Análisis de Entorno Situacional Político
Venerdì 25 de agosto 2017
Sobre el Estado y el poder
In un’ottima intervista realizzata da RT in castigliano al noto giornalista e ricercatore Aram Aharonian, sugli argomenti che questi espone nel suo libro “Il progressismo nel suo labirinto”, recentemente pubblicato in Argentina, possiamo leggere opinioni molto interessanti che riguardano la situazione e il destino della Rivoluzione Latinoamericana.
Secondo Aharonian, l’obiettivo era “costruire nuove società, ma non è stato possibile avanzare in questo senso… il precedente è stato un decennio infelice per molti paesi dell’America latina, perché invece delle nuove società, ci siamo accontentati di una redistribuzione della ricchezza”. Per noi ciò è chiaro da molto tempo. Non è solo il fatto che soprattutto ci siamo accontentati di quella redistribuzione della ricchezza, ma posizionando simbolicamente questo risultato come obiettivo finale della rivoluzione e agendo spesso solo in funzione di esso, abbiamo generato il fenomeno del clientelismo e frenato la coscientizzazione politico-ideologica di ampie fasce della popolazione. A volte l’eccessiva considerazione dei beni materiali, senza accompagnarla con contenuti profondi di carattere strategico, ha dato come risultato che molti uomini e donne che ci sostengono, ci abbiano voltato le spalle non appena si è profilata all’orizzonte un’epoca di vacche magre.
Aharonian ritiene, riferendosi ai governi che si considerano di sinistra in America latina, che questi “non hanno saputo promuovere la speranza” e che quando fanno promesse, in una prospettiva elettorale, si limitano ad elencare “quello che gli hanno dato in questi cinque, dieci o quindici anni, e nessun messaggio di speranza per costruire un futuro migliore, sopratutto per le nuove generazioni”. Siamo del parere che ciò abbia a che vedere col fatto che esistono correnti conservatrici, all’interno della sinistra, che sono molto forti e influenti negli apparati del potere politico, e che non si tratti solo del carattere del messaggio, ma sopratutto del ritmo che si da ai progressi verso la costruzione di strutture realmente rivoluzionarie a livello statale.
A quest’ultimo punto si riferisce Aharonian quando afferma che “l’aspetto più rilevante è il dilemma sul fatto che i nostri paesi si muovono nella direzione del rafforzamento del sistema repubblicano, o hanno il compito di farlo collassare. Per lui, questo sistema repubblicano (che possiamo anche chiamare democrazia rappresentativa, regime borghese o Stato borghese) “nasconde un potere reale che va ben oltre il governo formale… la sinistra arriva al governo e il più delle volte non prende il potere”. Il problema, a nostro avviso, è che taluni, nel settore rivoluzionario, sono timorosi (o interessati per convenienza) nel momento di valutare la possibilità di reali cambi rivoluzionari, radicali, nella struttura dello Stato borghese che contribuiscano alla sua trasformazione in Stato comunale, popolare, e all’obiettivo strategico dell’estinzione del vecchio Stato. Obiettivo che fu espressamente fissato da Chávez. In conclusione queste posizioni conservatrici finiscono per rafforzare e prolungare il dominio dello Stato borghese, probabilmente il fardello più pesante che si porta dietro la Rivoluzione.
Qual era la pianificazione strategica originaria di Chávez riguardo al carattere dello Stato e alla questione del potere? Citiamo, per esteso:
“Determinare chi esercita il potere e come lo esercita è il principale problema politico di ogni società… il rapporto tra la massa e gli organi di potere rappresenta la chiave per l’instaurazione e la conservazione, senza degenerazioni o inganni, di un regime dove il popolo in ogni momento sia la forza dirigente.
Dai primi livelli, il quartiere, il municipio, la città, gli organi del potere saranno creati dalla stessa massa. Solo la massa potrà creare gli organi di potere dal basso verso l’alto, con potere sovrano, quando una crisi, che scuote e allo stesso tempo polverizza le strutture oggi esistenti, renderà inevitabile la ribellione di civili e militari di comune accordo per la salvezza della patria. Questo percorso unisce contadini, operai, studenti, piccoli e medi imprenditori, intellettuali, la massa della nazione, per esercitare lei stessa, senza intermediari, e sotto il suo controllo, i poteri sovrani dello Stato. Avremo uno Stato Popolare sottoposto, fino ai suoi organi più alti, alla verifica della massa… avremo una democrazia diretta nella quale la massa sorveglierà il potere per garantire il controllo su di esso e assicurare l’andamento fedele all’interesse popolare di tutta la politica nazionale” (Progetto di Dichiarazione Programmatica MBR-200, pubblicato da MINCI, 2007).
Ci siamo impegnati, durante la nostra campagna elettorale, a presentare dinanzi all’Assemblea Costituente proposte radicali che tendono a questo progetto originario di Chávez, con elementi nuovissimi, come l’eliminazione dell’antiquata figura del sindaco e degli assessori, e la sua sostituzione con il Consiglio Municipale del popolo, costruito dal basso verso l’alto. Così l’abbiamo diffuso e continueremo a farlo, benché la nostra speranza che siano approvate idee di questa portata radicale non sia molto alta. Ma almeno cercheremo di farle entrare nel dibattito, per confrontarci con le posizioni conservatrici che operano nel campo rivoluzionario. Continueremo a promuovere queste idee con calma ma inesorabilmente. L’autentica trasformazione rivoluzionaria dello Stato non può essere altrimenti che il frutto di una lotta che batterà un lungo e complicato cammino.
Nell’intervista Aharonian tocca altri temi di grande interesse, come quello della comunicazione, della cultura e dell’importanza della difesa della Rivoluzione Bolivariana. Probabilmente li affronteremo in altre Analisi.
Per ora, cercheremo di mettere mano, al più presto, a questa pubblicazione con la firma di Aharonian, che promette di essere una lettura istruttiva.
[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Alessio Decoro]