
Elezioni in Venezuela, le conseguenze della vittoria dell’opposizione per lavoratori e contadini
Caracas, 15dic2015.- È iniziata una nuova tappa per il Venezuela: il nuovo Parlamento che entrerà in carica il 5 gennaio sarà diretto da una solida maggioranza di opposizione mentre le redini del governo continueranno ad essere nelle mani di Nicolás Maduro che rappresenta la continuità delle politiche che promosse Hugo Chávez.
Oggi appare più che ovvio che le denunce di brogli e di presunta sottoposizione a un sistema antidemocrativo lanciate dall’opposizione durante 16 anni di “chavismo” sono state false e tendenziose. L’appellativo di dittatura con cui sono stati stigmatizzati i governi di Chávez e Maduro è stato uno degli elementi cardine della strategia mediatica dell’opposizione replicata dalla maggior parte dei grandi media mondiali. L’applicazione di questo termine non aveva fondamento in una effettiva carenza di democrazia nel paese ma era la conseguenza di una semplice disapprovazione dell’opposizione delle misure politiche, economiche e sociali portate avanti dai propri avversari politici. L’obiettivo della strategia mediatica della coalizione dell’opposizione (la Mesa de la Unidad democrática, Mud) era screditare i governi socialisti di Chávez e Maduro davanti agli occhi del mondo.

Fra le proposte della “Mesa de la Unidad Demodrática” (il Tavolo dell’Unione democratica) brilla quella volta ad eliminare la legge che limita al 30% il guadagno nella vendita di beni e servizi rispetto al costo d’acquisto. In un paese in cui il mercato è poco concorrenziale poiché il numero di produttori è esiguo e pullulano gli intermediari nella catena del valore di qualsiasi bene, il limite del ricarico imposto dalla legge vigente promulgata durante il governo Maduro consiste in una tutela per il consumatore. Dall’altro canto, la cancellazione di questo sistema di protezione non risolverà il problema della carenza sul mercato di prodotti calmierati di prima necessità.
Inoltre la coalizione di opposizione ha proposto di annullare le espropriazioni attuate negli ultimi anni e di riassegnare agli antichi proprietari le terre distribuite ai contadini e le fabbriche recuperate dai lavoratori. Anche se sono stati denunciati numerosi casi di terre e fabbriche espropriate tuttora improduttive, è indubbio che la gestione collettiva delle comunas (1) nelle campagne e nelle città ha generato impieghi, beni, servizi, reso possibile la formazione di ampi settori della popolazione e favorito l’autonomia di gestione delle comunità. Riassegnare agli antichi proprietari i beni e gli strumenti di produzione in mano a cooperative ed altre organizzazioni a gestione collettiva implicherà quindi un costo sociale molto alto per l’opposizione.
Per quanto riguarda l’erogazione di servizi pubblici e il finanziamiento, la costruzione e la gestione di infrastrutture pubbliche, la Mud propone, oltre a ritornare al sistema vigente prima di Chávez delle concessioni ai privati, di promuovere i partenariati pubblico privato che consentirebbero di accrescere le risorse a disposizione. Questi ultimi due meccanismi avrebbero un impatto considerevole sulle fasce della popolazione con reddito basso visto che oggigiorno i servizi pubblici venezuelani (metropolitana, alcuni trasporti superficiali, salute, istruzione, elettricità, gas, acqua, telefonia fissa) sono gratuiti o altamente sussidiati dallo stato.

Infine la Mud vuole approvare una legge di amnistia per coloro che definisce “prigionieri politici” e che i chavisti considerano “terroristi”. Con questa legge l’opposizione mira a estinguere principalmente i reati di incitazione alla violenza, incendio doloso e associazione a delinquere per cui è stato condannato Leopoldo López, a seguito delle manifestazioni da lui convocate nel 2014, affinché possa presentarsi alle prossime elezioni presidenziali. Se si considerano le istituzioni venezuelane legittime ed espressione del voto democratico, come è stato provato dall’esercizio esemplare dell’ultimo voto del 6 dicembre che è stato supervisato da 3.900 osservatori nazionali e 130 stranieri, coloro che attentano contro le istituzioni democratiche del paese come López sono passibili di essere puniti.
Nell’ordinamento venezuelano i reati di attentato contro la Costituzione dello Stato e contro gli organi costituzionali non sono previsti mentre nell’ordinamento italiano sono disciplinati dagli articoli 283 (2) e 289 (3) del codice penale che prevedevano fino al 2006 la reclusione non inferiore a 12 anni e 10 anni rispettivamente. Con la riforma introdotta nel 2006 durante il governo Berlusconi le pene sono state diminuite a un minimo di 5 anni. Dal canto suo a López è stato applicata una pena non così difforme da quella che prevedeva la legislazione italiana precedente alla riforma Berlusconi: 13 anni di reclusione.
In secondo luogo, il chavismo ha perso dei voti a causa della corruzione e dell’impunità dei funzionari e cittadini che si sono riempiti le tasche di dollari entrati nelle arche dello stato grazie alla vendita dell’oro nero; ed in terzo luogo, a causa delle errate strategie della comunicazione pubblica portate avanti negli ultimi anni. I media pubblici hanno sempre difeso a spada tratta l’azionare del governo lasciando l’intero spazio della critica all’opposizione, evitando il confronto con quest’ultima ed utilizzando un repertorio antiquato e ripetitivo sempre più lontano dalla realtà della gente.
Sebbene siano molteplici i problemi che deve affrontare il sistema economico-sociale-politico venezuelano attuale e sia irrefutabile che l’astensione di coloro che negli anni passati hanno votato per il Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) corrisponda a un monito per il governo di Maduro, il “chavismo” non è morto, anzi è più che mai vivo.
Questo cambiamento di equilibri fra i poteri dello stato e la consapevolezza della sconfitta elettorale stanno permettendo un rinnovo del “chavismo” fin dalle sue fondamenta, reso possibile anche dall’inaugurazione di una nuova stagione di assemblee cittadine promosse dal governo e dirette a raccogliere critiche e proposte.
Il “chavismo” non è solo un governo che può essere più o meno efficiente nella sua gestione secondo i parametri capitalisti, ma è un modo di essere e di pensare il Venezuela e il mondo co-costruito da Chávez con i suoi cittadini. Quest’ideologia e metodologia di sviluppo sarà difficilmente messa da parte dai venezuelani per tornare al modello dei privilegi dei ricchi, dell’assenza di ascensori sociali e dell’asservimento agli Stati Uniti che era vigente prima del 1998.
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Note:
1. La Comuna è un ente territoriale di autogoverno formato da vari consigli comunali che gestisce le politiche pubbliche e i progetti di una comunità con la finalità di rispondere ai bisogni dei suoi abitanti. La comuna occupa uno spazio geografico accomunato dalle stesse potenzialità.
2. Art. 283. – Attentato contro la Costituzione dello Stato: “Chiunque, con atti violenti, commette un fatto diretto e idoneo a mutare la Costituzione dello Stato o la forma di governo, è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni”.
3. Art. 289. – Attentato contro organi costituzionali e contro le assemblee regionali: “È punito con la reclusione da uno a cinque anni, qualora non si tratti di un più grave delitto, chiunque commette atti violenti diretti ad impedire, in tutto o in parte, anche temporaneamente: 1) al Presidente della Repubblica o al Governo l’esercizio delle attribuzioni o delle prerogative conferite dalla legge; 2) alle assemblee legislative o ad una di queste, o alla Corte costituzionale o alle assemblee regionali l’esercizio delle loro funzioni”.
4. Vedasi: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=5871&pg=13645
* Barbara Meo-Evoli, giornalista italo-francese residente a Caracas, è attualmente direttore responsabile della rivista semestrale Venezuela Gas