quindi, c’è il rischio di un aumento dell’analfabetismo.

Sotto il titolo di “disastro silenzioso”, il rapporto mette in guardia sul fatto che «il 6% dei residenti è minacciato di morte, lesioni o menomazioni» e quindi vi è una «aspettativa di vita che passa dai 75,9 anni del 2010 ai 55,7 anni nel 2014».

Il rapporto si conclude con alcune cifre allarmanti, tra cui il Pil con una contrazione del 9,9%

Nel 2014, gli investimenti pubblici che continuano a scendere al 17%, con un leggero miglioramento degli investimenti privati. La copertura delle importazioni dalle esportazioni ha registrato un netto peggioramento dal 82,7% nel 2010 e 29,7% nel 2014, con un conseguente enorme deficit commerciale del 42,7%.

Infine, il deficit del bilancio generale rispetto al PIL è stato del 40,5% nel 2014. Questo deficit ha gettato un onere supplementare sul debito pubblico, che ha continuato a crescere a livelli record per raggiungere il 104% nel 2013 e 147% nel 2014.

[Trad. dal francese per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Assad alla TV portoghese: «La comunità internazionale ha fallito»

da sana.sy

Il presidente Bashar al-Assad ha dichiarato che l’ordine internazionale rappresentato dalle Nazioni Unite e dal Consiglio di sicurezza che dovrebbe risolvere i problemi, proteggere la sovranità dei paesi e proibire le guerre, ha fallito nella sua missione.

In una sua intervista alla televisione ufficiale portoghese “RTP” al-Assad ha affermato che l’opposizione moderata è una sorta di illusione e la scena del terrorismo in Siria è dominato dalla Daech-Isis, Fronte al Nosra e altre fazioni.

Alla domanda su come descrive ora la Siria dopo quattro anni di proteste nel Paese, il presidente al-Assad ha risposto che la crisi ha colpito tutta la Siria e i siriani, indipendentemente dall’appartenenza politica, alludendo in tal senso alla distruzione di centinaia di ospedali e migliaia di scuole e l’incapacità di decine di migliaia di studenti di andare a scuola, «questo è l’ ambiente favorevole alla diffusione del terrorismo e dell’estremismo», ha spiegato.

Ed ha aggiunto: «Nonostante tutte le difficoltà, i siriani sono determinati a continuare la lotta contro il terrorismo per difendere il loro paese e sfidare l’egemonia».

Inoltre, il presidente al-Assad ha ribadito che è impossibile dire che la Siria è finita, dal momento che cil popolo è unito con il suo esercito nella la lotta contro il terrorismo, sottolineando il continuo sussidio del governo, la concessione dei salari ai cittadini, anche nelle zone controllate dai terroristi, e l’invio dei vaccini necessari per i bambini nelle aree di cui sopra.

Alla domanda circa la collaborazione del governo siriano con Daech, al-Assad ha replicato che il governo si occupa dei civile e fornisce loro tutti i requisiti nelle suddette zone.

Per quanto riguarda le violazioni non legali dello spazio aereo da parte degli aerei della Coalizione, il presidente al-Assad ha preso atto che la violazione costituisce un fallimento per l’ordine internazionale che dovrebbe risolvere i problemi, proteggere la sovranità dei paesi e proibire guerre, ma ciò che conta è il fallimento delle Nazioni Unite per proteggere i cittadini, a livello internazionale, tra cui la Siria, Libia, Yemen e altri paesi.

Rispondendo a una domanda sul fallimento dell’esercito siriano, dal momento che molti cristiani sono stati recentemente sequestrati nel nord della Siria, al-Assad ha spiegato: «In effetti, il ruolo dell’esercito siriano è quello di proteggere tutti i cittadini, senza riguardo per l’appartenenza, religione, fede o etnia. L’esercito ha aiutato ogni siriano dall’inizio della crisi fino ad ora, ma il suo ostacolo principale  è il un sostegno illimitato ai terroristi da parte dei paesi occidentali e regionali».

 

Alla domanda su come la Siria potrà uscire fuori dalla crisi, visto che lee Conferenze di Ginevra, Ginevra II e l’iniziativa russa non sono riuscite nell’intento, al-Assad ha precisato che « il regolamento della crisi in Siria è politico e l’altra parte con la quale abbiamo condotto i colloqui a Ginevra dal primo minuto è sostenuta dall’Occidente, dalla Turchia, dall’Arabia Saudita e dal Qatar. Questa parte non è un’opposizione. Se si vuole condurre un dialogo si farà con una opposizione siriana … con un partner siriano … con il popolo siriano, con coloro che rappresentano i siriani all’interno della Siria, non con le persone che rappresentano altri paesi.  Questo è il motivo per cui ciò che è accaduto a Ginevra non era un esempio da adottare».

Circa l’esclusione della Coalizione Nazionale, il presidente al-Assad ha osservato: «Non escludo nessuno quando è siriano. Se la coalizione si è formata in Occidente o in qualsiasi altro paese, che  rappresenta a malapena il popolo siriano che non li accetta».

Ed ha proseguito: «In effetti, abbiamo provato tutte le soluzioni. Abbiamo parlato con la Coalizione, anche se sappiamo che non rappresenta i siriani. La Coalizione non ha alcuna influenza sul terreno in Siria e lo fa influenzare né sugli uomini né su i terroristi».

Allo stesso modo, il presidente al-Assad allude alla differenza tra ciò che è accaduto a Mosca e Ginevra, dicendo: «Abbiamo punti  in comune con parti dell’opposizione che sono state invitate a Mosca, che rappresentano l’inizio di un dialogo che sarebbe durato a lungo».

Alla domanda del perché alcuni paesi, come la Francia, non vogliono che ci sia il successo di qualsiasi conferenza di pace, il presidente al-Assad ha sottolineato: «Diciamo che ci sono due motivi, uno non dipende soltanto dai francesi, ma dai funzionari coinvolti in azioni ostili alla Siria nel corso degli ultimi quattro anni. La fine della guerra espone i responsabili alla opinione pubblica dei loro paesi. Questo è il caso dei paesi che la hanno, non in Arabia Saudita e Qatar, che non hanno l’opinione pubblica. Questi funzionari saranno smascherati dal momento che hanno parlato di una  rivoluzione ma non ci sono riusciti, anche se sostenuta dall’Occidente e dai paesi regionali, mentre la seconda ragione è legata alla Francia e alle sue relazioni finanziarie con i paesi di Golfo. Gli interessi finanziari hanno spinto i funzionari francesi a sostituire i loro valori di libertà, fratellanza e la democrazia con i petrodollari».

Per quanto riguarda la visita dei parlamentari francesi  se è stato organizzato o se sia stata una sorpresa per lui, il presidente al-Assad ha assicurato che non era un fatto sorprendente, e che la delegazione non è stata la prima a visitare la Siria, sottolineando che varie delegazioni di Francia e di altri paesi che hanno visitato la Siria.

Il presidente al-Assad ha aggiunto che la visita della delegazione è stata ufficiale, organizzata e che disponeva di un ordine del giorno quando è arrivata in Siria.

«Abbiamo l’impressione che la maggior parte dei responsabili governativi e funzionari francesi conoscevano già da prima i motivi della visita».

Il presidente al-Assad ha raccontato che la delegazione non aveva inviato alcun messaggio ed era venuto in Siria, al fine di vedere la realtà sul terreno.

Alla domanda se la Siria può aiutare i paesi europei nella lotta contro le minacce terroristiche che la colpiscono, ha sostenuto che i funzionari europei dovrebbero avere una volontà, che attualmente manca per la lotta contro il terrorismo senza adottare politiche testarde e arroganti.

«La Siria può certamente dare un auto nella lotta contro il terrorismo, ma dobbiamo prima mettere le basi per la garanzia di successo».

Inoltre, il presidente al-Assad ha affrontato la grande campagna di propaganda che è in corso da quattro anni contro la Siria, che indica che le proteste non sono state pacifiche all’inizio.

Citando l’impossibilità della comparsa improvvisa del Daech e Al Nosra, il presidente al-Assad ha accusato l’Arabia Saudita il Qatar, caratterizzate dall’ideologia wahhabita, nonché gravemente Erdogan che difende l’ideologia dei fratelli musulmani, la responsabilità di sostenere i terroristi.

Il presidente al-Assad ha detto, citando i media occidentali, l’80% dei terroristi in Siria provengono attraverso la Turchia.

«Allo stesso modo, per la liberazione della città di Ain Arab-Kobani ci sono voluti quattro mesi, nonostante i raid della coalizione, mentre città dalle stesse dimensioni e conformazione territoriale sono state liberata in due o tre settimane dall’esercito siriano. Dunque la liberazione di Ain Arab ha avuto questi tempi a causa del supporto logistico ai terroristi attraverso i confini con la Turchia», ha precisato.

Alla domanda circa l’appoggio dell’esercito siriano ai curdi, al-Assad ha confermato il sostegno dei curdi prima della domanda della questione di Ain Arab, dicendo che «noi abbiamo documenti sulle armi che abbiamo inviato, oltre ai raid aerei e ai bombardamenti».

Inoltre, il presidente al-Assad ha affermato che gli USA, annunciando la formazione di 5.000 combattenti, dimostrano l’indisponibilità di una volontà di lotta contro il terrorismo tra i funzionari occidentali.

Sulla questione sui che cosa si aspetta sui paesi di lingua portoghese, il presidente al-Assad ha concluso: «Non mi aspetto nulla, ma spero che i responsabili facciano conoscere parte della verità al loro popolo, una verità imparziale che possa, quindi, essere analizzata. Spero anche che il Portogallo, come parte dell’Unione europea, come ha fatto la Repubblica Ceca che tenuto aperta la sua ambasciata in Siria. L’Europa non deve isolarsi dalla realtà e mi auguro che il Portogallo abbia un ruolo all’interno dell’Unione europea per modificare questa linea».

[trad. dal francese per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

Il deputato francese Myard racconta il suo viaggio in Siria

da al manar

Ho effettuato con tre parlamentari dell’Assemblea Nazionale e con il Gruppo di amicizia Francia-Siria, un viaggio a Damasco dal 23 al 26 febbraio. Il viaggio è stato organizzato con la collaborazione di un certo numero di persone che hanno familiarità con il Vicino Oriente e con le società di consulenza per le imprese francesi in Libano e Siria.

Questo viaggio ha fatto infuriare le più alte autorità statali. Se non fossimo in una situazione grave, potrei ridere. In effetti, la diplomazia non è l’arte di parlare con i propri amici, ma è cercare di trovare soluzioni politiche ad una guerra civile che ha lasciato più di 200.000 morti.

Fermarsi sulle cosiddette posizioni morali, mettersi la mano sul cuore e rifiutare di agire, tenendo conto delle realtà è 100 volte peggio di un fallimento morale. Si tratta di un errore politico geo-strategico che può portare solo alla continuazione della guerra civile, con i suoi orrori.

 Abbiamo incontrato sul post delle autorità di governo, il presidente del Parlamento, Jihad Allaham, il ministro degli Esteri Walid Moallem, il Vice Ministro degli Affari Esteri, il dottor Ayman Soussan francofono e l’ambasciatore della Siria a Beirut e siamo stati invitati a cena dal Gran Mufti Ahmad Badr Al-Din Hassoun, attorniato dal Patriarca cattolico Gregorio III e dal Patriarca greco-ortodosso John X In Antiochia. Entrambi i patriarchi cristiani ci hanno raccontato del loro sostegno alla politica del governo.

Abbiamo anche incontrato suor Agnes Mariam della Croce, inaspettatamente, nella hall dell’hotel. Abbiamo visitato un ospedale in cui, purtroppo, abbiamo visto ragazzi tra la vita e la morte. Ci è stato riferito che c’è un embargo sulle medicine e sui pezzi di ricambio per le apparecchiature mediche. Questo non è accettabile.

Abbiamo visitato una vecchia scuola con 40 famiglie di rifugiati, il centro di salute della Croce Rossa dove abbiamo potuto ottenere alcune informazioni interessanti sulla situazione sanitaria, ho incontrato il capo della Croce Rossa, Mariam Gasser, ha visitato il Liceo Charles de Gaulle dove, nonostante le avversità, i bambini ,250 franco-siriani, continuano a imparare il francese in condizioni pericolose, due razzi sono caduti sulla scusa per senza fare morti. La scuola non riceve sussidi dal governo francese: è inaccettabile.

Inoltre, nell’hotel dove siamo stati, abbiamo incontrato una delegazione guidata dall’ex procuratore generale degli Stati Uniti, Ramzy Clark,  dimostrando che ci sono molti contatti, certamente indiretti, con gli statunitensi. Da tutti questi contatti e anche dagli incontri che abbiamo avuto con i funzionari libanesi a Beirut, molto preoccupati per la situazione in Siria, ritengo quanto segue, ad l’esclusione della nostra conversazione con Bashar Al Assad, renderò conto personalmente per iscritto al Presidente della Repubblica.

1) Non vi è alcuna possibilità in questa fase di una vittoria militare sul terreno di una parte o l’altra. Il governo detiene una gran parte del paese (60%?), Ma ci sono ancora aree insicure anche in prossimità di Damasco. I terroristi siriani sarebbero tra 50 e 80 000 secondo varie fonti.

2) Tutti i nostri partner hanno messo in chiaro che se la Francia continua a chiedere la partenza di Bashar sulla base del fatto che sia impresentabile, ma la Siria scoppierà perché è l’unico in grado di mantenere l’unità dell’esercito, Libano sarà frammentato, il caos sarà installato in tutto il Medio Oriente.

3) Solo una soluzione politica può portare la pace. Come tale, si deve rilevare:

Damasco ha accettato un cessate il fuoco cinque settimane all’inviato dell’ONU, Stéphane de Mistoura negoziare con cinque gruppi di insorti ad Aleppo.

Ha recentemente avuto negoziati diretti tra il governo e gli oppositori di Damasco a Mosca

Il governo ha istituito un comitato nazionale di conciliazione con i deputati curdi che «dichiarano la loro volontà di rimanere in patria siriana».

L’amnistia è stata concessa ai terroristi pentiti che hanno deposto le armi. È chiaro che al di là delle posizioni che non fanno nulla per promuovere la risoluzione del conflitto, sono le iniziative necessarie per avanzare lentamente. Il punto non è che ci piaccia o no Bashar, vi è un elemento di conflitto inevitabile. Esigere la sua partenza è certamente perseguire una guerra civile per anni.

4) Diritti umani: avevo con me un dispaccio dell’AFP che afferma che i difensori della libertà di espressione, i membri del Centro siriano per i media, sono stati imprigionati. Ho dato la lista al Vice-Ministro degli Affari Esteri dicendo che sarebbe stato bello fare una mossa. Su questo punto, ho personalmente parlato con Assad durante la nostra intervista.

Tornato a Beirut il mercoledì sera, nella notte, ho appreso che Ulaï Hussein era stato rilasciato su cauzione. Non pretendo di dire che questo sia il risultato della mia richiesta, ma lo costato.

La Francia deve urgentemente cambiare la sua politica in Siria. Alcuni esperti criticano l’inconsistenza della Francia nella lotta contro i terroristi. Lottiamo contro di loro nel Sahel, nel nord della Nigeria, Iraq, ma abbiamo una politica confusa e offuscata in Siria. Ricordo che all’Assemblea nazionale, Alain Marsaud ha mostrato ai deputati dei fucili Famas consegnati al cosiddetta opposizione moderata che sono finiti nelle mani di Al Nosra.

Tutti i nostri contatti oltre il cerchio di governo, hanno denunciato la doppia morale e la complicità dell’Arabia Saudita, del Qatar e della Turchia, quest’ultimo paese commercia con l’Isis e gli permette di avere notevoli agevolazioni finanziarie.

5) Un ultimo punto: abbiamo appreso che un governo arabo musulmano per antonomasia presto stabilirà relazioni diplomatiche con Damasco…

Continua!

[Trad. dal francese per ALBAinformazione di Francesco Guadagni]

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